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Autore: MirrorOfMyDreams    30/04/2014    0 recensioni
Semplice, pura. Ecco cos'era Alice Azalea Paciock, una tenera fanciulla fuori dal mondo. Tutto ciò che le accadeva intorno non faceva altro che confonderla, persino il suo esile aspetto esteriore le pareva insoddisfacente. Ogni singola cosa che la coinvolgesse risultava insoddisfacente, mediocre. Perché? Perché al mondo non vi sono altro che pregiudizi, orrendi paletti capace di ostacolare la spiccata sensibilità di ognuno di noi. Preferiamo darci alla macchia, essere invisibili. Questa era lei, troppo vuota e colma allo stesso tempo.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice, Paciock, Alice, Paciock, Jr, Dominique, Weasley, James, Sirius, Potter, Lorcan, Scamandro, Neville, Paciock
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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The dragonfly that couldn't fly.


Biondi capelli, così ricci ed imperfetti da posarsi sull’incavo del collo, le caratterizzavano quell’esile viso di cui era poco fiera, fin troppo minuto ed impreciso per i suoi assurdi canoni di bellezza. Quegli incisivi non facevano altro che mordere il suo carnoso labbro inferiore, rendendo nota la sua continua situazione di stress.
Essere  l’ultima ruota del carro non era certo il massimo per una ragazza del tutto semplice quale amava definirsi, però non poteva rintanarsi nelle sue certezza ancora per molto. Le sue amicizie, poche e fidate, avevano reso lei ancora più insicura di quanto già non fosse! Basti solo pensare a Dominique Weasley, la  sua migliore amica. Lei, così affascinante, solare e dal bell’aspetto non pareva certo dar segno di cedimento, sempre con quel sorriso seducente stampato sul viso.
Non per questo le era antipatica, anzi! Sarebbe stato l’affare del secolo farsi vedere con lei, nessuno l’avrebbe mai osservata vista la tale fonte d’attenzione che la portava appresso. Era sempre stata così, assurda. Non voleva certo finire del mirino, basti solo pensare alle sue continue fisime che da anni la trascinavano nel tunnel dell’incomprensione, misto anche al disadattamento familiare. Già, per quanto Neville Paciock potesse essere apprensivo e delicato nei confronti di quelle due piccole pesti che si ritrovava per figli, Frank era sempre un pelino più reattivo rispetto a lei.  Tutti, fin da bambini, portavano il suo nome stampato sulla punta della lingua: Alle cerimonie di famiglia era una furia, combinava un botto di danni! Però, pur essendo esagitato ed estroverso, non risultava mai capriccioso e viziato. Magari era proprio questo il suo segreto, mh? Farsi piacere per quello che era davvero, sincero fino all’ultimo callo sull’alluce. Alice no, Alice era diversa.

‹ Sei la nostra piccola bomboniera, dove vieni messa lì vieni ritrovata. ›

Grazie al cazzo, era cresciuta nel terrore di essere la continua imperfetta.
Sì, la più piccola di quella assurda famiglia non pareva aver mai superato il trauma di un improvviso divorzio, quello che sconvolse la vita coniugale dei suoi perfetti genitori a cui tanto teneva. Avrebbe dato l’anima, si sarebbe svenduta pur di poterli rivedere felicemente insieme. Pregava, tutte le sere. Osservava il cielo ogni notte, correva a scostare le tende ad ogni singola alba, chiedeva che i suoi unici due punti di riferimento si riconciliassero, che anche lei avesse un’infanzia come tutte le bambine normali. Aveva solo tre anni, solo tre anni quando vide suo padre scomparire dietro ad una porta d’ingresso, con una valigia in mano.
Questo però non le fece mancare assolutamente nulla, entrambi i due genitori accudivano loro con piacere. Spesso le tornarono in mente quei pomeriggi estivi passati con suo padre a Whitby, la sua nuova residenza.  Eh già. Le passeggiate fatte con lui su quell’immenso Lungomare, con solo gelido bicchiere di limonata a tappare le loro bocche, rimarranno per sempre sepolte in qualche remoto angolo del suo petto.
 
Non era semplice essere Alice Paciock, per nulla.

La figlia di un promettente docente ad Hogwarts, no? Una raccomandata, giusto? Era questo lei in fin dei conti per gli occhi della gente. Chi mai non avrebbe perso occasione per denigrarla nel bel mezzo di un litigio? Poteva tranquillamente essere ritenuta una scusa ovvia, propinabile ad ogni occasione. Finita nei Tassorosso per non dare nell’occhio, mh? Mi sembra ovvio, già tutto prestabilito da tempo! Quegli assurdi biglietti propinatile ogni sacrosanto giorno sul banco, quei risolini che divenivano improvvisamente smorfie in sua presenza la stavano uccidendo pian piano. Piangeva Alice, piangeva disperata. Avvolta nelle lenzuola, coricata e rannicchiata su un fianco. Ecco come dormiva lei, fin dalla tenera età sul grembo materno.

 
 
 
« Eppure io credo che lui sia diverso, che non sia superficiale come tutti gli altri. Tu non trovi, Hugo? Insomma, lo conosci da più tempo di me. Ros-…  »

« Lascia perdere mia sorella, Alice.
Sai benissimo ciò che credo, ciò che sento per loro. Non consiglio di far di tutta l’erba un fascio, per il semplice fatto che potresti pentirtene senza rendertene nemmeno conto. Pensa a ciò che fai, rifletti su ciò che credi e ritieni giusto. Provarci non necessariamente è sinonimo di essere interessati, se solo tu ti concedessi a qualcuno come lui rischieresti solo di rimanere fottuta. Come sempre.  »
 
  
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