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Autore: ChibiRoby    30/04/2014    6 recensioni
E se dopo la morte di Maria, German non fosse scappato dal passato?
Violetta vive in una gabbia dorata finché non le si presenta l'occasione di fuggire, grazie al suo amore per la musica e a un paio di occhi verdi troverà il suo posto nel mondo.
Pablo e Angie sono una coppia sposata alle prese con un arrivo speciale che rivoluzionerà la loro vita.
Diego e Camilla da sempre migliori amici si ritroveranno alle prese con un nuovo sentimento mai provato prima.
E German dopo anni di paure scoprirà che si può sempre tornare ad amare.
Tratto del capitolo 11
[...] -Non credevo che provassi quello che provo io. – ammise abbassando lo sguardo imbarazzata.
-Invece è così, mi piaci da impazzire Violetta, fin dalla prima volta che ti ho vista, mi sei entrata dentro e non riesco a smettere di pensare a te. – le rivelò alzandole il mento con due dita per guardarla negli occhi.
-Tu non mi piaci Leon, io ti amo! – rivelò con un’audacia che neanche lei sapeva di avere, annullò nuovamente la distanza tra i loro volti e lo baciò. [...]
Leonetta, Pangie, Fedemilla, Camiego accenni Naxi, Marcesca, Andresx?, Larax?, Brodwayx?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla, Diego, Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 Incontri inaspettati
 

-Buongiorno a tutti! – salutò allegramente Violetta entrando in sala da pranzo, stampò un bacio sulla guancia del padre e si sedette alla sua destra, accanto a Federico.
- Buongiorno tesoro. - la salutò German, adorava che la sua bambina fosse sempre di buon umore, anche di prima mattina, quando i motivi per essere di buon umore erano quasi inesistenti.
-Giorno Vilù. Ludmilla mi ha detto che dopo le lezioni passerà a trovarti, dice che è da tanto che non passate un pomeriggio di sole donne.
-È fantastico! – esultò battendo le mani come una bambina, Ludmilla e Federico erano sempre così impegnati che raramente potevano passare un intero pomeriggio con lei e così stava sempre sola con la sua musica, non che le dispiacesse però era sempre piacevole passare del tempo con persone della sua età, che coltivavano la sua stessa passione.
-Pomeriggio tra ragazze? – domandò il padrone di casa guardando il ragazzo con un’espressione che sembrava chiedere: da quando sei una ragazza?
Federico scoppiò a ridere divertito dalla buffa espressione dipinta sul volto del uomo –Infatti ho un servizio fotografico per You mix e non sarò presente. – rispose alla muta domanda.
L’intera conversazione si svolse sotto lo sguardo divertito di Violetta che rideva nascondendosi dietro la sua tazza.
-Ora devo andare. – annunciò Federico lanciando un’occhiata al orologio – Se arrivo tardi è la volta buona che tua zia Angie mi ammazza. – spiegò alzandosi.
-Ti conviene sbrigarti, le minacce di morte di mia cognata non vanno mai prese alla leggera. – intervenne German ricordando tutte le volte che aveva rischiato di morire per mano della donna, in sedici anni erano davvero troppe per ricordarle tutte, e se era ancora vivo doveva ringraziare quel santo di Pablo che in un modo o nel altro riusciva sempre a calmare la moglie.
-Allora corro. – scherzò, baciò Violetta sulla guancia – A dopo Vilù, ci vediamo stasera German. – salutò prima di andarsene.
-E tu tesoro? Cos’hai intenzione di fare oggi? – le domandò una volta rimasti soli.
-Quello che faccio ogni giorno. – sospirò Violetta, quella domanda le sembrava una presa in giro, faceva le stesse cose ogni giorno: la mattina studiava con la sua istitutrice e il pomeriggio lo passava in compagnia della sua musica.
Suo padre però non sembro accorgersi del suo malcontento o forse fingeva solo per non causare l’ennesima discussione che finiva sempre con tutta la famiglia che, almeno secondo lui, cercava di farlo passare per il cattivo della storia finendo per farlo sentire in colpa. E Dio solo sapeva quanto tempo impiegava per zittire i suoi sensi di colpa.
-Violetta. – la chiamò Roberto entrando in sala da pranzo.
 –Dimmi, è successo qualcosa?
-Nulla di grave, ha chiamato la signorina Ingrid, ha l’influenza perciò per un paio di giorni le tue lezioni sono annullate. – le sorrise immaginando la gioia della sua amata figlioccia.
Il sorriso sul volto della ragazza si allargò –È fantastico! – esclamò gioiosa – Volevo dire… speriamo che non sia nulla di grave. – si corresse rendendosi conto che stava facendo la figura del insensibile che gioisce davanti alle sofferenze altrui. Non aveva nulla contro Ingrid, era un ottima istitutrice oltre che una brava persona, ma quale sedicenne non era felice di saltare un paio di giorni di scuola senza bisogno di fingersi malata?
-Che deboluccia! Farsi abbattere così da un po’ d’influenza. -  commenta Olga entrando nella stanza
– Ma Olga…-  interviene Roberto venendo bloccato dalla governante.
-Ma Olga nulla, in questa casa io stiro, lavo, cucino e pulisco ogni giorno anche con il raffreddore! – iniziò a lamentarsi.
Padre e figlia si scambiarono un’occhiata d’intesa, quando la governante iniziava una delle sue scenate di gelosia/prediche era meglio scappare prima di venire coinvolti.
-Visto che oggi non ho lezioni passero la giornata a compore musica. – annuncio Violetta alzandosi in piedi –Buona giornata! – salutò correndo fuori dalla stanza.       
-Vado anch’io, oggi ho tanto di quel lavoro da fare che non riuscirò a tornare per pranzo, credo che mangerò un boccone in ufficio. -  disse German rispondendo con un sorriso divertito alle mute richieste d’aiuto di Roberto.
-Mi dispiace amico ma è un problema tuo. – mimò con le labbra prima di seguire l’esempio della figlia, uscì di casa e si diresse verso il suo ufficio situato nel centro della città.
 

***

 
-Che caldo! – esclamò Violetta aprendo la finestra della dependance lasciando che la brezza estiva le accarezzasse il volto. Aveva passo l’intera mattinata a tentare di trovare le parole adatte per la nuova melodia che aveva composto, ma le parole non le venivano e quando riusciva a scrivere anche solo un rigo lo cancellava subito perché le parole non la convincevano.
-A volte la vita della compositrice è davvero difficile! – sbuffò sedendosi al piano forte, magari cantare un po’ le avrebbe fatto bene. Posò le mani sulla tastiera e iniziò a suonare una canzone che amava molto: “Parte del tuo mondo” tratta dal film la “La sirenetta”. La versione italiana che le aveva insegnato Federico, amava anche la versione spagnola ma quella italiana aveva qualcosa che l’affascinava.

 
-Arrivo un attimo! –urlò Olga sentendo il campanello suonare, aprì la porta con fervore chiedendosi chi fosse così maleducato da disturbarla mentre preparava un dolce per la sua bambina.
Davanti a lei si trovava un bel ragazzo dai capelli castano chiaro e gli occhi verdi che a occhio e croce doveva avere la stessa età di Violetta.
-Buongiorno Signora, mi chiamo Leon Vargas. – si presentò sorridendo gentilmente
–Mi dispiace disturbarla ma mio padre è un collega del signor German e mi ha chiesto di portargli questi documenti. – continuò mostrando un cartellina grigia senza smettere di sorridere.
-Tranquillo Leon, non disturbi per niente. – sorrise la governante colpita dai modi gentili del giovane, era così raro trovare un ragazzo della sua età così beneducato.
-Il signor German al momento non è in casa, però puoi darla a me, ti garantisco che gliela darò appena torna.
-Certo, la ringrazio e scusi ancora per il disturbo. – le porse la cartellina
– Arrivederla.
-Arrivederci Leon. – lo salutò prima di chiudere la porta, pensando che quel Leon sarebbe stato il genere di ragazzo che un giorno avrebbe voluto vedere accanto alla sua piccola.
 

Leon lanciò un ultimo sguardo alla villa e fece per andarsene, doveva sbrigarsi altrimenti sarebbe arrivato tardi alla lezione con Gregorio, il professore era molto severo e non tollerava i ritardi, nemmeno quelli del migliore amico di suo figlio.
 
“Come vorrei stare qui con te
Cosa darei per restarti accanto?”

 
-Che voce meravigliosa! – pensò fermandosi di colpo mentre la paura di ritardare lasciava spazio alla voglia di scoprire a chi appartenesse quella voce angelica. Si guardò intorno cercando di capire da dove provenisse, veniva dal retro della casa e d’istinto la seguì.
 
“Vorrei che tu potessi sorridermi
Mi porterai dove vorrai
E del tuo mondo parte farò”


Una volta sul retrò vide una dependance, non c’erano dubbi, la musica proveniva da lì. Stando attento a non fare rumore si avvicinò alla costruzione, una delle finestre era aperte e senza pensarci troppo si affacciò curioso di vedere la misteriosa musicista, quello che vide lo lasciò senza parole.
Seduta al pianoforte c’era una ragazza dai capelli castani ondulati con le punte bionde, suonava a occhi chiusi mentre le sue dita si muovevano sui tasti come se non avesse fatto altro per il resto della sua vita.
Che fosse la misteriosa figlia del padrone di casa? Sapeva che German Castillo aveva una figlia ma erano pochi a conoscerla. Non l’aveva mai vista a nessuna delle feste organizzate dai membri della società di cui suo padre e il signor Castillo facevano parte. E quando gli chiedevano dove fosse la figlia German inventava sempre qualche scusa. Così molti si erano convinti che l’erede dei Castillo studiasse in qualche collegio altri invece credevano che fosse una principessina viziata e incontrollabile. Leon non aveva mai creduto a nessuno dei due pettegolezzi, aveva sempre pensato che il modo in cui German rispondeva alle domande sul perché non portasse la figlia alle feste fosse troppo frettoloso e vago per essere completamente sincero ma il perché mentisse non gli era mai interessato, almeno sino a quel momento.  
 
Accanto a te sempre così solo con te
Quando accadrà?

No non lo so
Ma del tuo mondo parte farò
Guarda e vedrai
Che il sogno mio
Si avvererà
 
Appena Violetta finì di cantare, sentì un appaluso. Istintivamente guardò verso la porta, pensando che ad applaudirla fosse suo padre oppure Olga o Roberto, ma la porta era chiusa e non c’era nessuno oltre a lei o almeno così credeva.
Le servì qualche istante per rendersi conto che proveniva dalla finestra, si voltò e per poco non rimase a bocca aperta.
-Sei davvero bravissima! – le sorrise sinceramente colpito da quella ragazza, aveva talento.
Violetta non riusciva a credere ai suoi occhi: Leon Vargas, proprio quel Leon Vargas, era appoggiato alla sua finestra ad ascoltarla cantare e le stava persino facendo i complimenti! Forse stava sognando?
Stando attenta a non farsi vedere si pizzicò una gamba, faceva male, perciò non stava sognando! Il ragazzo davanti a lei era davvero Leon Vargas, il suo amore segreto!
-Perdonami, non volevo spaventarti. – si scusò Leon interpretando male l’espressione stupita della ragazza –Ti ho sentita cantare e non ho potuto fare a meno di avvicinarmi. Posso? – chiese indicando con un cenno del capo l’interno della stanza.
-Certo. – sussurrò Violetta arrossendo –Dal vivo è ancora più bello! – pensò guardandolo mentre entrava dalla finestra con facilità, come se stesse saltando per evitare una pietra in mezzo alla strada.
-Grazie, che sbadato ho dimenticato di presentarmi. Piacere di conoscerti, mi chiamo Leon Vargas. – le tese la mano sorridendole, senza sapere che bastava quel sorriso per rischiare di farla svenire.
-Si, lo so. – sussurrò stringendogli la mano – Io invece mi chiamo Violetta Castillo. – aggiunse velocemente cercando di rimediare alla gaffe precedente.
-Lo sai? – domandò confuso. Che si fossero già incontrati in passato?  -È impossibile! Se l’avessi già conosciuta me ne ricorderei sicuramente. – pensò guardandola negli occhi, erano bellissimi, sembrava che potessero leggergli dentro.
-Ti ho visto a “Talenti 21” l’anno scorso, sei arrivato in finale. – spiegò, infondo era una mezza verità. Non poteva dirgli che ogni sera prima di andare a letto entrava sul portale di You mix per guardare uno dei suoi video e che ogni notte sognava di conoscerlo.
-Ah! A volte dimentico del esistenza di quel portale. – sorrise arrossendo imbarazzato, dimenticava spesso che nonostante non fosse ancora un professionista aveva un discreto numero di fans, certo non era conosciuto come Federico ma era abbastanza famoso da essere riconosciuto per strada.
-È così carino quando arrossisce. -  pensò Violetta in estasi, sperava che non si notasse troppo ma in quel momento era al settimo cielo, non avrebbe mai creduto che un giorno si sarebbe ritrovata nella stessa stanza con Leon, a parlare con lui! A respirare la sua stessa aria!
-Sei la figlia di German Castillo vero? – le domandò riportandola con i piedi per terra.
-In persona! – sorrise – Conosci mio padre?
-Sì, è un collega e amico di mio padre. – spiegò sedendosi sul davanzale della finestra –Hai una voce meravigliosa. – cambiò argomento – Dovresti iscriverti allo Studio On beat, sono sicuro che con col tuo talento non avresti problemi a entrare… – le sorrise incoraggiante -… e potrei vederti tutti i giorni. -  concluse mentalmente stupendosi del suo stesso pensiero.
La conosceva da pochi minuti eppure desiderava vederla tutti i giorni e conoscerla meglio.
Il sorriso di Violetta si spense -Se potessi l’avrei già fatto. – sospirò alzandosi in piedi –Ma mio padre non vuole che esca di casa. Ha paura che se lasciò questa casa mi accadrà qualcosa di terribile. – concluse appoggiandosi alla finestra vicino al messicano che rimasse talmente colpito dal suo tono triste e allo stesso tempo arrabbiato che senza pensarci due volte le prese delicatamente la mano stringendola forte.
Violetta con il volto in fiamme e il cuore che le batteva a mille alzò il capo e lo guardò, per la prima volta in sedici anni di vita non sapeva cosa dire, la stretta di Leon le dava sicurezza e calore; un calore che partiva dalla punta delle dita fino ad arrivare al petto, era una sensazione nuova che la metteva un po’ a disagio ma tutto sommato era piacevole.
Leon fece per dirle qualcosa ma appena aprì bocca il suo cellullare suono e a malincuore fu costretto a lasciarle la mano.
-Scusami ma ora devo andare. – sospirò dopo aver letto il messaggio – Ti dispiacerebbe se tornassi a trovarti? – le domandò senza pensarci, le parole gli erano uscite dalla bocca di getto, senza che potesse anche solo provare a fermarle. 
- Non ti creerei problemi con tuo padre? – aggiunse ricordando che se German aveva fatto di tutto per nasconderla, non sarebbe stato felice di sapere che si conoscevano.
-Sarei davvero felice di rivederti. – sorrise incapace di nascondere la gioia che provava – Per quando riguarda papà non so come potrebbe prenderla ma quello che non sa non può certo ferirlo. – sorrise in modo furbo, non aveva mai nascosto nulla al padre ma per poter conoscere meglio Leon era pronta a tutto.
-Allora sarà il nostro piccolo segreto! – le strinse la mano e si sorrisero complici tentando di non far notare al altro il brivido lungo la schiena che entrambi avevano provato toccandosi.
-Ora devo scappare, a presto Violetta. – scavalcò la finestra e iniziò ad allontanarsi.
-Ciao Leon. – sussurrò guardandolo mentre si allontanava, già sentiva la sua mancanza, a circa metà strada si fermò e si voltò verso la dependance e la salutò con la mano.
Violetta ricambiò il saluto e rimase a guardarlo finché non sparì dalla sua vista.  
 

***

 
Nella sala professori dello Studio On Beat, Pablo era intento a controllare alcune delle nuove richieste d’ammissioni, da lì a poche settimane sarebbero iniziate le prove di ammissione e in qualità di direttore doveva assicurarsi che tutto fosse apposto.
Aveva un unico rammarico, neanche quel anno era riuscito a convincere German a lasciare che Violetta s’iscrivesse, non erano servite a nulla le sue promesse di accompagnarla personalmente allo studio ogni giorno né tanto meno le minacce di morte da parte di Angie, in quel periodo sua moglie era molto più irritabile del solito. Contradirla era sempre stato pericoloso ma da qualche settimana farlo era masochismo puro o peggio sinonimo di tendenze suicide.
La porta si aprì e Angie entrò nella stanza asciugandosi la bocca con un fazzoletto.
-Va meglio? – le chiese premurosamente, spostandole la sedia per permetterle di sedersi.
-Queste nausee finiranno per uccidermi! – esclamò teatralmente accasciandosi sulla sedia accanto al marito.
-Quanto sei melodrammatica. – la prese in giro posando i fogli sul tavolo e voltandosi verso di lei.
-Ridi pure tanto tra qualche mese riderò io! – ribatte divertita.
-Ah sì? – domandò alzando un sopracciglio con fare scettico.
-Certo! Le nausee mattutine sono un problema mio ma tra qualche tempo quando inizieranno le voglie sarà compito tuo correre da una parte all’altra della città per soddisfarle se non vuoi che il nostro bambino nasca con una voglia a forma di cibo in mezzo alla fronte. – rise vedendo il marito sbiancare alla sola idea di doversi svegliare nel cuore della notte per soddisfare delle voglie assurde e sicuramente fuori stagione.
-Chi ha una voglia a forma di cibo in mezzo fronte? – domandò Beto, il professore di musica, entrando nella stanza con in mano un pacco di patatine. 
I coniugi Galindo si scambiarono un’occhiata nervosa. –Un mio cugino. – rispose Pablo, odiava mentire ma Angie era convinta che annunciare una gravidanza prima del terzo mese portasse sfortuna.  
-Si quando la madre era incinta ebbe voglia di… - iniziò Angie bloccandosi di colpo in cerca del nome adatto – Fragole… - le venne in aiuto Pablo sapendo che era una pessima bugia specie quando era sotto pressione come in quel momento. – Esatto e mentre aveva questa voglia si toccò la fronte e quando il bambino nacque aveva un enorme voglia a forma di fragola sulla fronte. Buffo vero? – concluse ridendo in modo quasi isterico.
-Si molto buffo. – commentò Beto senza dargli troppa attenzione, si sedette su una sedia e continuò a mangiare mentre i due futuri si scambiavano uno sguardo d’intesa, anche stavolta l’avevano scampata.
 
 
-Cami hai per caso visto Leon? – domandò un ragazzo moro con un fisico da perfetto ballerino appoggiandosi alla scrivania dell’aula di danza, incrociò le braccia al petto e poso lo sguardo sulla bella ragazza dai lunghi capelli rossi che stava provando al centro della pista.
-Credevo fosse con te. – rispose fermandosi – Sbaglio o a fine lezioni siete usciti dall’aula insieme? 
-Infatti ma quando siamo usciti è stato chiamato da Marco e Francesca, mi ha detto che ci saremmo visti dopo la mia lezione con Beto ma è scomparso!
-Da quando Diego Casal si preoccupa se il suo migliore amico sparisce per un’oretta? Sai che per denunciare la scomparsa di una persona bisogna aspettare minimo ventiquattro ore! – lo prese in giro la rossa sedendosi sulla scrivania a cui era poggiato l’amico.
-Spiritosa. – ribatte ironico dandole una leggera spallata che venne subito ricambiata.
-Non sono preoccupato o meglio lo sono ma non per la sua improvvisa scomparsa. – le disse dopo qualche istante di silenzio in cui avevano evitato di guardarsi, coscienti che anche l’altro stava sorridendo senza un apparente motivo.
-Allora perché sei così preoccupato? Illuminami! – lo invitò tutti quei giri di parole iniziavano a innervosirla.
Sorrise divertito dal suo nervosismo, se fosse stato in un altro momento ne avrebbe approfittato per farla arrabbiare, adorava farlo, ma in quel momento aveva altro per la testa e aveva assolutamente bisogno del aiuto della Torres per cercare di capire cosa passasse per la testa del suo migliore amico.
Si voltò completamente verso di lei e tornò serio. –Oggi è arrivato in ritardo alla lezione di papà ed era stranamente deconcentrato, voglio dire non ha azzeccato un solo passo neanche per sbaglio…
-Non è da lui. – commentò Camilla interrompendolo – Scusa continua pure. – si affrettò ad aggiungere vedendo l’occhiataccia con cui Diego la stava fulminando.
-Grazie…- rispose ironicamente – … e quando ho provato a chiedergli cosa stesse succedendo non si è degnato di ascoltarmi, aveva la testa da un’altra parte, come se fosse…
-Su un altro pianeta. – concluse l’amica al suo posto.
Diego annuì chiedendosi cosa stesse tormentando l’amico ma i suoi pensieri furono presto interrotti dalla risata della Torres.
-Perché ridi? – le domandò irritato.
- Il comportamento di Leon. – spiegò ricevendo uno sguardo confuso come risposta. –Sono i classici sintomi dell’innamoramento. – spiegò come se la cosa fosse ovvia.
-Dell’innamoramento? – ripeté sempre più incredulo.
-Certo, pensaci bene. Leon è distratto e quando gli parli non ti ascolta. È ovvio! Non presta attenzione né a te né alla coreografia perché è troppo impegnato a pensare alla sua misteriosa innamorata.
-Se è così perché non me l’ha detto?
-Perché probabilmente l’ha appena conosciuta e deve realizzarlo anche lui. – spiegò divertita, le sembrava di avere a che fare con un bambino del asilo un po’ tardo.
-Forse hai ragione. – sussurrò dopo qualche minuto.
-Io ho sempre ragione! – ribatté sorridendo soddisfatta, era raro che Diego ammettesse che aveva ragione, doveva ricordarsi di segnare quella data sul calendario.
-Ora non ti allargare troppo rossa. – la riprese lo spagnolo sorridendo. Si spostò davanti alla ragazza e poggiò le mani sulla scrivania ai lati del suo corpo.
Il cuore di Camilla perse un battito, non era la prima volta che si trovavano così vicini, non aveva mai negato a se stessa di considerare Diego Casal, il ragazzo più affascinante dello Studio, specie quando sorrideva in modo beffardo come in quel momento. Eppure era la prima volta che si perdeva nei suoi occhi. Per un attimo le parve che il volto di Diego si stesse avvicinando al suo.
-Diego finalmente ti ho trovato!
Si allontanarono di scattò e per poco la rossa non fece un incontro ravvicinato con il pavimento.
-Andres, che succede? – domandò Casal voltandosi verso l’ingresso dove si trovava il nuovo arrivato. 
-Hai dimenticato che abbiamo le prove della band? Andiamo, Maxi, Leon e Broduei ci stanno aspettando nell’aula di musica!
-Arrivo, ci vediamo dopo Cami. – salutò la ragazza e seguì l’amico.
-A dopo! – sussurrò chiedendosi perché sentisse già la sua mancanza anche se si erano appena salutati.
 

***

 
-Arrivederci e grazie ancora. – Federico salutò il fotografo e si diresse a villa Castillo tenendo in mano il telefono.
Aveva appena mandato un messaggio a Ludmilla per avvertirla che aveva finito il servizio in anticipo, magari avrebbe potuto rubarla per un po’ a Violetta, dopo tutto aveva passato l’intero pomeriggio insieme mentre lui non l’aveva vista per tutto il giorno, escludendo quei due minuti contati rubati tra una lezione e l’altra allo studio.
Il telefono vibrò, velocemente aprì il messaggio.
 
È fantastico, purtroppo devo tornare a casa, mamma ha bisogno di me. Ti chiamo stasera così mi racconti tutto! Un bacio.
P.S: ti amo!
 
Ebbe appena il tempo di rispondere al messaggio che il telefono squillò di nuovo.
-Pronto. – rispose senza controllare chi lo stesse chiamando.
-Federico, sono io German, dove sei? – il tono del padrone di casa era talmente nervosa che non riuscì a non preoccuparsi. Che fosse successo qualcosa a Violetta? Oppure era un falso allarme? Quel uomo era talmente protettivo nei confronti della figlia da risultare invadente e esasperante.
-Sto tornado a casa, perché? È successo qualcosa a Violetta?
- No. Vedi stasera verrà a cena un mio collega insieme alla sua famiglia e vorrei che ci fossi anche tu dato che hanno un figlio della tua età…
Non aveva bisogno di sapere altro. Alzò gli occhi al cielo ringraziando che German non potesse vederlo.
-Ho capito, starò attento che non si avvicini troppo a Violetta. – concluse al posto del uomo.
-Grazie Federico, a dopo.
German chiuse la chiamata lasciando l’italiano senza parole. Possibile che non capiva che sua figlia aveva bisogno di fare amicizia con ragazzi della loro età? German Castillo viveva nel terrore che la sua unica figlia s’innamorasse. Ricordava ancora la felicità che aveva letto nei suoi occhi quando aveva portato Ludmilla a casa presentandola come la sua ragazza. Probabilmente fino a quel momento lo aveva considerato un possibile pretendente al cuore di Violetta.
-Fortuna che non sa della cotta segreta di Violetta. – pensò entrando in casa, sarebbe stata una lunga serata.   
 

******************************

Note dell’autrice:
Eccomi tornata col secondo capitolo ci ho messo un po’ a finirlo ma spero ne sia valsa la pena aspettare tanto. Per prima cosa ringraziò Niley story per il magnifico banner.
Poi volevo spiegarvi un paio di cose, per prima il cognome di Diego in questa storia ha conosciuto suo padre fin da piccolo, nonostante il divorzio Gregorio ha sempre saputo di avere un figlio e ha passato tutte l’estati con lui in Spagna finché Diego non ha deciso di andare con lui in Argentina per entrare nello studio insieme a Marco. In questa storia gli eventi della prima serie si sono svolti tutti anche se con qualche modifica data l’assenza di Violetta. Le differenze ve le spiegherò a mano a mano che si presenta l’occasione.
 Ora vado a vedere Violetta backstage pass. Un bacione la vostra Roby
   
 
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