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Autore: Mentalmentealtrove    29/04/2014    2 recensioni
Lei che segue il suo intuito tanto da essere ritenuta pazza, chiusa in un centro famiglia.
'Amara la pazza.' la chiamavano i bimbi.
Ma Amara non era pazza, la voce che sentiva era vera, non era immaginaria.
Lui aveva tanta paura di inventarsi tutto, di immaginarsela.
Finché non si incontrarono.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Ti svelo un segreto: tutti i migliori sono matti.'
Alice in wonderland.

 
 
L’ ho sempre sentito, il destino.
Come una sensazione che mi diceva dove andare.
I miei genitori non l' hanno mai capito.
Mi hanno ritenuta una pazza, da rinchiudere in una casa famiglia.
Perché non un ospedale psichiatrico allora? Di certo lo avrei preferito a tutti questi bambini inopportuni
Mi chiamavano ‘Amara la pazza’, ma non mi importava.
Solo perché a volte giravo per le strade senza una destinazione? Idioti.
Io lo sentivo, lo sentivo davvero quel richiamo.
Era come se mi dicesse ‘trovalo’.
Ma chi cazzo dovevo trovare?
Passai i primi due anni così, a chiedermi il motivo di questa sensazione.
Poi capii.
Ero in quella casa da pochi mesi quando per la prima volta sentii davvero la sua voce, avevo 16 anni.
La prima parola, la ricordo bene, fu 'merda'.
Subito mi spaventai, mi trovavo in un giardino e tutto intorno a me si fece più confuso.
'Chi è?' riuscii a dire dentro la mia testa.
Era una voce maschile, particolare e bellissima che parlava nel mio pensiero, ma aveva parole sue.
Riuscivo a rispondergli, a comunicare con lui.
Era tanta la paura di impazzire, di essere pazza sul serio.
Però lui era lì che mi parlava, sembrava così reale e così normale.
 Insomma avevo paura che fosse tutto dentro la mia testa e che in realtà ‘lui’ non esistesse.
Ed era come me, spaventato quanto me.
Gli psicologi non sapevano come prendermi, alcuni pensavano che sentissi voci, ma non capivano.
Non capivano che lui, lui era vero.
A volte mi svegliavo di notte con la sua voce in testa che mi chiamava, un po’ per cercare compagnia, un po’ per sapere come stavo.
Ci volle un po’ di tempo ma alla fine riuscì a scoprire il suo nome. Louis.
Non riuscii a scoprire di più, era troppo spaventato per parlare di se. Quando comunicavamo parlavamo di altro, d’ amicizia, di esperienze di vita,
della mia vita soprattutto.
Non parlavamo quasi mai di lui, come se volesse nascondersi.
Con il tempo… diventai più sicura della sua ‘realtà’ e le paure diventarono sempre meno.
 
La notte in cui scappai uscii dalla finestra con un solo zaino con dentro il minimo necessario e nessun soldo, poiché non ne avevo.
Non avevo idea di dove andare, ma sentivo che il destino mi avrebbe guidata.
Quella notte sentii parlare Louis, sentii dirmi che stava camminando verso il nulla e che sentiva di doverlo fare proprio come lo sentivo io.
Camminai per tanto tempo, non so quanto, ma camminavo e una parte di me sapeva benissimo la direzione.
Proprio mentre il sole iniziava ad illuminare il tutto passai per uno spiazzo di erba, pieno di margherite.
Qualcosa mi disse che potevo stare tranquilla, ero arrivata.
 

<< Louis’ pov. >>
Dio mi sembrava di essere impazzito, stavo vagando in mezzo alla campagna da più di cinque ore.
Avevo lasciato i ragazzi con la scusa di una passeggiata, quanto tempo avrei rimasto ancora?
E soprattutto dove stavo andando? Che senso aveva?
Non ero troppo sicuro che lei esistesse davvero, era troppo surreale.
Insomma parlare con lei per due anni mentalmente credendo di essere pazzo e incontrarla in un posto in cui nessuno mi stava portando?
Più camminavo e più mi convincevo, non poteva essere. Amara non poteva esistere davvero.
E se mai fosse esistita cosa eravamo? Una specie di strana telepatia?
Il tutto era sempre meno reale, mi sembrava sempre più stupido.
Arrivai in uno spiazzo illuminato dalla luce del sole appena sorto.
E la vidi, era lì, seduta fra i fiori girata di spalle che guardava l’ alba.
Aveva capelli scuri che le ricadevano sulle spalle.
Non volevo che si voltasse, era un momento magico in un certo senso, ma lo fece.
Quando si voltò fù come l’alba, come un’ ondata di luce attesa durante tutta la notte.
Era come l’aria dopo essere stati sott’ acqua per qualche secondo, come il risveglio dopo un’ incubo, una certezza dopo tanta confusione.
‘Louis?’ disse con quella voce, la voce che avevo sentito per due anni. Si alzò e si avvicinò.
‘Dio pensavo di essere impazzito.’ dissi abbracciandola e stringendola a me.
‘Non sei l’unico.’ disse ridendo.
Quando la lasciai mi guardò negli occhi per un po’, come se avesse qualcosa da dirmi, una marea di cose da dirmi, ma non ne trovasse il coraggio.
‘Da dove… oddio da dove vieni?’ mi chiese risedendosi.
‘Ero a Londra.’ risposi guardando in basso, mi sedetti accanto a lei. ‘So solo che cammino da tanto.’
‘Solo a me sembra troppo assurdo? Non è possibile.’ disse passando le dita fra i capelli.
‘A me sembra impossibile, tutte le volte che pensavo di crearmi tutto da solo… palavamo davvero.’
‘Come se il destino ci avesse portato a questo.’ disse guardandomi negli occhi.
Non so perché lo feci, ma posai una mano sulla sua guancia e la baciai.
Fu una sorpresa per lei, per un secondo si irrigidì, poi ricambiò il bacio.
Le nostre labbra si aprirono insieme, danzarono alla luce del giorno come non avevano mai fatto prima d’ora.
Le nostre lingue si cercarono ansiose di trovarsi e di far sentire la loro presenza.
I nostri corpi si conobbero nel modo più carnale possibile.
Ma non fu sesso, oh no.
Fu amore, solo ora ne riconosco davvero la differenza.
Accadde qualcosa di magico, speciale.
A portarci lì qualcosa più grande di noi, qualcosa da cui non potevamo fuggire.
Il destino.


Eccomi qui con una one shot, che ne pensate? 
Lo so che è un po' corta, ma a me piace molto.
Mi piacerebbe sapere la vostra opinione, baci.

 
 
  
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