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Autore: KaterinaVipera    30/04/2014    3 recensioni
[SEGUITO DI "GRAZIE A LEI"]
Dopo due anni di silenzio, Cat crede che Loki l'abbia solo ingannata; dopotutto lui è il Dio degli inganni, come poteva aver creduto che avrebbe mantenuto la sua promessa?
"Ritornerò. Ritornerò per te." le aveva detto prima di tornare ad Asgard e lei gli aveva detto che lo avrebbe aspettato. E lo sta ancora facendo, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi cari.
Quello che non si aspetta è che Loki la sta osservando, ed è molto più vicino di quello che la ragazza possa immaginare, perchè ancora una volta, la vita della mortale è in pericolo a causa delle azioni sconsiderate del Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
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Nel giro di qualche secondo all'interno della stanza si creò il finimondo. Le urla erano talmente forti che si potevano udire anche dal cortile.

Tutti stavano urlando contro il Dio che non aveva ancora focalizzato bene quello che gli avevano detto. Nessuno gli lasciava il tempo di dare spiegazioni, puntavano il dito contro di lui.

“Loki, mi avevi detto che non c'era niente tra te e la mortale!” Thor era infuriato, con la mano chiusa a pugno, riusciva a stento a trattenersi e a mantenersi calmo.

“Ho mentito.” disse atono.

“E perché? Perché devi sempre mentire?” gli domandò il fratello furioso, tentato di prenderlo a cazzotti.

“Per evitare situazioni come queste.” disse appoggiandosi al bordo di una scrivania, ripensando a quanto gli avevano appena detto.

“Ma non sei riuscito ad evitarla. L'hai addirittura peggiorata.” ci mancava davvero poco che non lo colpisse ma avrebbe dovuto mettersi in fila perché anche Nat era vicina a rompergli la faccia.

“Non potevo sapere che Caterina stesse ascoltando!”

“Perché se lo sapevi le avresti detto un'altra bugia?” intervenne Natasha.

“Io non le ho mai mentito, piuttosto l'ho fatto con voi.” disse spostando la mano per indicare i suoi interlocutori, che ammutolirono stupiti. Non dette il tempo a nessuno di dire altro e si precipitò fuori. Quando varcò la soglia della porta vide in terra c'era la collana che le aveva regalato. La raccolse e si diresse nella camera della ragazza; anche se non voleva avere niente a che fare con lui, anche se non gli avrebbe creduto, doveva almeno indossare quel ciondolo.

Senza questa è totalmente indifesa.

La porta era aperta e non c'era nessuno al suo interno. Vi entrò lo stesso, gridando il suo nome, pensando che si fosse chiusa in bagno. Anche quella porta era aperta e non c'era nessuno dentro. Mentre usciva, vide all'interno della camera Natasha, che lo aveva seguito, con la braccia conserte appena sotto il seno e le gambe leggermente divaricate.

“Se cerchi Cat, non la troverai qui. E' scappata fuori.”

Loki si precipitò in cortile, seguito da suo fratello e dai due agenti.

L'avevano cercata dappertutto ma della ragazza non c'era traccia. Né in camera sua né da qualsiasi altra parte. La risposta alla domanda su dove fosse finita, arrivò da un operatore incaricato di sorvegliare i monitor delle telecamere.

Richiamò la loro attenzione e li fece avvicinare alla sua scrivania. Nel filmato si vedeva chiaramente Caterina che arrampicandosi su di un albero, riusciva a scavalcare il muro e passare oltre. Il problema era che non c'erano telecamere che riprendessero oltre la recinzione, quindi sapere di preciso dove fosse andata non era facile.

Montarono di corsa in macchina e uscirono alla sua ricerca. Un'auto avrebbe perlustrato la zona boschiva, mentre la seconda avrebbe ispezionato la città. Con un po' di fortuna l'avrebbero trovata in centro ad aspettare un bus per ritornare a casa.

Mentre percorrevano la strada, Loki fu assalito da una visione che lo scosse profondamente.

“Fermatevi.” ordinò al conducente, che si arrestò all'istante inchiodando e spingendo i passeggeri in avanti.

Il Dio scese e si diresse nel folto del bosco, seguito da Natasha, Clint e suo fratello che non capivano dove stesse andando.

Si fermò vicino ad un albero, toccò la corteccia, chiuse gli occhi e la vide: stava parlando al telefono, quando un rumore dietro di lei l'aveva spaventata. Si era girata e non aveva visto niente, poi di nuovo quel rumore. Questa volta c'era qualcuno con lei. La vide, poi, mentre cercava di fuggire, si era ferita, era terrorizzata da qualcosa che aveva visto e che la stavano inseguendo. Non la stavano solo inseguendo. Quella era una trappola per farla dirigere nel punto esatto in cui la stavano aspettando per catturarla. La vide infine cercare di sfuggire alla presa salda di quei mostri, prima che tutto si dissolvesse in una nuvola nera.

Quando riaprì gli occhi, tutti erano intorno a lui aspettando che dicesse cosa aveva visto. Con la mano ancora appoggiata all'albero e gli occhi sgranati, riuscì solo a dire “L'hanno presa.”

Un telefono iniziò a squillare. Thor e Loki guardarono i due agenti come per dire ''deve essere vostro'', ma neanche loro avevano un cellulare. Iniziarono quindi a cercare di capire da dove provenisse quel suono, guardando in terra e spostando le foglie con i piedi. Lo trovarono poco prima che smettesse si squillare ai piedi di un albero; Natasha lo raccolse e rispose.

“Cat, cosa è successo? Perché non mi hai più risposto? Questa sarà la decima volta che ti chiamo.”

“Tu chi sei?” domandò a sua volta l'agente Romanoff.

“No no, chi sei tu! Dov'è Cat? Perché hai il suo telefono?” domandò il ragazzo non riconoscendo la voce della sua amica.

“Sono l'agente Natasha Romanoff, del dipartimento dello SHIELD.” aveva messo il viva-voce affinché lo sentissero tutti.

“Dov'è Cat? Cosa le avete fatto?” domandò furioso.

“E' quello che stiamo cercando di capire. E' scappata e credo che tu sia l'ultimo che l'ha sentita.”

“Certo che l'ho sentita. Mi ha chiamato lei. Quando l'ha fatto era in lacrime, in preda alla disperazione. Non ha fatto in tempo a dirmi cosa le era successo perché deve essere cascata la linea.”

“Cosa ti ha detto?”

“Mi ha chiesto di venirla a prendere, ed è quello che sto facendo. La voglio portare lontano da voi.”

“Credo che questo non sia possibile.” affermò la donna.

“E perché no? La volete proteggere? Me lo ha detto, sai, come lo avete fatto! E mi ha anche detto che se adesso è nei casini è tutta colpa di quel Dio!” era furibondo e stava urlando.

“Si può sapere chi sei, inutile umano?” disse Loki, tagliente, acido e fuori di se.

“Io sono Jake. E come mi hai chiamato? Sei tu il Dio che l'ha incasinata, vero?” si venne a creare un momento di silenzio, dopodiché Jake aumentò la dose di cattiverie nei suoi confronti. “Sei un essere schifoso! Che cosa le hai fatto, eh? Lei si fidava ti te. Se solo fossi lì, ti farei vedere io. Non mi fai paura, sai?”

Loki stava per rispondere ma fu fermato da suo fratello mentre Natasha cercava di calmare Jake.

Tolse il viva-voce e continuò la conversazione. “Senti la tua amica è scappata e abbiamo ragione di credere che sia stata catturata. Sai dirci nient'altro sulla vostra ultima conversazione?”

“Eravamo al telefono quando ad un certo punto l'ho sentita gridare e dire qualcosa, ma non ho capito bene, c'erano molte interferenze.” disse un po' più calmo.

“E' importante che ti ricordi cosa ti ha detto. Potrebbe esserci utile.”

“Mi sembra che abbia parlato di C – ta – ri e che erano lì per lei.” fece una pausa durante la quale cercò di capire che parola era quella che aveva sentito o aveva creduto di sentire. Alla fine domandò “Che cosa sono questi Citari?”

Natasha non rispose alla sua domanda e gli riattaccò in faccia.

La cosa era veramente seria. L'avevano trovata e l'avevano portata con se.


 

Venne trascinata per le braccia da due Chitauri, per una lunga e ripida scalinata. Non riuscì a capire dove si trovasse, aveva ancora la vista annebbiata e non aveva la forza per alzare il capo; preferì farsi credere ancora priva di sensi.

Tutte le stanze che avevano attraversato erano buie e fredde, ma quella in cui si fermarono lo era molto di più. Fu legata per i polsi e lasciata sospesa a pochi centimetri dal pavimento.

Quando gli alieni se ne furono andati ed ebbe la certezza di essere sola, cercò di tenere gli occhi aperti, evitando di perdere nuovamente i sensi.

La testa le faceva male, le pulsava tremendamente come se le avessero dato una botta; tenendo sempre il capo chino, vide che era stata lasciata ciondolone attaccata da qualche parte, ma non riuscì a rendersi conto a che cosa. Cercò di mettere a fuoco la vista, ma era come se il corpo non le rispondesse e facesse per conto proprio.

Più voleva vedere più le si chiudevano gli occhi.

Devo restare sveglia. Devo restare... sveglia... devo..

Le palpebre le si fecero pesanti e sprofondò di nuovo nell'oblio.

Si svegliò dopo circa un paio d'ore. Appena ebbe coscienza di se, fastidiosi dolori le invasero il sistema nervoso.

La testa continuava a farle male e a darle capogiri, in più, le braccia iniziavano a formicolarle e a perdere sensibilità. Sollevò il capo e vide che era appesa a dei grossi pali ricurvi con delle pesanti catene. Scosse i polsi, ma era legata bene e non c'era modo di sciogliersi. Provò a dondolare avanti e dietro e a fare forza ma fu tutto inutile; quella mossa contribuì solamente a peggiorare il dolore. Si arrese e iniziò a guardarsi intorno.

Si trovava in un enorme salone spoglio, diviso da due serie di colonne alte e massicce. Davanti a lei, in fondo, c'era un portone fatto di freddo metallo grigio, con due grosse maniglie poste troppo in alto per essere all'altezza di un uomo. Girò il capo alla sua destra e vide che dopo una serie di cinque scalini vi era posto un trono vuoto. Al di là, a far passare quella poca luce che c'era fuori, una finestra che ricopriva gran parte della parete e che terminava con un arco ad ogiva. Dalle parti della finestra partivano delle decorazioni che sembravano filo spinato.

Poi il suo sguardo si spostò oltre il vetro, oltre il paesaggio deserto e morto, per fermarsi sul cielo.

Nello spazio più profondo, i colori erano un'esplosione di tonalità dal blu cobalto al più acceso arancione e all'accecante rosso. In mezzo a quella nebulosa, una stella dalla luce abbagliante illuminava non solo la sala in cui era incatenata, ma anche due pianeti mai visti prima.

Si trovava in un altro pianeta.

No, non può essere vero. Non voleva credere a quello che stava vedendo, pensava che si trattasse di uno scherzo della sua mente. Magari era solo un sogno.

Strizzò gli occhi e li riaprì, ma il panorama non era cambiato. Guardò disperata fuori dalla finestra, cercando di mantenere la calma.

Dove mi hanno portata? Dove sono?

Alzò il capo e cercò di far scivolare la mano attraverso la stretta fessura della catena, ma non c'era modo di liberarsi. Afferrando le catene, si sollevò e si lasciò cadere a peso morto. Gli anelli non cedettero e lei si ferì i polsi, lesionandoseli. Tentò di nuovo e di nuovo. Tentò finché non si arrese alla disperazione e all'idea che non sarebbe riuscita a evadere. Dovette fermarsi anche perché stava iniziando a perdere sangue che lentamente le stava colando lungo le braccia, dovuto alle catene troppo strette e ai suoi tentativi di sfilarsele.

Mentre si lasciava invadere dallo sconforto, la porta si spalancò facendo entrare un gigante dal viso inespressivo e da due guardie con in mano fucili alla cui estremità avevano una inquietante luce azzurrina.

Si avvicinarono alla ragazza che non li aveva seguiti con lo sguardo e quando vi furono di fronte, quello nel mezzo le parlò.

“Spero ti abbiano trattato bene. Ho detto loro che sei nostra ospite e che ti dovevano trattare come tale.” sghignazzò.

Caterina non rispose e lo guardò male, o almeno ci provò perché quella creatura le faceva davvero molta paura.

“Non mi guardare con quel faccino. Non ho niente contro di te. Sono solo affari. Una volta che avrò le pietre, tu sarai libera.” le disse mentre si stringeva nelle spalle.

Lo guardò in quegli occhi privi di anima e solo allora si rese conto chi si trovava davanti.

“Tu sei...”

“Io sono Thanos.”


 




- Angolo dell'autrice-

Eccomi di nuovo con un altro capitolo. Scusate se non ho mai un giorno prestabilito per pubblicare, aggiornando quando mi pare e piace ma cerco di farlo sempre quando ho il giorno libero e quindi, il risultato è questo.
Mi scuso per la brevità ma a mia discolpa posso dire che è breve ma intenso... Oh - oh, qui le cose si fanno serie...... Chissà cosa accadrà.. Io lo so e voi noooooo..!! Scusate per quest'attimo di delirio ma sto scrivendo questo scempio a mezzanotte e mezzo e quindi sto un pochettino delirando. Ma ho voglia di fa' du' ruzzi con i miei lettori e le mie lettrici che mi fanno i complimenti e che leggono ogni caitolo. Siete così tanto carini e mi fa piacere vedere che aumentano giorno dopo giorno..
Detto ciò io vi saluto, ci ''sentiamo'' al prossimo aggiornamento..
Un bacio a tutti :* (tranquilli, non sono velenosa.. sono una viperetta tranquilla e pacifica)
La vostra Vipera, ciao ciao!!!

 

  
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