Bhe, risparmio per dopo i saluti e intanto vi ringrazio *-*
Frytty : Ma io che dovrei dire davanti ai tuoi infiniti complimenti, umh? *O* No perché davvero mi lasci senza parole socia =*** Mi sembra ancora incredibile questa storia ti emozioni ogni volta così tanto <3 Anche io ti voglio bene bella *-* bacioni =*
FrankieLou : Mammì! Cacchio, hai sticazzato tardissimo xD Grazie *-* sì, in effetti la relazione tra Frank e Eli nella realtà può considerarsi solo illusoria, impossibile trovare una storia tanto perfetta, ma ogni tanto fa bene sognare no? ;) eheheh sìsì Frankie l’aveva detto che gli sarebbe piaciuto fare il designer di maschere xD e poi dai, dev’essere una figata di lavoro! =D sono contenta ti piaccia il gruppo, come difendono strenuamente le loro idee e il modo in cui tengono ai fan, ho cercato di dipingerli il più possibile come persone normali, non come rockstar e sono contenta di esserci riuscita =) Lol xD ma ogni cosa che scrivi viene bene, lo sai. Grazie mille collega (xD hihihi) =***
Martunza : awwwww tesoro! Ma da quanto non ci sentiamo? ç_ç so che è decisamente troppo ._. Grazie mille per i complimenti e per la tua recensione =** Sono felice ti sia piaciuto tanto <3
demolitionlover : soreeeeee! ♥ ti dirò…non so nemmeno da dove cominciare a ringraziarti *O* le tue recensioni mi fanno sempre un immenso piacere perché anche con parole semplici riesci a farmi capire quanto la mia storia ti piace e ti colpisce, rendendomi immensamente felice. Aahahah è stato un onore inserirti in questa FF, mi divertivo ad immaginare come avresti reagito nelle varie situazioni x’’D (e pure in quest’ultimo hai un ruolo piuttosto importante =D) eheheh la prossima sarà un lavoretto a 4 mani presumo =D Bacioni e grazie mille, ti voglio un sacchissimo di bene =**** ♥♥
SadSong : uhhh la mia londinese *-* Spero tu ti stia divertendo tantotanto nella City =D Eggià, siamo ormai all’ultimo capitolo ^^ eh, infatti nel descrivere il comportamento della band ho cercato di renderli il più umani possibile =) ghghghgh sììì Drew <3 eheh, ormai si sa che Eli e Frank diventeranno la coppia del secolo x’’D ma sono sempre contenta di vedere che vi piacciano =D ghghgh ebbè quella robina al momento è in stallo ma un altro progettino sta proseguendo...in ogni caso, mi rivedrete presto =P *sì, è una minaccia xD* Bacioni ammora =*** anche tu mi manchi ç_ç grazie mille <33
Greendayana94 : cioè *si aiuta col conta parole di word*.... 50 emozioni diverse =D un bel po’ xD A parte gli scherzi, grazie mille bella =*** spero ti piacerà anche quest’ultimo =)
Punkie Vampire : ti giuro che è davvero, davvero difficile che qualcosa mi commuova ma con la tua recensione sono arrivata ai lucciconi, non scherzo <3 Non riesco a trovare le parole per risponderti, perché mi hai talmente inondata di complimenti (ma è riduttivo) che non so che dirti, grazie è scontato...se fossi qui probabilmente ti avrei già schiacciata in un abbraccio spacca ossa xD Tu mi hai ringraziato per le emozioni, per avervi regalato questa storia; ma sono io a dover ringraziare infinitamente tutte quante per avermi sostenuto fino alla fine facendomi sapere in bene o male cosa ne pensavate. Grazie davvero, anche se ..come ti dicevo, è estremamente poco =*** Grazie ♥
etoil noir : Luvaaah! *O* Ed eccomi a rispondere alla tua mega recensione =P
Comunque figurati, tu non sarai stata flash a commentare ma io ho finito di scrivere l’ultimo capitolo solo venerdì xD non sto messa meglio ma vabbè dai, se non pagano non mi dispererò troppo x’’D.
Davvero hai mandato al diavolo tutto il resto per scrivere questa recensione? *O* io ti amo ogni secondo di più, donna mia =*
Sì, ammetto che cercare le cose (soprattutto alcune tipo il negozio di tatuaggi xD) è stato uno sbattone (w il bimbo minchia x’’D) ma comunque mi sono divertita nel scoprire posti nuovi a New York...poi ora ogni volta che vedo un film o telefilm ambientato lì e mi capita di riconoscere alcuni luoghi mi esalto da morire x°°D
lol xD in effetti se il respiro ti manca a lungo ne consegue la morte xD Baaaaz, quanto lo adoro, è un mito quell’uomo... sai se fosse davvero in commercio? Muahah lo comprerei subito =P
Sìsì ho capito che volevi dire e come sempre hai interpretato bene. Uno studio nemmeno troppo enorme può sembrarlo anche di più se ci si mette piede per la prima volta, quando tutto risulta più o meno nuovo ^^
Sono contenta che tu abbia colto l’atmosfera della band e il fatto che siano rimasti true to theirselves (perché in inglese suona meglio xD) nonostante il successo. Il fatto di coinvolgere pure i fan era d’obbligo; non volevo risultasse una delle solite band che ha per la testa soltanto i soldi (e qui mi immagino qualcuno con gli occhi spalancati su cui scorrono tanti $$$ xD). Bhe, trovo assurdo che qualcuno ancora creda che per diventare una band stimata basti avere dei bei faccini...la regoluccia stupida vale solo con qualche sorta di boy band nemmeno in grado di cantare e costruita a tavolino, ma se davvero si vuole fare strada ed arrivare alla vetta bisogna saperci fare, altrimenti credo si venga stroncati o dalla mancanza di pubblico o dalla critica prima o poi =P
Awww sono felice ti piaccia la descrizione del video, ero presissima mentre la scrivevo, tanto che quando sono andata a rileggere ero convinta di aver scritto una marea di stronzate e invece dai, è pure venuto bene al primo colpo xD
Ghghgh la cosa del vedere tutto come una fotografia capita spesso anche a me. Ci sono alcune situazioni che andrebbero fermate e studiate da vicino per coglierne la vera essenza. Sono felice ti piaccia tanto come concetto *-*
Essì, dopo la piccola apparizione del 18° capitolo mi sembrava giusto inserire un ennesima volta Shirley, anche lei pezzo di quel passato che spesso si ripresenta ad Eliza ^^
Muahah no decisamente non serve essere a NY per essere logorati dalle code di traffico x°°D
Bhe, hai colto alla perfezione ciò che Frankie prova per lei, ma dopo tutti questi capitoli è evidente tra l’altro =P mauhaah ecco scappa, perché quella macchina la immagino un bel po’ più grande della mia =P
I pub irlandesi *-* qui non ce ne sono ç_ç ma qui non c’è una minchia quindi non è una novità xD Però mi sembrano ben rappresentativi dell’atmosfera del paese a cui appartengono quindi immagino siano magici *-*
Eh, le canzoni sono dei Doors e Jim scriveva vere e proprie poesie *_* ghghgh comunque sono contenta che il tutto insieme ti piaccia tanto <3
Sono io a dover ringraziare te per seguirmi ormai da un bel pezzo e lasciarmi sempre queste immense recensioni che io adoro *O* Grazie mille davvero Luvah ♥♥
Eccerto, Bologna sarà di nuovo nostra e non vedo l’ora <3 Te amu =***
E ora, per l'ultima volta in questa fic... ENJOY!!
24. You’re everything
● Qualche mese dopo ●
Il sole affoga all’orizzonte, bruciando
di luce il piccolo pezzo di prato intorno a noi. I tramonti sono strani. Facile
amarli, ma chi davvero li capisce?
Sono romantici, ma anche tristi. Il sole
muore lentamente, lasciando dietro di sé una scia dai diversi colori,
preparando il tappeto per la notte che quasi crudele cancella quella vivacità
con un nero puntellato di brillanti.
I tramonti sono una contraddizione,
forse per questo ci riesce così facile adorarli.
Ce ne stiamo disarmati ad osservarli,
continuando a domandarci come una stella che vive solamente di giorno ci possa
incantare tanto quando finalmente decide di salutare il nostro lato del mondo.
Non credo troveremo mai una risposta; sarebbe innaturale il contrario.
Non ci sarebbe più nulla di bello se la
magia venisse svelata, se si vedesse tutto scientificamente.
Perché a volte fa bene recuperare la
beata ignoranza che ci rendeva felici da bambini. E in fondo davanti a quei
colori -a quello spettacolo- vogliamo davvero spiegazioni?
Me ne sto immobile, lasciandomi
stringere dalle sue braccia, con lo sguardo fisso su quella grande palla di
fuoco; luce sfocata in lontananza, non volendomene perdere nessun istante,
andando a catturare ogni minima sfumatura, fino a che anche l’ultimo bagliore
di luce non viene catturato, dipingendo il cielo di un rosa confetto.
- Strano che tu non abbia scattato
nessuna foto – osserva Frank.
Mi volto a guardarlo con un sorrisetto.
- Nah, credo
che stavolta mi farò bastare la memoria... – replico.
Ormai è il nostro piccolo rito stare ad
osservare il tramonto, quando possiamo. Non facciamo altro che chiacchierare e
scherzare, amarci e vivere; ma in quella mezz’ora lasciamo solo il silenzio a
circondarci, quasi ci permettesse di sentire il sole ardere in lontananza.
Ce ne stiamo immobili, abbracciati, e ci
riempiamo gli occhi di quelle sfumature. La cosa assurda dei tramonti è che non
ce n’è mai uno di uguale. Sembra impossibile immaginarlo.
In tutto il mondo, in secoli e secoli,
nessun tramonto si ripete. È unico, va colto all’istante, perché non lo avremo
più così un’ennesima volta. Avviene quotidianamente, eppure cambia sempre.
Frankie mi posa un leggero bacio sul
naso, facendomi sorridere. Mi avvicino a lui, fino a che le nostre labbra non
si sfiorano e proprio quando ciò che attendo è solo un bacio si allontana da
me, lasciandomi a boccheggiare nel vuoto.
- Hey –
osservo il suo sorrisetto contrariata.
- Prendimi prima – mi sfida con una
risatina, cominciando a correre intorno al prato.
Scoppio a ridere, dandomi solo un attimo
per osservarlo prima di cominciare a rincorrerlo. Esattamente un bambino. Ma è
anche per questo che lo adoro.
E proprio come bambini ci inseguiamo,
entrambi cercando di fuggire l’uno dall’altra, finendo inevitabilmente distesi
nell’erba.
Frank, accanto a me, annulla finalmente
ogni distanza, cingendomi i fianchi ed attirandomi a lui. Le nostre labbra si
scontrano, passionali, sfamando un poco quel desiderio che costantemente le
possiede. Ce ne stiamo così sino a che non sono i nostri polmoni a reclamare il
bisogno di aria.
Lancio un’occhiata all’orologio.
- Sai...credo proprio dovremmo andare a
mangiare qualcosa – osservo.
Ci mettiamo seduti, entrambi senza
alcuna voglia di mettersi ai fornelli. Non lo pensavo affatto, ma Frank si è
rivelato persino un discreto cuoco qualche volta.
Ma credo che stavolta opteremo per
qualcosa di meno sano.
- Messicano, cinese...? – mi legge
infatti nel pensiero.
- Umh...
messicano, di cinese abbiamo già fatto indigestione... – decido.
- Okay, messicano sia! Chiami tu? Io
intanto vado a sistemare la chitarra... –
Annuisco semplicemente, mentre lui si allontana
verso la camera con l’acustica tra le braccia.
Vado in cucina ed allungo una mano a
prendere il cordless. Mi fermo per un attimo, ad osservare quel bagliore sul
mio anulare. Ancora ci devo fare l’abitudine. Ancora non me ne rendo conto che
mi abbia davvero chiesto di sposarlo, che siamo fidanzati ufficialmente, in
attesa di un matrimonio. Già. Forse proprio per questo ogni volta mi spunta un
sorrisino ebete sul volto, soprattutto ricordando come me l’ha fatta quella
proposta.
----
-
Mi spieghi perché diavolo dovrei seguirti fino a Newark? Non credo ti
perderesti... – dico contrariata verso Virgy.
- Uff... te l’ho detto... Devi vedere che colori propone
quella parrucchiera, secondo me adoreresti il rosso... –
Sì,
sapevo che la mia amica era completamente pazza ma non credevo l’avrei mai
vista così ostinata sull' andare da una parrucchiera piuttosto che un’altra.
Eppure, a suo dire, questa Lucy sembra fare davvero miracoli. Bha, staremo a vedere.
La
strada è come sempre trafficata; i taxi sono inconfondibili, puntini visibili a
metri di distanza, tutti inevitabilmente occupati. Sbuffo, mentre la mia amica
se ne fa sfuggire un altro.
- Hey, ormai è da mesi che abitiamo qui...dovresti sapere
come richiamare l’attenzione di questi cosi gialli – la punzecchio.
Mi
osserva con aria di sfida.
-
Ah, sì? Allora dai... chiamane uno, newyorchese! – ribatte.
-
Okay... – rispondo schietta.
Alzo
una mano verso la strada, ma anche la mia esclamazione si riduce ad un vano
tentativo.
Vee mi guarda vittoriosa.
-
Ok, ok...comunque in qualche maniera dovremo scollarci da qui... –
Un
uomo in giacca e cravatta sulla trentina si affianca a noi. Chiama un taxi, che
sembra dirigersi nella nostra direzione.
Vee osserva l’auto, poi il
ragazzo. Estrae qualcosa dalla borsa per poi porgerglielo.
-
Quello è nostro – marca con voce così decisa le parole da lasciarmi
sconcertata.
In
fondo che importa anche se tardiamo ad un appuntamento con questa famigerata
parrucchiera?
L’uomo
non fa nemmeno in tempo a replicare che il taxi si ferma davanti a noi.
Virgy si
dirige a grandi falcate verso la portiera, entrando nel veicolo. La seguo,
ancora incredula. Ordina una via che nemmeno sto ad ascoltare all’autista.
-
Come diavolo l’hai convinto a lasciarlo andare? E poi...perché? –
- Bhe...con i soldi si ottiene tutto, tesoro – risponde,
ovvia.
La
osservo strabuzzando gli occhi.
-
Vuoi dire...che hai pagato quell’uomo per aggiudicarti un taxi che comunque
avresti fermato prima o dopo solo per andare a sistemare i tuoi dannatissimi
capelli? –
Non
so se ridere o innervosirmi.
- Bhe...sì – dà una scrollata di spalle.
Okay.
Meglio lasciare perdere.
-
Ero stufa di starmene lì in piedi ad aspettare, ok? –
Ora
sta sulla difensiva, come se l’avessi aggredita. Non riesco a trattenere una
risatina. So benissimo che discutere non porterebbe a nulla.
-
Eravamo lì da appena qualche minuto –
-
Oh, smettila di rompere e chiudi quella bocca -
rimbecca.
È
divertente quando si altera, tutto sommato.
Ce
ne stiamo in silenzio, ad osservare fuori dal finestrino. Nonostante i mesi,
ancora non abbiamo fatto l’abitudine a vivere in una giungla globalizzata come
New York. Ancora troviamo incredibile l’immensità dei palazzi, la frenesia che
avvolge qualsiasi cosa, le persone tutte diverse tra loro...
È
vero, questa città non smette mai di stupire. E non c’è niente di meglio.
Il
tempo nel traffico arriva a moltiplicarsi, come spesso accade. Ci mettiamo
almeno un’ora a giungere nella via desiderata da Virgy,
finalmente sfuggendo al traffico più consistente.
Quando
smontiamo il mio cuore fa un balzo. Conosco sin troppo bene questa zona.
Un
sorriso mi spunta sul volto. Davanti a me c’è
la Newark High School.
Dio,
quanto l’ho odiata questa scuola. È incredibile pensare a quante cose sono
cambiate, a quante mie idee sono mutate da allora. Non sembra affatto diversa,
soltanto i muri sono più scuri, rovinati da altro smog e le panchine arricchite
da ulteriori scritte; ma esclusi questi effimeri dettagli mi appare identica
all’edificio in cui sono entrata mal volentieri per 4 anni.
Allora
non avrei mai pensato di ritornarci anni dopo, avendo alle spalle sogni
avverati e per la testa un ragazzo che amo più della mia stessa vita. Allora
nemmeno credevo in queste due cose; cose che ora contribuiscono a rendere la
mia vita completa, felice. Già.
Ogni
fottuto secondo mi rendo conto di quanto sia fortunata anche solo a poter
pensare di essere felice, serena.
Quando
Vee mi affianca mi riscuoto rendendomi conto che la
nostra breve visita in questa città non è portata al perdersi nei ricordi adolescenziali,
ma a qualcosa di molto più materiale.
-
Allora... dove diavolo è questa parrucchiera? – mi informo, guardandomi intorno
– Ci conviene muoverci...sai che stasera mi devo vedere con –
-
Non preoccuparti, il tuo adorato Frankie al massimo aspetterà – mi interrompe Virgy, osservando a terra.
Seguo
il suo sguardo, senza capire che ha tanto da guardare, fino a che non noto un
foglietto che lei si affretta a raccogliere.
-
Che diavolo fai? Probabilmente è una lista della spesa che non serve più a nessuno...
–
Mi
si avvicina e mi rendo conto che non è solo un foglio ma una busta. Me la
porge.
- Umh... io non credo – dice corrucciata – Prova un po’ a
guardare... –
Non
capisco perché debba aprirla proprio io, ma mi rifiuto di farle altre domande;
in ogni caso dubito la capirei.
Prendo
quella busta, rigirandomela tra le mani. Una scritta sul retro attira la mia
attenzione.
Il
piccolo muscolo imprigionato nella mia gabbia toracica sembra saltare fin nella
mia gola, per poi spargere le sue pulsazioni un po’ ovunque.
Per Eliza.
Mi
basta un millisecondo per individuare chi sia l’appartenente di quella
calligrafia.
Strappo
la carta, fino a che non mi trovo tra le mani un cartoncino. Lo osservo
curiosa, cominciando subito a leggere.
‘Spero che Virginia sia riuscita a
mantenere la sorpresa fino all’ultimo secondo. Quella ragazza parla talmente
tanto che le basterebbe davvero poco per farsi sfuggire tutto. Comunque...ta daaan! Ti ricordi quanto
detestavamo questo edificio? Ed è assurdo pensare quanto ai quei tempi
credevamo di essere dannatamente agli opposti, mentre poi...
So che ti stai chiedendo perché ti ho
condotto fin qui, ma ...che sorpresa sarebbe se te lo dicessi subito? Dovrai
fare una visitina ad un nostro vecchio amico prima...
C’era una persona in particolare che non
sopportavamo, qui. Credimi, è cambiato parecchio’
Il
mio sorriso si tramuta in una smorfia incerta. Osservo la scuola davanti a me.
Le porte sono spalancate, sebbene probabilmente nessuno abbia la volontà di
mettere piede tra quei corridoi.
Ma
se il vecchio amico è quello che penso, credo proprio dovrò fare una visita al
nostro vecchio e tanto odiato istituto.
Alzo
lo sguardo su Virginia che mi studia con un sorriso soddisfatto.
- Eddai, devi ammettere che me la sono cavata piuttosto bene...
Credevi davvero che la mia ossessione per
i capelli potesse raggiungere certi livelli? –
Scoppio
in una risatina.
-
Con te non si sa mai – ribatto – Comunque, sì...sei stata un’ ottima attrice –
aggiungo, per vederla gongolare.
-
Bene... e ora? – mi osserva, in attesa.
-
Sai...credo di essere desiderata nell’ufficio del preside – dico seria.
Una
volta questa frase suonava molto più minacciosa.
Mi
osserva fingendosi preoccupata. Sì, potrebbe essere davvero una brava attrice.
-
Dai, non preoccuparti... Sei con la tua amica pazza, non ti può succedere
nulla... –
Tento
di non scoppiare a ridere alla sua affermazione, già sapendo che non ci
riuscirò.
Ci
avviamo verso la porta della scuola. Il sole che si va rabbuiando illumina i
corridoi di una luce intensa. Mi riscopro curiosa mentre lancio un’occhiata ai
diversi armadietti. Chissà cosa sognano questi ragazzi, quanti di loro non
hanno amici, quanti di loro invece si sentono sin troppo al centro
dell’attenzione... Non credevo potesse essere nostalgico tornare qui dentro.
Sorrido
quando riconosco il mio vecchio armadietto. Ora è tappezzato di articoli che
minacciano di morte chiunque fa del male agli animali. Bhe,
se non altro i libri all’interno devono appartenere ad una persona piuttosto
intelligente.
Proseguo,
osservando le varie aule. Nemmeno la loro disposizione è cambiata; nonostante
alcune porte siano state riverniciate ed alcune intestazioni riscritte.
Arrivo
alla fine del corridoio e svolto a destra. Eccoci qui. L’ufficio del preside.
Il tanto temuto e insopportabile luogo in cui centinaia di studenti si
ritrovano a finire anche per le minime sciocchezze.
Busso,
lieve.
-
Avanti –
Il
vocione del preside ora non suona più come un cigolio fastidioso. Sembra più la
voce di un padre premuroso. Profonda e roca.
Apro
la porta, sorridendo a quell’uomo che non ho mai considerato più di tanto.
-
Buona sera! Emh...sono Eliza,
credo che lei –
-
Certo! Eliza Sparks! Come
dimenticarsi di te... Eri una bella peste con i professori... –
Osserva
con un sorrisetto. Il suo tono è divertito, ora.
-
Già. Credo di averle fatto visita parecchie volte... –
-
Sì. Non credevo saresti mai tornata nei panni di una rockstar o qualcosa di
simile... credo ci sia più di qualche vostro fan in questa scuola... –
Soffoco
a stento una risata. Davvero il mio vecchio preside conosce la band di cui
faccio parte?
- Bhe non mi sento davvero una rock star – dico, sincera – e
mi creda, stento a rendermene conto tuttora... – aggiungo, con un sorrisetto.
-
Sono felice di vedere che alcuni miei vecchi studenti hanno avverato i loro
sogni... uno è giusto venuto a farmi visita prima... – so che anticipa una
qualche notizia – Iero, per la precisione. Mi ha
lasciato questo per te –
Estrae
un foglio dal suo cassetto, per poi porgermelo. Lancio un’occhiata veloce
all’inchiostro impresso in esso.
- E
pure lui è una rockstar, immagino sia stato questo a legarvi –
Oh,
è solo una minima parte di tutto ciò che ci lega.
-
Anche, ma non solo – replico con un sorriso.
- Bhe, ti lascio a questa caccia al tesoro – sospira ironico
– Godetevi i vostri sentimenti, è raro provarne di veri – aggiunge con voce
saggia; elemento che lo rende ancora più un padre ricco di consigli ai miei
occhi.
-
D’accordo. Arrivederci – chiudo la conversazione.
Con
un cenno della mano lo saluto ed esco. Virginia fuori dalla porta è quasi più
scalpitante di me.
-
Cosa c’è scritto? Eh? Eh? Eh? –
È
impossibile non adorare questa ragazza. Riesce a farti ridere anche nelle
situazioni più normali.
-
Un attimo, ora leggo –
Spiego
il biglietto, sempre più curiosa.
‘ Non è poi male, vero?
Stentavo a crederci quando l’ho trovato con quell’aria da saggio eremita...
Soprattutto non pensavo avrebbe mai accettato di far parte di questo
giochetto... Bene, ora che hai affrontato il grande capo, prosegui fino alla
fine della strada e cerca un albero rosa...’
Bene.
La cosa si fa sempre più curiosa. Il mio cuore non smette un attimo di pulsare.
Chissà dove diavolo mi condurrà questa assurda caccia al tesoro.
Lascio
che Vee mi strappi il biglietto di mano, proseguendo
lungo il marciapiede. Dopo nemmeno cento metri mi trovo ad un angolo che svolta
sulla destra. Mi guardo intorno fino a che non noto un ciliegio dall’altra
parte della strada. Attraverso, maledicendo le macchine che invadono le strade
e rallentano il mio tragitto verso il prossimo indizio.
Sul
tronco scuro ed imponente spicca l’ennesimo foglio, fissato con dello scotch.
Con una risatina lo prendo.
‘Bhe, questa caccia non è
poi così difficile, no?
E poi è quasi finita. Ora devi solo
seguire il vialone, poi girare a sinistra.
C’è un negozio di cani in quella strada.
Ho lasciato qualcosa per te anche lì, non devi far altro che dire il tuo
nome...’
Trovando
tutto questo sempre più assurdo e dolce, riprendo a camminare, incurante di
Virginia che è costretta ad accelerare il passo per starmi dietro.
- Hey, ho capito che sei curiosa ma non ho intenzione di
perdere un polmone per correre dietro a te! - esclama ad un certo punto,
montando un broncetto che la fa sembrare estremamente
buffa.
-
Okay, okay... – rallento appena un po’ il passo, permettendole di raggiungermi.
-
Che cerchiamo ora? – chiede lei, curiosa.
-
Negozio di animali... – le rispondo in
fretta, cominciando a cercarlo con lo sguardo non appena svoltiamo a sinistra.
Scarpe.
Accessori. Vestiti. Nah, non ci siamo.
-
Eccolo!! –
L’esclamazione
di Vee quasi mi fa sussultare. Seguo la traiettoria
indicata dal suo indice fino a che non noto un insegna rossa su cui risalta una
scritta bianca. Pet shop.
Correndo
quasi più di quanto non faccia il mio cuore raggiungo l’altro lato della
strada. Fortuna che il semaforo era verde. Virgy mi
raggiunge lanciandomi più di qualche occhiata omicida.
La
ignoro, intenta a trovare con lo sguardo la commessa.
Qualche
attimo dopo si presenta di fronte a me una ragazza bassa dai capelli mori.
-
Cosa posso fare per lei? –
- Emh..sono Eliza..prima dovrebbe
essere pas –
-
Oh! Sì, certo, arrivo subito – mi interrompe, lasciandomi stupita.
Va
sul retro e poco dopo torna con in braccio un batuffolo nero.
-
Questo è un regalo del suo ragazzo... – sorride, forse con una punta di
invidia.
Sì,
lo so che sono dannatamente fortunata.
Lascia
tra le mie braccia quel cucciolo di Labrador.
Cristo.
Mi ha regalato un cane. Quasi mi vengono i lucciconi mentre osservo quel musino
e quei piccoli occhi che mi scrutano curiosi. Passo una mano nel suo pelo
lucido.
- Cazzooo!! È fantastico! – esclama Virgy
con un sorriso grande così – Ne voglio uno anche io – aggiunge entusiasta,
lasciandosi andare in carezze.
Mentre
sono ancora presa a coccolare questo cane tutto nero, noto un particolare a
contrasto.
Un
ennesimo biglietto legato al collarino. Lo sfilo con facilità e dopo aver
ceduto il cane nelle braccia di Vee, che lo accoglie
felice, leggo il biglietto.
‘Allora? So che adori gli
animali e questo cucciolo mi ha catturato.
Bhe... ci siamo quasi. Ora
non devi fare che qualche altro metro e guardarti un po’ intorno...sono sicuro
che riconoscerai il posto alla perfezione’
Saluto
la commessa con un sorriso e un cenno, mentre esco.
Credo
che Virginia non si staccherà per un bel po’ da quel cucciolino.
- È
davvero stupendo – osservo.
Lei
annuisce solo, persa a fare diversi tipi di gorgheggi mentre lo osserva.
Già.
Frank aveva ragione. Questa strada comincia a dirmi qualcosa e se l’idea che ho
è giusta ora girando a sinistra dovrei...
Cazzo.
Eccolo. Il mio cuore arriva ad un ritmo tanto febbrile da non sentirlo nemmeno
più.
Di
nuovo questo parco. Proprio quello che ha segnato più di una volta un nuovo
inizio per noi.
Sorrido,
pensando che ricorda un po’ i luoghi che da bambini tra gli amici si ama
definire i ‘nascondigli segreti’ o i ‘posti speciali’. Perché è così, ormai so
che quando giungiamo in questo parco non devo attendermi altro che eventi
sempre più inaspettati e stupendi.
Raccolgo
l’ultimo piccolo biglietto, fissato con un po’ di scotch al cancello.
‘E ora prova solo a volare e sentire il
profumo di zucchero filato...’
Già.
Tutto questo mi riporta esattamente al giorno in cui tutto è iniziato; di
nuovo.
Lancio
un’occhiata a Virginia, che regge il cucciolo senza fatica.
-
Vi aspetto qui – mi dice solo, con un sorrisino.
Annuisco,
senza riuscire ad eliminare il sorriso che sembra aver invaso la mia faccia.
Comincio
a fare più passi in quel luogo che conosco sin troppo bene, mentre i ricordi
mitragliano piacevolmente la mia mente. Osservo i murales, il ponte, il lago; e
tutte le parole, tutti i gesti tornano vividi quasi avvenissero ora davanti ai
miei occhi.
Non
appena scorgo la siepe arrivo quasi a correre inconsciamente, sbucando in quel
prato dove il cimelio della ruota panoramica continua ad imporre la sua ombra
in tutta la grandezza di quel tappeto d’erba ora baciato dal sole bruciante.
Frank
è in piedi, accanto al seggiolino in cui ci siamo baciati, ormai mesi fa. Mi
avvicino, con le pulsazioni ormai totalmente per conto loro; unico punto fisso
il suo sguardo annegato nella luce dorata del sole, che lo rende ancora più
ipnotizzante.
Arrivo
di fronte a lui. Lo abbraccio senza smettere di guardarlo.
-
Sai una cosa? Tu sei completamente pazzo – sorrido ironica – E io ti amo da
morire – aggiungo.
-
Anche io – sussurra solo, sulle mie labbra – Il cane è con Virginia? –
Annuisco.
Le sue labbra solleticano le mie così crudelmente che non resisto a lungo prima
di approfondire quel contatto.
E
siamo di nuovo noi, illuminati da questa stella di fuoco che, per quanto
perfetta, ci fa solo da cornice al momento.
Lo
stringo il più possibile a me, accarezzando il suo viso da bambino con le mie
mani, assaporando il suo profumo che ormai è impresso in me; mentre le sue mani
scivolano sui miei fianchi in una presa salda ma allo stesso tempo delicata,
dolce.
Il
contatto tra i nostri corpi, tra le nostre labbra, non si interrompe sino a che
non sono i nostri polmoni a chiedere ossigeno.
Mi
appoggio alla sua spalla, osservando in lontananza l’orizzonte infuocarsi di
colore.
-
Ora... mi vuoi dire come mai questa caccia al tesoro? – sussurro nel suo
orecchio.
Torno
a guardarlo. Fa un sorrisino, guardandomi con aria indagatrice.
-
Sei curiosa umh? – indovina.
-
Non dovrei? – replico ironica, il sorriso fermo sulle mie labbra.
Mi
circonda le spalle, facendomi sedere accanto a lui sul seggiolino. Solo ora mi
rendo conto che non è più scomodo; ma ricoperto di un’imbottitura che per
quanto grossolana lo rende almeno un po’ più confortevole.
– Bhe, c’è un motivo preciso se ho voluto vederti proprio
qui. Mesi fa, quando ci siamo venuti per la prima volta dopo anni, speravo
davvero -per quanto non ne fossi sicuro- che tra noi sarebbe successo qualcosa.
E infatti proprio qui è cominciato tutto... È passato quasi un anno e posso
dire senza alcun dubbio che è stato uno dei migliori che abbia mai trascorso.
Ma non è questo il punto; è la persona con cui l’ho vissuto che ha reso tutto
così il più possibile vicino alla perfezione.
Il
punto è che... – si ferma solo un secondo, traendo un profondo respiro – che
non riuscirei ad immaginarmi nemmeno lontanamente senza te; non ho mai creduto
più di tanto a tutte quelle stronzate sull’anima gemella, però ho scoperto che
si può ritrovare una parte di sé stessi in un’altra persona –
Lo
fisso. Il cuore all’erta, come non ha mai smesso di essere. Non posso che
condividere ogni singola parola pensando a lui. Ma al momento spero che anche
queste scorrano in fretta, perché so che non siamo ancora giunti al fulcro
della questione e so, o almeno immagino, che questo sia qualcosa di
fottutamente grosso.
–
Per me quella persona sei tu – conclude, avvicinandosi un poco a me.
Mi
bacia. Leggero, dolce, quasi avesse paura di spezzarmi.
Quando
torno ad aprire gli occhi, lui stringe nella sua mano destra una scatolina blu.
Cristo.
Il
tempo sembra rallentare incredibilmente mentre le sue dita corrono a far
scattare l’apertura. Il coperchio vellutato si alza, svelando un anello d’oro
bianco, con un piccolo diamante.
- Eliza – lo guardo negli occhi; mentre i miei diventano
irrimediabilmente lucidi.
Allora
non erano solo supposizioni; non solo stupide idee che si rincorrevano nella
mia testa mentre pensavo a quanto diavolo stiamo bene insieme.
-
Mi vuoi sposare? –
Lo
osservo semplicemente, incapace anche di respirare per qualche secondo; forse
dimenticandomi di farlo. Sembra che un silenzio opprimente soffochi tutto in
quei nanosecondi che trascorrono dalla sua domanda al mio cenno.
Perché
riesco a fare solo questo. Annuisco.
Torno
a rubare ossigeno all’aria, ricordandomi solo ora come si fa.
-
Sì...sì, cazzo, sì! – esclamo finalmente.
Scoppia
in una risata.
Getto
le mie braccia al suo collo, baciandolo per l’ennesima volta. Potrei non averne
mai abbastanza; ma va bene così, dato che passeremo l’intera vita insieme.
Infila
quel piccolo anello al mio dito. Entra perfettamente.
Lo
osservo solo per un istante, con la vista offuscata dalle lacrime allegre che
premono per danzare sul mio viso.
-
Però la cravatta la voglio rossa – prorompe, scherzando.
Scoppio
a ridere. Già. Cosa ci serve di più quando abbiamo la consapevolezza di
appartenerci l’un l’altro, di essere anime unite in una sola?
---
- Burritoville...
desidera? –
Una voce dall’altro capo del telefono mi
scuote dallo stato di torpore in cui ero finita; avvolta dai ricordi.
Do un’occhiata al listino, facendo i
vari ordini.
- D’accordo...saremo lì per le 8 – mi
avvisa la signorina.
- Perfetto. Grazie, arrivederci –
riaggancio.
Sto per salire alle camere quando mi ritrovo
davanti Point. Già, è così che abbiamo deciso di chiamare il labrador. Mi
guarda con uno sguardo triste, lamentandosi un poco.
- Hey,
piccolo...che hai da piangere? –
Mi abbasso ad accarezzargli il muso.
Socchiude gli occhi, strusciando la sua testa sulla mia mano. Sorrido davanti
alla sua dolcezza. Lo prendo in braccio, rimettendomi in piedi.
Mentre lo stringo tra le braccia, si
calma, volgendo il suo sguardo nel mio. È impressionante il colore che hanno
gli occhi di questo cucciolo: ancora non siamo riusciti a capire se sono grigi
o azzurri, tanto cambiano con la luce.
- Ferma così – sento la voce di Frankie.
Alzo appena lo sguardo per vederlo con
in mano la fotocamera. Sorrido verso l’obbiettivo, fino a che un flash non
conferma che l’immagine è ormai intrappolata.
- Stava piangendo... scommetto che vuole
solo un po’ di coccole... –
- Già, ormai ha capito come farci
caracollare – replica Frankie, prendendolo dalle mie braccia.
Mi lascio andare ad una risatina nel
vedere come Point lo lecca in faccia.
- Hey, potrei
essere gelosa – scherzo, sfilando la fotocamera dalla mano di Frankie per
immortalarlo in una foto con quel batuffolo in braccio.
Dopo che il flash lo colpisce lo
riappoggia sul pavimento e in pochi secondo lui trotterella via.
- Che ci posso fare se tutti mi trovano
sexy? –
Si avvicina a me, cingendomi i fianchi e
posando un bacio sul broncio che avevo montato.
- Tu hai comunque la priorità più alta –
sussurra.
Gli do una leggera spinta, scherzando.
- Lo spero, mr.
Iero! – esclamo, divertendomi a vedere la sua
espressione.
Mi lancia un’occhiata di sfida.
Allunga le sue mani sotto la mia maglia,
iniziando a farmi il solletico.
Scoppio a ridere, tentando di scostarmi.
- Hey! È una
mossa ileale! – esclamo, saltellando più in là, verso il salotto.
Mi rincorre, come poco fa, catturandomi.
Cadiamo entrambi sul divano, scoppiando
a ridere.
- Tanto ormai sei mia – sussurra sulle
mie labbra, con un sorrisino.
Le sue mani corrono nuovamente sotto la
mia t-shirt, stavolta carezzandomi la pelle lievemente.
Passo una mano tra i suoi capelli,
soffermandomi a fissare i suoi occhi.
Il suono del telefono arriva come una
scossa elettrica, facendomi sussultare.
Oh, fanculo.
Sbuffo, mentre Frank me lo allunga storcendo un po’ la bocca.
- Sì? – rispondo leggermente scocciata.
- Scusa se ti ho chiamata eh! – replica
subito Vee, non perdendosi la sfumatura del mio tono.
- Ho interrotto qualcosa? – si affretta
a domandare poi con tono indagatore.
Quella ragazza ha sin troppo intuito.
- Che volevi Virgy?
– arrivo al punto.
- Niente...stasera siamo tutti liberi e
pensavamo di venire lì. Vi va bene o sconvolgiamo una nottata pas –
- Va bene – la interrompo, soffocando un
sorrisetto – Vi aspettiamo allora –
- Mhmh – la
immagino annuire – Arriviamo per le nove e qualcosa, credo. A dopo –
- Ciao – riaggancio.
Appoggio il cordless sul tavolo. Sto per
alzarmi quando Frankie avvolge dolcemente con la sua mano un mio polso. Mi
attira nuovamente a lui.
- Dov’eravamo rimasti? –
Mi guarda corrucciato, come se
desiderasse davvero una risposta.
Mi lascio sfuggire una risatina, prima
di raggiungere le sue labbra e tormentarle dolcemente.
- Più o meno qui no? – sussurro.
Annuisce con un sorriso, prendendo il
mio viso tra le mani.
Sta semplicemente ad osservarmi per
qualche secondo, in silenzio. Infondo non siamo nei film; è difficile parlare
di ogni singola sensazione, esprimerla. Senza contare il fatto che sono
decisamente troppe. Sorrido solo, rendendomi conto di quanto i suoi occhi non
smettano di far correre le mie pulsazioni.
No, non credo saremo una di quelle
coppie il cui matrimonio annienterà completamente la passione e l’amore,
facendoli soffocare nell’abitudine.
Il trillo del campanello ci distrae,
quasi a rappresentare il mondo reale che reclama un po’ d’attenzione.
- Vado io – sospira Frankie.
Mentre va verso la porta, sposto gli
oggetti che ingombrano il tavolo di fronte al divano, per lo più riviste,
facendone una perfetta pila che lascio lì accanto.
Point arriva trotterellante non appena
alle sue narici giunge il profumo di tacos e
quant’altro. Prendendo la rincorsa atterra sul divano, dove tenta subito di
afferrare la manica della mia t-shirt per giocarci un po’.
- Oh, no bello, non mi strapperai anche
questa! – esclamo.
Lo prendo in braccio, tenendolo stretto
fino a che non raggiungo il giardino. Lo appoggio a terra, dove lui si mette
seduto e mi guarda scodinzolante.
Osservo quel muso con un sorrisetto,
mentre recupero la pallina che tanto adora.
Gliela lancio e qualche secondo dopo
diventa l’unico oggetto in grado di attirare la sua attenzione.
Con una risatina gli lancio un’ultima
occhiata mentre corre per il prato, per poi rientrare.
Frank ha già sistemato i vari sacchetti
sul tavolo.
- Pronta a strafogarti? – domanda con un
sorrisetto, lasciandosi cadere sul divano.
- Certo! Altrimenti non avrei ordinato
tutta questa roba – replico schietta con una risatina.
- Prima era Virgy
al telefono? – si informa.
Annuisco.
- Ah-a... poi
verranno qui – spiego.
Non mi sfugge il sorrisino furbo sul suo
volto, mentre annuisce, come se sapesse qualcosa.
- Che c’è Frankie? – indago,
avvicinandomi a lui ulteriormente.
- Nulla! – esclama sin troppo in fretta.
Lo guardo con un sorrisino sarcastico e
uno sguardo di chi la sa lunga dipinti sul volto.
- Diciamo che fingerò di crederci –
- Hey, è
...una sorpresa. Se poi te lo svelo che sorpresa è? –
Lo osservo scoppiando a ridere, per la
risposta che in genere i genitori rifilano ai loro bambini con lo scopo di
farli stare buoni.
- Okaaay – mi
fingo disinteressata.
- So che stai morendo di curiosità... –
continua a punzecchiarmi.
Lo ignoro, continuando ad addentare il tacos.
- No? – insiste.
Gli concedo un’occhiata di sbieco,
tentando di trattenere un sorriso.
- Okay, okay...non ci vuole un genio per
capirlo –
- Hey, stai
dicendo che non sono geniale? – si finge offeso.
Reggo il gioco, guardandolo con
sufficienza, avendo la netta sensazione di tornare agli anni dell’adolescenza
quando potevo passare ore intere a scherzare in questo modo con Shirley.
- Perché? Avresti qualcosa da ribattere?
– scherzo.
- Certo che sì! – monta un broncetto, fingendosi seccato.
Sto per un po’ in silenzio. Divertita
scruto la sua espressione, le sopracciglia corrucciate e il labbro inferiore
sporgente verso il basso. I suoi occhi che mi guardano supplicanti sembrano
ancora più grandi. Mi avvicino un poco a lui.
- Sai che quando ti fingi incazzato sei
ancora più sexy? –
Sul suo volto torna a farsi spazio un
sorrisino malizioso.
- Tra quanto hai detto che arrivano gli
altri? – chiede sulle mie labbra.
Scoppio a ridere, allontanandomi appena.
- Tra poco, e con poco intendo davvero poco – sottolineo, per vederlo
tornare all’espressione da gatto di shrek. – Ma
magari non staranno poi tutta la notte – aggiungo, tornando sulle sue labbra.
Mi bacia leggero, dolcemente.
- Speriamo –
Ride. Sto ad osservarlo, facendomi
contagiare, riempiendomi di quel suono cristallino e gioioso, dipingendo nella
mia mente ogni singolo particolare dei suoi occhi così vivi, così semplicemente
felici. Le pagliuzze verdi nelle sue iridi sembrano illuminarsi ulteriormente.
Lo guardo e riesco a pensare soltanto a
quanto diavolo lo amo, a quanto gli sono grata. Per questo, per le risate, per
avermi fatta tornare a vivere davvero.
Dietro di lui scorgo Point rientrare con
la lingua a penzoloni. Corre verso di noi lasciando le sue impronte sul
pavimento.
-Hey...ma tu non eri fuori a
giocare? - lo guardo come se potesse davvero rendersi conto che il mio tono sta
assumendo quello di un rimprovero.
Piega un po' di lato il muso,
osservandomi negli occhi.
- Scommetto che ha scavato un'ennesima
buca – osserva Frankie, lanciando un'occhiata alle sue zampe ricoperte di
terra.
- Ma lo sai che sei davvero una peste? -
chiedo quindi al nostro labrador.
Mi tende una zampa, piangendo piano,
quasi volesse tentare di imitare il pigolio di un uccellino.
-Uff... ho capito – mi
arrendo infine, prendendolo tra le braccia.
Allunga il suo muso verso di me con
tutta l'intenzione di leccarmi per bene la faccia; proprio mentre suona il
campanello.
- Dovrei essere io quello geloso ora! -
scherza Frankie, dirigendosi ad aprire.
Gli faccio una linguaccia. Point si
dimena un po' non appena sente le voci alla porta così lo lascio andare e prima
che io possa anche solo salutare i miei amici, la mia seconda famiglia, lui è
già alle prese col mordicchiare i jeans di Drew.
- Eddai,
molla! - tenta di allontanarlo il nostro chitarrista, senza alcun risultato se
non quello di farci scoppiare a ridere.
- Dai qua – prorompe Vee,
prendendolo subito in braccio.
Cullato da lei Point sembra trasformarsi,
senza più tentare di mordere nessuno, si lascia coccolare pacificamente. Solo
ora che finalmente la nostra piccola peste pelosa si è calmata; ci salutiamo.
- E per passare bene la serata... un bel
film cult! - esclama Jake, brandendo tra le mani il
dvd di Dracula diretto da Coppola.
- Uhhh...
vampiri! Perfetto – esclamo affascinata.
Non ho mai amato il genere fantasy, ma
queste creature, in qualsiasi modo vengano dipinte mi affascinano
incredibilmente; probabilmente per la parvenza di umanità che dopotutto
continuano a conservare.
- Spero abbiate anche qualche schifezza
da sgranocchiare nel frattempo – sorride Drew, guardandosi intorno, come alla
ricerca di un pacco gigante di patatine.
- Puoi contarci! Vado a recuperarle – si
affretta Frank.
- Bene, intanto ci prepariamo... il divano è mio!!- annuncia Jake, dirigendovisi a grandi
passi.
- Hey, condivisione! Ricordi? Condivisione... -
afferma Drew con aria da vecchio saggio mentre si lascia cadere accanto a lui.
- Mi mancavano certe scene – confesso
con una risata a Vee, che invece sta sbuffando.
- Credimi; vederle ogni sera non le rende troppo divertenti – ma nonostante ciò
che dice, non riesce ad impedire ad un sorrisetto di far capolinea dal suo
viso.
Frank torna quando ormai siamo tutti
seduti.
Jake mi guarda, con un
sorrisetto enigmatico. Bene, immagino questa sia la parte della sorpresa...
- Okay, dato che ora ci siamo tutti...
Avremmo voluto fossi stata con noi stamattina ma dato che non era così, bhe...rimediamo ora – non fa altro che accrescere la mia
curiosità, fissandomi.
Estrae qualcosa dalla tasca interna della sua giacca; è arrotolato ma riconosco
subito una rivista.
La lascia tra le mie mani e nell'esatto
momento in cui si svela ai miei occhi la copertina, tutti esclamano
'sorpresa!'.
Sorrido, osservando la nostra foto in primo piano sul Rolling
Stones. Ce l'hanno fatta in un momento di pausa tra
una canzone e l'altra e le nostre espressioni sono entusiaste; cariche
dell'adrenalina che ci ha seguito costantemente in questi mesi.
Il lavoro di Shirley è stato più
discreto di quanto potessimo immaginare. Se ne stava ad osservarci suonare per
ore; quando anche il produttore era ormai stanco di stare in quello studio;
eppure lo faceva con una tale concentrazione, con un tale silenzio e interesse
da non disturbare nessuno. Era lì per noi, per darci l'opportunità di apparire
su una delle maggiori riviste musicali; ma sembrava che star rinchiusa in
quello studio minimo dieci ore al giorno fosse un balsamo per la sua anima. Ha
affermato più volte che la nostra musica sa arricchire e l'ha confermato qui,
sul titolo del nostro articolo. Blood on
the rose: la musica che sa arricchire il cuore.
Penso a lei riconoscente,
ripromettendomi di chiamarla più tardi. Le registrazioni sono ormai finite da
un mese e tra soli tre giorni, il 30 settembre, uscirà il nostro cd; a quanto
pare piuttosto atteso dal momento che i singoli sono stati seguiti.
Il titolo che abbiamo scelto è infine 'Meds for broken souls'. Medicine per
anime spezzate; come dare speranza a quelli che ormai sono sul fondo; come
tendere una mano pur sapendo che si potrebbe essere trascinati nel baratro a
propria volta. Perché la chimica non ha ancora inventato qualcosa in grado di
far stare davvero meglio; ma questo tipo di farmaco – le note e le canzoni –
possono funzionare almeno un po'.
Non avrei mai sognato questo; non sono
nemmeno sicura di averlo anche solo lontanamente desiderato. Ma è una
soddisfazione ora essere giunti qui e rendersi conto di non essere cambiati;
rendersi conto che il successo infine arrivato è un fattore che fa parte delle
nostre vite, ma che non le influenza poi troppo. Siamo sempre i ragazzini che
provavano in uno sperduto garage di Dublino, infondo. Con la piccola differenza
che ora i nostri brani sono ascoltati da qualche migliaio di persone. Ciò che
adoro del nostro pubblico è che a detta di Alison è
composto da tutte le età; dimostrazione che i nostri testi non sono banali,
solo per ragazzini adolescenti. Dimostrazione che abbiamo creato la musica che
speravamo.
Alzo lo sguardo da quelle pagine
patinate, appena accarezzate con un'occhiata, per posarlo su quello dei miei
amici; dei miei compagni.
- Ce l'abbiamo fatta davvero – sorrido;
quasi rendendomene conto solo adesso.
Quasi risvegliandomi dall'intorpidimento
che il sogno realizzato aveva lasciato su di me e prendendo coscienza che tutto
questo ora è realtà. E no, non siamo solo fottutamente fortunati.
Siamo anche dannatamente felici.
Jake, Virginia e Drew mi
osservano sorridendo, mentre annuiscono.
Mi alzo stringendoli uno ad uno; se
anche soltanto un mattone fosse mancato avrebbe compromesso l'intera stabilità.
- Grazie ragazzi. Senza di voi tutto
questo non sarebbe mai accaduto - sussurro sincera mentre mi stringono a loro
volta.
- Perché... senza la tua voce? Non
saremmo andati da nessuna parte – afferma Drew.
Gli sorrido, riconoscente, sapendo che la sua non è solo una frase di
circostanza e soprattutto che il suo pensiero è condiviso dagli altri.
Scivolo poi con lo sguardo su Frankie,
che silenzioso ci osserva con un espressione felice, accompagnata da un
sorriso. Mi avvicino a lui, scompigliandogli i capelli.
- E grazie anche a te – sussurro – Se nessuno mi avesse incitato a credere in
quello che facevo non so se sarei arrivata sino a qui – confesso; posandogli
poi un lieve bacio su una guancia.
- Ce l'avresti fatta – afferma, sicuro – Ma aiutarti è stato un piacere –
aggiunge con il suo solito sorriso; ogni volta capace di far tremare il mio
cuore.
- Bene...chiusa la parentesi sentimentale... Dov'è il telecomando? - chiede Jake sfilando il dvd dalla custodia.
- Sei il solito guastafeste!! - commenta Virginia, sfilandolo da un angolo del
divano e lanciandoglielo.
Lui le risponde con una linguaccia, per poi accendere la tv.
La nostra serata si protrae sino alle quattro della mattina, accompagnata da
risate, chiacchiere e qualche altro film.
Ci salutiamo con la promessa di
rivederci lunedì e aspettare insieme la mezzanotte per festeggiare
ufficialmente l'uscita del nostro secondo album.
*
La luce del sole fluisce dalla finestra,
andando a posarsi sul letto e illuminando i nostri corpi abbracciati.
Apro poco alla volta gli occhi,
sbattendoli per abituarli alla luce. Il mio sguardo si posa sul volto di Eliza, appoggiato sul mio petto, all'altezza del cuore.
I suoi capelli corvini si arricchiscono
di riflessi blu e rossi mentre un raggio sembra farla sua, usarla come uno
specchio facendo risplendere ogni suo lineamento.
Traccio il contorno del suo viso con un
mio dito, sfiorandoglielo appena.
Con un sorriso lieve passo una mano tra
i suoi capelli lisci, spostando le ciocche che scomposte le coprono parte del
volto.
Rimane immobile, la sua pelle a contatto con la mia. Richiudo gli occhi;
tenendola vicino a me.
Sto quasi per ricadere tra le braccia di
Morfeo quando la sento muoversi appena.
Torno ad osservarla; giusto in tempo per
vedere i suoi occhi salutare una nuova giornata.
Mi guarda, stando in silenzio, forse
consapevole che quei occhi dal colore del cioccolato parlano per lei.
Approfitto della sua posizione per imprimere nella mia mente ogni sua singola
mossa; ogni sfumatura che i suoi occhi assumono baciati dal sole.
Dopo qualche secondo si avvicina
ulteriormente al mio viso.
- Ciao Frankie – mormora dolcemente
sulle mie labbra.
- Buongiorno – ricambio, tenendola vicino a me.
Sorride, passandomi una mano tra i capelli, osservandomi negli occhi.
Torno a possedere quelle labbra che tanto amo; torturandole dolcemente con un
bacio passionale.
- Ti amo – mormora, accarezzandomi il
viso.
Sorrido solo. Non c'è bisogno di dire che ricambio.
Sono steso accanto al mio futuro; a
tutti i miei prossimi giorni e non potrei essere più felice.
Prendo una sua mano portandola all'altezza del mio cuore; proprio nel punto in
cui lei era appoggiata fino a poco fa.
- Lo sai...che ogni pulsazione è tua – sussurro, guardandola.
Fa lo stesso con una mia mano, fino a che non sento le vibrazioni del suo cuore
sotto le mie dita.
Stiamo così; abbracciati in silenzio, richiudiamo gli occhi facendoci cullare
da quei due ritmi così scostanti, che però sembrano rincorrersi.
E probabilmente sarà così per ancora
molto, molto tempo...
Ecco qui... THE END. Spero vi sia piaciuto anche quest'ultimo capitolo e che sia degno dei precedenti =)
Volevo ringraziare TUTTE, quelle che mi hanno seguito dall'inizio fino a qui, quelle che hanno scoperto per caso la mia storia e si sono divorate capitoli pur di sapere come continuava, quelle che hanno letto anche solo i primi capitoli dandomi la spinta a continuare, chiunque abbia aggiunto la fic ai preferiti o l'abbia anche soltanto letta. Non dico che senza di voi non sarebbe andata avanti, ma di sicuro mi avete dato un motivo in più per continuare a pubblicarla e crederci. GRAZIE DI CUORE, A TUTTE