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Autore: Goldenslumber14    29/04/2014    3 recensioni
"-Ma questo è un fottutissimo triangolo, e da entrambi i lati!-
-In che senso?-
-Nel senso dell'eterosessuale e dell'omosessuale!-"
Si sono conosciuti ad Amburgo, erano ancora dei ragazzi e nessuno di loro avrebbe immaginato che, quella città sporca e violenta avrebbe cambiato per sempre la loro vita. Un semplice incontro in uno strip club si rivela essere più significativo di quanto avessero pensato e l'unico ricordo di quell'incredibile storia, è una bambina: Marilyn. Non le hanno mai detto nulla su sua madre, volendo come cancellare ogni ricordo di quel periodo, ma Marilyn vuole sapere, e forse sarà proprio ricordando che John e Paul capiranno che non possono continuare a fingere.
Dal testo (Cap VIII):
"-Paul, non ho più nessuno, se adesso te ne vai anche te- Paul lo zittì. Disse che avrebbe sicuramente trovato un'altra donna e sarebbe stato felice -Si, e poi magari viviamo per sempre felici e contenti? Paul non è come una fiaba, io non sono come te! Hai trovato la donna della tua vita, la mia se n'è andata. So che in passato ho sbagliato, ma non lo rifarei, perché adesso so cosa significhi per me"
•momentaneamente sospesa•
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo V:

 

-1959- Amburgo-

 

Era una notte insolitamente più tranquilla. Paul volse lo sguardo alla Luna che illuminava il cielo, e che gli regalava quello splendido spettacolo. Si girò, percependo una presenza dietro a se. Jenn.

-Hey- disse salutandola. John li aveva convinti ad andare ad una festa, che si sarebbe tenuta al Top Ten Club, un locale molto più rispettabile di quello dove lavoravano loro.

Jenn guardò Paul con un mezzo sorriso sul viso. Si perse anche lei nel contemplare la Luna -Ti rendi conto che è stata la musa di molti poeti?- Paul annuì. Aveva fatto in tempo a studiare qualche classico, prima di abbandonare completamente lo studio.

Posò lo sguardo su di lei. Il suo vestito azzurro, le stava d'incanto, sembrava una dea -Sei bellissima stasera- non sapeva con che coraggio le aveva fatto quel complimento, ma vide con gioia che Jenn era arrossita abbassando lo sguardo -Beh, grazie- ci fu un momento di silenzio. Un silenzio molto imbarazzante per entrambi.

-Paul, andiamo- lo prese per un braccio e lo trascinò per la strada, che era completamente vuota. Paul sorrise vedendo le loro mani che si congiungevano, scaldandosi. Si lasciò trascinare fino al porto.

Era una cosa fantastica, la Luna si rifletteva come uno specchio sull'acqua. Jenn spalancò la bocca, estasiata da quella vista -Non è bellissima Paul?- lui si avvicinò alla ragazza dai capelli castani, che era rimasta abbagliata dalla Luna -Già- disse solamente.

Sentì che Jenn gli prendeva nuovamente la mano, portandolo dove erano attraccate le barche.

Si sedettero entrambi su una panchina, era bellissimo vedere quella città buia illuminata dal bagliore della luna, bianca e pura.

-Tocchiamo l'acqua- disse improvvisamente Jenn -Ma sei pazza!? Dovresti sporgerti troppo e cadresti sicuramente-. Lei si inginocchiò guardando da più vicino l'acqua, che sembrava più cristallina del solito.

-Allora aiutami tu- Paul scosse la testa rassegnato, quella ragazza non avrebbe mai smesso di sorprenderlo. Così, si appostò vicino a lei, tenendola per i fianchi. La vide sporgersi, e toccare con una mano l'acqua, sicuramente gelida -Paul, tienimi- disse Jenn sentendo che la presa si faceva sempre più debole -Ma sei pesante!-

-Paul Tienimi!-

Si ritrovarono entrambi ad urlare come pazzi, attirando l'attenzione dei pochi passanti, che li guardavano per poi sbuffare.

Paul riuscì a tirarla su agilmente. Si guardarono entrambi e poi scoppiarono a ridere -Non farò mai più una cosa del genere- disse Paul sorridendo.

Camminarono ancora lungo il porto, senza parlare, ma Paul continuava a guardarla pensando che fosse la persona più incredibile che avesse mai incontrato.

-John mi ha detto di ciò che hai passato- non sapeva perché l'aveva detto, ma doveva ammettere che era come geloso del fatto che a John avesse detto tutte quelle cose.

-Ah- disse lei abbassando lo sguardo -Spero che non ti abbia scioccato, perché adesso sto bene- Paul infilò le mani delle tasche. Jenn si era accorta del cambiamento d'umore di Paul -Perché quella faccia?- chiese infatti. Paul alzò le sopracciglia scuotendo la testa -Niente- disse volendo concludere lì il discorso. Ma Jenn gli si fermò davanti, bloccandolo -Non mi dire che sei geloso?- Paul arrossì violentemente, si sentiva avvampare -No, ma cosa dici?- la oltrepassò cercando di fuggire da quella situazione -E invece è proprio così!- esclamò Jenn -Ma perché?-

-Beh...diciamo che...non pensavo che avresti raccontato la tua vita proprio a John- abbassò lo sguardo. Jenn rise, era comprensibile che si fosse ingelosito, chiunque lo sarebbe stato.

Gli prese la mano portandolo vicino ad una barca -Ma non puoi salirci!- protestò Paul. Lei gli intimò di fare silenzio e lo condusse a prua della barca, che si mise a dondolare pericolosamente -Se ci scoprono siamo fregati- disse Paul sedendosi davanti a Jenn, che guardava l'immensità del mare che si stendeva davanti a lei.

-Beh, mi hai detto che non ti andava bene il fatto che avessi raccontato tutto a John, così ti dirò una cosa che neanche lui sa-

-Oh dai Jenn, non fare la stupida- Paul non era per niente a suo agio, soprattutto su quella barca che sembrava in procinto di affondare da un momento all'altro -Il mio nome non è Jenn- Paul la guardò interrogativo.

Lei sorrise, avendo attirato la curiosità del suo amico -Il mio vero nome è Grace Genesis Allen, ma visto che c'era già una Grace nell' Anglikanische Kirche, hanno usato il mio secondo nome abbreviandolo in Jenn- Paul sorrise.

Restarono per un po' in silenzio, ascoltando lo sciabordio dell'acqua che sbatteva pigramente contro il legno della barca -Sai, a volte penso di andarmene-

Paul la guardò, doveva essere difficile vivere lì, in mezzo a tutti quei matti e il sesso che ti veniva sbattuto in faccia -E perché non lo fai?- chiese, pensando che qualcuno in Inghilterra doveva pur avere.

-Qui ormai ho la mia vita, sarebbe strano tornare lì, dopo tutto quel che ho passato- obbiettò lei. Aveva paura che lì ci fosse ancora suo zio, che l'aspettava adirato, pronto a punirla. Scacciò dalla mente il volto di suo zio.

No, non voleva tornare.

-Sai una cosa Jenn, mi piace una ragazza- che cosa stava dicendo? Era impazzito per caso? Ma lei invece lo guardò interessata -E dimmi, com'è? Forse la conosco- Paul si passò una mano fra i capelli corvini, si era fregato da solo, ma ormai non poteva tirarsi indietro, non voleva.

-Beh, devi sapere che è molto bella, ma non pensare che la valuto superficialmente. Le piace la musica, una delle poche che ne sa anche qualcosa, e ama cantare. L'unico problema è che si vergogna di cantare davanti ad un pubblico, ma ha davvero una voce bellissima- gli occhi di Jenn si allertarono, aveva affrontato con Paul quel discorso qualche giorno fa “Ma no, non sta parlando di me” si affrettò a pensare.

-Ed è pazza, ma dico sul serio, non c'è nessuna sfida che non accetti e fa cose che nessuno si immaginerebbe. Però, anche se non lo da a vedere, ha paura. Si ecco...è insicura e si nasconde dietro ad un muro, ma sono riuscito a vederla. La vera lei intendo. Perché certe volte, puoi vedere il suo sguardo, che si perde nel contemplare le persone. Ma se si accorge che la stai fissando riprende subito a parlare-

Jenn cominciava a fremere, stava parlando di lei, ma no, di sicuro c'era altra gente come lei lì ad Amburgo. Non poteva in alcun modo piacere ad uno come Paul.

-Ma la cosa che veramente amo di lei, è la sua risata. Lei non ride tanto per fare, lei ride perché è veramente felice e vuole vivere quel momento. Lei vuole vivere ridendo- a quelle parole la ragazza arrossì completamente. Si sentì avvampare “E adesso cosa faccio?” seguì il suo impulso. Si alzò improvvisamente ed uscì dalla barca.

Paul ovviamente la rincorse, dicendole di fermarsi -Hey cos'hai adesso?- la prese per un braccio bloccandola. Jenn lo guardò, non sapeva cosa fare. Era rimasta stupita dalla descrizione di Paul, che anche se si conoscevano da poche settimane, l'aveva saputa descrivere cogliendo particolari che nessuno prima di allora aveva saputo vedere. La vera lei.

-Paul, ho capito cosa intendi, la ragazza di cui parlavi prima sono io- Paul però non sembrò vergognarsi dei suoi sentimenti, sentendosi sicuro e pronto a tutto -Si esatto- lei cercò di allentare la presa di Paul, che prontamente la riattirava a se -Paul, devi capire a ciò che vai incontro. Con me non potresti assolutamente avere una relazione normale-

Paul la prese per le spalle -So a cosa vado incontro, e non mi importa se non potremo stare insieme- Paul la attirò a se e la baciò. Per un momento Jenn rimase interdetta, le sembrava di vedere la scena da fuori, di loro due che si baciavano. Quel momento le sembrò che durasse un'eternità, ma si decise finalmente a ricambiare il bacio.

Accarezzò i capelli di Paul, mentre si faceva trascinare dall'energia del momento. Paul la strinse di più a se, avendola aspettata da tanto tempo.

Quando i due si staccarono, Jenn si lasciò abbracciare da lui. Si sentiva come protetta da Paul, tra le sue braccia calde e forti.

Il ragazzo la baciò sui capelli, morbidi e profumati. Non avrebbe voluto lasciarla andare, ma sapeva che qualcosa bloccava Jenn, e non poteva farci nulla. Sapeva che con lei non andava incontro ad una relazione fissa, ma non gli importava. C'erano cose che andavano fatte, e quella faceva parte della lista.

 

                                                                       ***

 

-Scozia- 16:05-

 

-Papà, sono tornata!- Paul si alzò dal divano, sentendo la voce di sua figlia. Andò ad accoglierla alla porta e notò felicemente che aveva portato un'amica -Ciao Elizabeth- disse Paul.

La ragazza bionda lo salutò timidamente -Papà, vai via, così me l'ammazzi- fece un cenno con la mano per farsi intendere. Paul se ne andò ridendo. Ormai la conosceva bene, il primo giorno che l'aveva portata a casa, per poco non era svenuta. Ebbene si, era una fan dei Beatles.

Marilyn portò Elizabeth ad appoggiare gli zaini. Ogni volta che entrava lì dentro, per la ragazza era come un sogno che si avverava.

Si sedettero entrambe sul parquet della camera di Marilyn -Mi sei mancata in questa settimana Eli- la bionda sorrise mentre si sistemava i capelli -Anche a me, ma proprio con il Frost ti dovevi pestare?- Marilyn si alzò facendo avanti e indietro per la stanza.

Ricordava bene quel giorno, se l'era cercata e sapeva che se avesse raccontato com'era andata a John, probabilmente si sarebbe arrabbiato -Ma cosa è successo esattamente?- chiese Elizabeth, nessuno dei compagni aveva raccontato nulla e Frost si era vergognato troppo per rievocare l'episodio.

-Beh, continuava ad insultare i miei genitori-

Elizabeth sgranò gli occhi -Se ha insultato Paul è veramente nei guai- Marilyn gli mise una mano sulla spalla calmandola. No, se l'era presa con sua madre e all'epoca non sapeva nulla su di lei e sentire insulti sul suo conto l'avevano fatta imbestialire.

Al suo racconto Elizabeth si fece seria, sapeva che il fatto che avesse due padri aveva scatenato parecchie voci, ma a lei non importava.

-Ma...sai niente di tua madre, tipo dove sia finita?- Marilyn scosse la testa negativamente -Però mi stanno raccontando la sua storia, di come si sono conosciuti- Elizabeth annuì.

Si fermarono entrambe, ascoltando Paul, che aveva cominciato a suonare il piano. Elizabeth prese un cuscino e lo strinse deformandolo -Ah, quanto adoro tuo padre- Marilyn rise.

La spintonò cercando di farla tornare alla realtà -Sai che non ci sarà mai nulla tra te e lui vero?- Elizabeth le tirò il cuscino fingendosi arrabbiata -Lasciami almeno sognare!- si trovarono in mezzo ad una battaglia di cuscini, ma si interruppero sentendo il trillo del telefono.

-Eli, rispondi tu che mio padre non lo sente- Elizabeth sbuffò ma andò lo stesso al piano inferiore. Prese la cornetta e rispose, cercavano Paul -Aspetti un momento- andò nella sala, dove Paul stava suonando.

-Mi scusi, signor McCartney?- lui si girò guardandola e per poco non le faceva prendere un infarto -Elizabeth, ti ho già detto che mi devi chiamare Paul- lei annuì velocemente avvertendolo che lo volevano al telefono. Paul la ringraziò e rispose -Pronto?-

-Paul- era la voce di May e capì subito che doveva essere successo qualcosa a John -May, cosa è successo?- sentì la donna indugiare -Beh...ieri John si è ubriacato e ha cominciato ad insultare tutti continuando a dire che “lei non avrebbe voluto che finisse così”, non so cosa intendesse-.

Paul la esortò a continuare, dal tono di voce la donna era proprio scossa. Doveva essere difficile sopportare John.

-Così alla fine ha cominciato a picchiare Harry, e lo hanno dovuto fermare, non ce la faccio più Paul!-

-Non preoccuparti, come sta adesso?- sentì May che sospirava -È in casa e non vuole vedere nessuno, non so più che fare!- Paul le disse di calmarsi, doveva innanzitutto calmare se stessa, se no John non avrebbe mai fatto lo stesso -Senti May, so che sei stressata e appunto per questo ti chiederei di mandarlo qui-

-Dici che lo aiuterebbe?-

-Si, lo terrò d'occhio e poi c'è anche Marilyn, di sicuro tornerà in se- May lo ringraziò e disse che avrebbe di sicuro accettato, sapeva quanto bene volesse alla figlia.

Marilyn intanto era scesa di sotto, era insieme a Elizabeth e pregava che non fosse successo nulla di grave.

Quando il padre riattaccò il telefono guardò la figlia, preferì non dirgli cosa era successo a John.

-Lennon ci viene a trovare- sul viso di Marilyn si disegnò un sorriso. Guardò la sua amica che era sbiancata in volto -John Lennon torna in Inghilterra...- la guardarono pronti a prevenire il suo svenimento -John Lennon torna in Inghilterra!- si batterono il cinque urlando all'unisono. Paul si ritrovò a ridere insieme a loro, si avrebbe fatto bene anche a John stare lì. Magari così, avrebbe fatto pace col passato.

 

                                                                         ***

 

-Los Angeles- 16:36-

 

Era sdraiato sul letto da molte ore, ma non se la sentiva di alzarsi per affrontare quel che avrebbe trovato fuori da quella casa.

Guardò May, che era entrata piano nella stanza, come intimorita -John- disse per attirare la sua attenzione. Lui la guardò e le sorrise. Le fece cenno di avvicinarsi e la donna si sedette sul letto. Gli accarezzò i capelli -John, ha chiesto Paul se li vuoi raggiungere in Scozia-

John aprì improvvisamente gli occhi. Si alzò e prese la mano della donna -Beh...tu cosa dici?- lei sorrise arrossendo -Dico che ti farebbe bene, con tutto quello che è successo, un po' di tranquillità non può farti che bene- John sorrise. Anche se non stava più con Yoko, amava May, era riuscita a farlo stare bene, a non deprimersi del tutto e di questo la ringraziava sempre.

La abbracciò, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo -Grazie May, è solo grazie a te se sono ancora vivo- May lo spinse via ridendo. Sapeva che John tendeva ad esagerare parecchio quando si trattava delle persone a cui voleva bene.

-Allora alzati e prepara la valigia, la Scozia ti aspetta- la donna si alzò prendendolo per mano. John allora prese la valigia, che teneva sempre a portata di mano, e cominciò a buttarvici dentro della roba, con la testa per aria.

Pensava a quando sarebbe arrivato in Scozia, sicuramente si sarebbe sentito a disagio, tra Paul e la sua famiglia. Probabilmente Linda non avrebbe approvato, anche se voleva bene a John, non sopportava certi aspetti del suo carattere.

Non gli piaceva come educava Marilyn.

Sospirò chiudendo la valigia, doveva mettere da parte certi sentimenti, non potevano ritornare. Scosse la testa scendendo al piano inferiore, dove May lo aspettava, felice. Quanto avrebbe voluto sentirsi come lei.



Angolo Autrice:
Scusate per l'enorme ritardo >.< è solo che in questo periodo non passo molto tempo su EFP. L'importante è che sia riuscita a pubblicare un altro capitolo (fortunatamente).
Beh...spero che la storia non vi annoi e quindi vi saluto.

With Love

Goldenslumber14

 

  
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