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Autore: Letz    29/04/2014    2 recensioni
Grantaire non è esattamente quello che si definirebbe un ragazzo facile. I suoi zii, decisamente esasperati dai suoi comportamenti da ribelle, decidono di mandarlo a studiare al prestigioso collegio Valjean nella speranza che un po' di disciplina riesca a raddrizzarlo. Ce la farà Grantaire a sopravvivere all'anno scolastico? Ma soprattutto, riuscirà a sopravvivere ai suoi assurdi compagni di scuola che lo obbligheranno a unirsi al club di teatro e a recitare in "Romeo e Giulietta"?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Odio le camicie, mi fanno sembrare un pinguino”, si lagnò Grantaire infilandosi due dita nel colletto.
“I pinguini sono animali adorabili”, si limitò ad osservare Enjolras ignorando lo sguardo di odio del suo ragazzo. “E poi stai benissimo vestito così. Quella camicia sta molto meglio addosso a te che a Courf”.
“È tutto inutile, non basterà una camicia per piacere ai tuoi. Insomma io non piaccio ai genitori. Io sono la classica persona che fa dire ad un padre “figliolo, non diventare mai così”. Io…”. Grantaire iniziava a sentirsi il cervello vuoto. Il treno era quasi arrivato a Mentone e lui iniziava ad avvertire una preoccupante ondata di panico corredata da altri sintomi quali mani sudate – in realtà tutto il suo corpo era completamente fradicio, maledetta camicia - bocca secca e respiro affannoso. Enjolras era sembrato sicuro del loro rapporto, ma quale persona di buon senso si farebbe diseredare pur di rimanere con uno spostato come lui?
“Io ti adoro, quindi anche loro saranno obbligarti a trovarti favoloso”, lo rassicurò Enjolras stringendogli forte la mano. “E poi anche per Eponine e Cosette è la prima volta a casa mia, ma non mi sembrano così nervose”.
Grantaire non avrebbe mai finito di stupirsi per quello che usciva dalla bocca di Enjolras, che era decisamente la persona più stupidamente intelligente che avesse mai conosciuto. Il suo QI probabilmente era quello di un cervellone, ma quanto a relazioni sociali e sentimenti Enjolras era un ritardato.
“Forse perché non stanno conoscendo i genitori del proprio ragazzo? Ragazzo allergico alle relazioni, che in diciannove anni di vita non ha mai portato a casa nessuna fidanzata. Ragazzo che dal giorno alla notte ha fatto coming out con la famiglia dicendo “se le cose non vi stanno bene posso anche andarmene di casa”. Sì, qualcosa mi dice che Cosette ed Eponine non sono nervose perché loro non saranno giudicate, osservate e criticate dai genitori dell’amore della loro vita”.
“Quindi sono l’amore della tua vita?”, fece le fusa Enjolras strusciandoglisi addosso.
“Mi pareva che non fosse quello il punto. Inutile ormai preoccuparsi. Siamo arrivati”, disse Grantaire osservando con orrore il cartello che indicava la stazione di Mentone.
 
~
 
La casa era enorme. Ovviamente non avrebbe dovuto esserne troppo stupito, visto che tra tutti gli Amis quello più fornito di denaro era sicuramente Enjolras. Ma Grantaire non poteva comunque credere che qualcuno potesse spendere così tanti soldi per una casa al mare. La loro casa di Parigi sarebbe probabilmente stata grande come Versailles. Bossuet gli aveva distrattamente detto che se fosse stato troppo freddo per fare il bagno in mare – dopotutto era solo la metà di aprile – sarebbero stati nella piscina riscaldata della villa. A quel punto Joly era intervenuto per lamentarsi della sua terribile allergia al cloro. “Fortuna che l’idromassaggio di Enj non è pieno di quella robaccia”. Piscina privata, idromassaggio, palestra – questo lo aveva saputo da Courf – e un giardino enorme, parte tenuto all’inglese, parte all’italiana – lo aveva detto Jehan, che adorava scrivere in mezzo a tutto quel verde. Grantaire ora era semplicemente terrorizzato.
Eponine gli tirò una gomitata. “Ti sei sistemato per la vita R. Potrai fare il mantenuto a spese del tuo principe azzurro”.
Grantaire la spinse via con malagrazia. “Sei un’idiota ‘Ponine”. Era decisamente nervoso, e non aveva tempo per le battute salaci della sua migliore amica. Doveva concentrarsi sull’obiettivo: essere quanto più falso possibile e convincere i genitori di Enjolras di essere il fidanzato perfetto, e non l’assoluto disastro che era.
Cherie, eccoti qui. Vi aspettavamo almeno mezz’ora fa”. La voce era decisamente argentina e trillante. Incredibile a dirsi, persino più cinguettante di quella di Jehan. Praticamente degli ultrasuoni.
La visione dei genitori di Enjolras che li aspettavano sulla porta ebbe il potere di fargli cedere le ginocchia. Dal padre Enjolras aveva ereditato il naso greco e la mascella decisa, nonché la serietà nello sguardo. Gli occhi e i capelli però li aveva presi dalla madre, un celeste che sfumava nel fiordaliso e un biondo grano che molte ragazze avrebbero invidiato. Entrambi vestivano con eleganza, completo blu navy per Enjolras senior e un abito da cocktail color lavanda per la signora Enjolras.
“Il treno era in ritardo maman”, disse Enjolras abbracciandola.
Uno a uno gli Amis si avvicinarono per salutare la coppia. Grantaire spesso dimenticava che li conoscevano tutti da anni, Courf e ‘Ferre quasi dalla culla. Imbarazzato cercò di tenersi prudentemente sullo sfondo.
“Courfeyrac come stai? Enj mi ha detto che tu e Jehan vi siete fidanzati. Sono tanto felice per voi”, e la madre di Enjolras stritolò Courf in un abbraccio.
“Grazie Clarisse. E Lucky come sta? La frattura si è saldata?”. Grantaire si ricordò che Lucky era il cane di Enjolras e si sentì sempre peggio. Courf dava del tu alla madre di Enjolras mentre lui sarebbe probabilmente svenuto anche solo nel dirle “salve”.
“Zoppica leggermente ma nel giro di poche settimane dovrebbe ristabilirsi del tutto. Joly ringrazia tantissimo tuo padre per tutto quello che ha fatto per il povero Lucky” – il padre di Joly era un veterinario? Grantaire non si era mai preso la briga di indagare – “Jehan devi assolutamente convincere quel testone di Enj a seguirti a Firenze quest’anno”. E la madre di Enjolras continuò a parlare di banalità per quelle che a Grantaire parvero ore. Finalmente la sua attenzione si spostò su Cosette ed Eponine, che se ne stavano in un angolo a bisbigliare sottovoce.
“E chi sono queste due bellezze?”.
“Clarisse questa è la mia ragazza, Eponine”, intervenne Combeferre con galanteria.
In suo favore, Grantaire dovette ammettere che la vista dei tatuaggi di Eponine non fece la minima impressione sulla madre di Enjolras, che baciò calorosamente la ragazza, informandosi sulla sua vita e sui suoi gusti in fatto di vestiti e stilisti. Decisamente non il tipo di conversazione a cui ‘Ponine era abituata, ma anche lei sapeva fingere bene quando voleva.
Ma quando gli occhi di Clarisse – Grantaire doveva sforzarsi per chiamarla così, anche se lo faceva solo nella sua testa – si posarono su Cosette Grantaire capì di non avere nessuna chance di piacere ai genitori di Enjolras. Cosette era perfetta. Capelli sempre in ordine, perfettamente truccata e vestita con gusto. Educata ma arguta, dolce ma volitiva. Il sogno di ogni madre – soprattutto di una come Clarisse – per il proprio figlio.
“Lei è Cosette, la mia fidanzata”, disse Marius, “è la figlia del preside Valjean”. Cosette arrossì di imbarazzo – probabilmente non amava molto essere costantemente presentata come la-figlia-di – mentre Marius gongolava, felice della sua conquista.
Dopo i consueti convenevoli con Cosette l’attenzione di Clarisse non poteva che venir attratta da Grantaire, che si sistemava nervosamente i polsini della camicia come se da quello dipendesse la sua vita.
Mamam, papa lui è Grantaire. Il mio ragazzo”. Era la prima volta che lo chiamava così in pubblico, e la cosa parve così ufficiale che a Grantaire si mozzò il fiato. Lui era il suo ragazzo. Suonava strano persino alle sue orecchie, eppure aveva avuto quasi quattro mesi per abituarsi all’idea.
Il padre di Enjolras, che non aveva ancora aperto bocca gli strinse vigorosamente la mano. “Molto piacere di conoscerti Grantaire. Io sono Guillame”. La stretta era decisa, e questo a Grantaire piacque. Ma fu il sorriso che accompagnò la stretta di mano che lo tranquillizzò: era lo stesso sorriso tutto-denti che Enjolras faceva quando era felice, realmente felice. Quel sorriso da diecimila watt, che poteva riscaldare una stanza anche in pieno dicembre.
“E io Clarisse”, li interruppe la madre di Enjolras, “e non provare a chiamarmi “signora”. Così mi fai sentire vecchia”.
“Nessuno potrebbe definirti vecchia maman”, sospirò Enjolras come se fosse esausto di tutto quel teatrino.
“Enjolras ha ragione signora, lei è splendida”.
“Chiamami Clarisse caro, è un ordine. Insomma, tu e il piccolo angelo qui state insieme sul serio? Oppure è solo una delle sue stramberie come il periodo vegetariano e quello buddista?”.
Maman”, il tono di voce di Enjolras era minaccioso.
“Quanto sei noioso caro. Una semplice battuta innocente e guarda come scatti. Credo che il nostro Grantaire abbia molto senso dell’umorismo per stare con uno come te”.
Grantaire non poté impedirsi di unirsi alla risata di Clarisse. Aveva proprio ragione: certi giorni la sua storia con Enjolras gli sembrava tutta una barzelletta. La coppia peggio assortita del secolo. Forse si era fatto tanti problemi per nulla, sia Clarisse che Guillame sembravano bendisposti nei suoi confronti e nessuno aveva ancora detto frasi come “un figlio gay è la vergogna di una famiglia”.
“Ok, cherie, tu e l’angioletto state insieme. Non voglio fare la mamma apprensiva, ma in diciannove anni di vita Enj non ha mai portato a casa nessuna fidanzata o fidanzato. Quindi vorrei farti una domanda, e vorrei tu fossi sincero”.
A Grantaire sudavano le mani. Chissà cosa avrebbe voluto sapere quella pazza.
“Tesoro voi fate sesso sicuro? Cioè usate i preservativi? Insomma con tutte le malattie che ci sono a questo mondo”.
Maman”. Ora Enjolras stava letteralmente urlando. “Mi pareva avessimo concordato niente-domande-imbarazzanti”.
“Come vuoi tu cherie”, disse Clarisse. Poi strizzò l’occhio a Grantaire e sussurrò: “Continuiamo dopo caro”.
 
 



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Ed eccomi di nuovo qui, a scocciarvi con i miei assurdi capitoli. Innanzitutto, la scelta di Mentone è assolutamente casuale e senza senso, ci sono stata in vacanza un paio di volte e quindi l’ho usata come scenario.
Per una volta volevo che i genitori di Enjolras fossero simpatici e tolleranti, non due palle al piede per cui il figlio è una terribile vergogna. La madre è un tantino pazza, e credo che nel profondo Enjolras un po’ se ne vergogni, ma fondamentalmente è un’oca piuttosto innocua. Il padre è misterioso, non parla praticamente mai ed è piuttosto assente. Siamo la coppia più bellaaa del mondooooo *canticchia come una pazza*
È vero, in questo capitolo non succede niente, o quasi, ma mi piaceva fare una bella descrizione della coppia Enjolras, quindi non lapidatemi (in effetti qualcosa succede, si scopre che Grantaire in camicia è sexy).
Grazie a chi legge/recensice/segue, mi fa piacere sapere che qualcuno apprezza i miei piccoli scleri.
 
Lots of love,
Letz
  
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