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Autore: Mirella__    29/04/2014    2 recensioni
Gioia è una ragazza solare, allegra, una ventiseienne che del mondo ha visto un po' e alla quale quel po' è bastato.
Dory è una tipa, qualcuno con cui ci si diverte e Jonathan, il suo ragazzo, la adora, chissà perché poi! Non riesco a capire come possa esistere qualcuno di così folle da beccarsi mille lividi pur di stare con qualcuno. Lei dovrebbe smetterla di farlo finire in tanti guai... prima o poi.
Alice è... beh, lei è Alice, la bellissima e schifosamente ricca ragazza desiderata da tutti e che, al tempo stesso, nessuno vorrebbe. La ragazza che quando passa davanti a una coppia è capace di creare litigi grazie al suo passo sensuale e al suo profumo di rose.
“L'hai guardata! Ti ho visto!” Dice lei.
“Ma no! Certo che no!” Si difende lui.
E io? Io chi sono? Io sono solo la burattinaia che tira i fili di questa storia complicata.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Angolo dell'autrice
Bene lettori, se siete arrivati fin qui significa che il prologo vi ha incuriosito almeno un po' e non posso esserne più che felice.
In questo capitolo si dispongono le pedine, buona parte dei giocatori fa il loro ingresso in campo, siete curiosi d'assistere a questa partita?
Ringrazio chi ha messo la storia in una delle tre liste, vi auguro una Buona Lettura.


Secondo capitolo

Socie


La valigia venne trascinata pesantemente su per le scale.

Dannazione!
Gioia stessa si chiese cosa avesse messo lì dentro: cemento forse? E poi perché diamine in quel condominio non c'era nessun dannatissimo ascensore?

Arrivata alla quinta rampa di scale la donna si arrese e si buttò a peso morto sul suo bagaglio, senza neanche provare a raggiungere il pianerottolo: era un'impresa grande per lei, andava ben oltre le sue capacità, lo sapeva.

La sua valigia era fin troppo comoda e lei era fin troppo stanca. Ponderò l'idea di stare in quella posizione ancora per un po', in fondo erano le otto di sera, nessuno sarebbe sceso a quell'ora dal quinto piano e riponendo in un angolo della sua mente la vocina che le diceva che la gente a quell'ora era solita uscire, si convinse a rilassarsi... solo cinque minuti e poi avrebbe raggiunto il sesto piano dell'edificio, ne era sicura.

Mal per lei, però, che qualcuno aveva già adocchiato il suo corpo morente sulle scale e si accingeva a picchiettarlo con la punta del piede, nemmeno fosse stato un qualcosa di orrido.

Sono caduta,” si affrettò Gioia a sottolineare, fingendo di cercare con foga un appiglio al quale reggersi per rialzarsi, realizzando solo in un secondo momento come quella presenza avesse osato entrare nella sua sfera personale.

La risata argentina che le giunse all'orecchio la irritò: era troppo perfetta, troppo musicale, troppo tutto.

Gioia alzò lo sguardo verso la presenza e restò sbigottita dal ghigno che ella aveva disegnato sulle labbra.

Sì, caduta,” si limitò a dire quella, storcendo di poco le labbra, salendo le scale con passo elegante e silenzioso.

Gioia arrossì, constatando che probabilmente quella tizia sarebbe potuta benissimo star dietro di lei a godersi la scena della sua resa alle scale per un tempo indefinito, così sospirò e curvò le spalle in avanti, accingendosi a scalare ancora il monte fino alla cima dove stava il suo appartamento con passo strascicato e rumoroso.
Ecco che aveva appena messo piede all'interno dell'edificio che già aveva fatto una figura di merda con un condomino.

Arrivata finalmente al sesto piano, Gioia osservò l'altra donna prendere le chiavi dalla borsetta e infilarle nella toppa, a quel punto una domanda le giunse sulla punta della lingua.

Mi scusi, ma lei è Alice Kikyo?”

Gioia si ritrovò a studiare i tratti dell'altra con attenzione e ve ne trovò una bellezza esotica.

Il taglio degli occhi neri era affilato e gli zigomi alti, la pelle era lattea e all'apparenza incredibilmente delicata: erano tutte caratteristiche tipiche degli orientali. Le labbra, però, erano piene ed i lunghi capelli che le arrivavano alla vita erano neri.

La donna si aprì in un sorriso cordiale e annuì, “sì, e suppongo che lei è la signorina Gioia Mire?”

Gioia sorrise e annuì. “Quindi io rispondo, dicendo che suppongo che questo sia il mio nuovo appartamento”.

Sì, potrei dire che è una giusta supposizione, anche se tendo a sottolineare che più di metà dell'appartamento è mio”.

Gioia ridacchiò e annuì, riprendendo a trascinare le valigie fin dentro casa.

Devo dire che non l'aspettavo qui prima di domattina, di conseguenza non ho preparato una cena e io sto per andarmene, sono tornata indietro solo per prendere questo”. Allungò una mano verso il tavolino e afferrò il rossetto sopra di esso. Per un'istante Alice apparve irritata dall'improvvisa entrata in scena dell'altra, dissenso che svanì in modo fulmineo, così come era arrivato e a quella sparizione seguì un altro sorriso. “Ha rischiato di rimanere fuori per un bel paio d'orette”.

Gioia fece una smorfia e annuì sconsolata, “è che ho avuto dei problemi in famiglia, quindi ho preferito andarmene in fretta. Mi spiace esser venuta qui con così poco preavviso”.

L'altra fece come per spolverarsi della polvere di dosso per sistemarsi i vestiti e riprese con tono comprensivo, “beh mi spiace solo di non poter rispettare gli oneri della padrona di casa, ambientati come meglio credi. Di lì c'è il bagno, di lì la tua camera e di lì la cucina. Per qualunque problema chiamami a questo numero,” Alice curiosò per un po' nella sua borsa e ne uscì un biglietto da visita. “Non provare ad aprire le camere chiuse a chiave. Sono le mie stanze e lì tengo roba personale. Nel corridoio ci sono le telecamere e mi sono ben informata su di te oggi pomeriggio”. Aggiunse a mo' di minaccia, cacciandole il suo numero di telefono in mano e un paio di chiavi di riserva, “bye bye,” la salutò, uscendo con passo affrettato.

Gioia era offesa da quel comportamento. L'aveva scambiata per una sorta di ladruncola? Tuttavia questo risentimento passò in secondo piano quando la ragazza realizzò in che casa si trovasse.
Lusso. Ogni cosa urlava lusso.

Il tavolo in cucina urlava lusso, il divano nel salone urlava lusso, persino il water pareva esser più lussuoso della sua auto.

Però è venuta ad abitare in un condominio senza ascensore”. Borbottò tra sé e sé, andando in quella che presumeva essere la sua camera.

Un mobilio essenziale, nonostante anch'esso gridasse lusso.

Un enorme letto matrimoniale al centro della stanza e un grande armadio che si ergeva di fronte all'enorme portafinestra; tutto lì, se avesse voluto altro avrebbe dovuto vedersela da sola.

Posò la valigia sul letto, carezzando per un momento le lenzuola, poi decise d'uscire sul balcone, restando senza fiato d'innanzi al panorama che si godeva da lassù.

I rumori della frenetica vita cittadina le giungevano smorzati e le persone che camminavano lì giù sembravano tante piccole formichine che si dirigevano come bravi operai in un posto ben preciso.

Le venne da ridere e si appoggiò contro la ringhiera, portando una mano sotto il mento ad accarezzarlo, mentre osservava rapita ogni singolo avvenimento.

Doveva ammettere che tutto ciò era, però, alquanto monotono, dopo aver passato dieci minuti buoni a guardare.
Rifletté sul da farsi e infine decise di prendere il telefono in mano. Sul display apparivano già dieci messaggi. Rise ancora tra sé e sé, non avrebbe dovuto dire nulla a Tyler sulla sua fuga, probabilmente il ragazzo sarebbe stato impaziente di sapere tutto quel che c'era da sapere sulla nuova casa e probabilmente Jonathan - il suo compagno di stanza – avrebbe voluto sapere tutto quel che c'era da sapere sulla sua coinquilina. In effetti non avrebbe potuto accontentare quest'ultimo neanche se avesse voluto.

In quei pochi secondi che era stata vicino a lei, Alice sembrava essere stata parecchio irritata dalla sua presenza.

Gioia era laureata in psicologia, ma non ci sarebbe voluta un titolo di studio per capirlo, sapeva anche che l'altra non si sarebbe aperta facilmente con lei: nel breve arco di tempo in cui avevano parlato, Alice aveva storto le labbra, utilizzato un tono freddo e distaccato, contornato da una punta di sarcasmo, e si era persino spolverata il vestito come a fare lo stesso con i problemi di cui le stava parlando.

In breve, aveva decisamente respinto le sue scuse, quindi dubitava sarebbero andate d'accordo presto.

Decise di liquidare Tyler con un “ne parliamo più tardi”, adesso voleva soltanto vedersi con Dory, l'avrebbe aiutata a pensare ad altro.

Non l'aveva ancora chiamata, sicuramente non voleva disturbarla, era un suo comportamento tipico d'altronde.

Andò sulla rubrica e cercò il numero.


Un'ora e mezza dopo entrambe erano intente a sorseggiare una birra, osservando con attenzione quel che sul tavolo si pensava dovesse esserci una pizza.

Mai, mai, mai, mai più verremo in questo ristorante”. Sussurrò Gioia, prendendo un trancio e osservandolo mentre si frantumava in mille pezzi sul piatto.

Non essere così negativa,” mormorò l'altra, “è solo un po' liquida”.

Gioia la fulminò con un'occhiataccia. “Sembra farina col pomodoro, anzi, acqua e pomodoro con la farina. Il formaggio se lo saranno dimenticati a casa”. Sbuffò, delusa. “Avrei voluto cucinare, ma la mia coinquilina in frigo non aveva nulla, solo vegetali. Sarà una di quelle tipe costantemente a dieta”.

Dory si lasciò sfuggire un risolino, che si affrettò a dissimulare con un colpo di tosse. “Ma no, starai esagerando. Lo ha detto anche lei che non ti aspettava prima di domani mattina, quindi non lamentarti, la maleducata sei stata tu stavolta”.

Gioia mise il broncio e iniziò a giocherellare con l'impasto molliccio che si trovava nel piatto, poi scosse la testa. “Secondo me è solo una piena di sé, dovevi vederla! Ho le telecamere! Sta' attenta a non rompere il prezioso vaso di giada posto sul tavolino, vale più di te e della tua automobile”.

Questa sua vacua imitazione, però, non riuscì a coinvolgere l'amica in uno scatto d'ilarità, anzi, Dory rimase con un sopracciglio inarcato a guardarla male, segno che no, non aveva fatto ridere.

Ok, è piena di sé. Ma tu hai ventisei anni e non ti sei nemmeno soffermata a chiederle scusa del tuo arrivo in modo quantomeno adulto”. Detto questo, la rossa si scolò il suo bicchiere di birra e riprese a cercare di mangiare decentemente il cibo che aveva nel piatto, lei non era schizzinosa come Gioia.

Le ho detto che ho avuto dei problemi seri però; lei mi ha semplicemente ignorata”. Insistette, torturando con più foga la sua ordinazione, trasmettendole tutta la sua irritazione.

Dory incrociò le braccia al petto e iniziò a tamburellare le dita sulla pelle, osservandola attentamente.

Lei ti piace”. Decretò infine, ridendo quando - dopo che finalmente Gioia si era portata un pezzetto del trancio di pizza alla bocca - il cibo le finì di traverso, facendola tossire un paio di volte.

Per favore, i miei gusti sono ben altri”. Riuscì a dire tra un colpo di tosse e un altro, “lei è troppo... troppo tutto”.

Per la mia compagna di college, reginetta dei festini a luci rosse, non è mai stato troppo nulla”. Gli occhi verdi di Dory divennero assenti, mentre la sua mente tornava indietro ad anni prima, quando i party erano assicurati ogni sera e a letto non si andava mai solo per dormire, almeno per lei. Rise tra sé e sé ricordando com'era difficile stare sveglie durante le lezioni il giorno dopo aver fatto baldoria. Sarebbe stato bello rivivere quei tempi. A Gioia andavano dietro miriadi di ragazzi, e anche qualche ragazza a dirla tutta, e lei si divertiva a fare la difficile, giocando con chi le interessava.

Era un tipo a cui piacevano le sfide. Era riuscita ad affascinare molti all'accademia e chi non era ai suoi piedi, dopo una scommessa accorata, faceva quel piccolo passo fallace che la faceva vincere. Poi tutto era cambiato però, da quando Gioia aveva incontrato lui aveva smesso di giocare e si era perdutamente innamorata di quell'angelo dai capelli neri e gli occhi verdi. Per la prima volta era stata lei a cadere, tuttavia era riuscita a prendere l'oggetto dei proprio desideri e farlo suo. Avevano costruito assieme le basi di una vita matrimoniale stabile e felice, basi che però si erano rivelate corrose e per questo fragili.

Il matrimonio era finito e Gioia era rimasta con un pugno di mosche in mano.

Da allora la ragazza era cambiata.

Era sempre stata un bel tipo: lunghi capelli castani e due grandi occhi marroni da cerbiatta, curve morbide che lasciavano intravedere della pancetta e che riuscivano a far girare la testa ad ogni ragazzo a lei vicino, e una vitalità che sprizzava da ogni poro.

Di Gioia, Dory poteva dire che era adorabile. Un piccolo elfo paffuto che si lasciava amare, ma dopo il tradimento era diventata taciturna con chi non conosceva, diffidente e solitaria.

Se poteva, non passava mai le serate fuori, preferendo evitare di conoscere nuova gente e costruendo una barriera attorno al proprio mondo, fatto di scrittura e lettura. Ecco come lei passava le sue giornate. Inoltre non si poteva toccare il tasto “Alex” che la ragazza si metteva ad urlare come un'ossessa, facendo desistere chiunque dal toccare l'argomento. Non si era mai sfogata con nessuno, Gioia, e preferiva restare sola con lei, Tyler e Jonathan.

Un sorriso ferino si disegnò sulle labbra sottili di Dory: di Gioia era cambiato molto, ma quel pizzico d'orgoglio che le imponeva d'accettare ogni sfida c'era sempre, e se quella nuova tizia le piaceva, perché non scacciare chiodo con un altro chiodo?

Avrebbe dovuto fare delle ricerche su quella Alice, chiamando magari Jonathan, il suo piccolo genio informatico, non propriamente genio, ma ci sapeva fare col pc molto più di lei.
Dory preferiva pedinarla la gente, figuriamoci se si sarebbe mai adeguata alle nuove tecnologie!

Non pensarci nemmeno, Dory!”

Il tono lapidario della ragazza la stupì e si avvide dal tenere l'espressione stupefatta sul suo volto per sembrare il più innocente possibile. “Cosa ho fatto?”

Non ho intenzione d'accettare scommesse, sia chiaro”.

Dory, grandissima attrice, arrossì lievemente e si morse il labbro inferiore, coprendosi lievemente il volto con la mano. “Gioia... ho fatto quel sorriso per un'altra cosa. Ecco, vedi, io e Jonathan stasera abbiamo preparato in camera da let...”

Ferma!” Si affrettò a dire l'altra, alzando una mano per farsi dare attenzione, “non voglio sapere nulla di quello che fate tu e quello scimmione geneticamente modificato! Ma come fa a piacerti?” Il tono di Gioia era mortalmente serio, ma Dory non ci badò e assunse un'espressione mortificata.

Scusami,” borbottò incrociando le caviglie e spingendosi poco col busto in avanti per meglio vedere Gioia in viso.

Tuttavia io non stavo parlando di scommesse... ma visto che sei stata tu ad uscire l'argomento...” sussurrò, guardandosi le unghie placcate di rosa confetto.

Dory, non ti attenere a quello stupido codice”. La pregò Gioia, sbattendo un paio di volte le palpebre e portando le mani in preghiera.

Lo sguardo della rossa si affilò e divenne rovente. “Stupido? Gioia Mire, non definire stupido il nostro codice! Dal primo anno di college è diventato la nostra linea guida e lo sarà fino a quando non ci ritroveremo entrambe nella tomba!”

Gioia sospirò, rassegnata all'idea. “Forza, non farla troppo lunga e spara”.

Dory annuì soddisfatta. “Come dice l'articolo quattro, precisamente al comma tre: se una delle due socie tira in ballo la parola scommessa allora una scommessa è d'obbligo”.

Gioia arrossì lievemente, ricordando quanto stupido fosse quel contratto, ma oramai per non irritare ulteriormente la sua amica decise d'assentire ad ogni sua richiesta. Nessuno le impediva, in fondo, di non rispettarla, non erano ventiquattro ore su ventiquattro assieme e lei non poteva controllarla.

Quindi, io scommetto che tu non riuscirai a sedurre Alice di qui a... vediamo, siamo Aprile... quindi direi... Giugno”.

Gioia girò la cannuccia nel bicchiere della sua cocacola, mettendo su un broncio adorabile. “E io scommetto di riuscirci eccome, anzi, sono sicura che entro Maggio sarà ai miei piedi”.

Dory ghignò, era un accenno di un sorriso malvagio, contorto, che confuse Gioia. “Allora se tu pensi questo, come dice il codice, dovrai pagare un doppio pegno”.

Cosa?” Chiese confusa Gioia, guardandola stralunata, “sono sicura che nel codice non c'è nessuna regola su questo punto”.

Ed è qui che ti sbagli!” La interruppe vittoriosa Dory, per poi iniziare ad elencare: “Articolo sette, comma due: in caso una delle due socie non riesca a rispettare parte di quanto detto durante la stipulazione della scommessa, incorrerà in un primo pegno. Se, inoltre, la socia non dovesse riuscire a portare a conclusione l'intera scommessa dovrà pagare un secondo pegno”.

Sono abbastanza sicura che tu stia menten...”

Sul codice non si mente”. Disse convinta Dory, uscendo dalla borsa un quaderno, sotto lo sguardo sorpreso della ragazza.

Lo conservi ancora? Dopo tutti questi anni?” Sussurrò, non certo senza un po' di commozione, fingendo d'asciugarsi una lacrimuccia col dorso della mano

Certo! Inoltre, ricordi ancora qual era la prima legge?” Chiese con fare indagatore.

Certo,” rispose prontamente Gioia, come una studentessa ben preparata. “Sul codice non si mente... mai...” a queste ultime parole, però, il mondo le crollò addosso.

E la pena?” Chiese ancora Dory con sguardo severo.

In caso di trasgressione all'insaputa di una delle due parti, il trasgressore deve considerarsi un mostro doppiogiochista e deve rendersi conto di star tradendo la sua migliore amica e socia”. Borbottò, sentendosi in colpa poco dopo.

E in caso il tradito venga a conoscenza della trasgressione?”

Allora i rapporti tra i due soci cesseranno”.

Dory finì di mangiare la pizza con fare soddisfatto. Quella di Gioia era quasi del tutto intoccata ancora sul piatto e sapeva di sconfitta, mentre l'aura che circondava la ragazza era pregna di disperazione.

La rossa sorrise. “Fregata?”

Gioia annuì, con le spalle curvate e lo sguardo basso. “Sì, fregata”. Mugugnò.
  
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