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Autore: Shadow Eyes    29/04/2014    2 recensioni
A memoria d’uomo la vita di un Bifolko Peloso non era mai stata all’insegna della quiete ma, piuttosto, delle risse più assurde, delle invasioni più audaci, degli incendi più indomabili e, ovviamente, dei draghi. Gli anziani dalle lunghe barbe bruciacchiate, tuttavia, narravano ai nipoti di periodi avvolti nelle nebbie del tempo e del mito, durante i quali esisteva la concordia tra i popoli e qualcosa chiamata: “pace”. Probabilmente. Nessuno in realtà era vissuto così a lungo da poterselo davvero ricordare.
Quando Hiccup vide le insegne delle navi dei Grandi Guerrieri che attraccavano nel porto del villaggio, ebbe la triste certezza che non avrebbe mai visto nulla di tutto quello. Trasse un lungo e sofferto sospiro.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Dagur 'Lo Squilibrato', Hiccup Horrendous Haddock III, Testa Bruta, Testa di Tufo, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Deranged:
i pazzi crescono senza innaffiarli





Capitolo I: Dagur




“Dio deve amare la gente pazza.”
“Perché?”
“Ce n'è talmente tanta!”

- Rambo III





Alto nel cielo, in un trionfo di fulgido splendore, ardeva il sole in quel di Berk, arroventando gli elmi dei suoi di per sé già non molto brillanti abitanti.
Testa Bruta, Testa di Tufo e Moccicoso si sporsero oltre la banchina.
«Lo aiutiamo?»
I tre osservarono con scarso interesse Hiccup Horrendus Haddock III annaspare nelle limpide acque marine del porticciolo, tossendo e agitando le braccia magre nella loro direzione.
«Quanto tempo ho per decidere prima che anneghi?», domandò Testa di Tufo, ostentando un’inedita aria concentrata.
«A giudicare dai gorgoglii, non molto.», si premurò di rispondergli la sorella. «Come ci sarà finito laggiù?»
«Be’, è Hiccup, no?»
«Giusto.»
«Guardate come si dibatte!», rise Testa di Tufo, indicando lo sfortunato figlio di Stoick l’Immenso, «Se non fosse per il fatto che sta per affogare, penserei quasi che voglia dirci qualcosa…»
«Pensare? … A quest’ora?»
«Bah! Lasciamolo stare, è un perdente!», s’intromise Moccicoso, piuttosto seccato da quell’inutile discussione. «I veri uomini sanno cavarsela da soli!»
«Oh! Oh! Oh! Veri uomini, dici?»
Un urto violento alle loro spalle li proiettò in avanti, spazzandoli via dal molo.

Tutto quello che Hiccup fece in tempo a vedere furono tre massicce palle di cannone umanoidi schiantarsi attorno a lui, travolgendolo nell’impatto. Roteò fuori controllo nell’acqua, la gola e il naso incendiati dal contatto con il sale, che ne graffiò le pareti. Digrignò istintivamente i denti, sentendo i polmoni scoppiargli.
Che splendida mattinata. Non era mai stato un ragazzo devoto fino al parossismo ma, in giornate come quella, non smetteva mai di ringraziare Thor per aver accordato ai vichinghi delle vite generalmente brevi e cruente. Soprattutto a quelli che non erano considerati alla stregua di un singhiozzo all’interno della comunità.
Batté ciglio, sentendo alcuni granelli di sabbia vorticargli attorno e pizzicargli la pelle: con la sua vastità e quel suo alone di mistero e leggenda, il mondo marino aveva da sempre esercitato un immenso fascino sulla sua immaginazione. Se fosse riuscito a uscirne tutto d’un pezzo, non gli sarebbe affatto dispiaciuto escogitare un sistema per poterlo esplorare… Be’, magari evitando di annotare e di far leggere ai posteri di avere appena scorto le brache di Testa di Tufo galleggiare mollemente attorno alle ginocchia del proprio padrone.
Scalciando l’acqua, Hiccup riuscì a emergere poco prima di quelle due calamità itineranti, sputacchiando ovunque assieme a loro.
«Whoa!», boccheggiò Testa di Tufo, scrollando il capo in una maniera tipicamente canina. «Adesso riesco a sentire il mare nelle orecchie! È… bellissimo.»
Testa Bruta, al suo fianco, si tolse l’elmo, facendo cadere un pesciolino che vi era finito dentro.
«Amici!»
I tre sollevarono di scatto la testa verso la banchina.
«Oh. Sei tu.», sbottò Testa Bruta in un brontolio seccato.
«Cos’hai nella testa?!», ruggì Testa di Tufo. «Non siamo mica Hiccup!»
Il suddetto vichingo roteò gli occhi sospirando: un giorno, quando sarebbe diventato capo villaggio, avrebbe fatto presente a quei due quanto fosse stato appagante essere chiamato in causa sempre per i migliori esempi. Sul serio. E poi li avrebbe gettanti in pasto a un Incubo Orrendo.
«Quanto tempo…!»
Una figura imponente si ergeva, baldanzosa, sopra di loro. Hiccup impallidì, riconoscendo l’annuale causa dei suoi peggiori mal di stomaco: forse non sarebbe stato poi così male rimanere sott’acqua con i calzoni di Testa di Tufo.
Dagur della tribù dei Grandi Guerrieri, inenarrabile incarnato terreno della precarietà dell’equilibrio mentale e adorato figlio di genitori non troppo convinti della veridicità di quest’affermazione, li salutò giocherellando con una pietra. Aveva i lineamenti tirati in un'espressione concentrata che mise tutti in allerta; improvvisamente, le labbra gli si storsero in quella che per lui doveva essere un’ottima imitazione di un sorriso cordiale. Un gabbiano stramazzò sul colpo, precipitando nella baia.
«Com’è l’acqua?», chiese, tremendamente divertito da quello che stava accadendo sotto i suoi piedi.
«Fredda.», rispose Testa Bruta.
«E salata.», aggiunse Testa di Tufo, volenteroso. «È salata, vero?»
«Perché non l’assaggi?»
Mentre Testa Bruta se la rideva sotto i baffi guardando il fratello bersi una rinfrescante sorsata d’acqua marina, Moccioso riemerse, inalando quanta più aria possibile.
«Per Thor l’onnipotente! Cos’è successo?!»
«Dagur. Ecco cos’è successo.»
«Fratello…», lo ignorò Testa Bruta, con l’aria corrucciata tipica di chi sta compiendo un notevole sforzo mentale, «ma noi sappiamo nuotare?»
«No.»
«Oh… be’, ha senso.»
«Perché?»
«Perché stiamo affondando.»
«Oh… forte! Un attimo. No, non è forte! Non lo è per niente! Aiuto! Uomini in mare!», ululò Testa di Tufo, aggrappandosi con la foga di un derelitto alla sorella. «Voglio morire mutilato da un drago, non annegando come uno stoccafisso!»
«Cos’è uno stoccafisso?»
«Un… cosa? Non usare parole strane per confondermi, sorella!»
«Siete proprio ridicoli!», sbuffò Moccicoso, ridendo di gusto. «Certe volte mi chiedo fino a quale livello di idioz...Whoa! Cos’era quello? L’avete visto? Qualcosa mi ha afferrato il piede!»
Con un urlo che fu in seguito annoverato fra i meno virili mai sentiti a Berk dopo quelli di Gambe di Pesce, il prode vichingo guizzò fuori dall’acqua, finendo per abbattersi su Testa Bruta. La poveretta imprecò e, sotto il peso dei due valorosi compagni, colò miseramente a picco in un trionfo di bollicine.
Dagur, inebriato da quel glorioso caos, scoprì i denti in un ghigno, osservando il figlio di Stoick l’Immenso affannarsi per raggiungere i suoi compagni: «Ѐ senza alcuna speranza.»
Lanciò in aria il sasso che stava stringendo tra le dita e lo riafferrò al volo, saggiandone la consistenza. Un baluginio perverso gli accese lo sguardo.
A qualche metro da lui Hiccup, fin troppo in preda al panico per badare alle sue parole sprezzanti, stava cercando un modo per fermare Moccicoso e Testa di Tufo prima che costringessero involontariamente Testa Bruta ad ingollare tutta l’acqua del porto. Tuttavia i due non parevano proprio voler collaborare: da un lato Moccicoso sembrava essere refrattario a qualsiasi suo tentativo di fargli notare che, a toccarlo, erano stati dei pesciolini inermi e dall'altro Testa di Tufo… be’, era Testa di Tufo. Sarebbe stato sorprendentemente inquietante vederlo ascoltare qualcuno con attenzione.
Roteando gli occhi in un raptus di disperazione, Hiccup cercò di afferrare Testa Bruta prima che sparisse ancora sotto la superficie. Non appena riuscì a sfiorarle le dita, però, un lampo grigio si schiantò contro il dorso della sua mano, facendogli perdere la presa. Il rumoroso terzetto sprofondò ancora una volta tra i flutti mentre la risata isterica di Dagur prese a rimbombare in tutto il porto.
«Skaracchio, sono qui!», sentì esclamare il giovane vichingo sopra la sua testa.
Il familiare, inconfondibile ticchettio di una gamba di legno gli annunciò l’arrivo dell’armaiolo del villaggio. In un battito di ciglia, un paio di lunghi baffoni biondi comparvero nel suo campo visivo. Non era mai stato così felice di vederli.
«Oh! Oh! Oh! Eccovi, finalmente!», esclamò Skaracchio, ignorando saggiamente Dagur tenersi la pancia, tra gli sghignazzi. «Vi sembra il momento giusto per farvi un bagno? Per Odino, azioni tanto sconclusionate posso aspettarmele dai gemelli ma da te, Hic…»
Hiccup chinò lo sguardo balbettando qualcosa tra i denti. L’omone non parve farci caso e, dopo aver gettato senza tante cerimonie una rete da pesca sulle loro teste, li issò sul molo con l’aiuto di alcuni pescatori, sistemandoseli davanti in una fila che sapeva di adunata.
«Ascoltatemi bene: vi ho radunato qui perché… sai che le brache non dovrebbero portarsi arrotolate sotto le ginocchia, ragazzo?»
Testa di Tufo piegò il capo di lato ciondolando fra la sorella e Moccicoso, estremamente a suo agio nel suo essere fuori luogo. «Be’, a dire il vero…»
«Che io sia dannato se voglio davvero scoprire come ti siano finite laggiù!», lo interruppe Skaracchio, con un gesto sbrigativo della mano. «Tiratele su e assicuratele saldamente ai fianchi, questa volta. O ci devo pensare io con questo?»
«Va bene, va bene! Abbassa l’arma!», sbuffò Testa di Tufo, sollevando le mani in segno di resa. «… Anche se così si sta più freschi.»
Hiccup dovette far forza su se stesso per non ridere mentre guardava il compagno tirarsi su i calzoni lanciando un’occhiataccia all’uncino di Skaracchio.
«Bene! Dunque, stavo cercand…»
«Skaracchio!»
«Oh, Stoick!» Con un sorriso sghembo che permise al suo dente metallico di scintillare come un gioiello, l’armaiolo sventolò la mano. «Eccoli qua tutti interi! Che ti dicevo?»
Stoick e Oswald il Simpatico si fermarono a pochi passi da loro, sovrastando immediatamente tutti con la loro ragguardevole stazza. Hiccup cominciò a tremare, non sicuro se fosse a causa della loro imponenza o dell’ombra scura che stavano proiettando su di lui e i suoi compari.
«Cosa stavate facendo?», chiese Stoick, aggrottando le folte sopracciglia rossastre. «Siete zuppi!»
Hiccup aprì istintivamente la bocca, senza avere la più pallida idea di cosa dire. Per sua fortuna, fu battuto sul tempo da Skaracchio.
«Oh, sai come sono i ragazzi! Bramano avventura! Emozioni! Ma, soprattutto, sono molto stupidi!»
«Ehi!», ringhiò Moccicoso.
Hiccup si massaggiò la mano dolorante, grato all’armaiolo per aver ampliato il raggio della paterna delusione anche sugl’altri. Stoick l’Immenso, infatti, non mancò di rimproverare tutti con voce tonante, biasimando la loro condotta inadempiente durante la visita del capo tribù dei Grandi Guerrieri e di suo figlio.
Hiccup disegnò una striscia d’acqua con lo stivale, annuendo a tempo con le increspature nella voce di suo padre. Ormai era talmente abituato a non essere preso in considerazione da lui, da aver sviluppato una notevole abilità nel reagire meccanicamente alle sue ramanzine mentre, nella propria testa, tanti piccoli Hiccup ingaggiavano un selvaggio dibattito sull’arcano motivo della sua esistenza in un villaggio vichingo. Sollevò le iridi verdi su Oswald il Simpatico, chiedendosi se anche per Dagur fosse mai stato lo stesso. Seguì con discrezione lo sguardo dell’uomo stringersi e vagare su di lui e l’annoiatissima triade al suo fianco, incupendosi non appena si soffermò sul proprio erede dall’aria compiaciuta e decisamente asciutta.
«… E, per l’invincibile martello di Thor, cos’avevate in mente, branco di sciocchi?! Avete rischiato di lasciarci le penne!», proseguì Stoick, scuotendo il capo.
«Hai sentito, sorella? Stavamo per morire!»
I due gemelli si scambiarono il cinque.
«Spero che d’ora in avanti vi comporterete con maggiore riguardo nei confronti di voi stessi e dei nostri ospiti.», concluse il capo tribù dei Bifolki Pelosi, dando loro le spalle.
«Ma…!», tentò Hiccup, indicando Dagur con espressione eloquente.
«Non è il momento, Hiccup.», lo mise a tacere Stoick, allontanandosi con Oswald il Simpatico, che gli rivolse un gentile cenno del capo prima di sparire nelle strade polverose del villaggio.
«… Non è mai il momento con te, papà.»
Hiccup si strinse nelle spalle magre, chinando il capo. Tante piccole gocce d’acqua gli scivolarono lungo la zazzera umida, solleticandolo. A una a una si staccarono e precipitarono al suolo, svanendo come pallide ombre sotto il calore del sole.
Era tutta una vita che si ripeteva, con puntuale solerzia, la stessa scena: il sipario si sollevava su un bambino troppo minuto e maldestro per essere considerato un guerriero, un pari, e si chiudeva su un intero popolo deluso e strizzito, che non gli prestava mai ascolto.
Le dita gli si serrarono attorno alla stoffa umida della casacca. Con sorpresa, si rese conto che da anni, ironicamente, stava cercando di dimostrare di essere tutto quello che, invece, non era e non sarebbe mai stato. Fantastico. Di quel passo non ne sarebbe mai uscito vivo, da quel ginepraio.
Un brivido gelido gli carezzò la spina dorsale, spezzando il triste filo di quel ragionamento.
«Perché ho come il presentimento che la situazione stia per peggiorare?», si sentì mormorare tra i denti.
La pensante mano di Dagur si abbatté sulla sua spalla, stringendogliela in una morsa ferrea.
«Perché hai ragione!», gli rispose allegramente Testa di Tufo, allontanandosi con la sorella e Moccioso.
Hiccup si tese istintivamente verso di loro, come se avesse potuto afferrarli da quella distanza e frapporli fra lui e il suo persecutore.
«Bene, bene… dov’eravamo rimasti, Hiccup?»
Faticando a deglutire, il vichingo si voltò piano, con tutta l’aria di chi sta tentando di occupare meno spazio possibile. Quando i suoi occhi incrociarono quelli di Dagur, ebbe la nauseante sensazione che la pelle gli fosse appena stata strappata via dalle ossa.

«Non ci posso credere.»
Testa Bruta sbuffò, colpendo con la punta dello stivale il sedere del fratello.
«Ma come ha fatto a incastrarci?», borbottò Testa di Tufo, sollevandosi in piedi.
«Sei tu a esserti incastrato in quello stupido cespuglio mentre cercavamo di scappare via.», gli sibilò lei di rimando, «E ora, per colpa tua, siamo fregati.»
«Vorrei farvi notare che sono davanti a voi e posso sentirvi.»
I due gemelli sollevarono lo sguardo su Skarakkio, che teneva ancora un tediatissimo Moccicoso stretto sotto l’ascella. Bisognava ammettere che, nonostante la mole, correva piuttosto rapidamente.
«Non che non mi fidi di Dagur…», cominciò l’armaiolo, mollando la presa sul giovane vichingo, facendolo cadere a terra. «No. Effettivamente non mi fido affatto.»
Il terzetto lo squadrò corrucciato.
«Piantatela di fissarmi così, branco di sfaccendati! Sarò breve: seguiteli e teneteli d’occhio. Se Hiccup dovesse trovarsi in difficoltà, intervenite. Intesi?»
«Ma è Hiccup!»
«Intesi?», scandì nuovamente il paziente Skaracchio, puntando loro contro l’uncino.
«Cavolo, con lui non funziona.»
«Uffa, che barba…», grugnirono in coro i gemelli.
«Così vi voglio!», esclamò con entusiasmo l’omone, spingendoli via. «E ora andate.»
I tre non lo videro grattarsi il capo, pensieroso. Sembrava voler aggiungere qualcos’altro alle istruzioni date, come se avesse avuto un pensiero che continuava a ronzargli fastidiosamente nel cervello ma che non riusciva in nessun modo ad afferrare.
Calciando rabbiosamente una pietra, Moccicoso scosse il capo: che perdita di tempo! Non aveva mai sopportato di dover fare da balia a quella sciagura ambulante di Hiccup. Cos’aveva fatto di male per meritarsi una piaga del genere? … A parte tutti i dispetti, gli insulti, le risse e i tentativi di dargli fuoco, ovviamente.
«Guardate! Sono laggiù!»
Alla voce di Testa Bruta, la piccola brigata si accovacciò dietro il muro di una casa, tenendo d’occhio Dagur e Hiccup allontanarsi dal villaggio.
«Cosa facciamo?»
«Stanno andando verso il bosco.», osservò Moccicoso, ingrugnandosi sempre più. «Anzi, mi correggo: più che altro, Dagur si sta dirigendo verso il bosco trascinando Hiccup. Ma guardatelo...! Ѐ imbarazzante.»
«Oh.», fiatò Testa Bruta con enfasi letargica. «… Dobbiamo salvarlo?»
«Avete sentito cos’ha detto Skaracchio…», sbuffò l’altro.
«Aspettate… aspettate!», disse testa di Tufo, spingendo indietro la sorella. «Seguitemi: se noi adesso aspettiamo, non sapremo più dove sono diretti, giusto?»
«Ah-ha.»
«E se non sappiamo dove sono, sarà più difficile trovarli.»
«Ah-ha.»
«E, se riusciamo a trovarli senza sapere dove siano…»
«… il salvataggio sarà doppiamente epico.»
«Esatto! E bam! Saremo tre eroi!»
«Già… geniale!»










.:~*~:.

Prima di procedere con le note, vorrei tanto aggiungere qui una piccola dedica. Ho ricominciato a scrivere e a frequentare di nuovo questo sito da poco e... In così poco tempo, per quanto assurdo possa sembrare, ho avuto la fortuna di trovare delle persone che sono state estremamente gentili con me. Vorrei dedicare questa storia a loro.
a u t u m n, Kiki75, Jack Frost beliver e Feel Good Incgrazie.

.:~*~:.

Eeeee ce la faranno i nostri eroi?

Sarebbe meglio dire: ce la farò io a gestire tutto senza combinare casini? XDDDD
Testa di Tufo è un genio. Lo pensiamo tutti, ormai. XD

E ora vai che si parte con le note~!
Prima di tutto, il titolo: “Deranged” è il soprannome originale che viene dato a Dagur nella serie. Tradotto alla perfezione con “Squilibrato”. XD Il sottotitolo, invece, è un proverbio italiano che penso alluda al fatto che i pazzi possono tranquillamente crescere nella follia senza aver ricevuto alcun incoraggiamento da parte altrui o essere stati educati per diventare tali. L’ho scelto perché secondo me rappresenta molto bene il personaggio di Dagur e il suo rapporto col padre. Vi prego, correggetemi se sbaglio! Non sono riuscita a trovare da nessuna parte una spiegazione a questo proverbio. O__O
Ma poi… io che scrivo una storia a capitoli! A CAPITOLI! *rotola ovunque nella stanza* E chi l’avrebbe mai detto?! TT___TT Ho il terrore di scrivere storie a capitoli e non l’ho mai fatto proprio perché temo di perdere l’ispirazione e lasciarle incomplete… o di non riuscire a trovare un modo decente per concluderle! *sigh* Ma oggi no! è___é No, questa volta sono piena d’energia e ce la farò!
Dunque! Il contesto: anche per questa storia sono tornata indietro nel tempo perché l’ho ambientata durante l’ultima visita di Oswald il Simpatico a Berk. Quindi credo si tratti di un anno prima degli eventi di Dragon Trainer o comunque di qualche mesetto prima. Per questo qui il povero Hiccup non viene considerato per nulla dai suoi compagni vichinghi. Spero di aver tenuto tutti IC ma, dato che qui compaiono tutti e tutti insieme, non so se sembra tutto credibile. Io li adoro… adoro anche Moccioso, sono sincera, nonostante il pessimo carattere… però un conto è questo, un conto è rappresentarli. XD Comunque sia, vorrei solo aggiungere che per molte cose mi rifaccio anche alle due serie.
Allora, come sempre lascio qualche informazione per chi volesse capire chi sono Dagur e Oswald. Il primo è un personaggio che compare per la prima volta nel quindicesimo episodio della serie animata: “DRAGONS – I Cavalieri di Berk”. È instabile, aggressivo, dominatore… e capo dei Grandi Guerrieri o berserker.
Oswald “Il Simpatico” è il suo sventurato padre; non compare mai fisicamente in nessuna puntata. Per quanto riguarda il suo aspetto, mi sono rifatta ai bozzetti presenti nella wikia. Caratterialmente ci lasciano intuire che fosse molto più diplomatico, pacifista e ragionevole del figlio.
Il rapporto che c’è tra loro in questa storia è un’interpretazione personale che mi sono fatta mettendo insieme tutti i piccoli frammenti che la serie mi ha lasciato. Ho pensato che Dagur, essendo il figlio del capo di una tribù dal passato sanguinario, violento, intraprendente fosse sempre stato pieno di disprezzo nei confronti dell’atteggiamento “politico” del padre. Credo che uno come lui possa vedere tutto questo come un segno di debolezza. Di mancanza di spina dorsale.
E Oswald, secondo me, era preoccupato e ben conscio della pericolosità dei modi di fare e di pensare del figlio... ma che infondo gli volesse bene e che abbia provato più volte a farlo ragionare senza davvero mai riuscirci. Non so, se avete qualche altra ipotesi mi farebbe davvero piacere sentirla! :) Speculare sul background dei personaggi secondari è una cosa che amo. XD
Bene, credo d’aver detto tutto!
Grazie per aver letto questo primo capitolo e al prossimo! C:

See ya,

Shadow Eyes
  
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