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Autore: Lely1441    22/07/2008    6 recensioni
"Cosa fareste se voi abitaste in una bettola, e faceste credere al vostro corteggiatore che abitate nella casa dove lavorate come cameriera, non sapendo però che proprio lui ne è il proprietario?" Liberamente tratto dal film "Quello strano sentimento".
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Maes Hughes, Riza Hawkeye, Roy Mustang, Winry Rockbell
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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quello strano sentimento 2

Quello strano sentimento

Riza, dopo averlo chiamato più e più volte, appoggiò i sacchetti della spesa per terra e cercò le chiavi di casa nella borsa. Entrò e perlustrò con lo sguardo l’appartamento, non trovando traccia dell’uomo da nessuna parte.

“Avrebbe almeno potuto avvertire che se ne sarebbe andato…”

Mancava ancora mezz’ora alle otto, così decise di iniziare a prepararsi e di chiamare Winry.

 

Si stava sistemando gli orecchini quando sentì suonare e sospirò, pensando a chissà quale scusa colossale avrebbe dovuto sorbirsi come giustificazione.

Mai abbastanza colossale, si ripromise subito. Ma quando aprì la porta e si trovò davanti un mazzo enorme di fiori l’irritazione svanì, per fare spazio alla sorpresa.

- E questo cosa sarebbe?

La faccia di Roy spuntò sopra alle corolle e rispose, confuso:

- Ci sono rose, calle e…

Riza sorrise.

- Non intendevo questo. Volevo dire: cosa significa?

Si fece da parte, invitandolo silenziosamente ad entrare.

- Be’, volevo scusarmi. Mi sono ricordato che in tutti questi giorni non ti ho mai portato un omaggio floreale, mancanza gravissima da parte mia. Così, prima che tu rientrassi, ho pensato di fare uno scappone dal mio fioraio di fiducia, ma ho avuto un piccolo contrattempo e ho dovuto cambiarmi, così ho ritardato. Mi scuso per questo, non era mia intenzione farti aspettare.

Riza decise che, dopotutto, non era poi così colossale come scusa. Roy, ringraziando mentalmente Edward che era riuscito a rendersi utile una volta tanto, si diresse con fare sicuro verso la credenza del salotto, chinandosi per tirarne fuori un grande vaso di vetro. A quel punto, Riza sentì che qualcosa non andava e assottigliò gli occhi, prima di capire.

- Roy, perdonami, ma potresti gentilmente spiegarmi come facevi a sapere che là dentro c’era un vaso?

Roy si spostò in cucina, dandole le spalle, e riempì velocemente il recipiente d’acqua, mentre malediva mutamente sé stesso e la vecchia fiamma che gliene aveva fatto dono.

- Be’, di solito tutte le donne tengono in salotto un vaso per queste situazioni. Lì oppure in uno scaffale della cucina.

E lui ne sapeva abbastanza di quelle locazioni, visti i suoi precedenti. Riza lo osservò muoversi in quella cucina con assoluta disinvoltura, e per un attimo le si strinse il cuore, pensando a come sarebbe stato vederlo così per sempre, ed al fatto che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe potuto farlo. La settimana era ormai giunta al termine, e la mattina dopo avrebbe dovuto disfare tutto il lavoro fatto in quell’appartamento, e chiuderlo definitivamente. Oltre a dire addio a Roy quella sera stessa, ovvio. Non voleva farlo, eppure non vedeva altre vie, credeva che una volta saputo chi fosse in realtà, sarebbe stato lui a lasciarla. Era una situazione che le provocava molto sofferenza e, come si dice: via il dente, via il dolore.

Anche se credeva che quel proverbio fosse assolutamente sbagliato, almeno preso in quel contesto. Si appoggiò mestamente allo stipite della porta mentre i brutti pensieri continuavano a perseguitarla, così decise di mettere fine al silenzio.

- Allora, che si fa stasera?

Roy, totalmente all’oscuro dei propositi che si agitavano nell’altra, finì di sistemare i fiori e si voltò verso di lei, con un sorriso sul volto che morì all’istante quando riuscì a vederla per bene.

- Cosa c’è?

Domandò Riza preoccupata, guardandosi allarmata il vestito. Aveva deciso, su consiglio di Winry, di indossare un corto abito azzurro, con la gonna a sbuffo e le spalline fini. Aveva poi portato indietro le ciocche davanti al viso, facendo così sfoggio naturale della linea del collo perfetta, messa ancora più in risalto dai sottili e lunghi orecchini dorati fissati ai lobi. Roy notò con un certo imbarazzo come fosse bella e ringraziò il fatto di non essere ancora un adolescente impacciato, altrimenti sarebbe arrossito come una ragazzina.

- Nulla… Ti sta… Ti sta veramente bene, ecco.

La donna esaminò la sua aria turbata per poi riportare l’attenzione sul proprio abito.

- Posso sempre cambiarmi, non c’è nessun problema…

Roy posò il vaso che continuava a tenere tra le mani sul ripiano vicino a sé e si appoggiò sul lavello, facendole segno di avvicinarsi. Riza obbedì incerta e sgranò gli occhi quando le braccia dell’altro l’avvolsero in un abbraccio, e avvampò quando sentì il suo respiro fresco accanto al viso, mentre le sussurrava:

- Sei semplicemente stupenda, e credo sia giunto il momento di sperimentare una cosa che volevo provare da un po’.

Si scostò dal suo orecchio, e la fissò con quei suoi grandi occhi neri, aspettando un segnale di assenso. Per tutta risposta, Riza chiuse i suoi e rimase in attesa.

Quando le loro labbra si incontrarono, le venne naturale schiudere immediatamente la sua bocca ed assaporare quella dell’altro. Sapeva di buono, ed era totalmente diverso da tutto quello che aveva mai provato in precedenza. Stesso dicasi per lui, d’altro canto. Era abituato a consumare in fretta i preliminari per passare subito al ‘dopo’, ma ora era più che mai deciso a prolungare il più possibile quell’attimo. Sentì le mani di Riza cingergli il collo, e approfondì di più quel bacio, stringendola con più forza contro il suo petto e facendo aderire perfettamente i loro corpi. Iniziò ad accarezzarle piano la schiena con una mano, mentre con l’altra cominciava a giocherellare con i piccoli ciuffi di capelli alla base della sua nuca, e sentiva un lento fremito attraversarle la spina dorsale, lo stesso che stava sconvolgendo i suoi sensi. Si staccò lentamente, impiegandoci un po’ per farlo perché ogni volta che si ordinava mentalmente di riprendersi, la sua parte irrazionale urlava tutto il suo disappunto e riportava le sue labbra su quelle dell’altra. Ma, complice la mancanza di ossigeno, alla fine ci riuscì, continuando comunque a tenerla stretta. La osservò per qualche istante, poi chiuse di nuovo gli occhi e appoggiò la sua fronte contro la sua clavicola, sorridendo. Riza si lasciò avvolgere dal suo profumo e dalla percezione dei suoi capelli che le pizzicavano il collo, mentre entrambi cercavano di riprendere almeno vagamente coscienza di loro stessi.

- Sono un idiota.

- Perché?

Riza si distanziò il giusto necessario per costringerlo a guardarla negli occhi e stette in attesa. Roy protestò con un mugugno contrariato e lasciò scivolare la sua fronte lungo il suo petto, per nulla turbato. Lei allora si mise a ridere e Roy con lei, e si decise finalmente ad accontentarla, rizzando la schiena. Rimase incantato a guardare il suo sorriso e i suoi occhi brillare e le baciò improvvisamente una tempia.

- Domani ti dirò il motivo per cui credo di essere un totale imbecille, comunque non è nulla di importante, te lo posso assicurare. Nulla di così importante, comunque.

A quel ‘domani’, il sorriso di Riza si tirò dolorosamente. Non avrebbero visto nessun domani insieme, ma non poteva di certo dirglielo.

- Aspetterò allora…

Rimasero abbracciati così ancora un po’, mentre lui continuava a cullarla dolcemente, e i rumori della notte cominciavano a far pian piano capolino da fuori. Poi Roy la lasciò improvvisamente e disse, con aria allegra:

- Be’, che ne dici di andare?

Riza annuì sorridente e si avviarono. Lo prese a braccetto quando arrivarono in strada e Roy gongolò interiormente: ormai era sicuro di essere veramente innamorato di quella ragazza.

 

- Ma chi si rivede! Roy!

I due si girarono, incontrando così un gruppetto ben nutrito di persone. Roy sorrise leggermente teso ma salutò tutti con un ampio gesto del braccio, mentre si premurava di fare le dovute presentazioni.

- Complimenti per la scelta, amico mio.

Uno degli uomini della compagnia lo affiancò, e Roy si irrigidì.

- Kimbly, che piacere rivederti.

L’altro ridacchiò, aggiustandosi la sciarpa immacolata sopra il vestito bianco e rimase ad osservare la ragazza che veniva rapita dalle altre donne lì presenti.

- Sappiamo entrambi che per te non è un piacere, tu e i tuoi dannati modi da gentleman non cambierete proprio mai…

Commentò serafico, indirizzando un sorriso ad una delle donne del gruppo, che lo guardava affascinata.

- Senti da che pulpito…

Ribatté Roy, tranquillo. L’altro lo fissò per un attimo, e il suo ghigno si allargò.

- Touché. Allora, quella è la tua nuova gemma?

- Non è roba per te, lasciala stare.

Kimbly sorrise di nuovo, e stavolta Roy si ricordò improvvisamente perché lo odiasse così tanto. Non riusciva mai a capire cosa volesse veramente, ma soprattutto cosa sarebbe arrivato a rischiare per ottenerlo.

- Come preferisci. Mary, tesoro, smettila di importunare la nostra bella signorina!

Roy lasciò che l’altro si infilasse nel gruppo e tornasse dalle sue donne, che sembravano essersi tutte innamorate di Riza. All’improvviso una di loro se ne uscì fuori con una trovata per lui assurda.

-Ho un’idea! Erano secoli che non ci incontravamo tutti insieme, che ne dite di andare a casa di qualcuno e organizzare una bella festa? Roy, che ne dici di casa tua?

L’uomo sbiancò, pensando a tutte le implicazioni della frase.

- No, sto… Sto ospitando un amico, non credo che sarebbe d’accordo…

Un coro di proteste partì dal gruppo, e Riza si guardò in giro.

- Be’, che problema c’è? Vi invito io a casa mia!

Roy si chiese per l’ennesima volta chi diamine avesse ucciso nella sua vita precedente per meritarsi tutto questo.

 

Winry passeggiava su e giù per la minuscola cucina, tormentandosi le mani, mentre Maes guardava disinteressato la tavola vuota.

- Ti prego, calmati. Vedrai che non sarà nulla di grave!

- Nulla di grave?!

La ragazza sembrò esplodere improvvisamente. La loro amica aveva detto che entro la mezzanotte sarebbe tornata o che comunque si sarebbe fatta sentire. E si sa, Riza Hawkeye era un orologio svizzero in quanto ad orari.

- Sono ormai le due! Nulla di grave? Nulla di grave?!

- Sembri una madre apprensiva…

Winry si fermò nel mezzo della stanza e lo guardò ferocemente.

- Ora io e te andiamo a cercarla.

Afferrò il suo cappotto da dentro un armadietto e afferrò per il colletto il povero Maes che quasi si strozzò, nel tentativo di trascinarlo fuori di lì.

Tentativo. Ci riuscì eccome, invece.

Poco dopo, sospinti dalla foga della ragazza, si trovarono davanti alla porta dell’appartamento dove Roy aveva detto di vivere (Riza aveva segnato l’indirizzo su un foglietto, giorni prima, che era rimasto ancora sul mobile della cucina da allora), ovvero la casa di Ed il quale, come giustamente ogni artista il sabato mattina alle due, dormiva della grossa nel suo letto, approfittando della calma apparente sopraggiunta con l’uscita serale dell’amico.

Winry prese un grande respiro, e premette il campanello. Aspettarono un po’, prima che un uomo in vestaglia aprisse la porta e li guardasse confuso. A quel punto la ragazza non ci vide più.

- Tu, lurido verme! Non hai aspettato nulla per portartela a letto!

E gli sferrò un pugno.

 

- Winry, l’hai ammazzato.

La ragazza si massaggiò la mano soddisfatta rivolgendo uno sguardo a Maes, inginocchiato accanto al ragazzo svenuto.

- Spero proprio che non muoia per così poco.

Winry si concesse il lusso di guardare meglio il ragazzo, e constatò che i conti decisamente non le portavano. Ricordiamo che lei non aveva mai avuto modo di vedere in faccia Roy, ma ne aveva parlato spesso con Riza. E non le risultava che fosse biondo, anzi. E neanche che fosse più basso di lei, a dirla tutta.

Di colpo si sentì mancare.

- Maes!

L’uomo riemerse da una stanza.

- Riza qui non c’è…

- Maes, via via via!

Afferrò l’uomo per una manica e scappò, lasciando la porta aperta e il corpo dello sconosciuto riverso a terra.

Intanto che correvano come due disperati lungo le strade frequentate, Winry pensò con un vago di senso di panico che quella era la volta in cui Riza si sarebbe finalmente decisa a farla fuori.

 

Riza si voltò sul fianco e rimase ad occhi chiusi qualche istante, prima di rendersi conto che c’era qualcosa che non le portava. Tastò le coperte sulle quali era sdraiata e spalancò gli occhi, rizzandosi immediatamente a sedere.

- Ben svegliata.

Socchiuse gli occhi e intravide nella poltrona accanto al letto un viso familiare.

- Roy! Che ci faccio qui?

Ascoltò il silenzio nella casa e si alzò in piedi, aprendo la porta e constatando che non era rimasto nessuno.

- Gli altri?

Roy si avvicinò da dietro e le prese una mano.

- Sono andati tutti via da un po’.

L’uomo le passò una mano intorno alla vita e appoggiò una guancia contro la sua.

- Capisco…

Riza gettò un’occhiata all’orologio da polso da Roy e sgranò gli occhi.

- L’una e mezza? Scherzi, vero?

L’altro ridacchiò piano.

- A quanto sembra hai il sonno pesante.

- Roy…

- Mmh?

Riza si scostò gentilmente dalla sua presa e lo guardò negli occhi.

- È tardi, se non torno subito la mia amica si preoccuperà.

Roy sospirò forte e la lasciò.

- Vieni, ti riaccompagno a casa.

 

Alla fine erano andati a casa di Ed per la festa – e Roy aveva dovuto promettere mare e monti per far tacere l’amico anche per quella volta – e l’artista se n’era andato a dormire in bagno, dentro la vasca precisamente, perché era l’unico luogo della casa decentemente insonorizzato. Verso l’una se n’erano andati via tutti, e Roy aveva trasportato Riza nella camera da letto, sedendosi poi sulla poltrona accanto, rimanendo a fissarla a lungo. Erano usciti all’una e mezzo, e alle due e mezzo Winry e Maes avevano fatto irruzione a casa di Edward. Alle tre Roy era rientrato, e aveva trovato l’amico con un enorme bistecca cruda sul volto, che grugniva contrariato contro i pazzi che giravano a certe ore e sul fatto che la polizia non fosse più quella di una volta. Ma Riza? Riza appena tornata a casa aveva subito chiamato Winry per rassicurarla, e trovandola un po’ strana a dirla tutta, e la mattina seguente, con la morte nel cuore e la borsetta in mano, era tornata nella bottega della vecchietta per riprendere le giacche, sistemare l’appartamento e farla finita con quella messinscena. Era tuttora indecisa su come avrebbe lasciato Roy (il suo lato più vigliacco le consigliava di sparire e basta, mentre la maggior parte di se stessa le urlava di non andarsene, di trovare un modo per non farlo) ma stava procedendo per gradi. Quindi, il rigattiere prima di tutto.

 

Entrò nel negozio come sempre pieno di fumo, ma stavolta non attese e guardò subito sotto al bancone, trovandovi, proprio come si aspettava, la vecchia Pinako.

- Buongiorno, sono tornata per le giacche.

La vecchietta la guardò intensamente.

- Lo lasci o torni con lui?

Un velo di tristezza passò sul sorriso di Riza, e Pinako non attese una risposta, scendendo con un sospiro dallo sgabello.

- Sai, sono proprio contenta che non torni con quel fetente. Ora che sono sicura che non lo vedrai più, posso anche fartela vedere.

La negoziante sparì dietro la porta del magazzino, tornando subito dopo con la merce in una mano e una foto nell’altra.

- Ecco, guarda qua.

Riza non era molto interessata ad una foto del vero proprietario dell’appartamento, ma la determinazione della vecchia le fece prendere in mano l’immagine incriminata e rimase allibita.

Davanti a lei campeggiavano Roy Biffrey, anzi, Roy Mustang, e altre due donne, al tavolo di un ristorante.

“Quell’impostore!”

La vecchietta rimase a guardarla per un po’, prima di espellere una boccata di fumo.

- Non è che quel bastardo ti ha messa incinta, vero?

Riza sobbalzò, asciugandosi velocemente gli angoli degli occhi.

- No, no… Senta, ho cambiato idea, tornerò a ritirare tutto domani.

Lasciò i vestiti sul bancone e afferrò in fretta e furia i soldi e la foto, aprendo la porta e uscendo quasi di corsa.

- Fagliela pagare a quella carogna!

Le urlò dietro la vecchia, prima di vederla sparire. La ragazza tornò indietro e le rispose:

- Ci può giurare, signora. Ci può giurare.

E se ne andò definitivamente. La vecchietta prese un’altra boccata dalla pipa e si rimise a sedere.

“Capirai se non è incinta”.

 

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Note finali: Innanzitutto, chiedo venia per il ritardo immenso. Ma primo, non avevo voglia di scrivere questo capitolo *evviva la franchezza XD* (il penultimo, sfido chiunque a farlo a cuor leggero =____=) e secondo, quando ce lo avevo finalmente pronto, il modem ha deciso di abbandonarmi per giorni e giorni. Abbiate pietà di una povera sventurata, costretta ad usare un Internet Point per pubblicare XD Vi annuncio che partirò il 27, fra pochi giorni, alle 5 di mattina ( =_____= ) e starò via tre settimane, quindi cercherò di pubblicare l’ultimo capitolo prima di assentarmi. Non vi prometto nulla però, dipende tutto dalle mie “conoscenze” XD 

Inoltre mi scuso immensamente con tutte le persone che non sono riuscita a commentare, soprattutto alla gemy.

Mi dispiace veramente, veramente tanto. Cercherò di rimediare appena torno, prometto.

 

Ho sputato zucchero nello scrivere questo capitolo, quindi chi osa solo lamentarsi del fatto che l’abbia terminato così verrà fatto a pezzettini e dato in pasto ai pescecani ò.ò Tanto per essere sicura che recepiate il messaggio ^^

Anche se dispiace pure a me, in fondo, molto, molto in fondo… Ma almeno ho avuto la soddisfazione di scrivere una parte veramente RoyAi, finalmente, anche se è stato difficile buttarla giù. Avevo messo come sottofondo Favola dei Modà, continuavo a fissare il display con un sorriso ebete e intanto ondeggiavo pericolosamente sulla sedia, una trance più che riuscita X°°°D Il mio primo bacio degno di nota… Che emozione XD (Anche se più lo rileggo, più mi sembra insulso XD *si costringe a smetterla di rileggerlo per l’ennesima volta e si schiaffeggia*)

Per la descrizione dell’abito di Riza, mi sono dovuta sforzare, e spero di non essere risultata ridicola =_____= Ora capisco ancor meglio quel certo qualcuno che ritardò tanto un capitolo perché non riusciva a scrivere una descrizione secondo lui adatta. Gomen (_ _)

Mi scuso anche per l’inserimento di Kimbly, non credo che piaccia a molti… *si guarda imbarazzata i piedi* Però ci stava bene… Ed è anche uno dei pochi cattivi che mi piaccia… L’assassino vestito di bianco! Il gentiluomo psicopatico! *torna in sé*

Ho allungato qui perché non posso rispondere ai commenti personali, l’html l’ho messo a casa (per inciso, ora sono a casa XD) e quindi chiudo qua.

Spero che vi sia piaciuto, e nel caso non ci possiamo risentire, auguro a tutti voi un buon proseguimento di vacanze ^^

Un ringraziamento speciale va a mia madre (per una volta tanto quella biologica XD), senza la quale non sarei qua, e alla mia splendida famigghia, che posso torturare comunque anche senza Internet *guarda sadicamente il suo cellulare* (Scusa Vale, aggiungi tutto alla mia lista di debiti X°°°D) e anche a Siyah e ad Alyah (a proposito, come sono andati gli esami? ^^).

Un abbraccio enorme anche a Rob, che non so se passerà di qua, ma io ci spero, così potrò comunicarle che la missiva da Pinz*** è arrivata sana e salva una settimana dopo XD Le Poste fanno schifo, l’ho sempre detto XD

Cavolo, mi sembra un addio ^^” Su su, al prossimo capitolo ^^

Kissoni a tutti!!

 

 

 

   
 
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