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Autore: samiak79    22/07/2008    0 recensioni
Raccolta di brevi oneshot, fotografie di momenti che meritano d'essere ricordati e messi nero su bianco.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE, SPOILER SUL FINALE DELLA 5^ SERIE!!!

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Era cominciata nel peggior modo possibile: prima di lasciare per sempre quell'ufficio, lei aveva voluto farsi perdonare il rifiuto che gli aveva opposto solo poche settimane prima, invitandolo a bere qualcosa insieme.
Sapeva che non avrebbe potuto rifiutare, ma lo stesso aveva dovuto vincere una ritrosia che nasceva dal senso di colpa malsopito, dalla decisione di accettare quella sconfitta che sentiva in buona parte sua, e dalla paura tangibile per un futuro più che mai incerto e privo di punti di riferimento.
Lo aveva portato in un locale latino americano, e per vincere la sua apatia e punirlo di quando non l'aveva degnata di uno sguardo ai tempi della sua missione sottocopertura con la smorfiosa francese, si era lanciata in improbabili passi di salsa e merengue, azzardando persino una sensuale bachata, che lui non aveva potuto fingere di non apprezzare, ma lo stesso erano finiti ubriachi fradici in una gara alla goccia, il tavolino disseminato di bicchierini, limone e sale. Quella notte li aveva visti addormentati profondamente l'uno addosso all'altro, piedi e mani intrecciati insieme, e il desiderio era venuto solo la mattina dopo, superando la certezza che avrebbero dovuto fornire chissà quante spiegazioni per il loro ritardo nelle rispettive nuove assegnazioni, e il timore di aver sorpassato una linea di confine invisibile che c'era sempre stata, ma che adesso non sarebbe più stato possibile ricostruire mattone per mattone;e nemmeno pretendere che ci fosse.

Non era stato inevitabile ma era successo ugualmente, e adesso cercavano di scacciare entrambi, come fosse stato soltanto un groppo in gola da ingoiare, la sensazione di aver fatto uno sbaglio, perchè avrebbero dovuto lasciare tutto com'era, sospeso nel limbo dell'incertezza che un addio non avrebbe potuto spezzare.
Tony le tese un casco quando lei si era ormai già accomodata sul sellino posteriore della moto: aveva considerato l'ipotesi di guidare lei, ma semplicemente non aveva saputo trovare le parole per chiederglielo da quando un silenzio avvolto in un alone di timidezza era sceso tra loro. E, tutto sommato, per una volta non le spiaceva l'idea di giocare il ruolo di chi si lascia trascinare e non ha il pieno controllo degli eventi, come una qualunque liceale alle prime esperienze. E se mille altre volte era salita, anche dietro, su una motocicletta, voleva che questa fosse completamente differente e nuova per lei, per poterne assaporare il gusto fino in fondo.
Non appena lui diede gas, Ziva si aggrappò forte ai suoi fianchi, più per rivivere la magia che li rendeva un tutt'uno, che per reale timore di cadere.

Percorselo molti chilometri senza fermarsi, chiusi nei propri pensieri, oscillando in perfetta sincronia da un lato e dall'altro, sfiorando pericolosamente l'asfalto ma senza mai toccarlo. Dietro l'ennesima curva, finalmente, l'oceano.
Mentre il motore scendeva di giri, Ziva si alzò la visiera del casco, e lasciò che il bagliore argentato delle onde le colpisse lo sguardo. Respirò piano l'aria salmastra, in profondità, e sentì l'acqua compiere il suo lento miracolo su di lei, avvolgendola in un senso di quiete che non aveva senso combattere. Tutta la sua vita si stava concentrando in quel momento perfetto: il passato ed il futuro si legavano indissolubilmente e insieme smettevano di tormentarla, perchè non contavano più nulla. I sacrifici per arrivare fino a lì, tutto quello che aveva sopportato, persino le regole a cui si era piegata e quelle a cui finalmente aveva smesso di rispondere, acquisivano un senso, perchè erano servite solo a portarla fin lì, e per questo valeva la pena averle vissute: non c'era nient'altro che importasse se non il vento che le accarezzava la pelle e gonfiava la maglietta di Tony, e la sua schiena, che aderiva perfettamente al suo seno e fin giù alla sua pancia. E non ci sarebbe più stato un istante seguente anche solo lontanamente simile a quello, perchè il tempo si era fermato, lì, per l'eternità.
  
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