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Autore: Carlos Olivera    02/05/2014    1 recensioni
Storia partecipante ai contest Immagini dal Castello di Marge86 e Sour Comedy di Frandra
C'è un luogo molto speciale a Kyrador.
Trovarlo è difficile, a meno che non lo si cerchi. Immersa nel verde di un parco, e adagiata sulle sponde di un laghetto, c'è una piccola bottega del caffé, dove chiunque abbia tempo e denaro a sufficienza può godere della tranquillità che solo l'angolo più appartato della più grande città del mondo può offrire.
In questo caffé non si viene solo per consumare una bevanda, ma per goderla. Non si mangiano dolci, li si degusta. Non di chiacchiera, si conversa.
Camerieri raffinati e dai modi gentili intrattengono i clienti, perdendosi con loro in piacevoli conversazioni, ed allietando in questo modo le giornate a coloro che amano ricercare il bello della vita, mentre pasticceri di alta cultura e formazione servono il miglior rinfresco che si possa desiderare.
Benvenuti al Cafè Coeur Bleu.
Non senza ragione taluni scrittori hanno chiamato il caffè una bevanda intellettuale, dato l'uso per così dire generale che ne fanno tutte le persone delle quali i lavori esigono un'attività particolare dell'organo pensante (Pierre Jean Cabanis)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of Celestis'
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VII

 

 

Louis e suo fratello Hervé erano due forze della natura.

Fatica e tristezza sembravano non esistere per loro, e ogni volta la loro presenza si faceva sentire.

In assoluto erano i camerieri più richiesti dai clienti del Coeur Bleu, ed in particolare non avevano rivale tanto tra i bambini, che si divertivano come matti nel vederli recitare in buffe scenette comiche, quanto soprattutto tra le visitatrici di sesso femminile, fossero esse giovincelle di buona famiglia ancora inesperte, ricche vedove o conturbanti quarantenni divorziate a caccia di gigolò.

Una delle clienti più affezionate del caffè, poi, aveva una vera predilezione per i due scatenati gemelli, perdendosi ogni volta in lunghe ed intricate commedie degli equivoci durante le quali risultava molto difficile riuscire a capire chi giocasse con chi.

La chiamavano Madame Amethyste, per via del colore dell’elegante fermaglio con cui legava sempre i suoi lunghi capelli biondi, anche se il suo vero nome era Rose Olivier, contessa per matrimonio. Suo marito era, o per meglio dire era stato, il conte di Derlink, ma da qualche anno la contessa aveva già iniziato a godere delle gioie del vedovato, oltre che dei cospicui lasciti del consorte, morto di vecchiaia prima che la sua signora potesse arrivare alla cinquantina.

E da allora, per madame Amethyste era stata una caccia continua; le malelingue dicevano avesse soggiogato praticamente ogni adolescente e quasi adulto della Kyrador dabbene.

Dall’alto del suo lussuoso attico affacciato sul parco la contessa poteva scorgere nitidamente il profilo bianco del Coeur Bleu che si stagliava sul verde degli alberi tutto attorno, rimirando allo stesso tempo con fare predatorio la sua personale riserva di caccia che abbracciava come le spire di un serpente l’intero distretto, ma con Louise ed Hervé le sue abilità erano messe ogni volta a dura prova.

Era indubbiamente una donna di grande fascino, che usava le parole come lame affilate e sfruttava al meglio il suo invidiabile corpo, che il tempo malgrado tutto sembrava ostinarsi a migliorare invece che a scalfire, e nei pochi mesi che aveva trascorso nel locale Alicia l’aveva vista personalmente accalappiare e sottomettere molti clienti, giocandoci un po’ come una gatta con un bel topolino, prima di stancarsi e rimettersi in caccia.

Solo in un secondo tempo le sue attenzioni sembravano essersi concentrate sui due gemelli, ma vuoi per deontologia professionale vuoi perché inspiegabilmente immuni al fascino della contessa Louis ed Hervé erano sempre riusciti ad esserle immuni, seguitando a trattarla forse con un occhio di riguardo, ma comunque sempre e solo come una cliente.

Ma più dell’atteggiamento da pantera di madame Amethyste, erano Louis ed Hervé ad incuriosire maggiormente Alicia, anche in ragione di una cosa incredibile capitatale poche settimane dopo la sua assunzione ufficiale al Coeur Bleu.

Una sera, dopo la chiusura, era entrata nello spogliatoio maschile convinta che non ci fosse nessuno per fare le pulizie, ma si era trovata davanti i due gemelli mezzi nudi e ancora intenti a cambiarsi, prendendo fuoco per l’imbarazzo.

«Ma ti pare modo di entrare?» esclamarono in coro i ragazzi ugualmente rossi

«Mi dispiace!» esclamò lei girandosi.

Tuttavia, nel farlo, per un solo istante e con la coda dell’occhio le parve di scorgere uno strano segno sulla schiena di Louis, che non aveva mai visto ma di cui, se l’istinto le diceva giusto, conosceva bene il significato.

In un primo momento non aveva voluto credere che potesse essere vero ciò che la sua mente si era immaginata, ma c’erano stati altri fattori che già prima l’avevano spinta a convincersi che quei due ragazzi nascondessero qualche segreto, come la tendenza a glissare e a parlare d’altro quelle volte in cui qualcuno faceva domande sulla loro infanzia.

Alicia non sapeva cosa pensare, e d’altro canto nei mesi a seguire non condivise mai i propri pensieri con qualche altro collega, limitandosi ad osservare Louis ed Hervé da lontano rimuginando in silenzio.

Questo fino ad un gelido martedì d’inverno.

La contessa si era presentata in tutto il suo fascino, rinchiusa in un elegante cappotto di pelliccia color fumo e con un grosso colbacco a proteggerle i capelli, dando vita al solito gioco della seduzione con i suoi due bambolotti preferiti.

Era davvero difficile per Alicia riuscire a capire se Louis ed Hervé fossero davvero così ingenui da non cogliere la sottile malizia insita in ogni singola parola, movenza o azione di madame Amethyste, o se semplicemente si divertissero a loro volta a fare i finti tonti per prendere un po’ in giro la loro ospite o anche solo al fine di rendere il gioco più accattivante.

Del resto, quelle due furie passavano praticamente tutto il  giorno a catturare gli sguardi rapiti delle clienti, e sapevano come generare una irresistibile ondata di fascino senza tuttavia subire quello degli altri, e della contessa in particolar modo.

E dire però che la signora ce la metteva davvero tutta, sorseggiando ogni volta il suo caffè corretto all’amaro scambiando con i due ragazzi occhiate fugaci, conditi qualche volta da una battuta, un ammiccamento o un gesto provocatorio, tipo accavallare suadente le gambe o puntellarsi sui gomiti piegandosi in avanti sul tavolino per rendere ben visibile l’incavo tra i seni generosi.

Ma per quanto ci provasse era tutto inutile, e forse, pensava Alicia ridendo tra sé ogni volta che la vedeva, era questo che realmente piaceva a madame Amethyste: avere a che fare con qualcuno capace di resistere al suo fascino, e di non cadere esanime ai suoi piedi.

«Voi due siete così simili, da sembrare quasi la stessa persona.» disse quando i gemelli le ebbero portato il solito caffè corretto e la solita fetta di torta al cioccolato guarnita con ciliegie rosse «Eppure, in qualche modo, sento che siete allo stesso tempo diversi.» quindi li fissò coi suoi occhi da pantera «Secondo voi, quale delle due è la più corretta?»

«E chi può dirlo?» risposero i due, in coro come molte altre volte «Noi in un certo senso siamo la stessa persona, ma allo stesso tempo siamo diversi.»

«Molto diversi.» puntualizzò Louis

«Forse più di quanto immagina, contessa.» concluse Hervé.

Una frase piuttosto sibillina, ma che Alicia riuscì ad interpretare in un solo modo, a conferma dei propri sospetti.

E semmai una parte di lei, dopo quelle parole, avesse avuto ancora dei dubbi, ci pensò Pierre a fugarli del tutto, seppure a sua volta in modo alquanto ambiguo.

«È una fortuna che siano fratelli.» disse con uno strano sorriso «Ho sentito dire che i loro genitori sono entrambi nel campo della diplomazia, e quindi sono spesso fuori casa. Pensa a come uno di loro si sarebbe potuto sentire se fosse stato figlio unico, sempre da solo e senza amici. Si sarebbe dovuto inventare un amico immaginario.» quindi piegò le labbra in un’espressione enigmatica «Oppure i suoi genitori sarebbero stati costretti a creargliene uno».

Alicia lo guardò incredula, poi, a sua volta, sorrise.

 

 

Nota dell’Autore

Salve a tutti!^_^

Eccomi di nuovo con un altro capitolo dedicato sia ai clienti che ad alcuni degli attendenti del Coeur Bleu.

È ufficiale, questa storia mi piace moltissimo.

Non solo mi piace scriverla, ma a giudicare dai pareri che ricevo si direbbe che stia anche riuscendo bene, il che per essere il mio primo tentativo in questo genere di narrazione può essere considerato un risultato non da poco.

Ora, dal prossimo capitolo teoricamente inizierebbe la sequenza di eventi che prelude al finale. Ho sentito i vostri pareri e riflettuto a lungo, e ho pensato che in fin dei conti non varrebbe la pena di inserire il finale per poi pubblicare in seguito altre storie e racconti, quindi ho deciso, per ora, di lasciarlo in sospeso.

Continuerò quando possibile a pubblicare nuovi racconti e nuove storie, poi quando me la sentirò inserirò anche l’epilogo, anche se questo non pregiudicherà un eventuale proseguo, magari una sorta di sequel ambientato successivamente ad esso.

Ringrazio come sempre chi recensisce o semplicemente legge.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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