Se
avete letto la fic Epilogo di Eleanor,
saprete benissimo che un giorno mi disse: «Voglio scrivere, dimmi due nomi e un
luogo»
Io
glieli diedi e, da buona bastarda quale sono, scelsi due personaggi che,
accoppiati, non avevano nulla a che fare tra loro. E lei tirò fuori quella
meraviglia che è Epilogo.
Al
che, il giorno dopo, anche io decisi di fare come lei per vedere se sarei stata
capace a scrivere qualcosa fuori dal mio ordine mentale (leggi: ShikaIno). Così
nacque invece questa schifezz… ehm, Estate a
modo mio.
Godetevi
(si fa per dire) questa tentativo di scrivere qualcosa di sensato
ù_ù.
Estate a modo
mio
La ragazza passeggiava lungo il marciapiede della grande Kyoto, facendo dondolare una borsetta che teneva nella mano sinistra e guardando con attenzione le vetrine stracolme di meravigliosi vestiti che non poteva permettersi.
Che giornata stupenda.
Luglio era da sempre un mese troppo caldo, ma quell’anno
sembrava che il tempo fosse stato stravolto, in quanto quel giorno era l’unico
da due settimane che aveva permesso al sole di splendere in tutta la sua
luminosità.
Il calore che bagnava la sua pelle candida era rilassante
e le intorpidiva i sensi, dandole un’insolita sonnolenza. Dolce far nulla…
dovrebbero santificarlo come festa. San Dolce Far
Nulla.
Non suonava poi così male.
Attraversò la strada, rischiando di farsi tirare sotto da
un’automobile a causa della sua distrazione e, una volta salita di nuovo sul
marciapiede, venne travolta da un abbraccio.
«Sakura-chaaan!» urlò il terremoto che l’aveva quasi
uccisa. «Da quanto tempo, Sakura-chan!» aggiunse lo sconosciuto, che oramai non
era più tanto sconosciuto, sempre mantenendo un tono di voce che rasentava il
milione di decibel.
«Naruto…» digrignò Sakura tra i denti, cercando di
convincersi che i passanti la stavano guardando con tanto d’occhi perché aveva
la bocca sporca di cioccolato. «… quale gioia vederti
anche fuori da scuola!» sibilò con ironia,
riprendendo a camminare.
«Già, non è meraviglioso?». Naruto si accostò a lei,
senza naturalmente aver colto l’ironia nella voce della ragazza, e la prese a
braccetto. «Andiamo da Ichiraku a farci un ramen?»
Sakura guardò il ragazzino tenero che le stava facendo
gli occhioni dolci proprio davanti a lei, poi si voltò verso Naruto. «Veramente
oggi avevo in programma di fare un giretto senza pretese… sai… il dolce far niente…» optò come risposta. Tra tutte le scuse che
poteva rifilargli, la verità era quella che gli avrebbe fatto capire meglio che
quel giorno non era l’ideale. Si sentiva strana e soprattutto odiava mentire a
Naruto.
«Oh…» il biondino abbassò lo
sguardo, ferito. «Allora che ne dici di stasera? Potremmo andare al cinema!» e
le lanciò un’occhiata talmente dolce che Sakura, ipnotizzata da uno sguardo del
genere, non riuscì a negargli la proposta.
«Evvai! Grazie, Sakura-chan! Ci vediamo questa sera,
allora!»
Riprese a camminare, lasciandosi Naruto alle spalle, ed
attraversando il parco a passo spedito. Non seppe che strada avesse preso o dove
la stessero guidando le gambe finché non si trovò davanti ad un grande cancello
in ferro battuto. Dietro questo si ergeva un enorme edificio dall’aspetto
lugubre.
Perché il suo corpo l’aveva condotta nella sua
scuola?
Si appoggiò al cancello, chiudendo gli occhi alla ricerca
di una risposta logica. Fu questione di un attimo, giusto intuire che il
cancello doveva essere aperto, per capitombolare a
terra.
«Dannato cancello del cavolo!» esclamò, rialzandosi e
massaggiandosi la parte lesa. Si accorse che non sarebbe stato molto fine farsi
vedere dai passanti a fregarsi il sedere, quindi entrò nella struttura
zoppicando e si sedette sulla scalinata, attendendo che il dolore si
attenuasse.
Vide, parcheggiata alla sua destra, un luccicante
Mercedes blu notte. Si domandò chi fosse tanto masochista da entrare nella
scuola persino d’estate. Poi si diede della
masochista.
Sentì una serratura scattare e osservò una figura uscire
allo scoperto dall’interno dell’edificio. Apparve un ragazzo sui vent’anni,
biondo, con in mano uno scatolone da cui fuoriuscivano molte forme scolpite
nella creta.
«Deidara?» domandò, più a se stessa che al giovane,
spalancando gli occhi totalmente incredula.
Deidara era il fratello della sua migliore amica, Ino. Si
somigliavano come gocce d’acqua. Aveva terminato proprio quell’anno il liceo,
dopo essere stato bocciato, e si apprestava ad andare
all’università.
Era un tipo simpatico, se preso di buon umore. Come Ino,
d’altronde.
«Sakura-chan?» rispose lui con un’espressione altrettanto
stupita. «Che diavolo ci fai qua?»
«Potrei farti la stessa domanda!» esclamò Sakura, facendo
qualche passo avanti e sentendosi la protagonista di un giallo. «Stavo
passeggiando e ho pensato di fare una visitina alla mia scuola!» disse, con aria
superiore.
«Ah, sì? E ci sei venuta rotolando? Hai tutti i vestiti
sporchi di terra!» ironizzò Deidara, scoppiando a ridere nel vedere le guance di
Sakura imporporarsi. «Io comunque sono qui per svuotare il mio armadietto…
avendo finito la scuola devo riportare a casa le mie opere d’arte! Hun.»
Ah, già!, ricordò Sakura, Deidara occupava le sue
giornate nell’aula di chimica a scolpire nella creta e a mescolare ingredienti
così da ottenere soluzioni esplosive che lo
ispiravano.
Ino affermava sempre che tutti i vapori esalati dalle
esplosioni avevano finito per rincoglionire il fratello, ma tutti sapevano che
quelle parole non erano altro che espressione di affetto nei suoi confronti. O
almeno, questo era ciò che diceva sempre Shikamaru, uno degli amici storici di
Ino insieme a lei, Sakura, e a Choji.
«Bene! Allora… ehm… come va la
vita?» cercò di tirare fuori un argomento per parlare. Non le andava di stare lì
immobile come un’ebete senza spiccicare parola.
«Sakura, Sakura…» sospirò Deidara, sedendosi accanto a
lei. «Davvero sei intenzionata a fare
conversazione?»
Semplicemente irritante. Ecco come si poteva descrivere
Deidara.
«In realtà no, ma ho bisogno di distrarmi.»
«D’accordo, allora… va tutto bene. Le vacanze trascorrono
come piace a me, mi sono iscritto all’università, mia sorella esce sempre con
quel noioso del suo nuovo ragazzo lasciandomi la casa libera. Insomma… perfetto!
Hun.» rispose il biondo, sbadigliando e rovistando
nello scatolone come alla ricerca di qualcosa.
«Com’è che ti piacciono le vacanze? Come ti piace
trascorrerle?» chiese ancora Sakura, portandosi una ciocca rosa dietro
l’orecchio e guardando Deidara incuriosita. Non ci aveva mai parlato seriamente
se non quando andava a dormire da Ino e lui si infiltrava in camera a fare
l’incomodo.
Il ragazzo sorrise. «Pensa all’estate come ad un
grandissimo mattone di creta e scolpisci alla perfezione una figura umana, poi
tagliagli una gamba. Ecco. Così mi piace trascorrerla! Hun.»
Sakura lo guardò come se fosse pazzo. In quel momento
l’idea del rincoglionimento da inalazione di vapori in seguito ad un’esplosione
non le sembrava più tanto stupida.
Deidara vide l’espressione interdetta della ragazza e
scoppiò a ridere. «Mi piace quando mi accade qualcosa di imprevedibile… come un
incontro non premeditato! Hun.» e la guardò
intensamente.
«Il grande Deidara Yamanaka ci sta provando con me?»
domandò la rosa, in un’improvvisa ventata di sensualità. Davvero aveva detto
quelle parole?
«Il grande Deidara Yamanaka sta scolpendo la sua estate a
forma di donna, lanciando una bomba contro di lei per vedere come sarà una volta
scoppiata. Hun.» disse il biondo, appoggiando il
gomito al ginocchio e sorreggendosi la testa con la mano, sorridendo malizioso
in direzione della ragazza.
Quell’incontro stava prendendo una piega che non le
piaceva proprio per niente. Flirtare con Deidara era l’ultimo dei suoi pensieri.
E comunque non avrebbe mai pensato che un tipo come Deidara potesse flirtare con
lei.
Si alzò di scatto e si risistemò i vestiti, intenzionata
ad andarsene al più presto da lì. Quello strano volto di Deidara l’aveva messa
in soggezione.
«Mi dispiace, Deidara, ma ora devo proprio andare.» lo
salutò velocemente e scappò in tutta fretta.
Il biondo rimase seduto immobile e la guardò uscire,
quando non poté più seguirla con lo sguardo mise una mano dentro lo scatolone e
ne estrasse una piccola statuetta un po’ bruciacchiata di una ragazza.
Assomigliava terribilmente a Sakura Haruno.
Sul piedistallo c’era scritto il titolo della statuetta:
Opera d’arte.
Quando sua sorella gli aveva chiesto il perché di un nome
così strano, Deidara aveva risposto con estrema
semplicità.
«Le opere d’arte, quando vengono esposte, finiscono per
lasciare l’autore solo.»
Voilà!
Eccola qui! Spero vi sia piaciuta! Come avrete capito, la risposta di Eleanor
sui personaggi e il luogo è stata: «Deidara e Sakura in una
scuola»
Un
applauso agli eroi coraggiosi che sono arrivati fino in fondo! Ditemi cosa ne
pensate!
Ja
ne!
Akami/AtegeV
P.S. E sì, Deidara è il fratello di Ino. Punto. ù_ù