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Autore: PiccoloPianeta    30/04/2014    0 recensioni
Preso da metà fanfic, all'incirca: "La Grande Guerra era ormai finita da tempo, e tutti vivevano nella pace più assoluta. Tutti tranne lei. Già. Temari era cambiata completamente dalla fine di quell'immensa battaglia. Aveva perso molti compagni preziosi, certo, era stato versato sangue giovane e soprattutto era rimasto ucciso l'amore della sua vita, se così si poteva definire quel pigro ragazzino che l'aveva baciata sotto un albero, giurandole con aria seria che sarebbe tornato vivo da lei. Idiota.
Ma non era questo che la tormentava più di ogni altra cosa.
Anche lei era rimasta ferita gravemente. Temari staccò il braccio dal suo grosso ventaglio, stendendolo davanti a sé. Questi era solcato da una cicatrice lunga e spessa che le percorreva tutta la carnagione biancastra come una cintura di un vivido color rosa. Aveva perso l'uso del braccio. Non poteva più lottare. La Grande Guerra, per quanto avesse avuto un lieto fine, aveva stravolto la sua vita da ninja."
(Accenni Shika/Tema)
Genere: Angst, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Sorpresa, Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Contesto generale/vago
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L'ultimo vero incontro

 
Un colpo di vento fece svolazzare i capelli sciolti della ragazza, che ondeggiarono all'indietro in mille riflessi biondi, lasciandone il viso completamente scoperto per pochi minuti. Gli occhi verdi baluginarono per un attimo a un raggio di sole, mentre le labbra erano strette in una linea retta e pallida. Dopodiché, diverse ciocche ritornarono a coprirgli il viso di porcellana. Temari sospirò piano, appoggiando il suo grosso ventaglio alle mura della torre dove era salita senza troppo sforzo, correndo su una lunga rampa di scale interna ad essa. Per un attimo, fece vagare lo sguardo su ciò che si presentava di fronte alla sua esile figura: Suna, la sua città, ancora stretta nella morsa del sonno, vagamente illuminata dal sole desertico del primo mattino. Era uno spettacolo senza pari, pensò, osservando i tetti piatti delle case più basse, passando poi alla grossa cupola del Kazekage, che stava proprio poco al di là dei suoi piedi, verso destra. Esattamente sotto di lei si apriva una piazzetta ancora sgombra di gente data l'ora mattutina.
<< Mhn, direi che è giunto il momento. >>, sussurrò con voce rauca.
Era stata sveglia tutta la notte, riflettendo e riflettendo sullo stesso pensiero, quasi torturandosi con quelle immagini fisse in testa. La sua camicia da notte era tutta spiegazzata per il continuo rigirarsi nel letto. La Grande Guerra era ormai finita da tempo, e tutti vivevano nella pace più assoluta. Tutti tranne lei. Già. Temari era cambiata completamente dalla fine di quell'immensa battaglia. Aveva perso molti compagni preziosi, certo, era stato versato sangue giovane e soprattutto era rimasto ucciso l'amore della sua vita, se così si poteva definire quel pigro ragazzino che l'aveva baciata sotto un albero una sera d'estate, giurandole con aria seria che sarebbe tornato vivo da lei. Idiota.
Ma non era questo che la tormentava più di ogni altra cosa.
Anche lei era rimasta ferita gravemente. Temari staccò il braccio dal suo grosso ventaglio, stendendolo davanti a sé. Questi era solcato da una cicatrice lunga e spessa che le percorreva tutta la carnagione biancastra come una cintura di un vivido color rosa. Aveva perso l'uso del braccio. Non poteva più lottare. La Grande Guerra, per quanto avesse avuto un lieto fine, aveva stravolto la sua vita da ninja.
Temari fece un passo avanti, e i suoi piedi nudi si sporsero al di fuori del balconcino senza sbarre di protezione. Non poteva più combattere. Non poteva più vivere la vita che aveva scelto. Aveva perso tutto. Era una ninja incapace di battersi. Una ninja inutile. Un relitto umano. Sputò a terra con profondo disprezzo per se stessa. Non valeva più nulla.
Lanciò una lunga occhiata dietro di sé, dove il suo ventaglio, compagno di mille battaglie, riposava completamente aperto con i suoi tre cerchi viola ben visibili sul telo bianco. Sembrava quasi guardarla con immensa tristezza.
<< Che cosa ti aspetti? Non potrò mai più combattere al tuo fianco. >>, mormorò carica di risentimento, stentando a staccare lo sguardo dalla sua arma più fidata. Ancora ricordava come da bambina era stata felice di riceverla, come la puliva con cura tutte le sere, come la riparava ogni qualvolta si rompesse dopo uno scontro più violento del solito. Alla fine chiuse gli occhi pieni di lacrime, e tornò a guardare davanti a sé.
Il sole si stava alzando. Presto i cittadini avrebbero cominciato a riversarsi sulle stradine del villaggio.
Temari sorrise amaramente. << Addio. >> mormorò, e le sue parole si persero in una nuova folata di vento, mentre lei si lasciava cadere a testa in giù dalla torre.
Il vento sferzava violentemente il suo viso, e Temari si ritrovo a puntare gli occhi al cielo. Presto si sarebbe schiantata a terra. Spilli di un colore indefinibile cominciarono a sgorgare abbondanti dai suoi occhi smeraldini, le mani erano puntate al cielo, la camicia svolazzava sulle sue gambe nude. Sto per mettere fine alla mia vita, finalmente. 
D'un tratto, un bagliore fortissimo quasi l'accecò. Proveniva dal balconcino da cui si era lanciata. Sgranò gli occhi mentre delle braccia lucenti l'afferravano in tutto il corpo, arrestando la sua ascesa. Chiuse gli occhi. La luce era troppo forte per tenerli aperti. Quando li riaprì, non seppe più cosa pensare. Era sospesa a mezz'aria. Una giovane donna con un vestito tappezzato da piccole lune olivastre, come lividi su una pelle troppo chiara, la guardava con aria serena. Il suo viso era sorprendentemente bello, si trovò a pensare Temari, osservandone minuziosamente i lineamenti fini. Gli occhi erano viola, dello stesso colore delle lune del suo vestito. E i capelli... i capelli erano molto lunghi, di un bianco spettacolare.
<< C-che cosa succede? Tu chi sei...? >>
La donna sorrise. Temari si ritrovò ad arrossire davanti a tanta bellezza. << Come dice, Padrona, non mi riconosce? >>
Temari la squadrò nuovamente, e nella mente, chissà per quale motivo, l'immagine del suo ventaglio lampeggiò vivida come non mai. << Tu sei... Ma come...? >>
Questa rise piano. Un riso leggero, delizioso. << Padrona, finalmente, finalmente ti sono riuscita a incontrare. Il mio desiderio si è avverato... >>
<< Aspetta, tu sei il mio ventaglio! Com'è possibile? >> Temari parlava velocemente, era per caso un sogno?!
Il ventaglio la sosteneva come una bambina piccola, tenendosela stretta al petto. Non disse nulla. C'erano cose che probabilmente non avevano una spiegazione plausibile.
<< Padrona, grazie di tutto. Ti amo. >> Temari si ritrovò a sbarrare gli occhi per la sorpresa, e l'ennesima lacrima le ruscellò giù dalla guancia, non sapendosi spiegare il perché. La sua arma dalle sembianze umane, le afferrò una mano, e Temari ricambiò la stretta, senza pensarci troppo su. << Grazie, Padrona, Grazie per tutte le volte che abbiamo combattuto fianco a fianco. Te ne sarò per sempre grata. >>, questa poi si abbassò, per ritrovarsi vicinissima al viso di Temari. La giovane bionda aprì leggermente le labbra nel sentire il suo respiro tiepido così vicino alla sua pelle. << Ti amo. >>, sussurrò poi, unendo le loro bocche in un bacio. Un bagliore improvviso si scagionò dalle due figure unite, illuminando di una luce gialla l'intero villaggio.

 
***

Kankuro si stiracchiò come un gatto randagio, saltando agilmente giù dal letto. Aveva dormito come un sasso e si sentiva tutto anchilosato. Indossava una semplice t-shirt nera e dei lunghi pantaloni grigi. Sbadigliò vistosamente tappandosi la bocca con una mano, e cominciò a scendere come di consueto le scale che portavano alla stanza privata del Kazekage.
<< Oh, no! >>
<< Santo cielo, Principessa! >>

Kankuro, che stava scendendo velocemente i gradini, attirato dal brusio di voci, guardo fuori da una delle finestre della cupola, che dava su uno spiazzo al centro di Suna. Inarcò un sopracciglio, vedendo una grande folla di cittadini radunata attorno a una figura distesa placidamente sulla strada. Qualcuno si era per caso sentito male?, si trovò a pensare un po' preoccupato. 
Uscì in tutta fretta dal palazzo, facendosi largo tra la folla con qualche leggero spintone. Le persone, riconoscendolo, lo fecero passare mormorando qualche commento sommesso. Ma che cavolo avevano tutti da guardarlo in quel modo strano?
Be', la risposta si trovava poco più avanti di lui. Kankuro si astenne in tempo nel lanciare un urlo spaventato. Subito si precipitò sulla figura della donna inerme sulla sabbia battuta.
<< Temari! >>, gridò, scrollando per le spalle la sorella. Questa non rispondeva a nessun tipo di stimolo. Il cuore prese a battergli all'impazzata. No, no, no!
<< Signor Kankuro... >> Un ragazzino si avvicino ai due fratelli. Teneva in mano il ventaglio di Temari. << L'abbiamo trovato accanto al suo corpo. >>, spiegò, tirando su con il naso. Aveva un'espressione triste. Doveva aver pianto.
Kankuro tornò a concentrarsi sulla sorella. La prese in braccio. Questa non oppose resistenza. Non si muoveva. Provo ad abbassare il viso e ad appoggiare l'orecchio accanto alla sua bocca. Non respirava. Kankuro la strinse a sé in un riflesso involontariamente protettivo. La sua Temari... era morta.
Una vecchietta gli mise una mano sulla spalla. Parlò con voce gracchiante. << Pare che la nostra Principessa si sia buttata da quella torre... >>, disse indicando con una mano tutta grinze una struttura alta e maestosa che sovrastava la piccola piazza.
Kankuro fissò la sorella senza vita. Aveva il viso rilassato. Non portava segni di una caduta violenta. Sembrava che semplicemente avesse smesso di respirare e si fosse accasciata a terra senza vita. 
 
 


PiccoloPianeta
Ispirata al video della canzone degli "Egoist", "All alone with you", questa fanfic spero vi sia piaciuta.
Ringrazio in anticipo chi leggerà e recensirà.
Ciao!
   
 
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