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Autore: SparklingLetters    01/05/2014    1 recensioni
[Stable Queen]
Regina non ha vita facile, tra il complicato rapporto con la madre e l’isolamento dal resto del mondo. Poi, un giorno, fa amicizia con un ragazzino di nome Daniel…
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Daniel, Henry (Padre), Regina Mills
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell’Autrice: Spero che il capitolo vi piaccia. È un’ipotesi su come Regina potrebbe essersi guadagnata la cicatrice sul labbro – ispirata alla storia di Lana, come vedrete.


Capitolo 9
Nine Lives, Cat’s Eyes

Le cucine dei Mills sono sempre piene di vita, ma Regina non le trova mai tanto intriganti quanto appena dopo cena. Ti aspetteresti una pausa dall’attività dopo che l’ultimo pasto del giorno è servito, ma lei ne sa di più. Il cucinare potrà anche essere finita, ma c’è ancora più che abbastanza da fare prima che i cuochi e le domestiche possano ritirarsi per il riposo: piatti da lavare, pentolame da sfregare, bicchieri da lucidare, argenteria da pulire, pavimenti e banchi da sfregare. Ci sono anche avanzi da raccogliere, la maggior parte delle volte – una fetta di torta in più che non le è stata permessa dopo cena, ad esempio. I cuochi chiudono un occhio, e lei crede persino di aver visto un sorriso o due quando pensavano che nessuno stesse guardando.
Alla sera, un buffo gruppo si raccoglie alle porte della cucina e sotto le finestre – cani e gatti di tutte le forme e dimensioni: denutriti e paffuti, sfacciati e timidi, coccoloni e scaltri. Non sono inquilini del canile dei Mills, ma randagi senza casa che arrivano da vicino e da lontano. È una vera prova assistere ai furti e alle suppliche, ed un occhio è prono a piangere per le povere bestie; l’altro, comunque, si rallegra nel vederli trovare un qualche genere di sollievo ad opera della casa.
Lei non può evitare di avere dei prediletti tra quelle palle di pelo, non importa quanto ingiusto a volte Regina si dica che è. Recentemente, un cagnolino furbo dagli occhi grandi e un gatto intelligente dalla coda cespugliosa sono stati in testa. Oggi, tuttavia, tutta la sua attenzione è all’ultimo arrivato: un gatto smilzo dall’aspetto particolarmente miserabile. Originariamente deve essere stato fulvo, da quel che può vedere, che in realtà non è molto, dato che ci sono così tante pelate sul suo dorso che lì il pelo cresce solo a tratti, e persino quello è coperto da qualcosa di non identificabile di una sfumatura grigiastra. Le zampe del gatto sono stranamente storte, come se fossero state spezzate numerose volte, eppure l’animale si muove con una strana grazia. Gli manca un occhio, e l’altro orecchio, il ché crea un bizzarro tipo di equilibrio sul suo muso altrimenti sfigurato. La sua coda è corta per un gatto, come se ne avesse lasciato indietro un pezzo da qualche parte, ed effettivamente deve averlo fatto, anche se non di propria volontà – la coda finisce in un moncone. E in tutto ciò, il nuovo membro della gang è una cosetta brutta e sfortunata che si nutre solo grazie alla pietà dei cuochi.
Il gatto è diffidente e non accetta il cibo dalla sua mano, come Regina ha scoperto da sé, anche se tutte le sue costole sono visibili. Soffia e incurva la schiena e rizza il pelo ogni volta che Regina, o chiunque altro, gli si avvicina. Gli altri gatti gli stanno lontani, anche se Regina non ha mai visto il rosso attaccare gli altri ‏– nemmeno come parte degli usuali bisticci per il cibo. Arriva dal nulla, attende per la sua porzione, la mangia in disparte, e se ne va – dove, nessuno lo sa o se ne cura.
Regina non riesce davvero a capire perché sia attratta da questo gatto in particolare, ma la silenziosa fascinazione rimane. Un giorno la menziona a Daniel; ovviamente la mamma è fuori questione, non presterebbe ascolto ad un tale argomento e a questi interessi inappropriati; e sembra stranamente imbarazzante parlarne al papà – non è sicura del perché, ma forse è qualcosa che ha a che fare con la sua gamba malandata.
«Gli manca un occhio e un orecchio e la maggior parte della coda, Daniel. È abbastanza spaventoso, davvero… o triste, non so quale dei due. Entrambi, credo».
«Le mancano anche i baffi» replica cupamente Daniel. «Ci sono segni di bruciature dove i suoi baffi dovrebbero crescere».
Regina è colta piuttosto di sorpresa dalla sua conoscenza minuziosa della gatta fulva – lei non è mai riuscita ad avvicinarsi abbastanza da notarlo. Per di più, proprio come lei, anche lui sembra più che casualmente interessato a quell’animale.
«Gli altri animali lo temono. Non si avvicinano se possono evitarlo, non cercano nemmeno di rubargli il cibo, cosa che per il resto fanno tutto il tempo».
«Mi chiedo il perché, non l’ho mai vista arrabbiata o aggressiva».
«Drizza il pelo e snuda i denti quando cerco di avvicinarmi».
«Questo è perché ha paura. Le è già stato fatto del male, ricordi?»
Regina aggrotta la fronte. I baffi, l’occhio, l’orecchio, le zampe e la coda – lei ha semplicemente pensato che fossero le conseguenze della vita avventurosa che si dice conducano i gatti. Questo potrebbe essere semplicemente più temerario degli altri. L’alternativa di Daniel non le piace minimamente.
«Chi lo farebbe?» chiede con genuina incredulità.
Daniel la guarda sorpreso, poi sorride mestamente. «Le persone» dice piano.
Regina lo accetta in silenzio e presto deviano su argomenti più casuali, ma lei rimane stranamente quieta per il resto della sera, e più distante del solito.
Il giorno seguente, lei si aggira intorno alla cucina in anticipo, sperando di svelare il mistero della provenienza del gatto. Eppure non lo vede mai arrivare, ma lo coglie improvvisamente a trascinare un pezzo di carne bruciata dietro l’angolo per masticarlo in pace. Decide di seguirlo quando se ne andrà, ma ne perde le tracce quando scompare in un cespuglio e non sembra più venir fuori dall’altra parte. Regina prende l’abitudine di spiare il gatto, ma senza maggior successo i giorni successivi rispetto al primo.
Una sera, il gatto non arriva. Regina scruta i dintorni, girandosi da randagio affamato a randagio affamato, solo per scoprire che il rosso è effettivamente assente. Non riappare il giorno successivo, né quello dopo ancora.
«Il rosso è scomparso» dice a Daniel. «Forse viene di mattina».
«Non è così» risponde lui, la faccia nascosta dietro il cavallo a cui sta togliendo la sella. La sua voce suona stranamente forzata. Sorprende Regina, ma lei non dice niente e decide di non menzionare più il gatto, a meno che non ritorni.
Quando non c’è nemmeno la sera successiva, comunque, Regina sente l’improvvisa urgenza di andare a cercarlo. Senza mai fermarsi a pensare quanto sia una missione senza speranza – non è mai stata in grado di rintracciare i suoi spostamenti neanche quando era lì attorno – lei vaga per la gran parte della tenuta. Quando oltrepassa il cespuglio dove una volta ha perso di vista il fulvo, nota un ciuffo di peli rossicci e ruvidi impigliati ad uno dei rami.
Senza la minima esitazione, Regina si mette in cammino di puro istinto. Alla fine, raggiunge il recinto che separa il grande giardino dai campi, e si arrampica dall’altra parte. Il boschetto adiacente è un recente acquisto alle terre dei Mills ed è ancora fuori dai confini – la vegetazione selvaggia ed eccessiva deve essere domata prima che sia sicuro vagabondarvi. Regina calpesta erbacce ed arbusti, schermandosi il viso dai rami sempre presenti di alberi selvatici e cespugli nodosi. Una fitta di paura le guizza nella mente – come nasconderà i graffi agli occhi attenti della mamma? Ma lei scaccia velocemente quel pensiero e si spinge avanti sinché non raggiunge una sorta di radura dominata da una grande ed antica quercia, secca e nodosa, che sembra più morta che viva, ma che ha ancora delle foglie che crescono qua e là. Cammina sino ad essa, posa una mano sulla corteccia ruvida, e si guarda attorno. Questo è tutto, pensa. Qualsiasi cosa pensassi mi stesse guidando qui, è scomparsa. Che assurdità, da parte mia, si rimprovera, e aggrotta la fonte per la propria inspiegabile follia.
Poi, sente un piccolo grido lamentoso. È senza dubbio un grido, per quanto sia piccolo e cauto, troppo orgoglioso per supplicare, o troppo sospettoso. Regina non si muove. Ascolta. Poi eccolo di nuovo, leggermente più prolungato – un gemito. Aiuuuto… ha l’impressione di sentire. Guarda in su, ma non vede niente oltre il groviglio di rami che si intrecciano e di foglie che sussurrano. Drizza le orecchie e ascolta per una conferma. Finalmente, arriva: un miaaao strascicato, non un urlo, ma abbastanza pronunciato da essere identificabile come un grido di aiuto.
Regina afferra il ramo più basso con entrambe le mani e si solleva dal terreno; si tira su, mandando le gambe verso il cielo sinché le sue caviglie non colpiscono il tronco rugoso e lei è appesa lì come una scimmia. Il terreno sembra già molto lontano quando lei lo intravede a testa in giù. Il miagolio è cessato – forse adesso è il turno della gatta di ascoltare.
Regina si arrampica e si arrampica. La salita è lenta e scomoda. Con sempre più imprudenza, lei cerca ramo dopo ramo, cerca punto d’appoggio dopo punto d’appoggio. Va sempre più in alto, finché non riesce più a vedere il terreno, ma soltanto il mosaico scuro di legno bruno-grigio e di figlie verde ammuffito. Si issa su un ramo abbastanza largo e si riposa per prendere fiato – non aveva notato di star ansimando da un bel po’. Sente il dolore infiammarle i muscoli.
«Dove sei?» chiama piano, scrutando la corona dell’albero.
Silenzio.
«Allora come faccio a trovarti?» La frustrazione si insinua nella sua voce.
«Miao…» arriva una risposta debolissima. Ma anche quel poco è abbastanza.
Regina striscia cautamente lungo il grosso ramo, il ventre premuto contro di esso. Allunga una mano, sostenendosi con l’altra e con entrambe le gambe, e scosta le foglie davanti a lei.
Eccola lì – la rossa perduta, rannicchiata su un ramo, che sembra più spaventosa che mai.
«Ehi, salve tu» mormora Regina. La gatta non dà alcuna risposta. Ancora sul proprio ventre, Regina si spinge appena più avanti. Adesso è abbastanza vicina da notare che una delle zampe della gatta sporge con uno strano angolo. «Oh…» emette un respiro. «Quindi è per questo che non puoi tornare giù».
Improvvisamente, le sembra di rendersi conto del rischio di cui è stata sinora inconsapevole. Abbassa lo sguardo in modo esitante. Il terreno non si vede; tutto è verde e smorto e marrone. Trattenendo il fiato, Regina si spinge più avanti, tenendosi aggrappata con tutte le forze. Il movimento lento e cauto è comunque troppo perché la rossa possa tollerarlo: lei rizza il pelo e soffia in modo discontinuo.
«Non mi piace più di quanto piaccia a te» le assicura Regina. «Ma potrei anche portarti giù, adesso che sono arrivata sin qui».
La gatta appoggia la testa su un gruppo di foglie ma continua a guardare Regina con le orecchie drizzate.
«Non avere paura» mormora Regina mentre procede lungo il ramo che si restringe. «Voglio aiutarti». E, quasi là, allunga una mano verso l’animale tremante. La rossa colpisce rapida come un fulmine; Regina ritrae di scatto la mano all’ultimo momento, evitando appena i suoi artigli.
«Smettila! Sono qui per aiutare!» grida Regina con voce stridula e si tira indietro per lo spavento, riuscendo a malapena a reggersi al ramo. Nessuna di loro si muove. Dopo un po’ di calmanti respiri profondi, Regina inizia a sentirsi leggermente sciocca e vergognosa.
«Sei solo spaventata» dice in tono di scusa. «Avrei dovuto saperlo. Ma come ti porto giù? Non c’è tempo…» La gatta guarda, questo è quanto lei può vedere. Colpirà di nuovo, realizza Regina. Così sia.
Si tiene al ramo con le gambe e lascia la presa con entrambe le mani, le braccia che scattano in avanti, le dita che si piegano sulla rossa così minuscola e fragile al tocco. Regina sente un dolore lancinante attraversarle l’avambraccio ma non si tira indietro. Afferra la gatta in aria e si gira in modo concitato, atterrando fortunatamente sul proprio posteriore tra il tronco e il ramo enorme su cui ha riposato prima dell’ultima scalata. La gatta sembra essere tramortita dallo shock. Per un momento, Regina si preoccupa veramente per lei. Solleva il proprio braccio contuso e ferito e si porta la gatta faccia a faccia. L’unico occhio buono le restituisce lo sguardo. Regina emette un lieve respiro. Quant’è curioso…
Artigli affilati come rasoi lampeggiano davanti agli occhi di Regina. Il dolore le frusta il viso e per un momento le mozza il fiato. Lei scoppia in lacrime che bruciano quasi tanto calde quanto la ferita che la fa gridare di dolore. Miracolosamente, le sue dita rimangono serrate sulla rossa, che si dibatte per un po’ ma alla fine reputa vano il proprio attacco migliore. Sembra abbandonarsi al destino, e pende inerte dalle mani di Regina.
Per liberare almeno una mano, Regina fa in modo di infilarsi la gatta sotto un braccio e comincia la discesa, sinora ancora più laboriosa e difficile dall’ascesa.
Più di una volta, è solo per un pelo che evita una brutta caduta, ma alla fine, Regina e la rossa raggiungono illese il terreno. Non appena la gatta lo sente, si rianima. Esausta e dolorante dappertutto, Regina la appoggia a terra non appena ritrova l’equilibrio. La gatta, troppo ferita per fare la scalata, se la cava perfettamente sul terreno piatto – schizza via su tre gambe, e si ferma solo dopo che una distanza di qualche piede giace tra lei e la sua salvatrice.
Cautamente, Regina allunga una mano verso il proprio viso, cercando il punto esatto in cui l’attacco ha colpito. Le sue dita sfiorano qualcosa di caldo e appiccicoso appena sopra la sua bocca. Un filo di sangue inizia sotto il suo labbro, e le lascia un sapore metallico sulla lingua.
Il pericolo a cui si è sottoposta, lo sforzo, lo shock, e il dolore la pervadono tutti in una volta, e Regina crolla in lacrime ai piedi dell’albero. Mentre riposa lì, le lacrime che si asciugano lentamente, un leggero fruscio si fa sentire nelle vicinanze, e qualcosa di morbido eppure ispido le sfiora la caviglia ammaccata.
«Tu» esala lei. La rossa la guarda negli occhi e si struscia contro la sua gamba ancora una volta. Ammaliata, Regina allunga una mano per accarezzarla. La gatta si immobilizza. Adesso non mi ferirà, sa Regina. Ma è ancora terrorizzata. Regina si ferma per un momento, pensierosa. Poi ritrae la mano. «Come vuoi» dice all’attenta gatta. «Niente coccole. È ora di andare».
Regina si alza – un atto che sembra costarle le sue ultime riserve – e fa pochi passi attraverso il boschetto. Si gira per incontrare l’occhio dell’attenta gatta. «Cosa aspetti? Non vieni?»
La rossa la raggiunge. Perfettamente a suo agio sulle sue tre gambe funzionanti, cammina sino al recinto ed oltre.

«Tua madre si poteva sentire sin qui alle stalle» dice Daniel la sera seguente.
Regina fa dondolare le gambe dalla balla di fieno su cui si è accomodata e scrolla le spalle. Non inganna Daniel, però, che nota l’ombra che le attraversa il viso. C’è anche qualcos’altro. Sfida? Orgoglio?
«Rimarrà una cicatrice» sonda cautamente lui.
«Penso di sì» replica Regina. «È tanto orribile? Sembra abbastanza piccola». Arrossisce al ricordo delle lacrime versate per una tale bazzecola.
«No, penso di no» replica Daniel con un sorriso. «Per niente. Intanto, uno dei figli della cuoca ha ospitato la gatta e le ha anche applicato una specie di stecca alla gamba, lo sapevi?»
«Scommetto che a breve sarà di nuovo su quell’albero». Lei sembra abbastanza felice all’idea. «Con quelle vite che le sono rimaste» ridacchia.
«Be’, tu ne hai di certo salvata una» dice Daniel con un ampio sorriso.
«C’è stato un momento» dice Regina, guardando attentamente Daniel con il sorriso di chi la sa lunga sul volto, «in cui l’ho guardata dritta nell’occhio».
Daniel si fa nuovamente serio. Forse lui ha svelato per primo il segreto del misterioso tocco sul volto di Regina.
«Un occhio verde» dice lei. «Chiazzato d’oro».
Lui annuisce lentamente e ricambia il sorriso, gli occhi luminosi.
Gli occhi di Daniel sono azzurri, come quelli di suo padre. Avesse preso da sua madre, sarebbero stati verdi, con pagliuzze d’oro.











NdT: Scusate il ritardo, tradurre questo capitolo mi ha preso un bel po’ di tempo (e okay, sono stata rallentata anche dal fatto che dal 24 al 27 sono stata a Nizza)…
Spero vi sia piaciuto!
Data del prossimo aggiornamento: giovedì 8 maggio =)
  
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