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Autore: Stay away_00    02/05/2014    1 recensioni
Katherine Pierce è tornata in vita. Come? E sopratutto perché?
Non ricorderà niente di se e si getterà fra le braccia del lupo. Cosa accadrà alla ragazza?
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Katherine, Pierce, Klaus, Mikael, Rebekah, Mikaelson
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era una calda mattina di agosto quando accadde. Non sapeva dove si trovava, non sapeva perché si trovava in quel posto, ne il suo nome. Non ricordava nulla di se stessa, nulla che potesse aiutarla a ritrovare la strada di casa.


21.08.2014.


Aprì gli occhi, una luce forte la investì, probabilmente quella del sole. Era sicura che non vedesse quella luce da molto tempo, era una stupida sensazione, una consapevolezza che non trovava fondamenti nella logica, ma lei lo sapeva. Non vedeva il sole da fin troppo tempo.La seconda cosa di cui si rese conto fu che era stesa sull’erba, leggermente bagnata dalla rugiada, la terza cosa era la sensazione di quest’ultima sulla sua pelle nuda. Era nuda.Si mise a sedere, portandosi una mano alla fronte e guardandosi intorno con aria disorientata. Le faceva terribilmente male la testa, come se qualcuno stesse tentando di schiacciargliela. Infine, come ultima sensazione, terribile e dolorosa, arrivò la paura. Il panico, l’insicurezza.Aveva provato a riportare alla mente il proprio nome, ma non lo ricordava. I suoi ricordi erano tutti macchiati di nero, semplici flash.Un cottege.La sensazione di un paio di labbra sulle proprie.Una ragazza. Era lei? No, non era lei. Era diversa, quella ragazza era diversa, ma non sapeva dare un nome al sentimento che provava quando portava alla mente quel viso.Le veniva voglia di urlare, ma urlare in quel momento non sarebbe servito a nulla, urlare non le avrebbe riportato i ricordi, i vestiti o… o qualcosa da mangiare. Quelle erano cose che doveva procurarsi da sola.A quel punto si mise in piedi e si coprì il seno con le mani, cominciando a camminare, facendo una smorfia ogni volta che calpestava un ramoscello o qualcosa che avrebbe potuto farle male.La testa le girava, sentiva la fame e la sete farsi strada in lei, sempre più prepotenti, sino a quando non arrivò su una strada.  A quel punto compiette l’ultimo passo, si sentì cadere e si immerse nuovamente nel buio.
Lasciò che le braccia le ricadessero lungo i fianchi. Era tutto buio, troppo buio, non sapeva se si trovava in una stanza, non avvertiva le pareti e per quanto camminasse non riusciva a trovarle.  


‹‹Io non credo nell’amore, Katerina. ››


Sembrava che quella voce risuonasse nella sua testa, sembrava che provenisse da tutte le parti, eppure non riusciva ad affibbiarci un nome, o un volto. Per lei quella voce era così familiare e sconosciuta allo stesso tempo. Sapeva che era importante, ma non riusciva a ricordare. Era un senso di impotenza opprrmente, agghiacciante.Katerina. Era forse quello il suo nome? Si chiamava Katerina?


‹‹ Niklaus è il nome che mi ha dato mio padre, ti prego chiamami Klaus.››


Un’altra voce. Si guardò intorno, spaventata, portandosi una mano alla bocca mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Cosa stava succedendo, dove si trovava? Voleva tornare a casa, voleva tornare da qualcuno, ma non sapeva da chi. Non riusciva a ricordare quel maledetto nome. Klaus, forse era Klaus, era lui la persona da cui voleva ritornare? Si portò le mani alla fronte, per poi far scorrere le dita fino alle tempie e massaggiarsele, chiudendo gli occhi, cercando di riacquistare la lucidità che aveva perso per qualche istante. Non poteva farsi sopraffare dalla paura, non poteva permettere a quel dannato sentimento di governare le sue azioni.Lei era una combattente e doveva combattere.Mentre si concentrava su quei pensieri si accorse a malapena del vento che aveva cominciato a soffiare, sempre più forte, più forte, sino a quando non la trascinò via e neanche la sua determinazione poté impedire l’urlo che le uscì dalle labbra.
Si mise a sedere ansimando. Si portò una mano al petto, le mancava il respiro, non riusciva a calmarsi. Si mise prontamente in piedi, senza neanche accorgersi della camicia da notte leggera che portava indosso, senza accorgersi che sotto ai suoi piedi nudi non c’era più erba e terriccio ma un caldo pavimento, senza accorgersi che si trovava in un abitazione. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era che doveva scappare da quel posto, correre il più lontano possibile e non guardarsi indietro.Aprì la porta della camera e fece per avanzare, andando però a sbattere contro il petto di qualcuno.Posò una mano sul petto dell’uomo, guardandolo ad occhi sgranati.Aveva la pelle scura, ma non quanto lo erano i suoi occhi, un’aria seria che incuteva quasi timore se non fosse per il fatto che non aveva l’aria cattiva e non riusciva a temerlo.Sbattè un paio di volte le palpebre e afferrò la sua maglietta, stringendola nel pugno chiuso.


‹‹ Il mio nome è Katerina. Devo trovare Klaus. ››

   
 
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