[Storia ispirata agli Hunger Games, con citazioni provenienti dall'opera originale di Suzanne Collins.]
Osservo le mamme che danno gli ultimi abbracci ai propri figli per poi mandarli a scuola, i papà che ,con la tuta grigia sporca di fuliggine, si incamminano verso il lavoro.
Vedo i tetti delle case a pezzi, il Prato, riesco persino a scorgere il Palazzo di Giustizia già pronto per l’arrivo di persone direttamente da Capitol.
Vedo il Forno, una catapecchia rozza e sporca e mercato nero del 12, dove la gente in preda alla fame e alla disperazione va per scambiare qualcosa per magari accaparrarsi una misera ciotola di zuppa.
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Lo guardo dritto nei suoi occhi color smeraldo mentre gli punto una freccia al cuore.
Ho il suo coltello appoggiato sulla gola.
Siamo molto vicini, i nostri nasi si sfiorano.
La tensione è palpabile nell'aria.
Inizia a fare caldo e i respiri si fanno pesanti.
«Non ho paura di una ragazzetta del Dodici.» dice lui.
«Neanch'io mi faccio intimorire da un cespuglietto del Due.» gli rispondo.