Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: chaska    28/04/2014    1 recensioni
Dean non sapeva mai esattamente quale reazione mostrare davanti ad una predica religiosa. Che si trovasse un prete con tanta voglia di parlare in mezzo alla strada o su un canale radio, affrontava sempre un momento di indecisione.
Doveva forse sottolineare quante cazzate stesse sparando? Doveva ridere per una tale dimostrazione di fantasia?
«I veri demoni sono dentro di voi, figlioli!»
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note: So che le note qua sopra sporcano in maniera incredibile la fic, ma sono costretta a scriverle. Perchè sì, questa è una crossover fra Hetalia e Supernatural, yuhuu! Insomma, tra uno sclero e l'altro è nato il pair Dean/Ungheria, ed eccoci qui. 
Quindi boh. Ok. Non scrivo da eoni, quindi mi scuso anticipatamente per lo sgorbio~! Srry.



















Where my demons hide







 
A Raf,
la cui pazienza sfiora il leggendario~















Dean non sapeva mai esattamente quale reazione mostrare davanti ad una predica religiosa. Che si trovasse un prete con tanta voglia di parlare in mezzo alla strada o su un canale radio, affrontava sempre un momento di indecisione.
Doveva forse sottolineare quante cazzate stesse sparando? Doveva ridere per una tale dimostrazione di fantasia?

«I veri demoni sono dentro di voi, figlioli!»

Dean scosse la testa all'indirizzo della voce resa incerta dalla pessima ricezione e cambiò stazione, cercandone una di suo gusto.

«Se ce li hai davvero dentro dovresti chiamare me, padre

Disse a mezza voce con tono irrisorio, mentre piccole parti di canzoni sconosciute si mescolavano nella ricerca. Trovare del buon vecchio rock non era mai compito facile!

«Fai meno il cazzone, 'inchester.»

A quelle parole mangiate da uno sbadiglio, Dean abbandonò la strada illuminata appena dai fari dell'auto e rivolse lo sguardo alla sua destra.
Poteva ben sentire il respiro profondo di Sam fare compagnia al borbottare lieve del motore, nei sedili alle sue spalle (era una di quelle rare notti in cui suo fratello riusciva seriamente a dormire. Un miracolo, quasi osava pensare).
La sua destra era invece prepotentemente occupata da altro: un groviglio di capelli ben oltre l'indefinibile, il corpo ancora piegato nella posizione in cui s'era accucciato per cercare il sonno e occhi che lo fissavano con malcelato astio.

«Oh oh, ben svegliata principessa. Cosa succede, hai già dormito abbastanza?»

Il cacciatore ne fu certo, Elizaveta ricacciò dentro qualche pesante insulto mentre si muoveva per raggiungere una posizione più comoda sul sedile.

«Se non fosse per la tua ridicola abitudine di commentare ogni cosa, a quest'ora starei ancora dormendo. E poi quei cosi non hanno aiutato prima.»

«La mia non è un'ossessione. E poi... cosi? Mi devo essere perso da qualche parte.»

«Oh dai, lo sai, quelli che stavi ascoltando.»

Ci mise seriamente qualche momento per capire a chi si stesse riferendo. Quando alla fine ci arrivò, la prima -ed unica- reazione di cui fu capace fu quella di profonda indignazione.

«Non osare chiamare cosi i Led Zeppelin!»

Elizaveta, dal suo canto, si passò una mano fra i capelli cercando di dar loro una parvenza di ordine, alzando le spalle noncurante.

«Fino a quando non mi faranno dormire li chiamerò come voglio.»

«Questa è un'eresia bella e buona.»

Si mise a borbottare di quanto Elizaveta ne capisse veramente poco di musica, e diamine, lo dimostrava quasi ogni volta -perché sì, si salvava solo in rare occasioni quali la grandezza dei Queen. Per il resto aveva ancora tanto da imparare, per sua sfortuna.

Al suo monologo appena accennato però, si frappose la risata leggera della sua antagonista in musica.

«Oh non te la prendere, mh?»

«Se offendi la mia musica offendi me, è naturale!»

Dean sospirò pesantemente, mentre posteggiava la sua cara Impala per poi scendere fuori dalla stessa. Ah, l'aria gelida delle strade americane, che meraviglia!
Ben presto venne seguito da Elizaveta, lasciando per una buona volta Sammy a riposare.



Dean e Liz rimasero sul ciglio della strada per qualche tempo: troppo stanchi per continuare il viaggio verso la prossima meta, non troppo da non potersi godere una birra (o almeno quest'ultimo, solo Dean. Elizaveta aveva rinunciato senza alcun problema al suo invito). Seduti su una staccionata a due passi dall'auto, se ne stettero lì a fissare il cielo stellato che difficilmente poteva essere notato in qualsiasi centro abitato. Se ne stavano a parlare del più e del meno -dell'ultimo vampiro che avevano ucciso o della prima volta che avevano visto un wendigo. Ricordi lontani che non li turbavano se non con un sorriso. Meglio evitare ciò che ancora scottava, meglio non pensare a inezie come la fine del mondo: per quella notte c'era ancora tempo.



«Ehi. Ricordi quello che diceva quel prete?»

Dean osservò Elizaveta con sguardo vago, una bottiglia di birra ormai vuota in mano -e dannazione, era l'ultima che aveva.

«Quello della radio?»

Elizaveta annuì, concentrata su una stella da un bagliore bluastro molto forte. Se non si sbagliava erano quelle le stelle più che calde. Che strano.

«Allora eri già sveglia!»

Il Winchester rise sonoramente, interrompendo la monotonia del suono delle cicale, ottenendo come risultato le gote arrossate della ragazza.

«Sta zitto e rispondi, Winchester!»

A quell'ennesima ripresa si acquietò, un ghigno morbido sulle labbra.

«Uh, non credo. Sicuramente stava dicendo qualche idiozia sui demoni. Ah, vero! Che erano nel cuore delle persone.»

Scosse la testa divertito da quel pensiero mentre, con un gesto puramente istintivo, portò la bottiglia alle labbra. Quando si ricordò del fatto che fosse vuota, imprecò lieve e la mise da parte.

«Ah Dean Dean, sei sottile e fine quanto un lupo mannaro. Io... non credo avesse tanto torto, se ci pensi un po'.»

La spinta delle mani ben piantate sul legno su cui era poggiato gli fecero perdere per un attimo l'equilibrio, tanto quella frase lo prese di sorpresa.

«Che vai dicendo, Liz? Lo sai bene quanto me che se hai un demone dentro -beh, sei regalmente fottuto.»

La ragazza dondolò il capo, pensandoci.

«Non dico che hai torto, ma sono sicura si riferisse ad altri demoni. Non esistono solo quelli che vengono dall'inferno, ce ne sono di altri. Creati dagli uomini.»

Il cacciatore scosse la testa sconsolato, poggiando i gomiti sulle ginocchia e fissando la terra che aveva sotto scarpe torturate da quella sua vita.

«Non ti seguo più. Anche perché non mi interessa, sinceramente. Gli unici maledetti demoni di cui mi importa sono quelli che posso cacciare.»

Rise alle sue stesse parole e alla spinta che ricevette, rise quando Liz gli sottolineò il suo essere perfettamente grezzo e senza alcun cervello.
Anche perché, a conti fatti, quelle parole le aveva dette lui, ma non ci credeva nemmeno un goccio.
La verità era... più complicata, più sottile, per usare le sue parole.
Non è che non lo capisse, anzi. Solo lui sapeva quanto sentiva pesargli il petto ogni giorno di più, tanto da arrivare a pensare che il suo cuore fosse diventato una nera massa palpitante.
Lui sapeva. Sapeva che dopo essere caduto all'inferno, dopo aver dato la prima spinta all'apocalisse, dopo essere stato scelto per essere il burattino di quell'arcangelo da quattro soldi, sapeva di essere ormai segnato da talmente tanti di quei demoni da perderne il conto. Anche Sam era segnato come lui, ad essere sinceri. Forse più, forse meno, forse non importava a nessuno, tanto meno a lui.
Il fatto era che Eliza, lei non doveva portare questo peso come loro. La sua unica reale sfortuna era stata quella di essere una vittima, e di aver incontrato un Winchester una sera al Roadhouse.
Lei era -pura, o così la vedeva con i suoi occhi: nessun inferno e nessun paradiso a marchiarla, era libera.
Il fatto era proprio quello.
Il problema era che Dean Winchester si era innamorato, e mai, mai, mai avrebbe dovuto farlo, perché era chiaro che la stava trascinando con sé.
E allora meglio nascondere tutto con battute di pessimo gusto, no? 
Forse.

«Liz, devi farmi un favore.»

O forse far arrivare in superficie almeno un'ombra dei suoi pensieri non era qualcosa di tanto malvagio.

«Se mai quest'apocalisse finisse -sai, se la Terra continuasse a girare come se niente fosse mai successo. E se io e Sam non riuscissimo a cavarcela... »

«Dean, non pensarlo nemmeno, troveremo un modo, lo- »

« -se succedesse.»

Stroncò le parole macchiate di panico della cacciatrice, e stavolta la guardò risoluto negli occhi.
Ah, quegli occhi da cerbiatta. La prima volta l'avevano colpito ancora prima delle sue gambe da mozzafiato, il che era tutto dire.

«Devi promettermi una cosa. Non continuare questa strada, quella dei cacciatori. Sei ancora in tempo per farti una vita tranquilla. Pensaci, il sogno di ogni cacciatore di questo pianeta!»

Occasione che aveva lei in quel momento fra le mani. Poteva farlo anche in quello stesso attimo, camminare e andarsene da lì. O forse avrebbe potuto chiedere aiuto a Cass, dopotutto in mezzo a tutto quel casino, Castiel gli doveva pure un favore.

«Dean.»

E sentì le mani fredde posarglisi sulle guance ruvide per la barba.

«Dean Winchester. Non osare ripeterlo una seconda volta. Mai più.»

Ah, la determinazione di Liz. Non era per niente qualcosa di semplice o banale.

«Non osare chiedermi di lasciarti andare e di abbandonarti. Diamine, senza di me saresti chissà in quale altro casino.
Quindi non chiedermelo ancora, perché non lo farò.»

Ad essere sincero, quello che ne seguì fu il miglior bacio che abbia mai ricevuto.






 
» When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide
Don't get too close
It's dark inside
It's where my demons hide
It's where my demons hide
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: chaska