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Autore: Rety    30/04/2014    3 recensioni
Sfogo notturno. Flusso di coscienza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ego I.
 
Non preoccuparti di me, non preoccuparti per me, non prenderti cura di me. Fai come fanno tutti gli altri, che tanto sei come tutti gli altri. Abbi cura di splendere, mi raccomando. Stella. Mi hai deluso, Stella. Sto sul punto di piangere, piangere per te, Stella. Ma non piango perché, fondamentalmente, non te lo meriti, e non sono capace, mentre io invece le lo meriterei pure, mi libererei, ma non sono capace... di fare la cosa giusta e starmi bene, intendo. Tu. Tu mi hai spezzato il cuore. Non ci hai messo neanche mano. Me lo hai solo, forse, guardato per poco, e per sbaglio. 
Sono ancora in tempo: morirò come Tutankhamon? Aspetterò per saperlo, che tanto porsi delle domande, nella vita, di base, non serve a niente, non serve nemmeno a capire chi sei: se ti va bene capisci per sommi capi solo parte di quello che probabilmente non sei, o dovrei dire non ti senti all'altezza d'essere, oppure non vorresti essere. Maledetta sia la notte, se illuminata da cavi in tungsteno e veglia. Cocktail mortale. Cocktail di gangheri. Se proprio non vuoi parlarmi, se proprio ti va di evitarmi, almeno, ogni tanto, di rado, guardami. Guarda cosa hai combinato. Contenta? Brava. Fai sempre tutto troppo bene tu, vero? Ti sbagli. Guarda cosa hai combinato. Guardami. Diamine. 
Condividere, specie a quest'età è tanto bello, vero? Vero. Lo sai bene tu. Tu. 
Maledetta sia la notte. Maledetta sia la musica, e le nuvole. Maledetta l'alba, maledetto il cielo azzurro, e i colori delle stelle, maledetto il mondo. Maledetto il tuo sorriso, ch'è come sputarmi in faccia. Maledetto il suo sorriso, che ha tanto qualcosa di familiare che mi fa sentire bene e in pace quanto qualcosa d'inafferrabile che mi fa sentire vuoto e irrequieto. Maledetti siano i quadri e il Romanticismo, maledetto il marmo e la notte, maledettissima.
Guardami. Gocciolo. Lascio la scia dietro quando cammino come le lumache, ma tu sei sempre un passo avanti. Non piango perché altrimenti affogo. Non piango perché altrimenti godo. Guardami. Sono per te. Il profumo che ho messo è per te. I capelli che ho pettinato sono per te. La camicia che indosso è per te. Le parole che ho scritto sono per te. L'emozioni che vivo sono per te. Io. Io sono. Io sono s'è con te. Io sono per te. Detto questo, di nuovo, guardami. Gocciolo. Non sono ferito. Non è sangue, non è rosso. Guardami. Sono come una busta bucata con dentro pesciolini rossi. Sono molto simile a un preservativo rotto: perdo, e non dovrei. E' tutto affetto. Calpestalo pure, lui non si fa male, lui è liquido, s'adatta meglio. 
Perdo. Perdo sempre, io. No dai, facciamo che arrivo sempre secondo, o quarto, che è sempre un bel piazzamento ma almeno non vinci niente. Perdo. Perdo sempre. Un giorno cancellerò queste parole. Un giorno anche tu soffrirai davanti al mio nome.

 
   
 
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