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Autore: Letterenascoste    29/04/2014    2 recensioni
«Dove andiamo?» chiese Faith, seduta sul sedile centrale posteriore, avvicinandosi ai posti anteriori.
«A casa mia» le rispose Hannibal, guardandola dallo specchietto retrovisore.
Faith deglutì e un piccolo brivido di orrore la percosse, mentre le mani cominciarono a sudarle.
Non ci pensare, andrà tutto bene.
La casa era imponente, proprio come il dottore.
Per lo meno non è isolata, pensò lei varcandone la soglia.
«Va tutto bene?» le chiese Hannibal chiedendole, con un gesto della mano destra, il giubbotto.
Faith, lentamente e scrutando le intenzioni dell'uomo, si tolse il giubbotto «Tutto bene» rispose lei.
«Mi sembrava un po'... terrorizzata, a dire il vero» asserì lui sorridendole.
Lo sono.
Attenzione: riprende esplicitamente alcune scene degli episodi.
Genere: Commedia, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hannibal Lecter, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Will Graham
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Faith.

Capitolo secondo.

 

Quando Faith entrò nell'autovettura malconcia di Will, lui la salutò con un sorriso tirato.
Era nervoso per la visita, pensò lei
Era nervoso perché Abigail Hobbs era un'indiziata, le disse lui.
Faith passò molto del tempo, che impiegarono per arrivare a destinazione, ad ascoltare i pensieri dell'amico sul caso dell'Averla del Minnesota e su come Abigail fosse innocente.
Secondo il parere di Will, era impossibile che la ragazza fosse complice di una tale efferatezza.
Faith sentì nelle sue parole una sorta di rancore nei confronti di Jack, per le accuse mosse.
«E' più che normale che Jack sia sospettoso nei suoi riguardi» gli disse appoggiando un gomito allo sportello e reggendosi la testa con la mano, come se le pesasse «Devi ammettere che risulta difficile credere che Garret abbia avvicinato tutte quelle giovani, giovanissime, donne... tutto da solo. Insomma: non era un bell'uomo, era sposato, non era ricco né risulta da nessuna parte che fosse affascinante o carismatico... Era persino calvo» aggiunse, gesticolando con la mano libera, con un sottile velo di sarcasmo.
Arrivarono a destinazione e Faith vide presentarsi davanti ai suoi occhi una vecchia e raffinata struttura dal gusto leggermente classico.
Si portò una sigaretta alla bocca e l'accese. Inspirò a pieni polmoni quell'aria tossica che tanto la faceva sentire bene.
«Il problema» continuò lei mentre osservava Will girare le chiavi nel quadrante e arrestare il motore «E' che ti sei affezionato troppo, non sei obiettivo. Non è stato salutare passare con lei tutte quelle notti in ospedale, Will»
L'uomo si girò a guardarla, riservandole una smorfia.
«Smettila di fumare» le disse strappandole la sigaretta dalle dita, come per ripicca. Poi aprì lo sportello e uscì dalla vettura. Lasciò cadere il mozzicone ai suoi piedi e lo pestò e lo dilaniò contro l'asfalto ruvido e umidiccio.
Era confuso, ma sapeva di avere ragione.
Inspirò quell'aria autunnale, prima di riaffacciarsi in macchina.
«E comunque» le disse puntandole un dito indice incerto «Sono sicuro che lei sia innocente. E ora non ha più nessuno al mondo»
«E non è una tua colpa» sottolineò lei «Non te ne devi assumere il peso o la responsabilità»
Will picchiettò con le dita sulla lamiera sottile dell'auto. Infastidito, nervoso, confuso.
«Andiamo, siamo in ritardo»
- - -

«Buongiorno» li salutò il dottor Lecter quando varcarono la soglia del suo studio.
«Buongiorno» rispose Will di rimando addentrandosi nella grande stanza.
Faith invece non rispose, si sentiva quasi soffocata da quell'ambiente: le pareti porpora davano un senso di calore, ma veniva contrastato dal minuzioso ordine che regnava nella stanza e dalle colonne color fumo e classicheggianti che permeavano l'ambiente di freddezza.
«Le piace?» le chiese Hannibal, dopo aver chiuso la porta, essendosi accorto del vagare del suo sguardo.
«Non è il mio genere» ammise Faith con incertezza «Ma ammetto che è molto... teatrale»
«Spero sia un complimento» ribatté lui.
Hannibal dopo, senza aspettar risposta, le passò davanti per avvicinarsi alla scrivania.
Scansò qualche foglio e poi ne brandì uno. Con lunghi ma lenti passi si posizionò al centro della grande stanza, testa in alto per guardare Will, ora sul soppalco.
«Che cos'è quello?» chiese infastidito Will adocchiando il foglio che lo psichiatra teneva tra le mani.
«La sua valutazione psicologica» rispose Hannibal spostando lo sguardo da Will al foglio, e viceversa «Lei è del tutto funzionale e... più o meno sano. Ottimo lavoro»
Will fece qualche passo pesante, prima di parlare «Mi ha automaticamente approvato?»
«Jack Crawford può riposare, consapevole di non averla spezzata, e la nostra conversazione può procedere libera da scartoffie»
«Jack pensa che abbia bisogno di un sostegno psicologico» ribatté Will, fissando il dottore dall'alto della stanza.
«E di un supporto umano» aggiunse Hannibal spostando il suo sguardo su Faith, ancora sull'uscio, che fece un passo indietro scontrandosi con la porta fredda.
«Più che soffermarmi sulla sua singola persona, Will» continuò lo psichiatra «Oggi mi piacerebbe approfondire il legame tra lei e la signorina Williams, come espressamente chiestomi da Crawford. Suppongo che la dottoressa Bloom debba aver riscontrato un forte legame tra voi, al punto da proporla come 'ancora' per la realtà. E' di questo che vorrei parlare oggi» disse sbottonandosi la giacca e sedendosi su una poltrona di pelle marrone. «Accomodatevi, vi prego»
Faith e Will guardarono lo psichiatra sorpresi, lei dal basso e lui dall'alto.
Hannibal notò che gli riservarono lo stesso sguardo.
Lei, poi, si mosse in direzione del lettino di pelle scura. I suoi passi erano piccoli, rumorosi e fastidiosi, quasi irritanti per un orecchio abituato al silenzio. Si sfilò il giubbotto di pelle nera e poggiò la borsa ingombrante sulla poltrona singola.
Quando si sedette su quel lettino pensò che fosse tanto bello quanto scomodo. Gambe chiuse, leggermente inclinate. Con i palmi delle mani strofinò la stoffa dei pantaloni rossi che le fasciavano le cosce, come se volesse trovare calore in quella enorme e gelida bolla di sapone.
Will si sedette al suo fianco.
«Mi chiamo Faith, ho trentun anni e sono sobria da ben venti giorni» scherzò lei, sorridendo e facendo sorridere l'amico. Chi non sorrise fu invece Hannibal che con la sua espressione imperturbabile fece morire il riso della donna. La guardò e a Faith sembrò che la stesse sgridando.
«Mi scusi» mugugnò piano lei, abbassando lo sguardo.
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Hannibal si fece scivolare via quella sensazione di fastidio procuratagli dalla battuta poco convenite all'occasione.

«Da quanto tempo vi conoscete?» chiese poi squarciando il silenzio.
«Diciannove anni, più o meno» rispose Will.
«Venti, per essere esatti» lo corresse Faith.
Will intuendo la prossima domanda, rispose senza che nulla gli fosse chiesto: «Ho passato la mia infanzia in giro con mio padre, non avevamo una situazione stabile. Poi, quando dovetti cominciare a frequentare la scuola con più regolarità, ci trasferimmo a Baltimora»

«Vi siete conosciuti nelle aule scolastiche, dunque?» chiese lo psichiatra.
«Si» rispose Will.
«No» lo corresse Faith «Sul pulmino diretto alla scuola, in verità. Quando salii vidi questo ragazzino con due grandi occhiali che gli ricadevano giù per il naso, i capelli arruffati, i vestiti stropicciati. Ricordo che guardava un punto fisso del sedile davanti a lui. Pensai che dovesse essere un tipo simpatico, strano ma simpatico, così mi sedetti accanto a lui e... e non me ne andai più via»
Will sorrise «E' vero» disse poi passandosi una mano tra gli occhi e gli occhiali «Volevo solo stare da solo e non riuscivo a farti allontanare. Eri così... irritante, stravagante e inopportuna»

«Ha provato a respingerla?» chiese Hannibal e Faith si sentì leggermente ferita.
«Si, ma non ci fu verso di farla andar via. Poi un giorno mi abituai» rispose sinceramente Will «Mi abituai e basta»
«Ed eccomi ancora qui» disse ironicamente la donna.
Si sorrisero vicendevolmente nel trovarsi catapultati in ricordi tanto lontani eppure tanto nitidi.
Hannibal li osservò: il suo sguardo zampillava da Will a Faith per capire gli ingranaggi che agivano in quel meccanismo ben oliato.

«Chiamereste il sentimento che provate l'uno per l'altra con il termine 'amore'?» chiese poi.
Hannibal si stupì dello scontrarsi delle due rispose, pronunciate allo stesso momento, con la stessa sicurezza, all'unisono: il «si» sicuro di lei si scontrò con il «no» perplesso di lui.
«Come sarebbe a dire 'no'?» chiese incrociando le braccia, con un tono vagamente isterico.
«Credo che il dottor Lecter si riferisca a un amore di tipo fisico» aggiunse Will.
Faith guardò lo psichiatra in segno di risposta, ma egli passò subito alla domanda successiva.

«Mi piacerebbe che l'uno definisca, nel modo che preferisce, l'altro»
«Noi siamo amici» rispose Will.
«Molto più che amici» lo corresse Faith.
Di nuovo lo sguardo di Hannibal registrava due aspetti diversi della stessa medaglia, si fermò su lei che sembrava più sicura, più consapevole, più determinata.

«Mi dica, per favore, a cosa associa l'affetto che prova per il signor Graham»
Faith sorrise, del sorriso più tenero che le portarono i ricordi e i sentimenti.
«Lui per me è tante cose: è l'amico da chiamare quando hai bisogno di distrarti; è il conoscente con cui ti scontri, versandogli del caffè bollente sulle scarpe scamosciate nuove, ti aspetti che ti mandi a quel paese e invece ti sorride; è la madre che ti bacia prima di andare a dormire; è il padre che rincasando ti porta il giocattolo per il quale avevi tanto pianto; è il fratello che ti protegge dai ragazzini più grandi; è il cugino che ti presta il fumetto appena uscito, che non ha ancora letto; è lo zio che ti abbraccia perché non ti vede da mesi; è il nonno che ti vizia e ti regala i dolci; è il fidanzato che si ricorda del vostro anniversario, quando tu l'avevi dimenticato; è il marito che, rientrando, porta per cena la pizza, per non farti cucinare; è il gatto che ti fa le fusa quando gli dai da mangiare; è il cane che scodinzola perché è felice che sei tornato a casa; è il mazzo di rose sull'uscio della porta dopo un'orribile giornata di lavoro. Will è tutto ciò che ho di bello e caro. Will è la mia famiglia. Will è la parte migliore di me.»
Sospirò sonoramente, felice.
Poggiò la sua mano sinistra su quella destra di Will, adagiata sul suo stesso ginocchio.
«Mi dispiace se ti ho paragonato a degli animali» gli disse poi scherzando.
Will sorrise incerto, «E'... molto bello quello che hai detto. Strano, ma ugualmente bello»
Hannibal Lecter si fissò su quell'incrocio di mani che emanava affetto, fratellanza e possessione.

«Ha mai provato attrazione sessuale per il signor Graham?»
Faith sgranò gli occhi e si lasciò andare in una piccola smorfia di disgusto, in un atteggiamento che Hannibal catalogò come infantile.
Subito spostò la sua mano, allontanandosi.
«Per carità, no!» rispose secca, guardando lo psichiatra come se avesse appena detto qualcosa di assolutamente folle.
Forse in quella situazione un altro uomo si sarebbe sentito offeso, ma Will sorrise divertito e Hannibal lo notò.

«Si deve sentire consolato» ipotizzò lo psichiatra «Nel sentirsi circondato da questo... affetto così importante. Ne è mai stato geloso?»
Will esitò un secondo, come se si stesse sforzando di ricordare qualche frammento di vita passata che aveva preso troppa polvere.
Si alzò e fece qualche passo nella stanza, come se gli conciliasse i pensieri.
«Non ne ho mai avuto occasione» constatò poi con un tono sorpreso.
Hannibal guardò la donna, che sorrideva tranquilla.

«Perché nasconde le sue relazioni al signor Graham?»
Faith corrucciò la fronte.
«Io non nascondo le mie relazioni» disse lei con un tono pungente «Will non le ricorda solo perché non ne ho mai avute»
«Non ha mai avuto una relazione?» le chiese il dottore, indugiando su di lei per capire se stesse mentendo. Non mentiva.
«No» rispose Faith, si grattò il collo mentre ripensava alla domanda «Se non teniamo conto di James. Ma non credo che il condividere il letto una sola notte possa chiamarsi relazione»
«Chi è James?» si sentì chiedere alle spalle, da Will.
«Oh» disse lei sventolandosi una mano davanti alla faccia, come se ciò l'aiutasse a scacciare via un ricordo indesiderato «Nulla di importante. Era un collega, un uomo carino, simpatico, a volte anche divertente»
«Perché non instaurò una relazione con James, allora?» chiese cauto il dottore
«Perché non volevo, non ho bisogno di un uomo» disse dispettosa lei.
«Ma ha bisogno di Will»
«Si»
«E ha condiviso il letto con James»
«Vedo che non le sfugge nulla»
«Aveva mai condiviso il suo corpo con qualcuno?» chiese Hannibal.
Faith si strinse sempre più tra le sue stesse braccia, mentre si obbligò nel non rispondergli male.
Lo sguardo severo e auto protettivo di lei si scontrò con quello curioso dello psichiatra.
«No» disse piano.
Lo vide sorridere, come chi è felice di indovinare una risposta.
«Perché allora ha dato a James un dono così speciale?»
«Mi sentivo incoerente» rispose piano lei perdendosi nel filo sottile dei suoi pensieri «Volevo solo essere coerente con me stessa»
Hannibal si alzò, si abbottonò di nuovo la giacca.
Le andò accanto e le poggiò una mano sulla spalla.
Sotto quel tocco è come se Faith si fosse risvegliata, portando lontano i ricordi e tornando alla realtà. Alzò lo sguardo e vide che lo psichiatra era accanto a lei, imponente e rassicurante.
«Grazie» le disse «Non era obbligata a un simile confidenza»
Faith lo vide allontanarsi da lei.
«Non accadrà più» disse lei pentendosi della sue parole «Lei non è il mio psichiatra»
Hannibal sorrise, con un angolo delle sue sottili labbra.
«E' un interessante, quanto inconsueto, rapporto amicale. Credo che la dottoressa Bloom abbia avuto buon occhio nel consigliare la sua presenza, signorina Williams. Lei è una persona onesta, sono rari i casi in cui non si tenta di mentire alle domande di uno psichiatra»
Faith ne fu felice, si sentì apprezzata, utile, in pace.
- - -


Il giorno dopo Jack li condusse nell'Elk Neck State Park, nel Maryland.
Faith camminava tra Jack e Will, sopra un manto di foglie gialle e fango, tra alberi e rami troppo lunghi.
«Allora» disse Jack rivoto a Will «Lecter ti ha dato l'okay... E anche a te» aggiunse poi irritato guardando Faith.
Fecero ancora qualche passo e poi li videro: nove corpi di uomini e donne completamente ricoperti dai grandi funghi.
«Stai indietro questa volta» le disse Jack obbligandola a stare dietro la linea gialla «Mi hanno già contaminato una scena del crimine, non lo permetterò ancora»
«Ma non sono stata io» rispose lei, ma era ormai troppo tardi: Jack e Will si stavano allontanando mentre lei veniva bloccata da un agente della polizia locale.
Passò parecchio tempo, forse un'ora o poco più, e la gente del luogo cominciò a radunarsi intorno alla scena del crimine.
C'era chi spingeva per guardare, chi cercava di scattare una foto, chi invece, dopo aver visto, andava via disgustato chiedendosi come un qualcuno potesse spingersi fino a compiere un tale crimine.
La scena era visibile, ma ovviamente non riusciva a capire cosa dicessero gli investigatori della scena del crimine su quei corpi.
Poteva essere così interessante, pensò Faith.
«E' così interessante» sentì dire da una sottile voce femminile accanto a lei.
Faith si voltò sorpresa nel trovarsi riflessa nel pensiero di qualcun'altra.
Si voltò e riconobbe la sua vecchia collega Freddie Lounds, con i suoi ricci rossi e una bugia sempre pronta in tasca.
La vide scattare qualche foto di nascosto, prima di rivolgere l'attenzione all'agente vicino a loro.
«Mi scusi, sono la madre di uno dei ragazzi che hanno trovato i cadaveri. La ringrazio per essere stato così gentile con loro»
Faith la guardò sorpresa: ecco il perché Freddie era ancora una giornalista e lei no.
«Le seccherebbe tanto se le chiedessi alcune cose?» continuò poi Freddie «I ragazzi avranno sicuramente delle domande, voglio essere sincera con loro»

Faith smise di ascoltare quando vide Will muoversi in maniera incerta vicino ai corpi. Lo vide accasciarsi, scuotere la testa.
D'un tratto vide il braccio del corpo accanto a Will alzarsi e cingerlo, come in uno dei peggiori film d'orrore.
Il cuore le andò in gola.
Strinse il nastro giallo così forte che lo squarciò.
Vide Will alzarsi, indietreggiare barcollando e Price urlargli di non toccare il corpo.
Faith approfittò della distrazione dell'agente e valicò il limite impostole da Jack.
Veloce corse accanto a Will, che si era appoggiato a un albero.

«Will, ci sono qui io»

   
 
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