VII
Louis e suo fratello
Hervé erano due forze della natura.
Fatica
e tristezza sembravano non esistere per loro, e ogni volta la loro presenza si
faceva sentire.
In
assoluto erano i camerieri più richiesti dai clienti del Coeur
Bleu, ed in particolare non avevano rivale tanto tra
i bambini, che si divertivano come matti nel vederli recitare in buffe scenette
comiche, quanto soprattutto tra le visitatrici di sesso femminile, fossero esse
giovincelle di buona famiglia ancora inesperte, ricche vedove o conturbanti
quarantenni divorziate a caccia di gigolò.
Una
delle clienti più affezionate del caffè, poi, aveva una vera predilezione per i
due scatenati gemelli, perdendosi ogni volta in lunghe ed intricate commedie
degli equivoci durante le quali risultava molto difficile riuscire a capire chi
giocasse con chi.
La
chiamavano Madame Amethyste, per via del colore
dell’elegante fermaglio con cui legava sempre i suoi lunghi capelli biondi,
anche se il suo vero nome era Rose Olivier, contessa per matrimonio. Suo marito
era, o per meglio dire era stato, il conte di Derlink,
ma da qualche anno la contessa aveva già iniziato a godere delle gioie del
vedovato, oltre che dei cospicui lasciti del consorte, morto di vecchiaia prima
che la sua signora potesse arrivare alla cinquantina.
E
da allora, per madame Amethyste era stata una caccia
continua; le malelingue dicevano avesse soggiogato praticamente ogni
adolescente e quasi adulto della Kyrador dabbene.
Dall’alto
del suo lussuoso attico affacciato sul parco la contessa poteva scorgere
nitidamente il profilo bianco del Coeur Bleu che si stagliava sul verde degli alberi tutto attorno,
rimirando allo stesso tempo con fare predatorio la sua personale riserva di
caccia che abbracciava come le spire di un serpente l’intero distretto, ma con
Louise ed Hervé le sue abilità erano messe ogni volta
a dura prova.
Era
indubbiamente una donna di grande fascino, che usava le parole come lame
affilate e sfruttava al meglio il suo invidiabile corpo, che il tempo malgrado
tutto sembrava ostinarsi a migliorare invece che a scalfire, e nei pochi mesi
che aveva trascorso nel locale Alicia l’aveva vista personalmente accalappiare
e sottomettere molti clienti, giocandoci un po’ come una gatta con un bel
topolino, prima di stancarsi e rimettersi in caccia.
Solo
in un secondo tempo le sue attenzioni sembravano essersi concentrate sui due
gemelli, ma vuoi per deontologia professionale vuoi perché inspiegabilmente
immuni al fascino della contessa Louis ed Hervé erano
sempre riusciti ad esserle immuni, seguitando a trattarla forse con un occhio
di riguardo, ma comunque sempre e solo come una cliente.
Ma
più dell’atteggiamento da pantera di madame Amethyste,
erano Louis ed Hervé ad incuriosire maggiormente
Alicia, anche in ragione di una cosa incredibile capitatale poche settimane
dopo la sua assunzione ufficiale al Coeur Bleu.
Una
sera, dopo la chiusura, era entrata nello spogliatoio maschile convinta che non
ci fosse nessuno per fare le pulizie, ma si era trovata davanti i due gemelli
mezzi nudi e ancora intenti a cambiarsi, prendendo fuoco per l’imbarazzo.
«Ma
ti pare modo di entrare?» esclamarono in coro i ragazzi ugualmente rossi
«Mi
dispiace!» esclamò lei girandosi.
Tuttavia,
nel farlo, per un solo istante e con la coda dell’occhio le parve di scorgere
uno strano segno sulla schiena di Louis, che non aveva mai visto ma di cui, se
l’istinto le diceva giusto, conosceva bene il significato.
In
un primo momento non aveva voluto credere che potesse essere vero ciò che la
sua mente si era immaginata, ma c’erano stati altri fattori che già prima
l’avevano spinta a convincersi che quei due ragazzi nascondessero qualche
segreto, come la tendenza a glissare e a parlare d’altro quelle volte in cui
qualcuno faceva domande sulla loro infanzia.
Alicia
non sapeva cosa pensare, e d’altro canto nei mesi a seguire non condivise mai i
propri pensieri con qualche altro collega, limitandosi ad osservare Louis ed Hervé da lontano rimuginando in silenzio.
Questo
fino ad un gelido martedì d’inverno.
La
contessa si era presentata in tutto il suo fascino, rinchiusa in un elegante
cappotto di pelliccia color fumo e con un grosso colbacco a proteggerle i
capelli, dando vita al solito gioco della seduzione con i suoi due bambolotti
preferiti.
Era
davvero difficile per Alicia riuscire a capire se Louis ed Hervé
fossero davvero così ingenui da non cogliere la sottile malizia insita in ogni
singola parola, movenza o azione di madame Amethyste,
o se semplicemente si divertissero a loro volta a fare i finti tonti per
prendere un po’ in giro la loro ospite o anche solo al fine di rendere il gioco
più accattivante.
Del
resto, quelle due furie passavano praticamente tutto il giorno a catturare gli sguardi rapiti delle
clienti, e sapevano come generare una irresistibile ondata di fascino senza
tuttavia subire quello degli altri, e della contessa in particolar modo.
E
dire però che la signora ce la metteva davvero tutta, sorseggiando ogni volta
il suo caffè corretto all’amaro scambiando con i due ragazzi occhiate fugaci,
conditi qualche volta da una battuta, un ammiccamento o un gesto provocatorio,
tipo accavallare suadente le gambe o puntellarsi sui gomiti piegandosi in
avanti sul tavolino per rendere ben visibile l’incavo tra i seni generosi.
Ma
per quanto ci provasse era tutto inutile, e forse, pensava Alicia ridendo tra
sé ogni volta che la vedeva, era questo che realmente piaceva a madame Amethyste: avere a che fare con qualcuno capace di
resistere al suo fascino, e di non cadere esanime ai suoi piedi.
«Voi
due siete così simili, da sembrare quasi la stessa persona.» disse quando i
gemelli le ebbero portato il solito caffè corretto e la solita fetta di torta
al cioccolato guarnita con ciliegie rosse «Eppure, in qualche modo, sento che
siete allo stesso tempo diversi.» quindi li fissò coi suoi occhi da pantera
«Secondo voi, quale delle due è la più corretta?»
«E
chi può dirlo?» risposero i due, in coro come molte altre volte «Noi in un
certo senso siamo la stessa persona, ma allo stesso tempo siamo diversi.»
«Molto
diversi.» puntualizzò Louis
«Forse
più di quanto immagina, contessa.» concluse Hervé.
Una
frase piuttosto sibillina, ma che Alicia riuscì ad interpretare in un solo
modo, a conferma dei propri sospetti.
E
semmai una parte di lei, dopo quelle parole, avesse avuto ancora dei dubbi, ci
pensò Pierre a fugarli del tutto, seppure a sua volta in modo alquanto ambiguo.
«È
una fortuna che siano fratelli.» disse con uno strano sorriso «Ho sentito dire
che i loro genitori sono entrambi nel campo della diplomazia, e quindi sono
spesso fuori casa. Pensa a come uno di loro si sarebbe potuto sentire se fosse
stato figlio unico, sempre da solo e senza amici. Si sarebbe dovuto inventare
un amico immaginario.» quindi piegò le labbra in un’espressione enigmatica «Oppure
i suoi genitori sarebbero stati costretti a creargliene uno».
Alicia
lo guardò incredula, poi, a sua volta, sorrise.
Nota dell’Autore
Salve a tutti!^_^
Eccomi di nuovo con un altro
capitolo dedicato sia ai clienti che ad alcuni degli attendenti del Coeur Bleu.
È ufficiale, questa storia mi
piace moltissimo.
Non solo mi piace scriverla, ma
a giudicare dai pareri che ricevo si direbbe che stia anche riuscendo bene, il
che per essere il mio primo tentativo in questo genere di narrazione può essere
considerato un risultato non da poco.
Ora, dal prossimo capitolo
teoricamente inizierebbe la sequenza di eventi che prelude al finale. Ho
sentito i vostri pareri e riflettuto a lungo, e ho pensato che in fin dei conti
non varrebbe la pena di inserire il finale per poi pubblicare in seguito altre
storie e racconti, quindi ho deciso, per ora, di lasciarlo in sospeso.
Continuerò quando possibile a
pubblicare nuovi racconti e nuove storie, poi quando me la sentirò inserirò
anche l’epilogo, anche se questo non pregiudicherà un eventuale proseguo,
magari una sorta di sequel ambientato successivamente ad esso.
Ringrazio come sempre chi
recensisce o semplicemente legge.
A presto!^_^
Carlos Olivera