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Autore: xCyanide    30/04/2014    3 recensioni
La prima volta che l’avevo visto, però, la ricordavo.
Ve l’ho detto, era semplicemente apparso, non lo conoscevo. Non lo avevo mai visto prima di allora.
E quindi come ha fatto uno sconosciuto a sembrarmi così familiare, proprio come se fosse casa mia? [dal primo capitolo]
-Ti stai innamorando di me, Frank? – chiese, con così tanta tranquillità e naturalezza che mi sembrò quasi strano sentir uscire quelle parole dalla sua bocca. [dal sesto capitolo]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 20 - Di rose e ferrovie. 

3 settimane dopo
-Frank! Posta per te! - sentii esclamare dal piano di sotto, mentre sistemavo con attenzione in un vaso trasparente e inciso con dei piccoli intarsi colorati le piccole rose che mi stavano arrivando giorno per giorno a casa dal fattorino del fioraio. Sapevo che si trattava del mio ragazzo, che in quel periodo era a Los Angeles da alcuni zii dato che eravamo nel pieno delle vacanze di primavera e la sua famigliola ne aveva approfittato.
Sorrisi, perché nessuno aveva mai fatto tutte quelle cose per me, chissà quanto gli stava costando quel piccolo giochino di sorprese, giorno per giorno.
-Mettilo sul ripiano, papà, dopo vengo a prenderlo - risposi con voce appena più bassa e meno roca della sua, dato che ero molto più femminile di quello che avrei dovuto essere, e mi sedetti sul letto morbido incrociando le gambe come gli indiani d'America.
Tutto in casa pareva andare per il meglio in quel periodo e semplicemente... eravamo nuovamente una famiglia unita in qualche modo. Nonostante persistessero delle piccole ferite che sicuramente non sarebbero andate via facilmente, almeno per quanto mi riguardava.
Avevo scoperto poco tempo prima che per via delle botte che avevo preso avrei avuto problemi con le costole per un bel po' di tempo dato che si erano leggermente contuse in alcuni punti. Mio padre sembrava davvero in colpa per quella storia, quindi non faceva altro che chiamarmi "campione" e cercare di trattarmi come se niente fosse accaduto, come se volesse risanare completamente il rapporto. Non appoggiavo questo metodo ma apprezzavo il suo tentativo perlomeno.
Donna Way aveva fatto un vero e proprio miracolo con i miei genitori e loro non avevano voluto assolutamente raccontarmi quello che era successo in cucina mentre io e Geràrd eravamo in camera a fare l'amore - questo ultimo dettaglio l'avevo tralasciato comunque mentre avevo spiegato che avevamo fatto pace.
Mia mamma e mio papà, quindi, stavano imparando ad accettare di buon grado la mia omosessualità e stavano imparando ad accogliere Geezie in famiglia, a partire soprattutto dal fatto che mi avvertissero ogni qualvolta qualche mazzo di rose arrivava a casa. Ormai sapevano che leggere sul bigliettino "xoxoG" significava sicuramente che fossero per me, dato che quella era la firma del mio fidanzato.
Intanto lui aveva cominciato a partecipare a qualche corso di arte classica al dopo scuola e mi lasciava stare con lui a ricreazione, anche se preferivamo non toccarci molto per non dare nell'occhio. Comunque, adesso potevamo difenderci a vicenda in caso di insulti o spintoni.
Non avevo più ferite sui polsi, rimanevano solo le cicatrici che sfregiavano completamente la mia pelle di latte e la poca sensibilità che l'auto distruzione mi aveva lasciato sulla pelle. Non mi rendevo conto nemmeno quando passavo le dita in quel punto, per quanto avevo deciso di eliminarlo dalla mia sfera dei sensi. Il viso di Geràrd era tornato al suo antivo splendore di ghiaccio e i suoi occhi sembravano più pieni, più vivi, più felici. Erano ancora trasparenti, non lasciavano andare il passato travagliato, ma allo stesso tempo erano pronti a ricostruire qualcosa per andare avanti, una nuova storia, con una nuova considerazione di se stesso e della vita che finalmente non viveva da ipocrita.
Stava imparando a proteggersi in qualche modo ed era la cosa che più mi rendeva fiero di quello che stava diventando, riusciva a reggersi sulle sue stesse gambe.
Le uniche notizie che avevo di lui in quel periodo erano quelle splendide rose dai gambi lunghi e i messaggi che ogni tanto mi arrivavano dal cellulare di Mikey per assicurarmi che la vacanza stava andando per il meglio anche se gli mancavo maledettamente. E per dirmi che mi amava. Spesso, devo ammettere. Le mie guance diventarono porpora.
Essendo aprile oramai, Geràrd stava cominciando ad organizzare gli ultimi progetti per la maturità, per passare tutti i maledetti test che lo tenevano appena un pochino lontano da me fisicamente dato che la metà delle giornate le passava a disegnare o a studiare.
Aveva deciso di impostare tutto il lavoro sullo studio del corpo umano, soprattutto quello maschile, e i suoi professori si erano mostrati entusiasti di questo e l'avevano pienamente appoggiato.
Una settimana prima mi aveva chiesto di posare per l'ultimo quadro che doveva portare e mostrare alla commissione dato che parlava di "bellezza ideale". Mi aveva chiesto di scoprire tutte le mie cicatrici, la mia magrezza disarmante, i miei occhi stanchi. Diceva che il fatto che fossi perfetto ai suoi occhi dipendeva esclusivamente dal fatto che tutti gli altri non riuscivano a cogliere quello che c'era di bello in me, dati i miei numerosi difetti. Era una cosa splendida, quindi si, avevo accettato. Entro un mese mi sarei dovuto spogliare completamente davanti a lui e lasciargli intrappolare la mia anima su una tela alta più di un metro e larga altrettanto. Mi aveva assicurato che non sarebbe stato niente di volgare, avrei coperto quello che dovevo coprire con un telo e tutto sarebbe andato per il meglio.
Non mi restava che aspettare il suo ritorno.
Nel frattempo, mi dissi, perché non sistemare anche l'ultimo acquisto nella mia collezione di rose?

Geràrd aveva avuto il permesso dai genitori di tornare prima a casa prendendo il treno e di rimanere tre giorni da me sotto il consenso di Anthony e Linda. Quindi in quel momento, ero arrivato alla stazione a piedi e mi ero appoggiato al piccolo palo che teneva ferma la scatoletta in cui si potevano timbrare i biglietti giornalieri.
Vedevo quei mezzi giganti sfrecciare, arrivare, andarsene. Ma quella maledetta voce metallica all'altoparlante non annunciava nessun treno da Los Angeles.
Il nervoso saliva sempre di più insieme alle farfalle allo stomaco che aumentavano di minuto in minuto, diventando irrimediabilmente dei giganteschi pterodattili cannibali che si stavano staccando le membra l'uno con l'altro.
Mio padre mi stava aspettando nell'auto molto pazientemente da una cosa come un quarto d'ora ormai e per un attimo mi fece tenerezza perché davvero ce la stava mettendo tutta per farmi capire che si stava sistemando tutto quanto.
Mi mossi appena sul posto dato che le costole avevano cominciato a pizzicarmi prepotentemente, quindi tornai ad appoggiarmi con la scapola sinistra a quel marchingegno, accavallando le caviglie dato che tutto il mio peso era scaricato completamente sul piede destro chiuso dentro quella vans invernale a quadri scozzesi.
Quando rialzai il viso verso le rotaie mi resi conto che erano scomparse, completamente sotterrate dalla struttura megagalattica di un treno con moltissimi vagoni, grigio e rosso, che veniva proprio da LA.
Il mio cuore fece un balzo indietro.
Era il suo treno, e questo voleva dire che entro cinque minuti da quel momento l'avrei avuto nuovamente tra le braccia, incurante degli sguardi dei passanti e finalmente di nuovo completo, ricongiunto con la mia perfetta e dolce metà.
Mi misi ritto con la schiena prendendo un respiro tentennante mentre tutti i passeggeri lentamente e con passo cadenzato scendevano dal treno, sotto i miei occhi che urlavano sbrigatevi, sbrigatevi, SBRIGATEVI.
Mi resi conto che lui era sceso proprio sotto il mio sguardo, senza che muovessi un dito, solo quando un corpo magro urtò il mio fragile e i miei piedi si sollevarono da terra velocemente.
Risi troppo felice quando mi sentii volteggiare, il mio ragazzo che mi teneva saldamente in aria mentre chinavo appena il viso per far incontrare teneramente le nostra labbra secche ma sorridenti.
Le persone come avevo detto, ci guardavano.
-Ti amo - gli sentii dire prima di congiungere nuovamente le nostri pelli desiderose.
E come avevo ipotizzato poco prima, mi sentivo completo.


xCyanide's Corner
Puntualissima! Come avevo promesso. Diciamo che mi son divertita a scrivere questo capitolo perchè finalmente le acque si sono calmate e tutto sembra aver preso una piega inaspettata ma molto molto carina. Siamo comunque all'ultimo capitolo effettivo, il prossimo è l'epilogo ed è ambientato un pochino più avanti di questo, dato che dobbiamo dare una fine a questa storiella. Aaaah, mi dispiace.
Comunque ringrazio tutti per le recensioni e vi dico per l'ennesima volta che siete fantastici e che vi voglio tanto bene. 
Alla prossima (l'ultima per questa ff ç_ç)
xCyanide

 
  
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