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Autore: Meli_Nymeriah    29/04/2014    6 recensioni
THADASTIAN APPRECIATION WEEK!
Una raccolta di OS collegate tra loro, in cui troverete i Thadastian impegnati nell'ingrato compito di fare i genitori, alle prese con tre pargoletti, uno più ingestibile dell'altro.
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[Daddies!Thadastian | Fluff, Sentimentale, Commedia | Future!fic]
Questa storia è il continuo di 'One Week Notice' di Mels_36.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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MALADIE D'AMOUR
 
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Era ormai passato un anno da quando Thad e Sebastian avevano deciso di adottare Ray. I primi tempi erano stati difficili, al punto che Thad si chiedeva almeno una volta alla settimana per quale motivo avesse acconsentito a quella follia –  e in quelle occasioni negava al marito del sano sesso ‘per punizione’ – ma fortunatamente da allora le cose erano migliorate. Inoltre, un paio di mesi prima, tra la sorpresa generale, Ray aveva anche ricominciato a parlare : era successo una sera, nel bel mezzo della cena, tra la portata principale e il dolce. Approfittando di uno dei rarissimi momenti di silenzio all’interno di quelle mura, Ray aveva posato la forchetta accanto al piatto e, dopo un sospiro, se n’era uscito con : “Oggi a scuola ho preso un brutto voto”. Gli ci erano volute un paio d’ore buone per capire perché, invece di ricevere un punizione come succedeva ai suoi compagni di classe, avesse passato il tempo ad essere abbracciato e coccolato – Daisy l’aveva quasi soffocato, ma aveva scoperto con il tempo che quella era la sua massima dimostrazione d’affetto – e aveva anche avuto diritto ad una doppia porzione di torta di zia Beatriz**. Da allora, sebbene non fosse certo diventato il bambino più loquace del mondo, Ray aveva preso a parlare con regolarità, anche se solo ed esclusivamente nell’ambito familiare.

Da qualche giorno, tuttavia, il bambino aveva ripreso ad essere taciturno; a questo bastò unire il fatto che aveva anche smesso di mangiare per far entrare Thad in uno stato di ansia e di panico senza precedenti. Il punto di rottura fu toccato la domenica a pranzo, quando Ray si era alzato da tavola senza aver toccato cibo; Thad aveva portato i piatti in cucina e aveva iniziato a fare su e giù per la stanza, imprecando in spagnolo. Neanche l’arrivo di Sebastian, che aveva accuratamente richiuso la porta dietro di sé, aveva fermato passi e parole.

  “¿Por qué? ¿¡Por qué yo acepté?! Sabía que era un error...*”

  “Harwood, potresti parlare in una lingua comprensibile anche al sottoscritto?”

  “¡La culpa es tuya!” continuò Thad, come se il marito non avesse aperto bocca.

Sebastian, scocciato, fece schioccare le labbra: “Questo è sorprendentemente facile da capire in qualsiasi lingua.”

Thad prese uno strofinaccio ed iniziò ad asciugare i bicchieri, ma le mani gli tremavano talmente tanto che a più riprese rischiò di farli cadere al suolo; Sebastian aspetto qualche minuto prima di intervenire.

  “Tacos, potresti calmarti e spiegarmi cosa sta succedendo?” Fece scivolare le dita sui polsi di Thad, bloccando il movimento delle sue mani. “So che il malumore è generalmente sintomo di fertilità, ma direi che ne abbiamo abbastanza di ragazzini da crescere.”

  “Appunto, sono troppi!” Thad si divincolò dalla sua presa e aprì la piccola finestra che dava sul giardino interno, alla ricerca di un po’ d’aria fresca. “Non avremmo dovuto adottarlo, è una cosa molto più grossa di noi.”

  “Non capisco di cosa tu stia parlando.” Sebastian si avvicinò nuovamente a lui, mantenendo tuttavia una certa distanza di sicurezza. “In questi mesi ha fatto continui progressi. Ha ripreso a parlare, Thad. Nessuno pensava che sarebbe successo.”

  “Quant’è durato? Qualche settimana?” Thad si passò stancamente una mano sul viso, sentendo il peso della responsabilità di quella scelta sconsiderata pesare su di lui. “Dovevamo lasciare che ad adottarlo fosse una famiglia che poteva concentrarsi esclusivamente su di lui. Non una coppia che ha un elenco infinito di problemi e altri due adolescenti da gestire.”

  “Dimentichi una cosa fondamentale.” Si portò di fronte al marito, guardandolo negli occhi con un’intensità tale da non permettergli di abbassare lo sguardo. “E’ stato lui a scegliere noi.”

Per qualche istante nessuno parlò, prolungando un silenzio carico di tensione, finché Thad finì per sciogliersi e buttò le braccia intorno al collo di Sebastian, lasciando che un paio di lacrime scendessero lungo le sue guance. Era un evento talmente raro che solo in quel momento Sebastian capì quanto Thad avesse a cuore l’intera faccenda; le sue mani andarono automaticamente a stringersi più forte intorno ai fianchi di Thad e lo cullò piano contro il suo petto. Promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto pur di vederlo sorridere di nuovo.


 
***
 
Un respiro profondo. Due respiri profondi. E nonostante questo, Sebastian si sentiva più insicuro e inadeguato che mai. Non ricordava di essere stato così nervoso né al suo matrimonio né tantomeno alla nascita dei suoi figli... forse l’attuale stato d’ansia era paragonabile solo a quando aveva accompagnato Désirée al suo primo giorno di scuola, ma più che altro perché temeva per l’incolumità degli altri bambini.

Eppure doveva essere forte. Aveva promesso a Thad che avrebbe preso in mano la situazione e si sarebbe applicato in questo compito; il primo passo era capire se il comportamento di Ray fosse dovuto a qualcosa successo di recente.

  “Ray! Puoi scendere un attimo, per favore?”

Attese, in piedi vicino al divano, fino a quando non senti i passetti di suo figlio minore per le scale, e non si trovò davanti la sua figura minuta.

  “Io e papà Thad volevamo parlarti. Vieni con me?”

Ray gli lanciò uno sguardo dubbioso, ma accettò la mano che Sebastian gli aveva porto. Una volta arrivato dov’era seduto Thad, si arrampicò di buon grado sulle sue gambe, scrutandolo poi con attenzione attraverso i suoi piccoli occhiali neri; Thad non poté fare a meno di sorridere e fargli una carezza sulla guancia. Sebastian prese posto di fronte a loro e si schiarì la voce.

  “Allora, mostriciattolo,” Thad inarcò un sopracciglio ma non disse nulla, “ti trovi bene qui con noi?”

Ray annuì con la testa, lasciando che un sorrisino timido spuntasse con naturalezza sulle sue labbra.

Bene. Questo intanto possiamo escluderlo.

  “Ty e Daisy ti trattano bene?”

Anche in questo caso, la testolina si mosse in avanti, e Sebastian non poté fare a meno di sentirsi in qualche modo sollevato. Qualsiasi fosse la ragione per la quale Ray non mangiava, non riguardava direttamente loro; la vita familiare e la sanità mentale di Thad potevano ritenersi ufficialmente salve.

Sebastian fece qualche altra domanda, stando ben attento alle reazioni del bambino; non vi fu nessun movimento degno di nota, almeno finché...

  “E a scuola? Ti trovi bene?”

Anche un osservatore poco attento avrebbe notato l’improvvisa rigidità che aveva pervaso qualsiasi muscolo del corpo di Ray.

Bingo.

  “E’ successo qualcosa a scuola?” Thad lo guardò apprensivo, quasi temesse la risposta. “Sai che puoi dirci tutto, vero?”

  “Devi dirci tutto, Ray.” Sebastian aveva un’espressione dura sul volto, ma si affrettò ad addolcirla per non spaventarlo. “Siamo qui per te. Ogni volta che hai bisogno di noi.”

Il bambino lasciò vagare lo sguardo da un genitore all’altro, quasi si sentisse intimorito dall’avere l’attenzione di entrambi su di sé; chinò il capo verso il basso, emettendo un suono che però nessuno dei due riuscì a cogliere.

  “Ray, tesoro... potresti ripetere?” Thad, invece di sollevare il viso del figlio mettendolo ancor di più sotto pressione, si abbassò a sua volta, di modo da avere l’orecchio a portata delle labbra di Ray.

  “Maestra.”

  “Maestra?” pronunciarono i due uomini all’unisono, prima di scambiarsi un’occhiata preoccupata.

  “Ti ha messo un altro brutto voto?”

  “Si è comportata male?”

  “Ti ha messo in punizione?”

  “Non ti ha fatto giocare con gli altri bambini?”

  “Ti...”

  “Bella” pronunciò Ray con semplicità, lasciando che i suoi papà andassero in confusione totale. Sapeva che era un momento serio, ma le loro espressioni erano talmente buffe che dovette mordicchiarsi il labbro inferiore per non inziare a ridere.

  “La maestra è...bella?” tentò Thad, non sapendo esattamente dove andare a parare. Al cenno affermativo del figlio, lanciò un’occhiata di puro panico al marito, in una richiesta di muto soccorso.

  “Non mangi perché la maestra è bella?” Il discorso non aveva il minimo senso logico, ma Sebastian parve non dare alcun peso alla cosa.

  “Mi piace. Tanto.”

All’improvviso, tutti pezzi del puzzle andarono al loro posto e la stanza fu pervasa da un lampo di comprensione generale: Ray si era preso la sua prima cotta.

Thad e Sebastian non poterono fare a meno di lasciarsi andare ad una risata liberatoria; si erano lasciati talmente suggestionare dalla particolare situazione di Ray e non avevano pensato al fatto che era semplicemente un bambino come tanti altri che faceva le sue prime esperienze nel mondo.

  “Quindi ti piace la maestra, eh? Birbante!” Sebastian gli scompigliò i capelli con affetto. “Com’è? Alta? Bionda?”

Il figlio scosse la testa. “No. E’ bassa e mora.”

  “Gli stessi gusti del suo papà” proclamò Sebastian con orgoglio, beccandosi la linguaccia da parte di Thad.

  “Posso sposarla e darle i bacini come fate voi?” chiese ingenuamente Ray, creando il più grande imbarazzo ai due adulti. Anche Sebastian, generalmente molto rilassato quando si affrontavano questo genere di argomenti, sembrava non essere particolarmente a suo agio.

  “La maestra è... grande, Ray.” Thad si sforzò al massimo per usare il maggior tatto possibile. “Molto più grande di te.”

  “Non può sposare un bambino, capisci?” Sebastian gli diede man forte. “Lei ha almeno trent’anni, tu ne hai sei... c’è troppa differenza d’età.”

Ray fece una piccola smorfia e mise su un broncio che non si poteva definire altro che adorabile.

  “Ma sono solo...” sollevò le ditina in aria, cercando di contare la distanza che li separava, ma era chiaro che fossero più di dieci, quindi oltre quanto la maestra gli aveva insegnato. “Uffa, non sono tanti!”

Thad ridacchiò piano, e prese le mani del figlio tra le sue. “Diciamo che puoi stare con una bimba che non abbia più anni di differenza di quanti tu riesca a contarne con le dita, va bene?”

Ray sembrava inizialmente voler ribattere qualcosa, ma finì con l’annuire, rassegnato. Thad lo abbracciò forte e sentì il cuore scaldarsi quando il figlio ricambiò la stretta con la stessa intensità, il tutto sotto lo sguardo di serena approvazione di Sebastian.

Quella bolla di serenità si infranse quando suonarono al campanello.

  “VADO IO!” Désirée si precipitò giù dalle scale in fretta e furia, quasi stesse correndo la finale dei 100 metri ostacoli.

  “Daisy, quante volte dovrò ripeterti che sei un essere umano e non un bufalo imbizzarrito?” Sebastian fece una smorfia insofferente e si chiese, per l’ennesima volta, come i suoi professori potessero definirla ‘l’eleganza fatta persona’.

  “Lauren!” Désirée abbracciò la sua amica, mettendo Thad e Sebastian sull’attenti: se l’avesse accidentalmente soffocata dovevano essere pronti ad intervenire. “Sono contenta che i tuoi genitori ti abbiano lasciato venire! Così possiamo studiare insieme.”

Daisy aiutò la sua amica ad appendere la giacca, ma quando si girò con la ferma attenzione di tornare in camera, trovò Sebastian a sbarrarle la strada.

  “Signorina, io e te dobbiamo fare un discorsetto.”

La ragazza sorrise con finta ingenuità. “Proprio adesso, papounet? Abbiamo ospiti.”

  “Sono sicuro che gli altri abitanti di questa casa sapranno intrattenere la tua amica.” Sebastian rivolse un sorriso di circostanza all’altra ragazza, prima di intimare a Désirée di precederlo nella strada verso la cucina ed iniziare a borbottare, in un fittissimo francese: “As-tu oublié les règles de cette maison? Depuis quand tu crois avoir le droit d’inviter tes amis sans même nous demander la permission*?!”

Lauren li seguì per un po’ con lo sguardo, poi si limitò ad osservare i quadri che ornavano l’ingresso della casa. Gli ci vollero diversi minuti per accorgersi che qualcuno la stava tirando per il bordo della maglietta.

  “Ciao, Ray!” Lauren si abbassò sulle ginocchia per essere alla sua altezza. “Stai bene?”

Il bambino annuì brevemente, poi chiese, a bruciapelo: “Tu quanti anni hai?”

La ragazzina sembrò colta di sorpresa, ma non si scompose: “Tredici.”

Ray assunse un faccino pensoso, mentre, ancora una volta, alzava le ditina in aria.  “Sono... sette.” Lauren rimase perplessa, ma non ebbe il tempo di dire alcunché perché il bambino si aprì in un larghissimo sorriso e le porse la mano: “Ti va di vedere la mia stanza?”

  “Certo.” Lauren afferrò la mano del piccolo e, senza aspettare ulteriormente, lo seguì per le scale.

Thad, che aveva assistito a tutta la scena, sospirò rassegnato.

Harwood-Smythe, di nome e di fatto.





Note:
Salveee! Sappiamo di essere un po' in ritardo, ma ahimé, tra i vari impegni universitari miei e di Nym è difficile dedicare il tempo alla scrttura della week :/
Anche in questo caso, protagonista del capitolo è Ray: aveva decisamente fatto preoccupare i suoi neo-papà!
Non sappiamo quando riusciremo a scrivere il prossimo prompt, ma una cosa è certa: stavolta sarà Désirée a combinarne una delle sue ;)


*Le due traduzioni: 
Thad: "Perché? Perché ho accettato?! Sapevo che era un errore..."
Un grazie enorme a Vli per la sua consulenza <3

Sebastian: "Hai dimenticato le regole di questa casa? Da quando credi di avere il diritto di invitare i tuoi amici senza neanche chiederci il permesso?!"


**Beatriz è la sorella di Thad, madre di Rafael ;)

Alla prossima :*
   
 
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