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Autore: _Fedra_    30/04/2014    2 recensioni
Il primo giorno di scuola, il Cappello Parlante assegna Edmund a Serpeverde non appena sfiora la sua testa.
Ma siamo sicuri che la Casa più famigerata di Hogwarts sforni esclusivamente maghi e streghe cattivi?
E se il ragazzo destinato ad affiancare Harry Potter nella lotta contro Voldemort si trovasse proprio lì?
* AU in cui i Pevensie sono dotati di poteri magici; nuovi pairing e personaggi per entrambe le saghe *
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Edmund Pevensie, Susan Pevensie
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La profezia dell'Erede'
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CAPITOLO 21

Disordine

~

 
 
 
 
 
 
Dalla notte della fuga di Silente, Hogwarts sprofondò nel caos più totale.
Improvvisamente, tra le mura del castello tutti sembravano essersi coalizzati in una sorta di ribellione silenziosa contro la Umbridge e la Squadra di Inquisizione.
Incidenti e disordini erano all’ordine del giorno, alcuni di essi talmente assurdi da rendere palese la loro assoluta mancanza di casualità, anche se era impossibile scovare il colpevole visto che tutti sembravano non aver notato nulla di strano.
I più colpiti erano proprio i Serpeverde, i quali si presentavano spesso a lezione con la pelle piena di pustole o con imbarazzanti protuberanze che sbucavano da diversi punti del corpo.
Montague, il gigantesco Portiere della squadra di Quiddich, sparì per una settimana e fu ripescato in stato confusionale sopra la tazza del bagno delle femmine, tra gli ululati di Mirtilla Malcontenta.
Visto che non riusciva a fronteggiare in alcun modo le orde di studenti che svenivano, vomitavano o perdevano litri di sangue dal naso durante le sue ore (tutto merito delle Merendine Marinare di Fred e George), delle scritte che improvvisamente andavano a imbrattare i muri dei corridoi e delle aule e dei bagni che traboccavano ogni genere di schifezza, la Umbridge decise di mettere in punizione intere classi, sperando così di scoraggiare il colpevole, ma a ogni serie di torture la sua tenacia sembrava aumentare sempre di più, affinando la sua tecnica di genio del male fino ad arrivare a livelli inimmaginabili.
A fare le spese delle persecuzioni furono soprattutto gli studenti del primo anno, dal momento che l’Inquisitore Supremo riteneva che loro giovani menti fossero le più facili da traviare.
Era ormai l’ora di cena quando Fred e George, ormai venerati in tutta la scuola come due veri eroi, attraversarono il porticato d’ingresso per andare nella Sala Grande.
Improvvisamente, dei singhiozzi sommessi attirarono la loro attenzione.
−Non è niente, Nigel. Vedrai che passerà – stava dicendo dolcemente la voce di Lucy Pevensie da dietro una colonna.
−Fa male! Brucia! – piagnucolò la voce di lui.
−Che succede qui? – domandò Fred avvicinandosi.
La scena che si presentò davanti ai due gemelli li lasciò entrambi interdetti.
Lucy e Nigel erano seduti sul muretto del portico, lei che reggeva la mano sanguinante di lui, che aveva il volto rigato dalle lacrime.
Sul palmo, le lettere della penna stregata della Umbridge si erano incise così in profondità da non essere più distinguibili, sommerse da un mare di sangue e carne lacerata.
Anche Lucy aveva la destra fasciata da una benda piena di macchie rosse.
Non appena li videro arrivare, i due ragazzini si affrettarono a nascondere le ferite dietro la schiena.
−Quella donna è un mostro! – esclamò George scandalizzato.
−Fate vedere, piccoli. Non dovete vergognarvi. Piuttosto, dovremo essere noi a scontare la punizione – disse Fred desolato, afferrando la mano di Nigel. – Vulneras Sanentur – sussurrò levando la bacchetta.
Subito, la carne si ricostituì perfettamente, lasciando solo un segno rosso al posto delle ferite.
−Grazie! – esclamò Nigel debolmente, gli occhi ancora colmi di lacrime.
Nel frattempo, George aveva appena guarito Lucy, che gli lanciò un sorriso raggiante.
−Allora, che cosa avete combinato? – domandò questi.
−Un ragazzo del nostro dormitorio ha lanciato un’intera confezione di Caccabombe in mezzo all’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, ma non ha voluto confessare il misfatto. E un suo amico del primo anno ha liberato una generosa quantità di Fuochi d’Artificio Filibustier – rispose Lucy.
−Voi matricole siete sempre le migliori! – rise Fred scompigliandole i capelli rossicci.
−Giusto, fratello. Credo che sia giunto il momento di lasciare a loro il nostro testimone – soggiunse George.
−Che volete dire? – domandò Nigel perplesso.
−Ormai io e Fred siamo maggiorenni. Abbiamo ben altri progetti per la testa, piuttosto che stare rinchiusi qui dentro a prendere ordini da quella vecchia rospa. Dico bene, fratello?
−Hai assolutamente ragione, George.
−Ci stavamo riservando il gran finale per il giorno degli esami, ma il futuro non può attendere.
−Che cosa avete in mente di fare? – domandò Lucy preoccupata.
−Lo vedrete – rispose Fred facendole l’occhiolino. – Mi raccomando, acqua in bocca!
−Dateci il tempo di procurarci un paio di cose e daremo inizio allo spettacolo – fece eco George. – Ora però dobbiamo andare. Meglio non far tardi per la cena. Ci vediamo, belli!
I due gemelli si allontanarono ridacchiando, mentre il cielo si riempiva rapidamente di stelle.
Una frizzante aria primaverile gonfiava i mantelli strappando un brivido a coloro che li indossavano.
−Credi che raderanno al suolo la scuola? – domandò Nigel pochi istanti dopo.
−Spero di no – rispose Lucy preoccupata. – Hai idea di come reagirebbe mia sorella se accadesse?
Pochi giorni dopo, una serie di esplosioni interruppero per l’ennesima volta la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure.
Quando la Umbridge fece per andare a vedere che cosa stava accadendo, venne letteralmente travolta da una valanga di fuochi d’artificio che invasero completamente l’aula, seminando il panico tra gli studenti.
Sconvolta e bruciacchiata, la Preside tentò di fermarli a colpi di bacchetta, ma a ogni incantesimo quelli aumentavano di dimensioni e quantità.
Nell’arco di pochissimi minuti, l’intera scuola era un unico, gigantesco spettacolo pirotecnico.
C’erano bengala infuocati, petardi dall’odore nauseabondo che facevano rumori imbarazzanti quando esplodevano, fuochi talmente grandi da prendere le sembianze di draghi e altre creature fantastiche, altri che invece tracciavano parolacce lunghe dodici metri.
Ma non era finita lì. L’intero secondo piano, infatti, era stato completamente invaso da una distesa d’acqua pestilenziale, a tal punto che il povero Gazza si vide costretto a traghettare da una parte all’altra gli studenti che dovevano andare a lezione.
Dal loro canto, i professori finsero di ignorare completamente quanto stava accadendo, limitandosi a chiamare distrattamente i membri della Squadra d’Inquisizione nella vana e divertita speranza che riprendessero il controllo della situazione.
Quando ormai l’intero castello si era riversato all’esterno, tra studenti schiamazzanti e bruciacchiati, arrivarono loro, le vere star della scuola.
Fred e George sorvolarono la folla a cavallo delle loro scope, dopo aver scassinato l’ufficio della Umbridge, inondandola di volantini che pubblicizzavano l’imminente apertura del loro negozio di scherzi a Diagon Alley.
−Non dimenticatevi di noi! – gridò Fred levando in aria il pugno come un condottiero vittorioso.
−Già, continuate a perpetuare la nostra opera contro quella maledetta megera! Che non ci sia più un giorno di tregua a Hogwarts fino a quando non tornerà il suo vero Preside, Albus Silente! − gli fece eco George, acclamato da tutti.
−FERMATELI! – ululò la Umbridge, fumante di rabbia e per le numerose bruciature sul cardigan rosa.
Ma prima ancora che un solo incantesimo potesse partire contro di loro, i gemelli Weasley erano già sfrecciati via nel cielo infuocato dal tramonto, sparendo per sempre alla vista.
Di una cosa erano certi: Hogwarts non li avrebbe dimenticati tanto facilmente.
 
***
   
Dopo l’eroica fuga di Fred e George, la situazione a Hogwarts sembrava completamente sfuggita di mano.
Molti studenti, ispirati dal loro esempio, decisero di imitarli escogitando scherzi ancora più eclatanti.
Finiti i fuochi d’artificio dei due gemelli, vennero presto rimpiazzati da altri ancora più potenti, importati direttamente da Diagon Alley.
Ormai la Umbridge non sapeva più che pesci prendere e, ormai arrivata allo stremo, dovette rinunciare alle sue orribili punizioni per via delle ondate di gufi di protesta da parte delle famiglie, compreso quello della madre di Adam, che al Ministero faceva tremare di paura maghi e streghe a prescindere dal ruolo che occupavano al suo interno.
L’atmosfera goliardica generale non aveva però inciso sugli studenti del quinto anno, ormai arrivati alla paranoia per i G.U.F.O. imminenti.
I gemelli Potter erano quelli diventati più insopportabili.
Jane in particolare si era completamente isolata dal mondo, rispondendo male per qualsiasi cosa.
Nessuno sapeva che cosa avesse, a parte Voldemort che dava la caccia a lei e a Harry appena fuori dalle mura del castello e le vessazioni della Umbridge.
In effetti, la stessa Jane si vergognava ad ammettere la causa del suo costante malumore, ritenendola stupida e inutile.
Tutto era cominciato il giorno della finale di Quiddich, vinta per il quarto anno consecutivo dal Grifondoro.
Non era bastato che Hagrid facesse irruzione in piena partita per presentare loro il suo colossale fratello minore, trascinato a forza dalla Siberia per non farlo ammazzare dai suoi simili e confinato nel cuore della Foresta Proibita, con sommo disappunto dei Centauri.
Non era sufficiente venire a sapere che, in caso di fuga del loro amico, avrebbero dovuto fare da baby sitter al gigante.
Ci si era messo anche Ron a complicare la situazione, il Re della giornata, che aveva totalizzato in pochi minuti un numero spettacolare di parate che avevano sancito la vittoria definitiva della loro Casa.
Era accaduto tutto alla festa organizzata alla torre di Grifondoro, quando, nel caos generale, il rosso aveva preso il volto di Jane tra le mani e le aveva baciato i capelli davanti a tutti.
–Lo fa per amicizia, niente di che – aveva puntualizzato subito Hermione.
Non poteva uscirsene con una frase peggiore.
Da quel momento in poi, Jane era diventata una tomba.
Non parlava quasi con nessuno e si faceva vedere di rado.
Aveva allentato i rapporti persino con Edmund, nonostante solo poche settimane prima lo avesse assistito senza alcun pudore e gli avesse stampato un sonoro bacio sulla guancia.
Non sapeva perché, ma di colpo la vista del ragazzo la infastidiva più di ogni altra cosa.
Non sopportava che parlasse con altre ragazze, che stesse da solo con Adam al tavolo di Serpeverde.
In fondo, dopo quell’episodio, non lo aveva più cercato.
Aveva paura di essersi sbilanciata troppo, di aver fatto capire cose che non erano vere, o meglio, che non voleva ammettere.
In fondo, lei ed Edmund erano solo amici, no?
Che senso aveva tutto questo?
Jane non lo sapeva, né lo voleva sapere.
Trascorreva le sue serate distesa a pancia in su sul suo letto, con le cuffie infilate nelle orecchie e lo sguardo perso nel vuoto.
Sentiva le risate degli amici al piano di sotto, ma non voleva scendere.
Sapeva che negli ultimi tempi Hermione, non contenta di averle soffiato Ron, si era avvicinata molto anche a Edmund.
Li vedeva spesso insieme a chiacchierare e confidarsi come due amici di vecchia data.
Negli ultimi tempi, era più probabile che il ragazzo si sedesse vicino a lei piuttosto che a Jane.
In fondo, Hermione era sempre stata un gradino più in alto di Potter bis. Era molto più bella di lei, i suoi voti a scuola erano insuperabili ed era molto spigliata e sicura di sé.
Niente a vedere con quella specie di scricciolo nodoso e mingherlino qual era Jane, troppo sensibile a ciò che pensavano gli altri, troppo orgogliosa per donare loro una parte di sé.
Non era stata brava, tutto qui.
Del resto, con il peso che si trovava sulle spalle, non aveva altra scelta se non quella di restare da sola.
Meglio pensare agli esami.
Per fortuna, dopo aver tagliato definitivamente i ponti con Cho, Harry era tornato il fratello presente e affettuoso di sempre.
Era l’unico con cui Jane potesse trascorrere un po’ di serenità.
In fondo, stavano combattendo entrambi la stessa battaglia. Si capivano a vicenda, i due gemelli.
Molte volte si scambiavano parole di conforto, altre si limitavano a stendersi uno accanto all’altro, dividendo lo stesso auricolare.
Facevano un po’ per uno, nella scelta delle canzoni.
Harry amava i REM, i Kean e i Green Day, mentre Jane preferiva gli Oasis, The Killers e I Simple Plan. Entrambi andavano d’accordo su The Ark e gli U2.
Anche Neville si stava mostrando un caro amico.
Era l’unico ragazzo oltre a Harry con cui Jane parlasse, anche se non toccavano mai l’argomento Edmund.
Ora che l’ES era stato definitivamente sciolto, Jane si limitava a insegnare qualche ulteriore incantesimo all’amico, ignorando che nel mentre quest’ultimo stava facendo da tramite a Edmund, anche lui confuso e preoccupato ai massimi storici.
Lo stesso valeva per Luna, con cui stava nascendo una bellissima amicizia.
Fu proprio dalla frequentazione con Luna che Edmund capì che differenza ci fosse tra lei e Jane.
Con la bionda Lovegood parlava e scherzava tranquillamente, ma c’era sempre una sorta di barriera a dividerli, un limite che non si poteva superare.
Con Jane era tutto diverso.
Non era solo lo stare bene insieme.
Era tutto.
Una sensazione indescrivibile che faceva capire che sarebbe stata solo lei la persona che avrebbe voluto al suo fianco.
Al solo pensiero, sommato all’improvviso silenzio della ragazza, Edmund si sentiva sciogliere le ginocchia dalla paura.
–Lei sta pensando le stesse cose che pensi tu – lo rincuorava Luna con tranquillità. – Ron l’ha molto ferita e ha paura che succeda la stessa cosa con te. Tutto qui.
Anche Hermione era dello stesso avviso, solo che il suo punto di vista era decisamente più pratico.
Per questo la sera prima dell’esame, senza dire niente a nessuno, fece irruzione nel dormitorio femminile, trovando Jane distesa sul letto esattamente come si era aspettata.
–Allora, stai aspettando la fine dell’esame o tutta l’eternità per farti rivedere in giro? – le chiese strappandole le cuffie dalle orecchie.
Jane trasalì irritata, lanciandole un’occhiata omicida.
–Scusami, stasera non ho voglia di discutere – si schermì rannicchiandosi contro il cuscino.
–Lo faccio per il tuo bene, Jane. Per il vostro bene. 
–Mio e di chi, scusa?
–Edmund. Chi altri?
–Non gli avrai per caso…
Hermione incrociò le braccia con fare di sfida.
–Gli stai facendo rodere il fegato, a quel povero ragazzo – disse con determinazione.
–Ah, tu lo sai meglio di me, giusto? – sputò Jane furibonda, decisa a vuotarle addosso tutto il veleno che le scorreva dentro. – Non ti bastava Ron? A me Edmund piace! State sempre insieme voi due e io non vi sopporto più! Dopo avergli salvato la vita, essergli stato vicino tutto questo tempo…e ora mi tocca vedermelo portare via da te! Ti credevo mia amica!
–Jane, ma che cazzo dici?
La ragazza trasalì. Sentir dire una parolaccia da Hermione poteva significare solo che la fine del mondo era vicina.
–Non pensavo che i tuoi film mentali avessero superato nettamente il livello da Oscar – proseguì l’amica profondamente offesa. – Sai qual è il tuo problema? Non sai distinguere l’amore dall’amicizia. Non lo vedi come ti guarda Edmund? Come arrossisce quando ti avvicini? Come abbassa gli occhi quando gli parli? Come si arrabbia se per caso qualcuno si intromette mentre state da soli, soprattutto Ron? Credi forse che lo faccia per scortesia, lui che, nonostante tutto, si comporta da vero gentiluomo meglio di chiunque altro in questo castello?
Jane abbassò lo sguardo, sentendosi sprofondare.
–E che ne so? – brontolò furiosa.
–Per tua informazione, Edmund Pevensie è cotto di te dal primo momento che ti ha vista. Sei sempre nei suoi pensieri.
–Questa te la sei inventata tu.
–No, me l’ha detta lui.
A quell’affermazione, per poco gli occhi di Jane non schizzarono fuori dalle orbite.
–CHE COSA?! Non gli avrai per caso scagliato addosso la Maledizione Cruciatus per farlo cantare, spero!
In tutta risposta, Hermione scoppiò in una fragorosa risata.
–No, ha fatto tutto da solo. Non aveva altra scelta. Di colpo sei sparita nel nulla e lui non sa più come fare per parlarti. Ha detto tutto a me, Neville e Luna. Harry non sa niente perché ha paura che la prenda male.
–E chi la prende male? – esclamò Jane come in trance.
Hermione le strizzò un occhio.
L’altra si prese la testa tra le mani, scoppiando in singhiozzi.
–Mio Dio, che cosa ho fatto? Come ho potuto? – gemette.
Hermione le sorrise dolcemente, stringendola in un caloroso abbraccio.
Jane le si aggrappò addosso come se temesse di vederla scivolare via da un momento all’altro.
–Scusami, Herm. Sono stata una vera stronza con tutti voi.
–Sssssh, tranquilla. Va tutto bene.
Hermione le baciò i capelli per confortarla.
Improvvisamente, la loro straordinaria amicizia era ritornata più forte di prima.
–Che faccio adesso? – domandò Jane a un certo punto, prendendosi la testa tra le mani.
–Come minimo dovresti andare da lui a chiedergli scusa e magari dirgli che cosa provi. Sono certa che gli farà molto piacere – rispose l’amica sorridendo.
–Domani. Domani dopo l’esame andrò da lui e vuoterò il sacco – rispose Jane con determinazione.
–Così mi piaci! – esclamò Hermione strizzandole un occhio. – Te l’avevo detto che un giorno avresti trovato un ragazzo che avrebbe ricambiato i tuoi sentimenti.
Quella notte, Jane non riuscì a chiudere occhio.
Il suo cuore le martellava contro le costole come un cavallo al galoppo.
L’indomani, forse, sarebbe stato il giorno più bello della sua vita.
 
***
   
I G.U.F.O. si rivelarono un vero e proprio sequestro di persona.
I ragazzi del quinto anno restarono chiusi nella Sala Grande per tre giorni di fila, chini sulle file di banchi che erano andati a sostituire i tavoli e le panche che la occupavano solitamente.
La commissione, scelta personalmente dal Ministro della Magia, era assolutamente inflessibile ed esigente.
Non ci si poteva scambiare neppure uno sguardo senza essere severamente redarguiti.
Inutile dire che alla fine delle prove Jane era così stremata da non trovare le forze di andare al tavolo di Serpeverde e chiedere a Edmund di parlare un attimo da soli.
Era una cosa troppo delicata per affrontarla con il cervello in stand-by.
Dal canto suo, Hermione non la incoraggiava. Sapeva che la faccenda era troppo importante per lei e di quanto Jane, troppo simile a Harry, si facesse prendere dal panico in queste situazioni.
–Domani, dopo il compito di Storia della Magia – dichiarò Jane la notte prima dell’ultima prova.
Il giorno seguente, la ragazza non riusciva a concentrarsi. Scrisse quattro stupidaggini sul suo foglio di pergamena, finendo secoli prima dei compagni e trascorrendo il resto del tempo a guardare per aria, la testa immersa in tutte le catastrofiche prospettive che la aspettavano una volta sola con Edmund e lo stomaco sigillato in una morsa.
L’enorme orologio appeso al muro annunciava che mancavano cinque minuti alla fine del compito.
Ora Ed sta a Erbologia. Mi incammino verso le serre e gli chiedo se vuole aiutarmi a dar da mangiare a Ulisse.
Quattro minuti.
Che faccio, mi scuso per non avergli rivolto la parola per settimane? Forse è il caso…
Tre minuti.
E poi che gli dico? Prendo tempo o affronto subito il discorso?
Due minuti.
Ma come si fa a dirgli una cosa del genere? “Ciao, Edmund! Volevo dirti che mi piaci un sacco!”?. No, no, no, è orribile! Non ce la posso fare!
Un minuto.
Non ce la posso fare…ma devo farlo! Okay, calma, Jane. Vai da lui e improvvisa sul momento.
Tempo scaduto.
Sono pronta!
In quel momento, un tonfo sordo fece voltare l’intera Sala Grande.
Harry si era accasciato a terra, le mani premute contro la cicatrice, urlando di dolore.




Buongiorno a tutti! :)
Mi scuso ancora per la mia prolungata assenza...Spero che questo capitolo sia stato sufficiente a compensare l'attesa! Finalmente, Edmund e Jane sono arrivati a una svolta cruciale. Che dite? Riuscirà la nostra Potter a trovare il coraggio di dirgli la verità? O forse ci penserà il destino a far emergere i loro reciproci sentimenti? E come la prenderà quando Voldemort reclamerà Edmund?
Lo saprete nei prossimi capitoli ;)
Ne approfitto di questi giorni per portarmi avanti con la scrittura...
La settimana prossima, scenderemo dritti nel cuore dell'Ufficio Misteri!
Siete pronti alla battaglia? ;)

Come sempre, vi lascio il link della mia pagina * dovessi aggiornare prima * :
https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra?fref=photo 

A presto :D

F.
  
     
   
 
   

  
   
  
 
 
   
 
 
   
 
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