Il bar era il
solito, un buco fumoso e nascosto, vicino alla stazione, ma quasi sempre vuoto.
Semibuio, intimo,
per anni aveva raccolto le loro confidenze, paziente come un vecchio amico, per
anni si erano sedute a quel tavolo in fondo al locale, nascoste dietro un
separé.
Il loro tavolo era
quello più invisibile, ma allo stesso tempo più vissuto, pieno di scritte
incise, di motti, di sogni e con persino i loro nomi in un angolo.
Loro, le quattro Charlie’s Angels, unite contro un
mondo strano e incomprensibile.
Bastava un
messaggio sul cellulare :” S.O.S riunione
straordinaria.” e loro correvano li, qualsiasi cosa stessero facendo, con
chiunque fossero, era sempre stato così e quella volta non avevano fatto
eccezione.
Due erano già
sedute,Hinata Hyuga, vent’anni
e lunghi capelli neri, una frangia che le ricadeva sugli occhi quasi bianchi,
una maglia viola con un teschio nero, una gonna nera, All
Star nere, un futuro da stilista e un cellulare in mano per tenersi in contatto
con un’ amore lontano.
Tayuya Asakura,coetanea
di Hinata, capelli fucsia, l’inseparabile berretto
nero sugli occhi castani bistrati di nero, una maglia a righe rosse nere, jeans
consumati dall’uso e Etnies nere ridotte allo stesso
modo, sogni di scrittrice in tasca, sistemava e scompigliava di nuovo le
bustine di zucchero per calmare il nervosismo che la divorava.
Cullate dalla
melodia calda e avvolgente di”Ebano” dei Modena City Ramblers
sembravano lontanissime tra di loro, ma in realtà erano più vicine di quanto si
potesse credere, erano solo immerse nella familiarità dell’amicizia di lunga
data.
Il tintinnio dello
scacciapensieri sopra la porta annunciò l’arrivo della terza ragazza, Ten Ten Ichigawa, ventun’
anni,studente di medicina, una strana maglia nera a pois bianchi e jeans neri e
un’ inedito taglio corto dei capelli castani, le altre due alzarono la testa.
“Allora?”
Domandò lei,
mentre si lasciava cadere sfinita su una sedia.
“Radicale, direi…”
“Ma mi sta bene?”
“Bhe si…. Non ti avrei mai immaginata così ma ti sta bene…”
Tayuya aveva dato la sua approvazione, ma Hinata non aveva ancora aperto bocca, era tornata a
concentrarsi sul suo cellulare.
“Hina?”
“Si si scusa….Un’attimo, eh Ten?”
La castana scosse
la testa afflitta.
“Ten-chan! Perché questa riunione straordinaria?”
Hinata alzò finalmente la testa e chiuse il
telefonino con uno scatto.
“Scusate ragazze!!
Scusate davvero! ma il mio kitsune! Così lontano!
Così fottutamente lontano!
Mi manca una
cifra! Scusate se sono sempre attaccata a questo accidenti di telefono!
Mi perdonate?
Mi perdonate?”
Hinata, la timida del gruppo riversò su di loro
una marea di parole a macchinetta come faceva sempre quando era agitata.
“Si! tranquilla!”
Sospiro.
“Perché questa
riunione straordinaria?”
“Michiyo.”
Un solo nome, il
quarto angelo, la grande assente, Michiyo Sawamura,loro coetanea, orgogliosa di portare i capelli
tinti di viola, così come di lavorare come tuttofare in una piccola casa
discografica indipendente.
Il gelo calò sul
tavolo, Michiyo ultimamente era di umore
intrattabile, aveva scoperto Daisuke, il suo uomo, a
letto con Sakura Haruno, la fidanzata di Sasuke Uchiha, il migliore amico
del ragazzo di Hinata e la sua fiducia nel genere
umano aveva subito un duro colpo.
“Cosa vuoi fare?
Internarla?”
Non era una
cattiva idea, considerando che due giorni prima quasi finiva a botte con un
cameriere perché aveva trovato la forchetta leggermente sporca al ristorante.
“No…le troveremo
un ragazzo….”
“Che?”
“Un ragazzo!”
“Ma sei fuori Ten?
Ci ammazzerebbe!”
“Non dobbiamo
presentarglielo, dobbiamo farglielo trovare per caso, così si scorda di
quell’idiota di Daisuke! Sono passati sei mesi ed è
ancora incazzata! Ha bisogno di conoscere qualcuno di nuovo!”
“Cazzo! Se ci
sgama siamo stramorte! Lo capisci?
Hina può scordarsi di andare dal suo kitsune a Los
Angeles e io di dare il prossimo esame!”
“Tragico
pessimismo come al solito!”
“Io lo chiamerei
inevitabile destino.”
L’inserimento di
una voce nuova nella conversazione fece fare loro un balzo, Neji
Hyuga, cugino di Hinata e
ragazzo di Ten Ten si era appena seduto al tavolo con
un bicchiere di whisky in mano.
“Alcolizzato di
uno Hyuga! Ti sembra il modo di spaventare le
persone?”
Tayuya come al solito aveva reagito male,
sbattendo anche un pugno sul tavolo.
“Amore! Cosa ci
fai qui?”
“Esisto.”
“Questo lo vedo
anch’io…Noti qualcosa di nuovo in me?”
“I capelli. Corti
ti stanno bene, ma a Hiashi-sama non piaceranno!”
“Non me ne frega
niente di quel tiranno di tuo zio! Da quando ha il diritto di ordinarmi come
tenere i capelli? I capelli sono miei e li porto come voglio! Se un giorno
dovessi farmi una cresta verde e rossa quello non deve dirmi mezza parola!”
“Amore…Mio zio
deve dire una parola su tutto! Persino sulla situazione politica del Burkina Faso e sulle unghie dei
piedi dell’imperatore.”
“Il primo colpo va
sparato qui
dritto in faccia, si scoppia in faccia
la prima volta ti fa male
e poi, liberaaaaa!!”
“Bella Tayuya! Gli Africa Unite! Io sparo
davvero a tuo zio!”
“Sopporta Ten
sopporta…Vuoi trovare un fidanzato a Sawamura?”
“L’idea sarebbe
questa…”
“Siete matte! Vi
leverà la pelle di dosso!”
“Grazie
dell’incoraggiamento, eh!”
“Ma vi appoggio!
Ho anche trovato la vittima sacrificale…”
“Ma io ti amo!”
Ten Ten stampò un bacio al suo ragazzo.
“Allora chi è?”
Tayuya interruppe disgustata il momento di romanticismo.
“Maddò! Ma che delicatezza Asakura!”
“Fottiti Hyuga!”
“Non sarai
incazzata perché Nara ti ha piantata?”
“Punto primo: non
nominare quel coglione se non vuoi che ti cambi i connotati, che nemmeno tuo
zio ti riconoscerà dopo il mio trattamento.
Punto secondo: per
me quello è morto.
Punto terzo: spero
che lui e quella tossica della Sabaku muoiano con un
ago piantato in vena per una partita difettosa di eroina.
Punto quarto: chi
cazzo è ‘sta vittima sacrificale?”
Tayuya era stata scaricata da Shikamaru,
che le aveva preferito la ricca e dannata Temari Sabaku e da allora la fucsia, che non era mai stata una
ragazza ne fine ne allegra era peggiorata fino a diventare un tetro scaricatore
di porto arrabbiato con la vita.
Neji rimase annichilito.
“Allora Hyuga?Hai perso le parole?”
Berciò sprezzante,
Neji indicò il cameriere, un ragazzo alto con i
capelli castano chiaro, spettinati, gli occhi truccati e con un naso enorme.
“è Kankuro, il fratello di Temari.”
Trattennero tutti
il fiato aspettando una reazione qualsiasi da parte di Asakura,
una sequela infinita di bestemmie, un sedia rovesciata, un ruggito, ma non
successe nulla, Tayuya si limitò a fissare il ragazzo
che serviva ai tavoli con sguardo indecifrabile.
“Ok.”
“Cosa?”
“Ho detto ok! Va
bene! Credo sia un tipo che vada bene per Mic. Ha una
faccia….tenera, da povero Cristo abituato a sopportare di tutto.
Lei potrebbe
trovarlo adorabile e lui potrebbe trovare interessante Michiyo
perché, per me, si annoia da morire nella vita che conduce.”
“Andata?”
“Andata! Allora
genio, qual è il tuo piano?”
“Allora…Tu lasci
qui il sacro libro dei Nirvana, poi telefoni al bar e dici che lo verrai a
riprendere, ma chiedi che sia Kankuro a dartelo.
Poi chiami Michiyo e mandi lei!”
“COOOOOOOSAAAAAAA?!”
“Dai! Lo riavrai!”
“E TI CONVIENE!
Perché SE QUESTA COSA FALLISCE IO SARò PEGGIO DI TUO ZIO CON
“Tayuya mi fai paura….”
“AAAAAHHHH!”
Neji capì che se ci teneva alla vita doveva
tacere e così fece, aspettando che la fucsia si placasse.
“Ok….Sono calma,
il mio demone sta sbollendo lentamente…
Hyuga! Accetto, ma sappi che se questo libro non
torna in perfette condizioni, sarà te che verrò a cercare….”
Neji deglutì.
La fucsia estrasse
riluttante un libro che conteneva la storia e le spiegazioni dei testi dei
Nirvana, era quello che aveva di più simile a una Bibbia e lo lasciò sul
tavolo.
“Andiamo….”
“Ma…”
“Tayuya andiamo! Ricordati il piano!”
“ma mi manca giàààà!!!”
“Su su!”
La fucsia venne
spintonata via senza tanti complimenti da Tenten.
Era stata una
giornata infernale, sembrava che tutti si fossero messi d’accordo per
protestare, il telefono non aveva smesso un’attimo di
squillare, ormai era rovente.
“Sawamura!!”
La voce soave del
suo principale si fece sentire, mentre il telefono ancora gracchiava la sua
suoneria.
“Si?”
“Mi faccia 20
fotocopie di questi moduli e per favore risponda al telefono! Non lo sente
squillare?”
Michiyo fece un respiro profondo per calmarsi e
allungò una mano verso quell’aggeggio infernale che continuava a emettere
squilli carichi di minaccia.
“Michiyo!!”
“Tayuya!!! Cosa accidenti vuoi???”
“ è una
tragedia!!! Una tragedia!!”
La viola chiuse
gli occhi e si massaggiò le tempie con la mano libera, la conosceva quella
sfumatura nella voce dell’amica, era inequivocabile, indicava l’avvicinarsi di
una crisi isterica e sapeva anche che tentare di opporsi sarebbe stato come
tentare di fermare un’eruzione vulcanica.
“Cosa è successo?”
“Il libro dei
Nirvana! L’ho lasciato al bar!”
“Non puoi andare a
riprendertelo?”
“Devo fare la baby
sitter stase! Non posso!
Michiyo ti prego, me lo fai un favore?”
“Quale?”
“Me lo vai a
riprendere? Io non posso pensare di perderlo!”
“Fattelo tenere da
parte…”
“Teuchi-san non c’è stasera, c’è l’arpia!”
Si riferiva ad Ayame, la figlia del proprietario, con cui avevano litigato
qualche mese prima.
“Tayuya.. ti prego abbi pietà di me! Oggi è stata una
giornata no, non ho la forza di andarlo a prendere. Non puoi mandare Hina o Ten?”
“Hina è malata e Ten esce con Neji!”
Sentiva l’ansia
della fucsia crescere di minuto in minuto.
“Ok,vado io…”
Attaccò il
telefono afflitta, aveva promesso una cosa che non credeva di poter mantenere.
“Sawamuraaaa!!! Le fotocopie!”
“Arrivanooooo!”
-Bastardo
schiavista! Un giorno questa baracca sarà mia e allora subirai le pene
dell’inferno!-
Fece le fotocopie
alla velocità della luce e le portò nello studio del principale, trovandolo di
pessimo umore come al solito.
Riuscì a uscire
dal lavoro alle sette, con un’ora buona di straordinari accumulati, un mal di
testa di proporzioni epiche, la voglia di spalmarsi sul divano a vedere
“Malcolm”e un compito ingrato da svolgere.
In sere come
quella detestava il suo lavoro, avrebbe preferito lavorare in un cantiere edile
che vedere quella serpe di Orochimaru Yamada tiranneggiare su tutti aiutato dal suo fido scudiero
Yakushi.
Tolse la catena ad
Iva, la sua amata bicicletta, nonché l’unico mezzo di trasporto che potesse
permettersi e pedalò alla volta del bar, sentendosi un po’ Alex e un po’
Fantozzi.
Era quasi arrivata
quando un pirata della strada in scooter quasi la travolse, facendola cadere
dalla bicicletta, in un mare di imprecazioni poco femminili.
“Chi è la testa di
cazzo?”
Borbottò mentre
tentava di aprire gli occhi e metabolizzare il dolore sordo al ginocchio che
sperava fosse solo sbucciato.
“Eeehm…sono io….”
Focalizzò un
ragazzo dagli spettinati capelli castani e gli occhi truccati che la guardava
ansioso.
“TUUUUU!!! RAZZA DI IDIOTA PATENTATO! DIO TI HA DONATO UN PAIO DI OCCHI, USALI!!!!”
“Scusa scusa scusa!!! Davvero non ti ho
vista, non ‘ho fatto apposta!”
“E CI MANCHEREBBE ALTRO!!”
“Sei sbucata dal
nulla, non ti ho vista.
OhmioDdIomatustaibenevero?”
Michiyo sentì aumentare il suo mal di testa.
“Senti Valentino
Rossi dei miei anfibi! Parla piano, sono incazzata questo si, ma non ho mai
ammazzato nessuno…”
“Scusa scusa scusa! Sono proprio un
cretino, non so nemmeno parlare!
Stai bene?”
Si mise a sedere
per controllare il ginocchio, sembrava solo sbucciato.
“Si, il ginocchio
è solo sbucciato, ma la bici…”
“Oddio! Te la
ripago, giuro!”
Costernato, mise mano
al portafoglio, la viola iniziò a ridacchiare convulsamente.
“No no! Fermo! Scusa se ti ho aggredito così, ma è stata una
giornataccia!
Lascia perdere i
soldi, questa bici era già a pezzi prima
dell’incidente, dammi retta!
Io mi chiamo Michiyo.”
Le rivolse
un’occhiata grata da cucciolo, forse nemmeno lui navigava nell’oro, guardandolo
bene era pure carino….
“Io sono Kankuro.
Posso offrirti
qualcosa?”
“Si, ok. Per
favore, mi dai una mano ad alzarmi?”
Non se lo fece
ripetere due volte, con movimenti goffi la tirò in piedi e le offrì un braccio,
scortandola fino ad una panchina dove la fece sedere.
“Sposto il
motorino e la bici, ok?”
Fece segno di si e
lui legò i due mezzi ad un albero scheletrico che cresceva in un’aiuola.
“Spero non ce li
rubino…”
“Kankuro…guardali! Sono due ruderi! Nemmeno il più disperato
dei morti di fame potrebbe rubarceli.”
Lui annuì e la
accompagnò fino al solito bar, mentre zoppicava le sembrò di vedere una sorta
di gollum con i capelli fucsia che arraffava un libro
e si nascondeva di nuovo, sorrise e tornò a concentrarsi sul suo cavaliere che
le stava rovesciando addosso un fiume di parole.
Durante quella
serata scoprì che entrambi adoravano i Sex Pistols e
Bob Marley, entrambi avevano dei fratelli tirannici ed entrambi guardavano
“Malcolm”, lei adorava Reese e lui aveva un’empatia
con il protagonista, essendo entrambi i “fratelli di mezzo” secondo la sua
espressione.
Furono buttati
fuori da un’energico Teuchi
alle due, ora di chiusura del locale, un po’ alticci, ma felici, sorridenti
come bambini scemi.
Andarono a
recuperare la bici e il motorino, per niente sorpresi di trovarli dove li
avevano lasciati.
“Hai visto? Sono
ancora li!”
“Già…sono proprio
due catorci.”
Scoppiarono a
ridere.
“Kankuro?”
“EH?”
“Grazie…”
“Prego!”
Lui le riservò il
suo sorriso innocente e lei non riuscì a resistergli, semplicemente si ritrovò
a baciarlo, felicemente non padrona delle proprie azioni.
“Sei proprio un
ragazzo speciale!”
“Chi? IO?Nooooo”
Arrossì in modo
adorabile.
“Si si, uomo! Lasciatelo dire dalla grande Michiyo!”
“Allora,possiamo
vederci domani?”
“Certo…alle 21:00,
puntuale!!”
Lo lasciò
sorridendo, mentre lui la salutava con grandi gesti delle braccia,
completamente dimentica del ginocchio, del gollum,
che altri non era che quella pazza di Asakura e della
sua giornata disumana in quel buco di casa discografica.
Sorrideva quando
aprì il portone per infilare Iva in cortile.
Sorrideva quando
si mise a letto.
Sorrideva la
mattina dopo, mentre digitava rapida:” S.O.S riunione
straordinaria.” sul suo vecchio 3330.
Scese volando le
scale, inforcò rapida Iva e fu di nuovo davanti al bar.
“Ciao Michiyo! Siete mattiniere oggi!”
“Buongiorno Teuchi! Oggi è un giorno speciale!”
Le vide, Tayuya mezza addormentata che dormiva sulla spalla di Hinata, che già trafficava con il cellulare e Ten Ten che si attorcigliava nervosamente una ciocca dei suoi
capelli ora corti.
“Nuovo look, Ichigawa?”
“ti piace?”
Le rivolse un
sorriso incerto.
“Non è male…ma
bando alle ciance!
Lo sapete perché
vi ho convocato?”
Tayuya sbarrò gli occhi, Hinata
chiuse il display del telefonico con uno scatto che risuonò come una fucilata e
Ten rischiò seriamente di strapparsi la ciocca.
“Per ringraziarvi,
maledettissime impiccione!
Credevate non mi
fossi accorta che era un vostro piano?
Tayuya non si separerebbe mai dalla sua Bibbia,
senza preoccuparsi di riaverla e il gollum di eri
sera eri tu vero?”
La fucsia si piegò
sul tavolo, Ten le aveva dato una pedata sotterranea.
“Vi dovrei
spellare, ma dato che grazie a voi ho passato una delle serate più belle degli
ultimi mesi vi grazio! Felici?”
Scoppiarono tutte
in una risata liberatoria.
“Allora Sawamura! D-E-T-T-A-G-L-I! S-U-B-I-T-O!”
Quelle erano le
sue amiche, tre pazze, tre impiccione, tre pettegole, ma anche quelle che non
l’avevano mai lasciata, che l’avevano ascoltata pazientemente e che ora le
stavano regalando un biglietto per una probabile felicità futura.
Cosa c’era di
meglio di loro e cosa c’era di meglio di condividere qualcosa con loro?