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Autore: Simonne Lightwood    29/04/2014    4 recensioni
PRESUNTA PRIMA PARTE DI COHF, incentrata sul ritorno dei Malec. Una riappacificazione che però avverrà nel più inatteso dei modi.
Un pericolo incombe sui figli di Lilith, minacciando la vita di Magnus. E se neanche i suoi poteri gli fossero d'aiuto questa volta? E se Alec , il suo ormai ex fidanzato, fosse l'unico in grado di salvarlo dalla crudeltà di Sebastian?
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due occhi felini, color giada dorato, si spalancarono, rivelando le pupille verticali del loro proprietario.
Magnus, rannicchiato sul freddo pavimento di cemento, si mise lentamente a sedere. I rumori provenienti dal piano di sopra portarono lo Stregone a chiedersi cosa diavolo stesse succedendo. Con il suo sensibile udito felino riusciva a sentire ogni cosa: le urla, i tonfi, l'inconfondibile suono di una frusta in azione, un pesante oggetto si che si conficca nel cemento, seguito dal raccapricciante suono di ossa che si spezzano. Si trattava per caso di.. un'ascia?  Si domandò il figlio di Lilith, rabbrividendo.
Probabilmente i servitori di Sebastian si erano stufati di essere i suoi burattini e avevano deciso di ribellarsi, pensò Magnus. A chi altro verrebbe la pessima idea di attaccare Jonathan Morgenstern nel pieno delle sue forze?
Magnus ricordò con orrore ciò che era successo la notte precedente. Sebastian aveva fatto irruzione in quella specie di cantina in cui si trovava, aveva attraversato la prigione di luce senza subire il benchèminimo danno fisico -forse grazie a una runa di protezione - e, senza alcun preavviso, aveva tirato fuori una grossa siringa, conficcandogliela nel collo prima ancora che lo Stregone avesse il tempo di capire cosa stesse facendo. Mentre la più grande siringa che avesse mai visto si riempiva del suo sangue, Magnus sentì le forze abbandonarlo, e si rese conto che stava perdendo i sensi.
Si diede dello stupido per aver pensato che Jonathan Morgenstern fosse intimorito dal potere, inizialmente incontrollabile, che il suo sangue gli avrebbe conferito. Infondo, è del figlio di Valentine che si tratta. Magnus si chiese se c'era qualcosa, sulla faccia della terra, di cui il figlio di Lilith potesse avere paura.
Un suono proveniente dall'esterno attirò l'attenzione dello Stregone. Qualcuno stava scendendo le scale. Sebastian pensò Magnus, con una fitta nel petto. 
Chiuse gli occhi e si raggomitolò su sè stesso, con la testa appoggiata sulle ginocchia, cercando di concentrarsi. Si sentiva debole: il suo organismo stava usando tutta la sua energia per rifornirlo del sangue che aveva perso. Magnus strinse i pugni, sentendo il calore delle scintille -più deboli del solito, ma comunque presenti - solleticargli i palmi delle mani. 
Questa volta avrebbe reagito. Non avrebbe lasciato che Sebastian lo toccasse un'altra volta, sfruttandolo, per poi rinchiuderlo di nuovo in quella prigione nella quale gli sembrava di stare da mesi. Alla sua entrata, gli avrebbe lanciato addosso una sfera di fuoco. Non gli importava di essere debole. Forse non lo avrebbe ucciso, ma avrebbe almeno provato a ferirlo. Meglio debole che del tutto impotente.
La porta cadde a terra con un tonfo sonoro, facendolo sobbalzare. Perchè mai Sebastian aveva deciso di buttare giù la porta, dal momento che poteva aprirla normalmente? 
Il suono di passi lenti e indecisi incuriosì Magnus ancora di più, e lo Stregone alzò lentamente lo sguardo verso la sagoma che si stava avvicinando ad una delle pareti della configurazione. Nonostante la luce, che gli impediva di vedere chiaramente il volto del ragazzo, Magnus vide, con sollievo, che quello non era Sebastian. Era vestito di nero e i suoi capelli spettinati erano dello stesso colore della sua tenuta. Il Nephilim fece un altro passo in avanti e Magnus vide finalmente i suoi occhi, azzurri come il cielo e splendenti come due zaffiri.
-Magnus? - chiese il ragazzo, la voce tremante colma di speranza.

Clary scattò di lato, sfuggendo alla lama affilata di un uomo in tenuta rossa, con una folta barba nera. Fino a quel momento, aveva messo K.O. sei degli uomini di Sebastian, e Taylor ne approfittava per decapitarli con la sua ascia, assicurandosi che non si rialzassero più. Con sorpresa si era accorta che  i suoi movimenti e quelli della bionda erano perfettamente coordinati. Si sentiva a proprio agio combattendo con l'altra ragazza. Si guardavano alle spalle e si aiutavano a vicenda nei momenti di difficoltà, cercando di non perdersi d'occhio per troppo tempo. Era come se fossero nate per combattere insieme.
-Clary, Girati! - gridò Taylor e la rossa si voltò all'istante. Ciò che vide le fece raggelare il sangue nelle vene. In piedi davanti a lei, c'era una donna di mezza età, con lunghi capelli castani, occhi neri e vuoti, un pugnale in mano e un ghigno malvagio dipinto sulle labbra. Avrebbe potuto essere una sosia di Bellatrix Lestrange, se al posto del pugnale avesse una bacchetta.
La vista di quella donna non avrebbe sconvolto Clary più di tanto, se lei non fosse stata Amatis Herondale: la sorella di Luke, la donna che l'aveva aiutata quando era in preda ai deliri, che l'aveva ospitata quando non un aveva un altro posto dove andare, che aveva sofferto tutta la vita per un uomo che le era stato strappato dalle braccia da suo padre. 
Clary fece un passo indietro, abbassando la spada che stringeva in pugno. Forse, se avesse parlato con Amatis, la donna si sarebbe ricordata di lei. Forse sarebbe riuscita a farle capire che stava commettendo un grave errore, stando dalla parte di Sebastian. Forse, se l'avesse portata da Luke..
Prima che Clary avesse il tempo di decidere cosa fare, vide Amatis piegare le ginocchia e portare la mano con cui stava stringendo il coltello all'altezza della spalla. Era sul punto di attaccare. Clary si gettò a terra, schivando il colpo dell'avversaria.
In quel momento, non potè fare a meno di essere grata delle rune di velocità e agilità che ornavano le sue braccia. 
Amatis però sembrò non aver gradito la mossa di Clary e si lanciò contro di lei, con il pugnale che puntava al suo cuore. La rossa sentì qualcosa colpire le sue caviglie e un momento dopo si ritrovò per terra, atterrando sulle ginocchia. Ancora una volta Amatis aveva mancato il colpo.
Clary si voltò per vedere chi l'aveva fatta cadere e rimase sorpresa di ritrovarsi davanti Isabelle.
-Iz! - Esclamò la rossa, indispettita -Mi hai appena fatto lo sgambetto?! - 
-Se non l'avessi fatto, saresti rimasta lì imbambolata mentre Amatis ti trafigge con un coltello. - Si difese la mora. -È questo che volevi? - chiese, alzando un sopracciglio.
Clary scosse la testa. -Non posso farle del male - spiegò -non è colpa sua se ora è diventata.. quello che è diventata - concluse, non riuscendo a trovare il termine adatto. -E poi, se la uccidessi, Luke non mi perdonerebbe mai. -
Isabelle le mise una mano sulla spalla. -Clary, gli faresti solo un favore togliendole la vita. Chi ti dice che, dopo aver ucciso te, non provi a fare altrettanto con Luke? È mezzo demone, adesso. Non è più la stessa persona che era una volta. - 
Clary esitò un istante, mordicchiandosi il labbro. -Ma io voglio salvarla, Iz. Lei l'ha fatto con me, una volta. - 
Isabelle sospirò, ormai abituata alla testardaggine dell'amica. Per un attimo si guardò attorno, come se stesse cercando qualcosa che potesse aiutarle, poi il suo sguardo si accese. -La runa che hai creato nella sala degli Accordi! -
Clary la guardò senza capire -Intendi la runa dell'Alleanza? Non credo che in questo caso..-
-No, non quella. Ti ricordi quando sei salita sul podio, per dimostrare a Malachi di essere capace di creare rune nuove? Hai creato una runa che permetteva a ognuno di vedere in te la persona che ama di più. Appena ti ha vista, Amatis è corsa verso di te, ripetendo il nome di Stephen. Dovresti rifarlo. Forse, in questo modo, riusciresti a tenerla buona per un paio di minuti e a portarla via di qui. -
Clary non era del tutto convinta. -Ma adesso lei è in parte demone, Iz. Chi ti dice che questo trucco funzionerà? Forse non è più in grado di amare. -
-Clary, lei non è un demone. - Insistette l'altra. -Ha ancora un'anima. La quantità di sangue demoniaco che ha nelle vene è senz'altro inferiore rispetto a quello a quello umano-angelico. E poi sono convinta che il suo amore per Stephen sia più forte del demone che si è insidiato in lei. Forse non è così, forse ho torto, ma provare non ti costa niente. -
Le labbra di Clary si incurvarono in un sorriso. -Forse hai ragione. Sei la migliore, Izzy. Cosa farei senza di te? -
-Saresti spacciata. - Scherzò la mora, senza troppa modestia. -E ora sbrigati, io devo tornare a combattere. - Disse e pochi istanti dopo era sparita dalla vista di Clary.
Non c'era tempo da perdere. Clary si voltò verso Amatis e vide che la donna si stava avvicinando, i suoi occhi maligni puntati su di lei.
-Che fai, ragazzina? Continui a scappare? Sappi che non riuscirai a sfuggirmi. - Ghignò Amatis.
 Mentre la donna si stava chinando a terra per raccogliere la sua spada, -che probabilmente le era stata tolta di mano - Clary ne approfittò per tirare fuori lo stilo. Appoggiò la punta dello strumento sull'avambraccio destro, e con la mano sinistra iniziò a disegnare una runa, cercando di essere rapida e precisa allo stesso tempo. Nel momento in cui finì di disegnare, si accorse che la punta affilata della spada di Amatis era puntata sul cuore. È troppo tardi, sta per uccidermi pensò, mentre il suo respiro diventava irregolare e i suoi battiti cardiaci accelleravano. Si coprì il volto con le braccia: non voleva assistere alla propria morte. 
Poi sentì un verso strozzato, seguito da un rumore metallico. Abbassò le braccia, scoprendo il viso, per vedere di cosa si trattasse. La spada di Amatis giaceva di nuovo a terra, ai suoi piedi, e la donna si era coperta la bocca con la mano. I suoi occhi neri, che erano stati vuoti e inespressivi fino a pochi secondi prima, erano spalancati per la sorpresa. -Stephen? - 
Clary si ricompose: doveva stare al gioco. -Amatis - disse, allungando la mano verso la donna -sono io.-
La Cacciatrice protese la mano, sfiorando quella di Clary. -Ma tu sei.. - farfugliò Amatis, incredula.
-Qui per te. - Concluse la frase Clary. Sperava davvero che il potere della runa non svanisse troppo in fretta. 
E ora? Cosa avrebbe potuto fare? L'unica soluzione era quella di portarla fuori dall'aula e cercare di tenerla buona per un po', facendo in modo che non faccia del male a nessuno. Ma poi cosa avrebbe fatto con lei? L'avrebbe lasciata nelle mani di Sebastian? 
-Non c'è tempo da perdere, Amatis. Devi seguirmi. - Disse, prendendo per mano la donna e avviandosi verso la porta. Fu contenta di vedere che la sorella di Luke non cercò di opporre resistenza.
Ma il suo piano di portarla via da lì fallì presto. Clary sentì un grido di dolore dietro di sè e si voltò. Ciò che vide le fece rizzare i capelli della nuca.
Aline era in piedi, con una spada insanguinata in mano. Amatis era a terra ai suoi piedi e una pozzanghera di sangue si stava allargando attorno a lei. Dalla postura della ragazza Clary potè capire che si stava preparando a sferrare il colpo finale.
-Aline, non farlo! - Esclamò Clary, mettendosi tra lei e la donna ferita.
-Ma che ti prende, Helen? Questa tizia sta dalla parte di Sebastian. -
Helen? Ah, giusto. Ora tutti vedevano in lei una persona diversa. 
-Sono Clary, Aline. Ho usato una runa e ora ti appaio come la persona che ami di più. - Spiegò frettolosamente la rossa -L'ho fatto per ingannare Amatis, ma ora non c'è tempo per le spiegazioni. La donna che hai appena infilzato con la spada è la sorella di Luke Garroway, che hai già avuto l'opportunità di conoscere. Non ucciderla, Aline, ti prego. - La supplicò Clary.
-Per l'Angelo, Clary, sono mortificata! Se l'avessi saputo non l'avrei ferita. - Si scusò la mora, a disagio.
Clary si guardò nervosamente attorno. Tutti erano troppo concentrati sul proprio avversario per fare caso a loro. 
Jocelyn stava pugnalando con un kinjal una donna in tenuta rossa, Jordan e Maia stavano facendo a pezzi un uomo di cui non riusciva a vedere il volto, Taylor stava tirando un calcio alla testa tagliata del malcapitato che aveva dovuto vedersela con lei e Jace.. Jace stava agilmente schivando i colpi di Sebastian, ma Clary notò con una fitta al cuore che il suo viso era sporco di sangue e la sua unica arma era un pugnale. Sebastian doveva averlo disarmato di entrambe le sue spade. 
Vide Isabelle avvicinarsi da dietro a Sebastian, con la frusta in mano. Il suo braccio scattò all'indietro e l'arma colpì la schiena di suo fratello, lacerando la sua tenuta. Sebastian gridò -più di rabbia che di dolore - voltandosi verso la mora. Isabelle alzò il braccio per sferrare un altro colpo, ma il Cacciatore fu più veloce di lei. Le strinse il polso, piegandolo con tanta forza da slogarlo. La ragazza lanciò un urlo di dolore e la frusta le cadde a terra. Sebastian approfittò del momento di debolezza e la strinse a sè con un braccio, mentre con l'altra mano le puntava una spada alla gola. 
-Mi sono stufato dei tuoi giochetti, Jace. - La sua voce era tagliente come un rasoio. -Se ora non vi arrendete e non mi consegnate Clary, giuro su Lilith che taglio la gola alla tua sorellina. -
A quelle parole, tutti gli Shadowhunters e i lupi si voltarono verso Sebastian. Maryse, pallida come un lenzuolo, sembrava sul punto di svenire alla vista di sua figlia, impotente tra le grinfie del figlio di Valentine. Isabelle stava scalciando e si stava divincolando con tutte le sue forze, ma la presa di Sebastian era salda su di lei.
D'un tratto, il fuoco celeste che ardeva dentro Jace venne sprigionato. Un fiume di scintille si espanse rapidamente in tutto il suo corpo, facendolo brillare come una pietra di Stregaluce.
-Lascia andare mia sorella, Morgenstern. - Jace scandì bene le parole, il suo tono non era mai stato così minaccioso. 
-Altrimenti cosa mi fai, lucciola? - Lo provocò l'altro.
Mossa sbagliata. Nessuno poteva prendere in giro Jace Lightwood.
La temperatura dell'aula iniziò ad alzarsi bruscamente, tanto che gli uomini di Sebastian dovettero allontanarsi da Jace, il cui corpo emanava un calore soffocante. I Nephilim e i lupi, però, sembravano non accorgersi di niente, e lanciavano occhiate interrogatorie agli Shadowhunters oscuri, senza capire cosa stesse succedendo. 
Mentre il viso di Sebastian si contraeva in una smorfia d'incredulità, il Cacciatore indiettreggiò, senza lasciare Isabelle. 
Improvvisamente, sul pavimento accanto a Jace si formò una fiammella azzurra. Appena la notarono, i Nephilim iniziarono a scambiarsi occhiate irrequiete, bisbigliando tra di loro. Poi la fiammella si estese, formando un cerchio di fuoco attorno a Jace, che ora ardeva come una torcia, sotto gli sguardi increduli dei presenti.
Il fuoco si espanse sempre di più, senza lasciare scampo agli Shadowhunters oscuri, che bruciarono, uno ad uno. Mentre un coro di grida sofferenti si diffondeva nell'aula, i Nephilim e i licantropi si accorsero con sorpresa che il contatto col fuoco non provocava loro il benchèminimo dolore. 
Jocelyn sollevò il braccio, con il polso rivolto verso l'esterno. -La runa! - Gridò -Guardate la runa che Clary ci ha disegnato! - I Nephilim si voltarono verso Jocelyn e rimasero a bocca aperta. Sul polso della donna videro la runa dell'immunità brillare dello stesso colore del fuoco degli angeli. Poi posarono gli occhi sul proprio marchio, e finalmente capirono: la runa dell'immunità di Clary li aveva salvati dal fuoco. 
Prima che le fiamme potessero raggiungerlo, Sebastian lasciò andare Isabelle, mentre i suoi occhi ardevano come due carboni per la rabbia. Poi, dopo aver lanciato un'ultima occhiata irrequieta ai suoi seguaci che bruciavano nelle fiamme, schioccò le dita, sparendo nel nulla.

Magnus rimase immobile per qualche istante prima di reagire. Alec era davvero lì, a pochi metri da lui, o se lo stava immaginando? Lo Stregone aveva sognato il Nephilim così tante volte, da quando lo aveva lasciato, che vederlo di nuovo gli sembrava un sogno. Forse tutta quella luce gli stava facendo venire le allucinazioni. 
-A-Alexander? - Magnus si alzò in piedi, avvicinandosi al bordo della configurazione. Protese la mano verso di lui, come per accertarsi che fosse reale, ma la abbassò subito dopo, ricordandosi che sarebbe morto carbonizzato, se avesse toccato la parete.
-Cosa ci fai qui? - chiese con voce tremante. 
-Cosa pensi che sia venuto a fare qui, Magnus? Prendere il the coi biscotti insieme a Sebastian? -
Magnus esitò. Non riusciva a trovare una spiegazione logica al comportamento del Nephilim. 
-Sei venuto qui per me? Ma io ti ho lasciato. Ti ho spezzato il cuore. Ti ho detto di non volerti vedere mai più. Dovresti odiarmi. - 
-Mi stai dicendo che dovrei odiare l'unica persona che mi abbia mai amato? Non potrei odiarti neanche se lo volessi. -
A quelle parole, Magnus sentì il suo cuore sciogliersi come un cubetto di ghiaccio al sole. 
In tutta la sua vita, nessuno aveva mai cercato di salvarlo. Nessuno si era mai interessato davvero a lui, a parte Catarina, la sua unica amica. A nessuno era mai passato per l'anticamera del cervello l'idea che anche lui, pur essendo uno stregone, potesse avere bisogno di aiuto .
Ma Alexander Lightwood non era nessuno. Gli aveva dimostrato in diverse situazioni di essere diverso dai suoi simili, da quei Nephilim che gli sembravano soltanto degli individui prepotenti e spietati. 
-Magnus? - La voce di Alec interruppe i suoi pensieri -Sei ancora arrabbiato con me? Vuoi che me ne vada? Se vuoi, dopo averti liberato me ne posso an..-
-Non pensarci nemmeno. - Lo fulminò Magnus. -Alexander, hai idea di quanto sia stata dura per me dirti addio? Quando ti ho detto che non avrei voluto vederti mai più ho mentito. Eccome se ho mentito. Quella è stata probabilmente la più grande bugia che io abbia detto in vita mia. -
Lo sguardo di Alec si accese, e le sue labbra si incurvarono in un sorriso che gli illuminò il volto. -Dici sul serio? Non sai quanto mi sei mancato, io..-
-Alexander..- lo interruppe Magnus -non voglio rovinare l'atmosfera, ma non credi che sarebbe meglio riprendere il discorso dopo che.. ehm.. sarò uscito da qui? -
-Oh. Giusto. - Farfugliò il Nephilim, mentre le sue guance si coloravano di rosso per l'imbarazzo. Era così emozionato all'idea di salvare Magnus che non aveva pensato a come salvarlo. E ora si trovava di fronte ad una configurazione Malachi - una delle invenzioni più astute del Conclave - dalla quale era impossibile evadere, se non facendo salti mortali.
Alec ripensò a Jace, intrappolato in quella gabbia di luce. Non era stato difficile per lui trovare una soluzione, in quel caso. Aveva visto Jace muoversi in battaglia centinaia di volte. Conosceva a memoria le sue mosse e aveva visto il suo migliore amico saltare giù dal sesto-settimo piano di un edificio senza farsi un graffio. Aveva semplicemente consigliato a Jace di saltare il più in alto possibile, aggrapparsi alla trave appesa al soffitto e tornare a terra. Ma in questo caso non sarebbe stato così facile. Magnus non era uno Shadowhunter in grado in grado di fare salti mortali. Doveva trovare un'altra soluzione.
-Non ci avevi pensato, non è vero? - Chiese Magnus, intuendo i pensieri del Nephilim. -Scommetto che non sei venuto qui da solo. Possiamo sempre chiedere aiuto a..-
-No. Devo essere io a tirarti fuori da qui. -
Magnus non replicò. Il tono di Alec era deciso come non mai.
Alec scrutò attentamente la configurazione Malachi. Come diavolo avrebbe fatto ad abbattere qualcosa che non si poteva nemmeno toccare? 
Sentì il sudore imperlargli la fronte, cosciente del fatto che probabilmente Magnus pensava che fosse uno stupido. Alec non poteva biasimarlo. Aveva insistito tanto per andare a liberarlo e ora che finalmente l'aveva trovato se ne stava lì impalato a fissare l'ostacolo che lo separava da Magnus senza la minima idea di cosa fare. Sono un idiota. Sono un grandissimo idiota. Pensò il ragazzo, sconsolato.
Clary era riuscita a liberare Jace dalle celle della Città Silente e lui non riusciva a trovare un modo per disattivare una stupida configurazione.
Abbassò lo sguardo verso il figlio di Lilith, impotente, e si accorse che lo stava guardando in attesa di una sua reazione.
Forse Magnus aveva ragione. Forse doveva tornare dagli altri e chiedere aiuto a qualcuno, magari a sua madre, che -essendo un membro del Conclave- probabilmente sapeva cosa fare, oppure a..
D'un tratto, gli venne un'idea, tanto assurda quanto geniale.
Con la mente, tornò indietro di un paio di mesi, quando l'Inquisitrice aveva sbattuto Jace nella prigione della città di Ossa. Tutti sanno che è impossibile liberare un prigioniero dalla cella, dal momento che persino la runa di apertura del Libro Grigio è impotente, in quel caso. Eppure Clary era riuscita a distruggere le sbarre utilizzando una runa creata da lei. Quella scena era rimasta impressa come un chiodo nella mente di Alec, così come la runa che aveva utilizzato: una runa mai vista prima. Il Nephilim aveva osservato attentamente la mano di Clary mente disegnava il marchio che avrebbe liberato il suo migliore amico. 
Tra i suoi fratelli, Alec era quello che imparava più facilmente. Gli bastava leggere qualcosa una o due volte per impararla. Sapeva a memoria i diciassette nomi di Lilith e riusciva a memorizzare anche la runa più complessa dopo averla vista una volta.
Sfilò lo stilo dalla cintura di cuoio: avrebbe usato la runa creata da Clary per abbattere la configurazione.
Si chinò a terra, appoggiando la punta dello strumento sul cemento, a pochi centimetri di distanza dalla prigione di luce. 
-Alexander, cosa stai fa..-
-Fidati di me, Magnus. So quello che sto facendo. - Lo zittì il più giovane.
Alec chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. Lo stilo iniziò a muoversi sul cemento, tracciando linee sinuose, riscaldandosi sotto il tocco del suo proprietario. Quando ebbe finito, aprì gli occhi, osservando il suo lavoro. Aveva disegnato la runa esattamente come se la ricordava.
Alzò lo sguardo sulla configurazione. Per una manciata di secondi -che ad Alec parvero interminabili - non successe niente, e poi.. l'esplosione.
La configurazione andò in milioni di frammenti, come se fosse fatta di vetro. Alec vide Magnus coprirsi il volto per proteggersi gli occhi da quella luce accecante, fino a quando il bagliore iniziò a farsi sempre meno intenso, fino a scomparire del tutto.
Lentamente, Magnus si scoprì il viso, alzandosi in piedi e percorrendo i pochi metri di distanza che lo separavano dal Cacciatore.
-Magnus, io - Alec sentiva il proprio cuore battere come un tamburo, mentre lo Stregone lo avvolgeva in un abbraccio, stringendolo a sè con una tale disperazione da fargli mancare il fiato. 
-Shh. Hai già parlato fin troppo. - Sussurrò, mentre il suo sguardo felino si inteneriva e le sue labbra si avvicinavano pericolosamente a quelle del Nephilim. Alec non esitò neanche per un attimo. Chiuse gli occhi, lasciando che le sue labbra incontrassero quelle del ragazzo che aveva sognato di baciare di nuovo per tutti quegli interminabili giorni. La lingua di Magnus accarezzò le labbra del suo amante, chiedendo il permesso, che non tardò ad arrivare. 
Alec sentì in bocca quel sapore di fiammifero bruciato, tipico dei figli di Lilith, che col tempo aveva imparato ad amare. 
Dopo quella che gli sembrò un'eternità, si staccò finalmente da Magnus, sorridendo alla vista delle sue labbra rosse e gonfie. 
-Giuro sull'Angelo che non farò mai più un errore simile a quello che ho commesso. - Disse, dopo aver ripreso aria. -Ho imparato la lezione e ho capito che non potrò mai essere felice senza te. Ti fidi di me, ora? - Gli chiese, mentre la sua mano di spostava, esitante, sulla guancia dello Stregone, accarezzandola con dolcezza.
Magnus lo guardò negli occhi, in quegli occhi azzurri nei quali era contenuta tutta la bontà, la purezza, l'innocenza e il coraggio del mondo.
-Si, Alexander. Mi fido di te. - Rispose, spostando la mano calda del ragazzo dalla sua guancia e baciandola con affetto. 


ANGOLINO DELL'AUTRICE
Ed eccolo qui. Il capitolo che ho faticato tanto a scrivere. Non so cosa vi aspettavate, ma spero di non avervi deluse. A questo punto, non manca molto alla fine della ff, anche se devo ancora decidere quanti capitoli scrivere. Le sorprese non sono ancora finite. :)
Nel prossimo mese, sarò impegnata con la scuola e non avrò molto tempo per scrivere. Mi ero pure promessa di finire la trilogia di Divergent entro giugno ma mi sa che non ci riuscirò :(
Comunque, non ho idea di quando posterò il prossimo capitolo. Nel peggiore dei casi tra circa due settimane.
Vi ringrazio di nuovo per le vostre recensioni, siete dolcissime. <3
A presto, 
-Simo
  
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