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Autore: superpoltix    30/04/2014    2 recensioni
Andrea Libero sogna di fare la scrittrice. Anche Federico Allegri lo sogna. E cosa c'è di meglio di superare un blocco dello scrittore insieme?
"-Ehi Fede! Guarda qui!- chiamai, tirando il mio amico per un braccio.
Lui scattò su come una molla e guardò il computer. -Uh? Cos'è?- strizzò gli occhi per leggere meglio. Quella testa di carciofo non si era di nuovo messa gli occhiali.
-”Vuoi scrivere un libro ma non hai ispirazione? Clicca qui per scoprire come vincere il blocco dello scrittore!”- lessi. Poi guardai Federico. -Secondo te è un virus?-
Non rispose subito. -Ce l'hai un antivirus?-
-Sì.-
-E allora clicca.-
[...]
-Ora qualcuno mi spiega cosa sta succedendo.-
-Non lo so...- si guardò intorno sconcertato. Poi mi si avvicinò e mi sfiorò il braccio con la mano. -Dì, sei sicura che non fosse un virus?-"
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Camminammo per molto tempo. Non so dire esattamente per quanto, né la nostra direzione, ma posso affermare con certezza che non ci fermammo praticamente mai, se non per esaminare qualche strana pianta o per alcuni rumori sospetti. Chiacchierammo per la maggior parte del tragitto, soprattutto della famigerata verifica di quella mattina e di alcuni anime che seguivamo in quel periodo. Mi accorsi di essere stanca e di avere una fame da lupi solo quando la foresta era ormai diventata così buia da non riuscire più a distinguere un albero da Federico. Mi fermai e lo tirai piano per la maglia.
-Sono stanca.- dissi, passandomi un pugno sulla fronte per asciugarmi alcune gocce di sudore -E non ci vedo più dalla fame.-
-Io non ci vedo più e basta- annaspò con le braccia nell'aria davanti a sé. -È troppo buio!-
-Voglio dormire.-
-Prego- Federico indicò con un cenno la melma sotto i nostri piedi -accomodati pure.-
Grugnii malvolentieri. Trovare un posto in cui dormire avrebbe potuto rivelarsi un problema. -Dove possiamo fermarci per la notte?- domandai, più a me stessa che a lui. Mi guardai intorno, ma vidi solo alberi. Ehi, ho detto... alberi?
-Potremmo arrampicarci su un albero!- esclamammo in coro. Ci scambiammo un'occhiata sorpresa e divertita: non capitava molto spesso che avessimo le stesse idee contemporaneamente.
Presi l'iniziativa per prima. Selezionai un grosso albero dal tronco e i rami robusti e mi iniziai ad arrampicare come una scimmia. O un bradipo, fate un po' voi. Ad ogni modo, poco dopo mi ritrovavo a tirare Federico per un braccio nel faticoso tentativo di aiutarlo a salire. Alto com'era avrebbe dovuto essere in cima in un attimo, invece a quanto pare era abbastanza negato ad arrampicarsi.
-Urgh... ti hanno mai detto che dovresti diminuire i carboidrati, Fede?-
Lui si strinse meglio alle mie mani, per evitare di scivolare e cercò di issarsi. -Senti chi parla...-
-Sai, se non ci fossi io a... ugh... tenerti, saresti precipitato in quel bel fanghetto limpido là sotto già da un pezzo... perciò, gnnn, non mi sembri nella posizione adatta per commentare il mio peso!-
Finalmente, con uno strattone degno di Hulk, riuscii a portarlo alla mia altezza. Il problema, fu che nella salita gli si erano impigliati i pantaloni in un ramo, e con l'ultimo strattone Federico era salito, ma le sue braghe erano rimaste giù. Scoppiai a ridere alla vista delle sue mutande blu con le barchette.
-Non guardare!- gridò lui allarmato, cercando di liberare i pantaloni dal ramo malefico.
-Troppo tardi Fede!- risi io, battendomi una pacca sulla coscia. -Belle mutande non c'è che dire.-
-Ti ho detto di non guardare!- liberò i pantaloni e se li tirò su il più in fretta possibile.
-Dove le hai prese? Le voglio anche io!- lo presi in giro, con un sorriso stampato sulla faccia.
-Non c'è niente da ridere! E non le ho scelte io, me le ha comprate mia madre!- si difese lui. Suo malgrado, era leggermente arrossito.
-Ci mancherebbe altro!- esclamai divertita -le madri hanno sempre degli strani gusti nello scegliere vero?-
-Non me lo dire, guarda...- rabbrividì Federico, sedendosi meglio sul ramo su cui eravamo appollaiati. Il rossore era svanito dalle sue guance, ma era ancora visibilmente imbarazzato sebbene tentasse in tutti i modi di nasconderlo.
Improvvisamente, mi domandai come avessi le mutande. Incuriosita, abbassai leggermente i pantaloni da un lato, sotto lo sguardo stranito del mio amico. Argh, avevo quelle bianche a pallini blu. Mi ritirai su i pantaloni e ci misi sopra la maglietta con noncuranza, mentre Fede continuava a guardarmi come se mi fosse caduto un folletto sulla testa.
-Ehm...- il ragazzo sbatté un paio di volte le palpebre, senza saper bene cosa dire. -Come dire... Andrea...- si passò una mano sui capelli, sparandoli ancora più in aria di quanto già non fossero.
-Cosa?- chiesi. Solo perché avevo controllato che mutande avevo non significava che fossi completamente fuori di testa. Anche se un po' effettivamente lo sono.
-Beh... hai uno gnomo nei capelli.- mi fissò intrecciando le dita delle mani e posandole sulle gambe incrociate.
-Ah!- esclamai -ecco. Ho un gnomo nei capelli.- Sorrisi. Era solo per quello? E io che credevo fosse per le mutande! Poi mi irrigidii. -Aspetta, uno gnomo?- mi passai una mano sulla testa e afferrai alla cieca qualcosa di piccolo e vivo. Quello emise uno strillo acuto e cominciò a divincolarsi.
Osservai basita il minuscolo esserino, poco più grande della mia mano, cercare di liberarsi dalla mia presa.
-Lasciami!- strillò agitando convulsamente braccia e gambe nel vuoto -non sono un peluche!-
Lo mollai di scatto, e lo gnomo cadde malamente sul ramo. Si rialzò quasi immediatamente con un'agilità sorprendente e ci guardò contrariato. -Che modi!- borbottò. Poi gettò un'occhiataccia a Federico. -E per tua informazione, non sono uno gnomo!- incrociò le braccia e lo squadrò dal basso verso l'alto. -Ma che te lo dico a fare? Non mi sembri per niente sveglio.- girò la testa dall'altra parte, altezzoso.
Fede ne sembrò offeso. -E me lo dice uno che è poco più alto di un insetto? Non mi sempre nella posizione adatta per parlare.-
Ignorai il fatto che il mio amico aveva ricopiato la frase che di avevo detto poco prima e fissai l'esserino a bocca aperta.
-E se non sei uno gnomo cosa sei? Un elfo?- Fede lo guardò male.
-Un elfo?! Ehi, vacci piano con gli insulti!- con un agile salto spiccò il volo e fu alla sua stessa altezza -Io sono un custode! Possibile che lo debba ripetere sempre a chiunque? Nessuno ha un po' di buonsenso qui?- si guardò in giro come se si aspettasse di veder comparire qualcuno. -Ah... a quanto pare no.-
-Tu... tu...- balbettai.
Il piccoletto si girò a guardarmi. -Beh? Giochi al telefono occupato?-
-Tu sei Fidia!- esclamai, al massimo dello stupore. Anche lui sembrò sorpreso.
-Oh- disse portandosi una mano alla nuca -beh, sì. Sono io. Non pensavo di essere così famoso.- mi sorrise.
-Aspettate un attimo- intervenne Federico -voi due vi conoscete?- non sembrava entusiasta della cosa.
-Più o meno.- mi mordicchiai un labbro -diciamo che... lo conosco come tu conoscevi la tizia di prima.- pregai silenziosamente che capisse quello che intendevo senza dirlo ad alta voce. Non so bene perché, non volevo che Fidia sapesse che io ero la sua creatrice.
-Aaah. Vuoi dire che lui è un tuo personaggio?-
In quel momento, avrei tanto voluto strangolare il mio amico e la sua intelligenza. Ammesso che ne abbia una.
Fidia lo guardò con un sopracciglio alzato. -Eh?-
-Niente!- esclami io. Feci alcuni rapidi segnali subliminali a Fede, per cercare di fargli capire di non toccare quell'argomento, e che se lo avesse fatto sarebbe stato in guai seri.
Il piccolo custode mi osservò in modo strano ed io non resistetti alla tentazione di fissarlo a mia volta. I capelli, di un'improbabile colore aranciato, erano alzati verso l'alto a sfidare la legge di gravità, con alcuni ciuffi che gli ricadevano sull'occhio sinistro. I vispi occhi arancioni brillavano di scaltrezza. Era vestito con una strana tuta azzurra e bianca aderente, che gli dava l'aria di essere appena uscito da un cartone animato.
Poterlo guardare faccia a faccia dal vivo mi fece una strana impressione, che tuttavia non disprezzai affatto. Mi sembrò perfetto in ogni suo difetto, tale e quale io l'avevo sempre immaginato. Credo di essermi sentita come una madre che contempla per la prima volta suo figlio. Orgogliosa. Soddisfatta. Felice.
-Non so.- fece Fidia, scrutandomi corrucciato. Mi volò davanti al naso. -Mi sembra di averti già visto. Bah.- scrollò le spalle.
Federico sembrò sul punto di dire qualcosa, poi però si morse la lingua e stette zitto. Probabilmente fu meglio per lui così.
Il custode mi si posò sulla spalla. -Che sonno.- disse, sbadigliando. -Non ho la più pallida idea di come sia finito qui, ma non m'interessa nemmeno. Voglio solo farmi una bella dormita.- si stiracchiò, rischiando di accecarmi un occhio con un braccio.
Il mio stomaco brontolò sonoramente. -A me piacerebbe anche mangiare qualcosa.-
Fede staccò un rametto dall'albero. -Vuoi? Guarda che è ricco di vitamine, proteine e sali minerali. Ed è anche al cento per cento biologico.-
Feci un sorriso sarcastico. -Lo mangerei volentieri, se solo avessi un po' di Nutella.- mi arrampicai sul ramo più in alto. -Scommetto che con la Nutella è buono.-
Il mio amico mi sorrise. -Qui ci vuole.- si girò a destra e a sinistra come alla ricerca di qualcosa, poi esclamò:- Dov'è la Nutella?!- scoppiammo a ridere entrambi.
-Eh, una citazione al giorno toglie il medico di torno!- spiegò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Mi sdraiai sul ramo e mi girai a pancia in giù, in modo da poter vedere Federico. Fidia mi camminò tranquillamente sulla schiena e ci si accomodò come se fosse un materasso.
-Cerca di non spiaccicarmi mentre dormi- mi raccomandò -ho già avuto modo di provare quell'esperienza, e non è stato particolarmente piacevole.-
Guardai verso il basso. Fede si era sistemato a pancia all'aria con le mani intrecciate dietro la testa, a mo' di cuscino. Stava sorridendo, come sempre. -Schiaccialo da parte mia.- mi disse.
-Ti ho sentito!- gridò di rimando il piccolo custode. -Vedete di non fare troppo rumore, che io voglio dormire.- lo sentii girarsi dall'altra parte.
Mi lasciai sfuggire un sorriso. Quel minuscolo esserino irrispettoso stava scatenando tutta la mia tenerezza verso di lui. Potevo sentire il suo peso sopra le mie vertebre dorsali, e il suo respiro regolare contro la mia pelle. Era bizzarro e piacevole dormire con qualcuno sulla schiena, anche se un po' scomodo dato che non poteva cambiare posizione.
Federico tamburellò con noncuranza le dita sul ramo su cui era sdraiato. Era una vera fortuna che in quella foresta ci fossero degli alberi così grossi.
-Non dormi?- gli domandai a bassa voce, posizionando le mani in un modo più comodo sotto il mento.
-Non ho ancora abbastanza sonno.- diede un paio di colpetti più forti al legno. -Oggi è davvero successo di tutto, eh?-
Ripensai alla donna spettro e allo shinigami. -Di tutto... e di più.- feci una smorfia. -Non mi piace questo posto.-
-Perché no? C'è tutto quello che si possa desiderare: alberi, fango, caldo, umidità...- fece un gesto vago con la mano -è un posto magnifico.-
-Oh, certo- risposi. -L'unica cosa veramente positiva però, è che almeno domani non andremo a scuola.-
-Giusto- sorrise -potremo morire uccisi da chissà quale essere demoniaco in ogni momento, ma almeno non andremo a scuola.-
-Cercavo solo di guardare il lato positivo della nostra situazione.- mi spostai dal bordo del ramo in modo che non mi potesse più vedere, fingendomi offesa.
-Beh,- fece lui dopo un po' -a me non piace Fidia.-
-Perché no?- domandai, incuriosita e divertita, affacciandomi nuovamente dal ramo.
-Ha i capelli più assurdi dei miei.- incrociò le braccia sul petto e mise il broncio, girandosi su un fianco. -Nessuno ha i capelli più assurdi dei miei.-
Ridacchiai piano, ritirandomi di nuovo al centro del ramo. -Solo per i capelli?-
-E a te non piace questo posto solo perché potremmo morire in ogni istante e non tornare mai più a casa?-
Non risposi. Era un buon punto.
Lui non insistette nella converazione e restammo in silenzio per un po', ognuno avvolto nella sua coperta di pensieri. Tornai a pensare a tutto il casino che aveva stravolto la nostra vita alcune ore prima. Se solo in un pomeriggio erano successe tutte quelle cosa, chissà in una giornata intera. Mi rannicchiai contro il tronco e ascoltai il respiro regolare di Fidia sulla mia schiena. Saremmo riusciti a ritornare a casa? E perché Fidia non era restato pochi attimi come la donna spettro di Fede, ma era restato con noi? Sbattei le palpebre e fissai il buio davanti a me. Da qualche parte, un gufo lanciò il suo richiamo. Ci mancavano solo i rumori inquietanti. Mi ritrovai a pensare che quello sarebbe stato il posto perfetto per lo slenderman. Con un brivido, scacciai il pensiero molesto. Se arrivava anche lui eravamo proprio al completo.
Fidia ebbe un piccolo sussulto, e si strinse di più a me.
Beh, se lui, che era grosso come una lattina di birra, non aveva paura e si era già addormentato, perché ne avrei dovuta avere io? Riflettei per qualche secondo su questo interrogativo. Forse perché l'avevo creato completamente incosciente e con complessi di superiorità? Sulle mie labbra aleggiò un sorrisetto. Forse. O forse perché aveva vissuto così tante avventure che una in più non faceva poi questa gran differenza. Sospirai e chiusi gli occhi, decisa a dormire.
-Buonanotte.- dissi a Federico.
A rispondermi, ci fu solo il suo lento e leggero russare. Evidentemente avevo il misterioso potere di far addormentare le persone prima di me. Mi scrocchiai le nocche cercando di far il più silenziosamente possibile, sbadigliai e prima che potessi anche pensare a qualsiasi altra cosa, stavo già dormendo.

  
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