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Autore: milly92    29/04/2014    4 recensioni
Stanchi delle solite storie in cui un'alunna e un professore si amano e riescono ad essere felici superando mille ostacoli? Allora questa storia fa per voi, visto che il professore in questione non sa nemmeno che la ragazza con cui ha a che fare sia una sua alunna e non ha per nulla intenzioni "serie"...
"Mi... Mi stai incoraggiando a...".
"Ad uscirci, sì".
Trudy sembra aver assimilato subito e fin troppo in fretta la notizia, in un modo che mi lascia alquanto scioccata. Sembra crederci più di me, quasi quasi. "Sai come si dice in questi casi?".
"Sei fottuta?" suggerisco, melodrammatica come sempre.
"No. "Fake it until you make it"! Fingi! Fingi fino a credere sul serio di non essere una sua alunna e il gioco è fatto, no?".
Da una parte, il discorso della mia amica ha un minimo di senso, dall'altro sono troppo spaventata perchè, per la prima volta in vita mia, rischio di iniziare un cammino caratterizzato dal proibito e ho paura di scottarmi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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18vlh
Eccomi qui, dopo due settimane, alias quattro giorni in meno rispetto l'ultimo aggiornamento xD
Miglioro sempre di più, dai!
Comunque, capitolo bello denso, pieno di ritorni, anzi,  i protagonisti sono proprio i personaggi
che non vedevamo da un po'.
Siamo ufficialmente nell'ultima parte della storia, gente, e direi che mancano sei
 capitoli più l'epilogo, più o meno.
Cercherò di aggiornare presto, perchè vorrei sul serio finire questa storia per
fine maggio, anche se la vedo dura...
Grazie a chi continua a seguire, e spero che mi farete sapere che ne pensate,
anche solo per maledirmi hahaha :D
A presto, buona lettura! <3


18.
Ventiquattro lunghe ore

29 Maggio 2011

Era una calda sera di maggio in cui, dopo aver studiato tutti insieme, io, Trudy e Dario decidemmo di cenare insieme con i rispettivi fidanzati e fidanzate, così ci eravamo trovati tutti e sei a cenare fuori al balcone, a luce di candela, mentre la signora di fronte si dilettava nell'arte dello spionaggio per scoprire cosa combinassero quelle due ventenni che spesso organizzavano serate rumorose con altri coetanei.
"Ho sentito che quelli del terzo anno del nostro corso hanno organizzato una festa di fine triennio" disse Daniela, mentre sorseggiava un bicchiere di vino super economico che avevamo trovato al supermarcato vicino casa.
"Davvero?" squittì subito Trudy, interessata.
"Ah, sì, l'ho sentito anche io, è opera dei presidenti di facoltà. Pare si siano divertiti tanto" disse Matteo, accendendo una sigaretta e ignorando le mie occhiatacce di disapprovazione.
"Ne hai già fumate due, prima" gli ricordai, impaziente.
"Amore, dai, piantala di fare la maestrina... E poi lo so che, male che vada, mi donerai uno dei tuoi polmoni" ridacchiò.
Tutti risero, tranne Dario, ma non ne fui sorpresa: non rideva mai alle pseudo battute di Matteo da quando lo conosceva.
"Comunque, spero lo facciano anche quando saremo noi al terzo anno!" continuò Daniela.
"Voglio vedervi, al terzo anno" disse invece Davide, guardandoci con aria di sfida. "Non avrete nemmeno il tempo di respirare".
"Scemo, non guastarci la festa! E poi, che ti credi, anche se non siamo ad Ingegneria Informatica comunque il primo anno è tosto..." esclamò Trudy.
"Respirare o meno, sarebbe carino. Avremo ventidue anni, chissà come saranno le nostre vite" mormorai, pensierosa.
"Chissà se voi coppiette sarete ancora insieme come me e Davide!" disse la mia coinquilina, ridendo.
"Eh? Perchè, non potrete lasciarvi anche voi, scusate?" domandò Daniela, con tanto di linguaccia non proprio matura.
"No, Daniela, se c'è una certezza al mondo, è che Davide e Trudy invecchieranno insieme" dissi, sincera, guadagnandomi un bacio da parte della mia amica e un sorriso da parte del suo ragazzo.
Ah, se solo avessimo avuto una sfera di cristallo per sapere come sarebbero state le cose due anni dopo...


*°*°*°

"Devo dirti delle cose importanti che non sai. Vediamoci domani pomeriggio al parco vicino casa mia alle diciotto".

Rapidamente, scrivo l'sms e lo invio, in modo da non avere ripensamenti e cambi di idee.
Nel frattempo, un cliente mi chiede una Heineken e obbedisco dopo aver verificato che sia in possesso dello scontrino, mentre, al mio fianco, seduta dietro al bancone, Trudy osserva la scena con aria distratta.
Ho deciso di portarla con me a lavoro per il turno serale per non lasciarla sola, dopo che le ho imposto di vestirsi e venire con me a seguire le lezioni.
"Ok, può rimanere, basta che faccia danni" è stato il commento del signor Giacomo quando mi sono presentata a lavoro con un'ospite, e poi il fatto che sia mercoledì e che non ci siano chissà quanti clienti aiuta molto.
"Abbiamo superato la prova di letteratura inglese, la prof si è decisa a mettere i risultati dopo quasi un mese" bofonchia la mia amica, con il cellulare in mano.
Mi volto, ricordando che oggi la professoressa a lezione si sia scusata per il ritardo con cui ha iniziato a correggere le prove e ci ha assicurato che avrebbe postato i risultati sulla sua pagina personale in serata.
"Evvai!" esclamo, fiondandomi a guardare il display del suo telefono. "Venticinque, bene! E tu hai preso ventisette, wow! Bravissima!" esclamo, entusiasta, abbracciandola. "Ora con l'orale puoi perfettamente arrivare al trenta!".
"Non penso proprio, non ho la testa di studiare, ora".
"Trudy...".
"C'è un cliente" dice, indicando un uomo dall'altra parte del bancone, così, di malavoglia, sono costretta a voltarmi e a prendere l'ordinazione.
Cinque minuti dopo, dopo aver salutato il cliente, torno da Trudy, che è ancora presa dal telefono.
"Dario mi ha mandato un sms in cui mi chiede il colore del tuo vestito per la festa, vuole comprare la cravatta coordinata" dice.
Deglutisco, senza sapere cosa dire visti gli strani atteggiamenti che ci sono stati tra di noi dopo che, due giorni fa, ho accettato di andare con lui alla festa di fine triennio. Ci comportiamo come sempre, solo in maniera più garbata e senza le nostre solite frecciatine, e in più non abbiamo idea della situazione in cui ci troviamo: cosa rappresenta la festa? Un semplice party, un appuntamento? La sola idea mi fa girare la testa.
"Rispondi che non sarà un ballo di fine anno americano e che potrà vestirsi come vuole" mormoro, evasiva come non mai.
Trudy prima fa una smorfia, poi scrive qualcosa e torna a fissarmi.
"Gli ho scritto di chiederlo a te" spiega. "Non ho tempo per i vostri drammi...".
"Drammi?" domando, con una risata forzata.
"Sì. Non siete più migliori amici, e non volete ammetterlo. Avete speso qualche settimana sotto lo stesso tetto, e vi siete allontanati in un modo che al ritorno vi ha fatti avvicinare ed è chiaro che ci siano sentimenti tra voi, ma tu sei frenata dall'aver omesso parti fondamentali della tua vita sessuale e lui lo è dalla paura di perderti. Ora andrete ad una festa insieme e non sapete con quale ruolo. Se non è un dramma questo...".
"Trudy, piantala, io...".
"Ciao, Lena".
Trudy sgrana gli occhi come se avesse visto un fantasma, mentre io, udendo quella voce dopo un mese, mi immobilizzo, per poi trovare a stento il coraggio di voltarmi e replicare il saluto.
Leo se ne sta dall'altra parte del bancone, appoggiato con le braccia ad esso, e mi guarda con una strana aria, tra l'imbarazzato e il deluso.
Eccoci qui, nel luogo in cui ci siamo conosciuti più di due mesi fa, faccia a faccia ma con un mare di cose non dette.
- Per fortuna che Trudy scelse di seguire un altro lettore con te, altrimenti ora non gli ci vorrebbe molto per insospettirsi - mormora quella stronza della vocina nella mia testa.
"Leo! Leo, ciao, come stai?" domando stupidamente, visto che l'ultima volta che ci siamo sentiti lui mi ha chiesto una mano ed io l'ho ignorato.
"Puoi prenderti cinque minuti di pausa?" chiede invece, ignorando la mia domanda.
"Io... Sì, Trudy, sostituiscimi tu" dico frettolosamente, totalmente in panico, mentre la mia amica ha una faccia in stile "OMG".
Faccio segno a Leo di seguirmi e lo conduco nel privè del locale, in modo da stare lontano da occhi indiscreti.
"Leo, scusami, so di essere stata una stronza ma...".
Mi blocca, poggiando un dito sulla mia bocca con fare che non posso non negare sia comunque decisamente sexy.
"Ora so che sei human anche tu, eri troppo... Gentle. Non sono qui per rimproverarti! Volevo dirti che la settimana prossima parto, torno in America, il mio contratto è scaduto visto che era per un solo semestre. Volevo salutarti e dirti che mi dispiace che ultimamente non ci siamo visti" spiega, prendendo la mia mano destra e stringendola tra le sue.
Deglutisco, un po' a disagio. Dovrei essere dispiaciuta per la sua partenza, ma una parte di me è felice di non averlo più nella stessa università, memore del quasi accaduto di due giorni fa.
"Mi dispiace essermi allontanata, ma ne sono successe tante e... Non so più cosa voglio, ormai, sono un po' incasinata e immagino lo sia anche tu" dichiaro, per poi sentirmi improvvisamente dispiaciuta a dispetto della mia sensazione di pochi secondi fa.
Nonostante tutto, Leo si è sempre comportato bene con me, mi ha aiutato tanto nell'essere più sicura di me, ed io l'ho ignorato dopo aver raggiunto il mio "scopo".
"Lena, avevo bisogno solo di un'amica ma ormai è andata".
Abbasso lo sguardo, colpevole, ma lui solleva il mio volto con una mano, in modo da farmi trovare faccia a faccia con lui.
"Germana -si chiama così la ragazza di cui ti ho parlato - tornerà da me, prima o poi, ne sono sicuro! Volevo solo salutarti e basta, non farti pesare nulla. E' stato bello conoscerti".
"Anche per me, Leo, grazie di tutto. Semmai verrò in California, ti contatterò" dico, giusto per farfugliare qualcosa.
"Lo spero, ma non ci conto visto che ora che vivevamo nella stessa city non mi hai degnato di una chiamata" ironizza, facendomi ridere.
"Hai ragione. Sono stata cattiva" rido a mia volta, felice che l'atmosfera si sia alleggerita.
Fa un cenno positivo, e poi, non so come, mi ritrovo schiacciata contro il muro del privè, con una mano sui fianchi.
"You're a bad girl" sussurra contro il mio orecchio, e, senza alcun preavviso, preme le sue labbra sulle mie con forza, baciandomi con un impeto che non ha nulla a che fare con il romanticismo.
Stupita e decisamente colpita, lo allontano, confusa al massimo da quel gesto così al di fuori dalle sue precedenti parole amichevoli.
"Scusa, scusa, se nomino Germana inizio a fare lo stronzo per essere stato rifiutato, tu non c'entri" dice, portandosi una mano alla bocca come per eliminare il gesto appena compiuto. "Sono a pezzi" dice per confermare il tutto.
"Leo, è ok, è stato un bacio di addio, ma... Magari prima di partire prova a riparlare con lei" provo a convincerlo.
E' improvvisamente rabbuiato, triste, lo vedo sospirare amaramente e poi rialza lo sguardo in mia direzione.
"Ci provo da un bel po', ma nulla. Comunque... Ciao, Lena, se vuoi passa per un coffee prima del ventisette maggio" dice semplicemente, porgendomi la mano in in un modo che lo rende buffo come non mai perchè lo fa sembrare uno di quei bambini troppo cresciuti e tristi che si vedono nei cartoni animati.
"Certo" rispondo, per poi abbracciarlo per qualche secondo e sorridendogli.
"Bye" mi saluta, mandandomi un bacio e uscendo dal privè.
"Bye bye" replico, senza smettere di sorridere con cordialità, per poi tornare dietro al bancone, per scoprire che, per fortuna, non mi sono persa nessun cliente.



"Ti giuro che l'immagine della scena in cui Leo ti chiama "bad girl" e ti bacia mi ha aiutato a distrarmi, nelle ultime dodici ore. Ho riso tanto" dichiara Trudy, sorridendo in maniera abbastanza sincera e spontanea come non accadeva da giorni.
"Oh, beh, almeno è servito a qualcosa. Di sicuro Germana non riderà quando lo saprà" osservo, mentre mi siedo di fronte a lei dietro uno dei tavolini del bar dell'università.
"Perchè glielo dici? Fà sempre la stronza, con te".
"Non tollererei avere ulteriori segreti, e poi mentire significherebbe che mi è piaciuto, mentre...".
"Mentre?".
"Avrei voluto che fossero state altre labbra, a baciarmi" ammetto, non riuscendo a non arrossire, sussurrando come una dodicenne.
Trudy sorride dolcemente e mi accarezza un braccio con gentilezza.
"Se non avessi altro per la testa, starei urlando come la peggiore fangirl del mondo!" esclama, battendo le mani.
"Ma no! Cioè... Trudy, abbiamo vissuto insieme, siamo stati a stretto contatto, ho paura che sia solo un abbaglio, un momento di confusione".
"Un momento di confusione che dura da settimane?" osserva lei, mettendo lo zucchero nel suo bicchierino di plastica contenente il caffè.
"Può darsi".
Fà un verso scettico, mentre strappa la bustina di zucchero per versarla nel suo caffè, ed io la imito, godendomi uno dei momenti "sacri" della giornata, alias il primo caffè, che mi aiuta a svegliarmi e a sentirmi meno assonnata e stanca.
Lo sorseggio come se fosse una bibita prelibata, e quando ho finito mi alzo per andare a gettare il bicchiere di plastica nel rispettivo contenitore dell'immondizia, salvo poi rimanere bloccata nel momento in cui una figura agile e magra mi si avvicina, salutandomi con eccessivo garbo.
Stralunata, e anche infastidita, mi ritrovo di fronte a Matteo dopo un mese di lontananza, in seguito alla litigata che ha definitivamente messo fine al nostro rapporto.
"Lena, ciao! Come stai? Sapevo fossi a Caserta per il tirocinio e...".
"Sono tornata" replico brevemente, per poi fare per tornare al tavolo dalla mia amica, solo che mi trattiene per un braccio con decisione.
Infastidita, lo strattono in modo da avere il braccio libero, e lo guardo decisamente male. "Che c'è?".
Vedendomi così poco ben disposta nei suoi confronti, alza gli occhi al cielo - come se quella strana fossi io - e fa un sorrisino di scherno.
"Per favore, piantala, sono passati secoli e...".
"Matteo, ti conosco, torni da me solo quando vuoi qualcosa" replico freddamente, non potendone più del suo entrare e uscire dalla mia vita a piacimento, anche perchè, ora come non mai, sono certa di non voler più nulla a che vedere con lui.
"E va bene. Vieni con me alla festa di fine triennio, ti farò capire che insieme siamo perfetti" dichiara, alquanto convinto della sua esclamazione.
Senza riuscire a trattenere una risata, stupendo anche me stessa, scuoto il capo con decisione e lo guardo con aria di superiorità. "Perfetti, noi? Io che ti muoio dietro e tu che mi tradisci? Questo è il tuo concetto di perfezione?" sbotto, alquanto nauseata dal barbaro coraggio di quell'idiota senza cervello che risulta essere il mio ex. "E comunque ci vado già con qualcuno" aggiungo.
"Ah sì? E con chi?".
"Con Dario".
Matteo sbianca, incredulo, evidentemente colpito.
"Ecco cos'è, si vede che pensi a un altro e ciò ti distrae da me" replica, con la testa bassa e il tono indignato di chi è stato tradito sul serio.
Non potendone più del suo comportamento assurdo e senza senso, non riesco a fare altro che fissarlo negli occhi e dire: "Tu sei pazzo. Tra noi è finita, l'hai voluto tu, mi hai tradito, e ora sono libera di fare ciò che voglio. Non osare più pronunciare parole così sciocche e cretine che non sarò più buona come ora e ti schiaffeggerò senza scrupoli perchè è ciò che ti meriti. Ti ho amato ma ora non più, quindi trovati qualcun'altra da infastidire". Scandisco il tutto con estrema calma, con, al contrario, gli occhi che, se potessero, emanerebbero scintille infuocate e pericolose.
Totalmente impietrito, umiliato e ferito, Matteo non replica e si allontana con la testa bassa, lasciandomi un po' stranita, ma decisamente soddisfatta per la durezza delle parole che gli ho rivolto.
Quando mi giro, pronta per tornare da Trudy, noto che Daniela, alias l'ex di Dario, ha assistito alla scena con le braccia incrociate, e mi fissa come se fossi il male in persona.
Ricambio lo sguardo, e la vedo avvicinarsi pericolosamente a me, sentendo che per oggi la pace non sarà dalla mia parte.
"Congratulazioni, a quanto pare, dopo un anno, tu e Dario siete usciti allo scoperto" mormora, falsamente compiaciuta.
In un lampo, rivedo davanti a me tutti gli avvenimenti dello scorso luglio: Dario che rompe con Daniela, la quale sostiene che l'abbia mollato perchè i suoi pensieri siano rivolti a me...
"No, Daniela! Che usciti allo scoperto! Andiamo insieme a una festa ma non significa nulla..." esclamo, presa dal panico.
Come potrei mai spiegarle che non so nemmeno io in che cacchio di situazione ci troviamo io e il suo ex?
Ride sarcasticamente, annuendo con falsa convinzione. "Certo, certo. Povera Lena, il suo ragazzo la molla, la tradisce, eppure lei non si fa scrupoli a fare lo stesso con i ragazzi delle altre!".
Si passa una mano tra i corti capelli castani e quasi mi sbuffa in faccia, inonandomi con il suo alito che sa di fumo eccessivo.
"Tra me e Dario non c'è mai stato nulla!" mi difendo.
"Provamelo".
Senza sapere cosa dire o fare, sputo la prima frase che penso, senza rifletterci per nemmeno un misero instante.
"Vacci tu alla festa con lui, così capirai che non era un'affare di stato e che non c'è mai stato nulla!" dico, mentre una parte di me mi maledice all'istante.
Al contrario delle mie previsioni, Daniela spalanca gli occhi e, senza farselo ripetere due volte, annuisce subito. Sembra decisamente entusiasta da quella prospettiva, tanto da sorridere improvvisamente. "Guarda che ci conto, diglielo".
"Io... Sì, certo".
"Se non lo farai mi darai modo di pensare che avevo ragione e...".
"Ho capito Daniela, ho capito!" esclamo, esasperata.
Senza aggiungere altro, e puntandomi contro pollice e indice dopo averli puntati contro i suoi occhi come a dire "Ti tengo d'occhio", si allontana, soddisfatta come non mai.
Ho a stento il tempo di tornare al mio tavolo che vedo una trionfante Germana sorpassarmi e scendere le scale che conducono all'aula in cui avremo lezione e, ovviamente, la cosa mi puzza alquanto.



Subito dopo la lezione di Letteratura Tedesca, nel cortile dell'università, mi ritrovo davanti ad uno spettacolo così pietoso che preferirei potermi strappare le pupille dagli occhi con una sola mossa.
Trudy mi appoggia una mano sulla spalla, per supportarmi, ed io sbuffo, desiderando di sprofondare e non farmi vedere più in giro.
Seduti su una panchina, da soli, ci sono Germana e Dario che chiacchierano come se fossero sempre stati in ottimi rapporti, e lei ogni tanto gli sussurra qualcosa all'orecchio con fare da civetta, mentre appoggia la mano sul suo petto.
Sento uno strano calore al petto, mista ad una voglia di avvicinarmi e spararli entrambi nel più crudele dei modi.
Obbedisco solo ad uno di questi comandi: li raggiungo, rinnovando i saluti, come se non ci fossimo già visti a lezione.
"Lena! Ehi, lo sai che a quanto pare dovrò andare alla festa di fine triennio con la mia ex perchè la ragazza a cui l'avevo chiesto non ha avuto il coraggio di mandarla a quel paese?" dice, improvvisamente sfacciato come l'ho visto solo quando aveva a che fare con Chiara.
Sospiro, passandomi una mano tra i capelli mentre guardo una gongolante Germana.
"Grazie per aggiornare Dario in tempo reale, cara" la prendo in giro, sottolineando l'ultima parola. "Ero venuta a dirtelo proprio ora" gli spiego, infervorata come non mai. "Posso capire Daniela, mi sono sentita anche io come lei e...".
"Ti faceva schifo l'idea di parlarne prima con me?" chiede Dario, accalorato come non mai. "Credevo che dopo il mio invito, le cose tra noi fossero diverse".
"Diverse? Ma se non mi hai detto nulla, cioè, non mi hai detto con quale ruolo sarei andata alla festa con te, se come semplice migliore amica o...".
Ovviamente, lui arrossisce di brutto, in evidente difficoltà, mentre Germana se la gode un mondo.
"Dovresti cacciare un po' le palle, Dario, e non lo dico solo perchè al momento sto scazzata e odio la stupidità di voi maschi" s'intromette Trudy, stranamente appropriata nel suo essere inappropriata.
Confermo queste parole con un'occhiata significativa e odio non poter dire altro, visto che Germana è in una posizione superiore: conosce i miei segreti e può smerdarmi in qualsiasi istante.
"Trudy, non sono affari tuoi" sbotta Dario.
"Mi ricorderò di risponderti la stessa cosa quando mi verrai vicino a chiedermi cosa sia successo tra me e Davide" replica freddamente lei, ferita.
"Basta!" li interrompo, non riuscendo a vederli litigare a causa mia.
"Basta lo dico io" dice Dario, alzandosi, mentre Germana lo imita.
"Dario...".
"Ho bisogno di sbollire. Mi capiresti se ti obbligassi ad andare ad una festa con Matteo, no?" dice semplicemente, allontanandosi senza salutare e lasciandomi così, immobile, con al fianco solo Trudy che non sa cosa dire proprio come me.


"Stasera probabilmente farò sesso con Dario, stiamo in giro da oggi, non è male. Ovviamente, ti tengo in pugno, osa dire qualcosa e ti smerderò. Ah, e lo confermo: lo faccio perchè ti odio a morte da quando ho saputo di te e Leo... Magari così ti ripagherò con la stessa moneta".

Sono stanca di provare paura, dolore e tanto altro nello stesso istante.
Mi ritrovo da sola a casa, visto che Trudy è stata obbligata da Marina e Lucia ad uscire per fare shopping con loro, e mi ritrovo a pensare di essere sola anche nei fatti, visto che tutti coloro che mi sono sempre stati vicini hanno altro per la testa o si sono semplicemente allontanati.
Dario andrà sul serio con Germana?
Non capisco tutto questo astio di lei nei miei confronti, visto che sa da settimane di me e Leo... E meno male che non sa del bacio di ieri! Cosa avrebbe combinato, altrimenti?
E poi, per la prima vera volta, una domanda mi affligge: Dario prova qualcosa per me?
Per alcuni sembra chiaro, ormai, ma io non riesco a trovare una risposta anche perchè non so bene come mi sento nei suoi confronti, dopo tanti anni di amicizia.
Rileggo l'sms di Germana, sempre più nauseata, e senza pensarci due volte, scrivo a mia volta un sms.

"Ci ho pensato e sono pronta per quel caffè e farmi perdonare. Sei a casa?".

E' ovvio che quando la mente è sovraccarica di emozioni, pensieri e problemi, tendiamo a fare cose stupide, ed io ne sono sempre di più la prova vivente.
Ma se sto sbagliando, perchè c'è sempre qualcuno che mi sostiene, che è dalla mia parte?

"Sure. Ti aspetto" mi viene risposto.
Così, rapidamente, dopo aver guardato per l'ultima volta il messaggio di Germana, mi faccio una doccia e indosso i primi vestiti che trovo nell'armadio, diretta verso una meta che snobbavo da settimane: casa Scott.


La facilità e l'allegria con cui mi accoglie Leo ogni volta mi lascia sempre più spiazzata, perchè devo riconoscergli una certa galanteria nonostante sia già riuscito nell'intento di portarmi a letto.
Casa sua è sempre la stessa, solo un po' più disordinata visto l'imminente partenza, e ritrovarmi nel suo soggiorno, sul famoso divano del primo bacio, mi fa sempre uno strano effetto, perchè mi ricorda quanto io sia apparentemente cambiata in soli due mesi.
"Mi sento una stupida, vengo da te sempre quando ho giganteschi problemi e mi sento sola. Dimmelo che mi odi" confesso dopo la prima mezz'ora di chiacchiere generali.
Dal canto suo, Leo sorride con quel suo solito modo che lo farebbe sembrare innocente anche se colto in flagrante nel luogo del reato, e scuote il capo con un cenno di dinego.
"No, mi piace quando vieni a trovarmi, con te non sono mai... Bored!" rivela. "E poi, sono incassinato anche io, quindi ti capisco".
"Non voglio annoiarti con i miei problemi, facciamoci solo compagnia per un po'" propongo, scrollando le spalle.
"E se non voglio farti compagnia?" domanda, avvicinandosi un po' di più a me.
"Me ne vado" sintetizzo.
"Stavo scherzando. Puoi stare qui quanto vuoi".
"Non ti capisco, Leo" ammetto, decisamente confusa.
"Perchè?".
"Perchè sei troppo... Gentile, ecco! Ti sto chiaramente dicendo che ho deciso di venire qui perchè mi sento sola, perchè non ho altra compagnia e tu...".
"Mi piace proprio perchè me lo hai detto, senza nasconderlo" ammette.
Distolgo lo sguardo, sentendomi bugiarda più che mai, e vengo salvata dalla scusa di aver ricevuto un sms.

"Abbiamo appena pomiciato su da lui... Sembrava parecchio, come dire, interessato".

Germana, ovviamente. L'idea di lei e Dario che pomiciano nella sua stanza mi manda decisamente in tilt, e non so come riesco a riporre il telefono in borsa come se nulla fosse e a tornare a guardare Leo.
"Allora... Va bene" dico solo, sentendo la gola secca, senza sapere cos'altro dire.
Anche lui sembra a corto di idee circa la conversazione, poi, come se nulla fosse, torna a sorridere.
"E' stato bello baciarti per l'ultima volta ieri, al bar" dice, avvicinandosi ancora di più. Vedendo che non replico, sorride maliziosamente, sfiorandomi una guancia.
"Perchè era l'ultima volta, vero, Lena?" domanda, questa volta sussurrando contro il mio orecchio con un tono decisamente basso ma altrettanto sensuale.
"Leo, se lo sai, perchè me lo chiedi?" rispondo.
"Perchè io sono solo, tu sei sola, possiamo farci compagnia come ai vecchi tempi, se vuoi".
Mi scosto un po', guardandolo negli occhi. "Ami qualcuno, Leo, e anche io penso di provare qualcosa per qualcuno, anche se probabilmente ora si stà dando da fare con un'altra" gli ricordo.
- Leo ama Germana ma ciò non gli impedisce di fare lo stupido con me, quindi, anche nel remoto caso in cui Dario sia interessato a me, cosa gli impedisce di andare a letto con Germana? - mi dice la vocina nella mia testa, facendomi arrabbiare ancora di più al pensiero di quei due insieme.
"Anche quando ci siamo conosciuti pensavi al tuo ex, eppure ciò non ti ha impedito di venire a letto con me. Sono nella stessa situazione, ora" mi ricorda, lasciandomi un lento e sensuale bacio sul collo.
"Leo...".
"E a quanto pare la tua nuova fiamma ora è con un'altra" aggiunge.
"Leo, senti...".
"Non so come si può fare, sei fantastica, ho pensato tanto della notte che abbiamo trascorso insieme" torna a sussurrarmi nell'orecchio, facendo ruggire la ragazza offesa e decisamente confusa e bisognosa di attenzioni che regna in me da mesi.
Ed è proprio a causa sua che mi ritrovo ad essere baciata da Leo per l'ennesima volta, come se lui non aspettasse altro da mesi e mesi.
Si lascia andare ad un bacio decisamente passionale, voluttuoso, e sento improvvisamente le sue mani sotto il leggero top azzurro che indosso.
Fisicamente, non posso negare di sentirmi attratta da lui, perchè rimane un uomo decisamente affascinante dai modi alquanto persuasivi, ma una parte della mia testa non fa altro che chiedermi se sia giusto e opportuno commettere un nuovo errore da aggiungere alla lista degli ultimi mesi.
- Ma Dario è con Germana, e lei lo sta facendo per fartela pagare! Non devi soffrire solo tu, fai soffrire anche lei! - penso, proprio mentre Leo inizia a sfiorarmi il seno.
Presa da queste parole, mi decido a rispondere al bacio, assaporando la vaga illusione di essere di nuovo calcolata e desiderata da qualcuno, e così sbottono la sua camicia.
Ho così tanto la sua approvazione che, eccitato, mi schiaccia sotto il suo peso e mi fa stendere sul divano, mentre mi priva a sua volta del top.
Sapendo quanto mi piaccia, lascia una scia di baci desiderosi dal collo al seno, borbottando parole che non recepisco.
Mi sfila anche la gonna, lasciando qualche bacio ai bordi degli slip, e quando fa per divaricarmi un più le gambe, lo guardo e rimango stupita dalla visione del suo volto, come se non fosse giusto essere lì, in quel posto, in quella situazione.
Per qualche istante, presa da un'improvvisa eccitazione, ho pensato che al suo posto ci fosse un altro, e quasi me ne ero convinta.
Ragion per cui mi scosto, mettendomi a sedere, tra la sua confusione e il mio senso di colpa.
"Non posso, pensavo a un altro" rivelo, indossando subito i miei indumenti come una furia, alzandomi con rapidità e sentendo quasi la testa che mi gira.
Scioccato da quel repentino comportamento, anche Leo si alza, fissandomi come per studiare quella reazione strana.
"Anche io penso di un'altra ma...".
"Sei bello e sexy, Leo, troverai qualcun'altra con cui... Distrarti" mormoro, riuscendo, stranamente, a sostenere il suo sguardo e provando ad essere più decisa che mai.
Lui sospira, scompigliandosi i capelli con aria da uomo vissuto, e poi sorride amaramente.
"Deve piacerti tanto questo ragazzo, è fortunato" osserva.
"Leo, è che non posso permettermi altri casini e... Nessuno dei miei amici sa che ho avuto una storia con te, cioè, tutti sanno che non sono stata con nessun'altro dopo il mio ex e...".
"Non devi giustificarti con me" m'interrompe, serio più che mai. "E' stato bello rivederti. E ti confesso che... I love your boobs!" aggiunge, ridacchiando, come per distogliere la serietà dalla conversazione.
"In italiano si chiamano tette" dico ironicamente, senza sapere cosa dire, imbarazzata.
"Ok. Amo le tue tette" ripete, per poi fiondarmisi addosso e abbracciandomi con una stretta ferrea. "I'll miss you" sussurra.
Comprendo quanto sia sincero dal fatto che me l'abbia detto nella sua lingua madre, perchè a quanto pare quando è sconvolto per qualcosa non pensa a tradurre le parole, come quando mi scrisse di com'era andata con Germana.
Sentendo una stretta al cuore, causata dal mio non riuscire ad essere onesta con lui nonostante sia probabilmente l'ultima volta in cui ci vediamo, sospiro e gli accarezzo la schiena, stringendolo a me.
"I'll miss you too" replico, per poi lasciargli un bacio sulla guancia quando ci separiamo. "E, comunque, continua a provarci con quella ragazza, fidati".
Annuisce mestamente, mentre mi guarda raccogliere la borsa e avvicinarmi alla porta.
"Ciao, Leo" sussurro, sentendo un groppo in gola, totalmente in contrasto con il sollievo provato ieri.
"Ciao, Lena. Sono felice di averti fermato, quella sera al bar".
"Ed io sono felice di aver ceduto, alla fine" replico, lasciando che ora sia lui a baciarmi una guancia per salutarmi. "Tienimi aggiornata riguardo quella ragazza!".
"Certo, ma solo se uscirai con me se finirà male" ironizza.
Annuisco, ridendo, e, mentre esco sul pianerottolo e inizio a scendere i gradini, lo vedo che aspetta che io sparisca dalla sua visuale con la porta aperta, con uno sguardo che vale come ultimo addio.



Notando che sono quasi le diciotto, mi dirigo spedita verso il parco vicino casa, ringraziando mentalmente la mia memoria che, nonostante i mille casini, riesce quasi sempre a non dimenticare nessun impegno preso.
Mi siedo su una panchina vicino l'entrata, controllando per l'ennesima volta di avere gli abiti infilati nel verso giusto vista la fretta con cui li ho indossati, e provo a concentrarmi solo su ciò che ho da dire al diretto interessato che ho contattato ieri.
Strano quanto sia facile isolare la mente quando provi a non pensare a ciò che ti affligge e divide la tua coscienza in due...
Fortunatamente, nel giro di pochi minuti, vedo la figura del sempre preciso e rigoroso uomo che sto aspettando, e gli faccio cenno con la mano, in modo da farmi notare  e farmi raggiungere.
"Scusami per il poco preavviso con cui ti ho chiesto di vederci" mormoro, sperando che vada tutto per il meglio.
"No, tranquilla, immaginavo che ci saremmo visti prima o poi" replica Davide, scrollando le spalle.
Sembra più pallido e dimagrito, e la cosa non dona affatto alla sua carnagione già chiara e il suo essere decisamente poco in carne e robusto.
"Innanzitutto, voglio dirti che non è mia intenzione intromettermi...".
"E allora perchè siamo qui?" chiede, amaramente ironico, fissando dinanzi a sè una serie di bambini che giocano con un pallone azzurro e nero.
Sospiro pazientemente, visto che mi aspettavo una frase simile.
"Perchè adoro Trudy, le voglio un mondo di bene e so che siete fatti l'uno per l'altra".
"Sai cosa si fa quando si è fatti l'uno per l'altra? Ci si sposa" replica duramente, ferito.
"Sì, ma non subito! Siamo negli anni duemila, Davide, non ci si sposa più subito e...".
"Lena, non sono affari tuoi". Brusco come non mai, Davide si alza, maleducato come non l'ho mai visto prima d'ora.
"Lo so, e so anche di non avere una relazione duratura come prova del fatto che io possa anche minimamente avere ragione ma pensa solo al fatto che Trudy abbia dovuto passare la sua adolescenza sotto il trauma del divorzio dei genitori! Ha lavorato con la mamma, badato ai fratelli, mentre le sue coetanee uscivano per andare ad ubriacarsi! Ha visto sua madre soffrire di nascosto, senza mai dirglielo, e ha odiato suo padre per questo! Non pensi che proprio per questo voglia fare un passo così grande dopo averci ragionato per bene, con calma, magari dopo aver trovato un buon lavoro per non far passare ai suoi figli ciò che ha vissuto lei?" dico accalorata, senza riuscire a fermare il flusso di parole che provengono dritte dal cuore.
Quando mi fermo, noto che Davide è senza parole, un po' perplesso, tanto che apre la bocca e poi la richiude, cosa che non gli ho mai visto fare.
"Lei ti ama sul serio, e lo sai, ma ha solo ventitrè anni, e se non ti avesse amato non avrebbe accettato di venire a Torino con te e di cambiare casa, università e città" aggiungo.
"Io...".
"Davide, per favore, ripensaci e contattala. Lei non sa che sono qui, mi ammazzerebbe, e lo sai".
Come se gli costasse una fatica immensa, Davide continua a tacere e poi sospira.
"Prenderò in considerazione ciò che hai detto" si limita a dire infine.
"Lo sai che ti presserò finchè non ti farai vivo, vero?" gli faccio presente, dandogli un pugno amichevole sulla spalla.
Annuisce con un sorriso mesto, poi, senza dire altro, mi saluta e se ne va, immerso nei suoi pensieri, lasciandomi con la speranza di aver combinato almeno una cosa buona nelle ultime ventiquattro ore.




  
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