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Autore: noemicastle    30/04/2014    5 recensioni
Lui mi risponde: “Non siamo poi tanto lontani come sembra.”
Apro gli occhi e mi ritrovo in camera mia, a fissare il soffitto e non più quel cielo azzurro così realistico. Lui appare tutte le notti, poi tutte le mattine se ne va, come se non fosse mai stato qui con me. Il suo ricordo però è sempre in un angolo della mia mente, ritorna nei momenti della giornata in cui non ci penso, tormentandomi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’erba mi accarezza la base del collo, facendomi il solletico. Il cielo sopra di me è di un azzurro chiaro, limpido e privo di nuvole. L’aria è colma dell’odore dei fiori di fine estate, appena nati grazie al caldo degli ultimi giorni. Giro il viso per incontrare i suoi occhi verdi, ma sono chiusi a godersi il calore sulla pelle. In quegli occhi vedo tutto il mio mondo, i bei momenti, ma anche le difficoltà passate e presenti. Nei suoi capelli scuri si sono incastrati dei petali degli alberi attorno a noi, ma lui sembra non farci caso, non so nemmeno se si è accorto di aver un’aria così scarmigliata.

“Lo so che mi stai guardando.”

Torno ad osservare le nuvole, divertendomi a trovare le forme di cose o animali. Mi dice scherzoso: “Quello è sicuramente un gatto con un sombrero.”

“Un gatto con un sombrero? Ma dove lo vedi?”

Non posso fare a meno di ridere della sua enorme fantasia. È una delle cose che mi ha subito colpito di lui, forse la seconda cosa. Il primo posto se lo aggiudicano i suoi incredibili occhi verdi, di un colore quasi soprannaturale. Mi si avvicina ancora un po’ ed io appoggio la testa sulla sua spalla, sentendo il profumo della sua maglietta nelle mie narici.

“Sai cosa sto pensando? Vorrei poter stare così sempre, con te sembra tutto migliore.”

Lui mi risponde: “Non siamo poi tanto lontani quanto sembra.”

Apro gli occhi e mi ritrovo in camera mia, a fissare il soffitto e non più quel cielo azzurro così realistico. Lui appare tutte le notti, poi tutte le mattine se ne va, come se non fosse mai stato qui con me. Il suo ricordo però è sempre in un angolo della mia mente, ritorna nei momenti della giornata in cui non ci penso, tormentandomi. La frase che però ha detto questa volta, “non siamo poi tanto lontani come sembra”, mi da un minimo di speranza. Decido di non stare più ferma ad aspettare.

Cerco tra le persone il suo volto, ma non lo trovo da nessuna parte. La mia ricerca dura da quasi un anno ormai, giro percorrendo chilometri solo con la speranza di vederlo almeno una volta, potergli stare vicino. Ho dormito sempre in qualche hotel poco costoso, comprando ciò che mi serviva mano a mano che ho proseguito. Nei miei sogni lui mi incita ad andare avanti, mi sprona dicendomi che mi sto avvicinando, mi indica la strada da prendere. Ovunque sono andata, sentivo che quello non era il posto giusto e ripartivo subito, senza perdere tempo. Ho completamente abbandonato la mia vita normale quando mi sono resa conto che, dove vivevo, non lo avrei mai trovato. Viaggiando mi faccio molte domande.

E se non ci riuscissi?

Se lui fosse diverso da come mi aspetto?

Se non sapesse nemmeno che sto arrivando, com’è logico che sia?

Se una volta che l’avrò trovato lui mi rifiutasse?

E puntualmente lui torna dicendomi di continuare, di non arrendermi. Non so nemmeno io perché sono partita, mi ripeto che questa cosa non ha senso, ma non ho una risposta. Sento qualcosa, il bisogno di conoscere chi è lui, di sapere se quello che provo nei miei sogni può esistere anche nella realtà.

Non dimenticherò mai la prima volta che l’ho incontrato.

Sfoglio le pagine di un libro, indecisa se comprarlo o lasciar perdere. La trama mi sembra abbastanza avvincente, ma la verità è che a casa non ho più spazio per niente. Lo passo tra le mani, combattuta. Non mi accorgo nemmeno di avere qualcuno vicino.

“Se ti piace il genere, compralo perché vale.”

Alzo gli occhi verso il mio interlocutore, rimanendo stregata dal verde dei suoi occhi. I suoi capello scuri sono corti e spettinati, ma senza sembrare disordinato.

“Fidati.”

“Non per altro, ma non so davvero dove metterlo. Ho le mensole e la libreria piene, non ho risparmiato nemmeno il comodino.”

“E’ un vero peccato, perché avremmo potuto incontrarci per parlarne. Ci vediamo allora.”

Senza pensarci lo prendo per un braccio e gli rispondo: “Non ho detto che non l’avrei preso.”

Sul suo viso appare un grande sorriso.

All’inizio del tredicesimo mese di ricerca mi ritrovo in una piccola cittadina di case dal tetto rosso, costruite secondo lo stile di qualche decennio fa, come se si fosse fermato il tempo. I viali sono alberati, anche se ormai l’autunno ha portato via la metà delle foglie, colorando di arancione, giallo e marrone quelle rimaste. Sento che questa volta sono arrivata a destinazione, il mio cuore batte più veloce del solito e le mie gambe si muovono automaticamente verso il centro di quel paese.

Mi fermo di fronte ad un bar, l’insegna è un po’ consumata e ci sono ancora appese le luci del Natale precedente, ma entro facendo tintinnare la campanella appesa alla porta. Mi guardo attorno e scelgo un tavolo vicino alla vetrata, cercando di non perdermi un particolare di ciò che vedo. Ordino una fetta di torta alle mele, segnalata sul menù come la specialità del posto e vengo servita da un signore piuttosto anziano che mi sorride e mi chiede: “Cosa ci fa una signorina come lei in questo paesino?”

“Una ricerca che fino ad adesso non ha dato buoni frutti.”

“Se le posso dare un consiglio, il momento in cui si ha paura di fallire è proprio quello in cui si realizza l’obbiettivo. Tenga duro, tifo per lei.”

Il signore, di cui non conosco nemmeno il nome, si allontana per prendere altre ordinazioni, ma mi lascia ammirata per la saggezza e la forza che dimostra nonostante l’età avanzata. Finisco la torta e faccio i complimenti a quel signore tanto gentile che mi dice grato: “Mia moglie è la più brava cuoca che abbia mai conosciuto.”

Questa cittadina è piuttosto particolare. Tutto sembra, come nelle mie prime impressioni, essersi fermato a diverso tempo fa, anche il carattere dei suoi abitanti. E’ impressionante la cortesia che dimostrano, soprattutto a chi come me viene da fuori. Catturo con lo sguardo una figura che si sta dirigendo verso la porta del bar, ma non riesco a distinguerne i tratti dato la sciarpa che ha tirato fin sul naso. Mi rendo conto che fuori ha cominciato a tirare un forte vento, consapevole di non avere nemmeno visto se qui intorno c’è un posto dove dormire.

La figura entra nel bar facendo un cenno al proprietario che evidentemente lo conosce e vedo il signore rispondere indicando il mio tavolo. Abbasso gli occhi non appena mi accorgo di essere l’argomento di conversazione, cercando di capire quello che dico. Non sentendo più niente rialzo lo sguardo verso il nuovo entrato, che si è tolto la sciarpa e guarda verso la mia direzione. Il mio cuore fa un salto non appena mi rendo conto che è lui. Lui che viene tutte le notti a trovarmi, il lui per cui ho cominciato un viaggio che durava da più di un anno.

Sembra quasi sorpreso quanto me, non smette di guardarmi con quei due occhi verdi che ho cercato tra la gente e che ora ho trovato. Si avvicina lentamente permettendomi di osservarlo meglio e mi dice con la stessa voce dei miei sogni: “Ho l’impressione di averla già vista.”

“E’ la stessa cosa anche per me. Ma diamoci del tu, abbiamo la stessa età.”

Si siede di fronte a me appoggiando la giacca allo schienale della sedia e mi dice: “E’ una sensazione strana, so di averti già vista, ma non so dove. Mi prenderai per pazzo.”

“No, figurati. Potrebbe essere successo in un sogno.”

Il suo sguardo sembra illuminarsi, mentre mi risponde: “Si, è probabile.”

Non sono mai stata così felice di incontrare qualcuno come in questo momento. Parliamo molto, scopro che ha ventiquattro anni e mi racconta delle sue passioni, che sono le stesse che sapevo già. Al momento di andarcene ci salutiamo, mi da il suo indirizzo e il suo numero di telefono, con la promessa di rincontrarci l’indomani. Quella notte lui non viene nei miei sogni, ma mi sveglio con la consapevolezza di dove mi trovo e di averlo visto, di averci parlato e di poterlo rifare.

Dopo qualche settimana ho preso in affitto un piccolo appartamento in questo paese. Ci siamo incontrati quasi tutti i giorni, ma ho notato qualcosa di diverso in lui. Anche se il nostro rapporto si è sempre più saldato, il colorito sulla sua pelle è diventato di una tonalità malaticcia e spesso ha forti attacchi di tosse che lo stancano. Non mi ha mai detto cos’ha. Quando si riprende, continua a sorridere come se niente fosse. Io so che c’è qualcosa che non va e questo sospetto aumenta sempre di più quando un giorno, dopo avermi invitato a casa sua, si siede serio sul divano e mi dice: “Sto morendo.”

Il mondo mi crolla addosso. Dentro di me si accendono una serie di emozioni: incredulità, paura, tristezza e poi rabbia. Rabbia perché ho lottato per trovarlo, ho lottato per poterlo semplicemente guardare negli occhi come in quel momento. Il suo sguardo, che prima era distaccato, ora si è addolcito e sembra preoccupato nel vedere la mia reazione. Mi fa alzare per farmi avvicinare di più a lui e mi abbraccia, come se fossi io quella che sta male.

Qualche giorno dopo sento che la sua malattia me lo sta rapidamente portando via, lo vedo da come si comporta, anche se lui cerca di non farsi notare. Una sera, dopo cena, mi chiede di rimanere a dormire con lui.

La luce entra dalla finestra illuminando il suo viso. Lui è sorridente, sereno.

“Erano settimane e settimane che non venivi a trovarmi nei miei sogni.”

“Non serviva, siamo sempre stati insieme.”

Non ha tutti i torti. Non è passato giorno in cui ci siamo visti, anche di sfuggita per cinque minuti. Siamo seduti in salotto, sul divano dove mi ha detto cosa gli stava succedendo. Il suo braccio è sulla mia spalla, con la mano continua ad accarezzarmi il braccio. La mia mente è concentrata interamente su di lui e sulla sensazione che provo anche solo con una carezza.

“Sai che devo andare.”

“No, non devi. Puoi rimanere.”

“Non è possibile. Pensi che se avessi la possibilità di decidere, non sceglierei di stare qui con te? Mi ricordo tutto quello che è successo da quando un anno e mezzo fa mi hanno diagnosticato la malattia. Mi avevano dato solo un anno di vita, ma guarda. Dopo un anno e mezzo sono ancora qua. Ho cominciato a sognarti la sera stessa, dopo essere tornato dall’ospedale. Ti ho amata dal primo momento in cui ti ho visto, in quella libreria. E so che erano solo sogni, come questo, ma la speranza di poterti un giorno incontrare mi ha fatto andare avanti.”

Mi prende il viso tra le mani e mi bacia con urgenza e disperazione. Continuo a non trovare le parole adatte da dire.

“Avrei voluto conoscerti prima. E’ l’unico mio rimpianto.”

Si alza e si dirige verso la porta. Le mie gambe non riescono a muoversi, non riesco a prenderlo per tenerlo vicino a me. Si gira un’ultima volta e, prima di chiudersi la porta dietro le spalle, mi dice: “Ci vediamo nei tuoi sogni.”


 
*Spazio autrice*
Ehilà gente. Allora, un bel respiro e si parte. Sono tornata dopo mesi di silenzio con questa one shot, che personalmente mi ha emozionato molto. Le parole sono uscite da sole e alla fine mi sono ritrovata a piangere come una scema per una storia che ho scritto. Se sono riuscita a comunicarvi qualcosa, vi prego, ditemelo perché non voglio essere l'unica. Detto questo, vi saluto e vi aspetto alla prossima volta.
Noemi
 
  
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