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Autore: TheMask    02/05/2014    1 recensioni
Questa fan fiction è una What if sui personaggi principali del Death Note.
Mi sono chiesta: se anche loro andassero al liceo, come passerebbero le loro giornate?
E' un po' OOC, me ne rendo conto e chiedo venia, ma spero possiate gradirla ugualmente! :)
Fatemi sapere che ne pensate se vi va!
estratto --->
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“COSA INTENDI DIRE?”
“Quello che ho appena detto.”
“NON CI SPEREREI SE FOSSI IN TE! E ORA ESCI DI QUI!”
“E perché dovrei?”
“PERCHè SE NO VENGO LI E TI STRAPPO I BULBI OCULARI!”
“Mi sembra un’ottima risposta” rispose infine il ragazzo, lievemente preoccupato per i suoi bulbi oculari.
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Fissavo uno scantinato illuminato quasi a giorno dalle finestre in alto, che davano probabilmente sulla strada sopra di noi, pieno zeppo di… quadri.
Appesi e appoggiati alle pareti, impilati l’uno sull’altro. Un cavalletto illuminato, sotto una delle finestrelle, ospitava una tela ancora incompleta.
Ma non era solo questo a farmi sentire come se qualcuno mi avesse calciato fuori dal mondo per proiettarmi in un sogno strano e surreale.
Tutti i dipinti raffiguravano, ora chiaramente, ora in modo quasi astratto, due volti femminili, che si alternavano nella stanza dando e restituendo molteplici sguardi.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Beyond Birthday
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehilà! Come va?
Spero bene!
Sono qui a smaronarvi per spiegarvi una cosa che comunque a nessuno frega molto di sapere ma vabè, facciamo finta di niente, occhiolino.
Questo capitolo qui è un pochiiiino incentrato su Matt, Mello e Lucy, ma fermi tutti! No, non dovete preparare un cappio a cui impiccarvi dopo le loro deprimenti paturnie, giuro! Infatti, attenzione attenzione, si risovlera un po' la faccenda che include questi personaggi. 
Beh , oddio, ripensadoci non è che si risolva proprio nel senso leterale della parola, eh. Però, dai, diventa vivibile e meno da suicidio!
Dette le mie solite tue cazzate, vi lascio alla lettura!
Adios!

Mina



Quella notte, Matt rimase alzato quasi fino al mattino seguente. Mello non tornò che per prelevare il suo zaino e uscire di nuovo diretto a scuola. Ogni volta che non tornava, Matt temeva che non l'avrebbe più rivisto.
Non andò a scuola quel giorno, ma gironzolò per la città senza meta. Sapeva che probabilmente il direttore sarebbe venuto a saperlo, ma non gli importava.
Non gliene era mai fregato nulla di balzare un paio di giorni la scuola.
Camminò a caso per qualche ora, fumando come se non ci fosse stato un domani e fregandosene altamente di tutti coloro che lo guardavano male. Non sapeva neanche più se era per la sua faccia, per i suoi vestiti o per chissà cos'altro, ma non gli interessava.
Se gli piaceva mettere magliette a righe, poi, cosa doveva importare agli altri? Che, forse lui si metteva a giudicare le vecchiette ultracentenarie con ancora il rossetto rosso fuoco, un trucco da indovina orientale e dei tacchi su cui faticavano a reggersi? E allora!
In ogni caso, non era quello l'argomento principale trattato nella sua mente quella mattina. Si andò a sedere su una panchina davanti all'istituto tecnico dove sarebbe dovuto andare per qualche minuto. Ma lo annoiava stare lì ad aspettare di essere visto e ucciso di note dai professori, attività davvero poco gratificante.
Così si rialzò e ricominciò a camminare. Erano ormai le undici e Matt poteva con fierezza affermare di essersi finalmente perso del tutto. Era precisamente quello che voleva, d'altro canto. Non c'era nulla, quando voleva staccare dalla sua vita, meglio del perdersi in qualche angolo sperduto della città. Forse proprio per questo ormai era sempre più difficile per Matt ritrovarsi a non sapere dove si trovava.
Quando fu sicuro di non aver più alcun segno di riferimento, si fermò in un bar a bere un caffè e si godette l'idea di essere qualcun'altro.
Conosceva benissimo Mello e lo capiva parecchio bene, nonostante gli sbalzi caratteriali dell'ultimo periodo. Si ricordava di quando era un bambino, una specie di canarino sovraesaltato con gli occhi trasparenti. Un viso da angioletto, davvero.
Poi quello che gli passava per la testa non era quasi mai di natura angelica e appena apriva bocca e tirava fuori quel tono cinico e duro l'illusione si spezzava in due, ma un solo sguardo di Mello li aveva tirati fuori da numerosi casini.
Corruzione per tenerezza. Falsa, ma pazienza.
Matt aveva sempre intuito quando l'amico si sentisse in gabbia, privato ingiustamente di qualcosa che gli spettava di diritto. E nessuno è immune alla mancanza di qualcosa che è negato senza motivo. Mello non esprimeva la sua disperazione in pianti e incubi, ma sembrava sempre aggrappato con un dito all'ultima cosa che lo salvava dal baratro della depressione. Ogni tanto, quando tutto gli diveniva troppo pesante, si lasciava cadere di qualche metro.
E ogni volta risaliva con più fatica, più scontroso, più freddo.
Con nessuno aveva mai stretto un rapporto affettuoso ad eccezione di Matt e - solo in seguito però - di Lucy, e anzi, si teneva accuratamente alla larga da ogni persona che gli paresse di quelle che avrebbero potuto tentare di importunarlo imponendogli il loro attaccamento a lui.
Una, però, aveva dovuto subirla. Nel lungo periodo in cui Matt passava da una fidanzata all'altra come fossero cioccolatini e durante il quale spesso ne frequentava parecchie per volta, barcamenandosi fra loro come un equilibrista, una ragazza che il rosso aveva appena lasciata si era puntata su Mello.
Aveva un anno in meno di lui, era piccola, ma scattante, e il suo corteggiamento era esattamente ciò che il biondo detestava subire.
Essendo dell'orfanotrofio, prendeva ogni occasione possibile per sederci accanto alla mensa e fissarlo incantata. Gli parlava anche se lui si dimostrava chiaramente disinteressato, gli scriveva numerosi e patetici bigliettini, non lo mollava per un secondo. Ogni volta che lo vedeva gli si fiondava di fianco e lo abbracciava, senza che lui potesse fare alcun che. Matt generalmente si limitava a lanciarle un'occhiataccia e a ridacchiare alla vista di Mello.
Il tutto si era concluso quando il biondo, al limite della sopportazione, le aveva pacatamente esposto il suo punto di vista, distruggendole in pochi minuti l'autostima, la speranza, la positività e la costanza nel rompere a lui le scatole.
Dopo essersi chiusa in bagno a piangere per una notte, la ragazza non si era mai più avvicinata ai due amici.
Matt ricordava chiaramente di aver assistito al discorso di Mello e di essersi sentito uno schifo solo a guardare lei che si mortificava di più ad ogni parola. Aveva chiesto all'amico se non si era sentito in colpa.
Mello, per tutta risposta, aveva scrollato le spalle, alzato gli occhi al cielo, sbuffato e dichiarato che di persone così insulse non gli interessava assolutamente nulla. Un angelo, proprio.
Nessun'altra dell'orfanotrofio, benchè ci fosse qualcuna che segretamente lo spiava a mensa o nei corridoi, aveva mai più tentato neanche di parlargli.
Aveva una fama pessima, specie negli ultimi tempi. Nessuno gli si avvicinava od osava dirgli alcunchè, tutti impauriti dalla faccia scura. Solo guardandolo, gli orfani più esperti e più realistici, potevano affermare con certezza che di lì a poco Mello sarebbe sparito. Fatto fuori dal direttore, fatto fuori da se stesso, non aveva importanza. Quelli che sarebbero spariti li vedevi subito.
Ma con Matt, Mello aveva sempre conservato, nel fondo degli occhi, qualcosa di profondamente umano. Ancora si ricordava di quando gli aveva chiesto scusa! Incredibile, da parte sua, totalmente fuori dalla norma.
Il rosso sbuffò, uscì dal bar e guardò l'ora. Decise di andare sotto la scuola dell'amico a salutare, per passare il tempo.
Ora il problema era trovare la strada. Accendendosi un'altra sigaretta e fischiettando, il rosso camminò con calma fino alla fermata di un autobus ignoto, guardò le fermate e sussurrò un - Può andare... - fra i denti, riflettendo.


Io, quel giorno, mi fermai a scuola con la band a fare le ultime prove prima del concerto. Eravamo tranquilli. Beyond era venuto a sentirci, e anche Aki.
Beyond gli lanciava delle occhiate che avrebbero fulminato anche una roccia, ma l'altro pareva quasi non accorgersene. Mello era sparito appena era suonata la campanella, e così Lucy. Matt invece era riuscito ad arrivare quindici minuti dopo la fine delle lezioni e li aveva persi. Dunque mi aveva chiamato ed era salito anche lui a sentire le ultime prove. Ora il vero casino era che se chiamavo Matt di girava anche Mattia e viceversa, ma la cosa finiva sempre in risa.
Il rosso si era seduto di fianco a Beyond e squadrava stranito Aki. Non l'aveva praticamente mai visto e si chiedeva perchè ci fosse tanta tensione fra lui e Beyond. Io evitavo con cura di guardare sia l'uno che l'altro, concentrandomi unicamente a suonare e controllare gli altri strumenti per vedere se c'erano da fare modifiche dell'ultimo momento.
Jen cantò benissimo, sempre meglio. C'erano alcuni punti in cui nel mezzo di una canzone, lei attaccava da sola. Faceva venire la pelle d'oca, quella ragazza. Stava migliorando sempre di più la sua passione.
Mattia era sempre più disinvolto con il suo basso e correva da una nota all'altra con scioltezza, apparentemente in modo del tutto casuale.
La batteria era presente e pestata. Recentemente, a proposito, la nostra batterista se n'era andata per motivi ignoti in seguito a qualche discordia sul genere musicale e si era introdotto un batterista con i conrofiocchi, chiamato Jack. Il suo nome era in realtà Giacomo, ma non lo si sentiva mai. Aveva studiato solfeggio ed era tecnicamente e praticamente imbattibile.
Stava legando un sacco con Mattia - d'altro canto, chi non legava un sacco con Mattia? - e in generale con tutta la band. Un tipo allegro, insomma.
Finite le prove ci fermammo tutti a chiacchierare e scherzare mentre sistemavamo gli strumenti. Non avevamo fatto nessuna pausa fra un'ora e l'altra come eravamo soliti fare, ma la cosa non ci aveva disturbato. Beyond era di fianco a me come un'entità costante, tutto felice delle prove andate bene, ma al contempo molto attento alle mosse di Aki, che ora chiacchierava tranquillamente con Jack a proposito di un videogames bellissimo uscito da poco. Uscimmo tutti insieme solo dopo un quarto d'ora di chiacchiere, allegri e pronti al concerto. Ci salutammo e ci separammo.
Io e Beyond ce ne andammo a casa mia insieme. Volevamo stare il più possibile l'uno con l'altra in quel periodo, terrorizzati all'idea di essere separati repentinamente e costantemente all'erta. Ciononostante era impossibile non stare bene, insieme.
 
Quel pomeriggio, Mello tornò all'orfanotrofio più presto del solito. Matt ne fu stupito. Improvvisamente, verso le quattro, la porta si spalancò facendolo sobbalzare e il biondo entrò sbattendosela alle spalle. Si sedette sul letto, si tolse la giacca di pelle e i guanti e rimase a guardare fisso il pavimento.
Matt lo fissava ancora a bocca aperta, il suo personaggio morto e la musichina del game over che si diffondeva beffardamente. Quando se ne rese conto gli sfuggì una sonora bestemmia: stava giusto per battere un importante boss all'arrivo del biondo. Ma neanche questo riscosse Mello dal suo immobilismo. Matt mandò al diavolo la console e la chiuse di botto.
- Mello? - domandò cautamente la voce roca di Matt.
Il biondo rimase lì senza dare segni di vita.
Il rosso gli si avvicinò stranito, domandandosi cosa mai fosse capitato per metterlo in quelle condizioni.
L'altro non lo guardò, rimanendo a fissare il pavimento con un misto di incredulità e incertezza.
- Ma che cavolo ti è successo? -
Mello alzò la testa fissando Matt, ora davanti a lui. Sembrò sul punto di parlare, ma poi non disse nulla.
Tornò cupo, poi lo guardò con stupore, poi abbassò lo sguardo. Matt era sempre più sconcertato.
- Sei incappato in uno zio ricco o hai trovato il tuo io interiore in un venditore di carabattole musulmano che ti ha iniziato a riti massonici ripudiando la sua stessa religione? - uscì di bocca a Matt.
Ma ciò che successe in quel momento lo lasciò veramente di stucco.
Mello. Mello che aveva tenuto l'espressione in leone arrabbiato per settimane, Mello che aveva cominciato a far uno di droghe , Mello che combinava casini su casini perchè tanto morto per morto non gli interessava più. Questo Mello, sorrise.
- Che cazzate dici, Matt? -
- Ok, hai incontrato Satana. -
Matt lo guardava con gli occhi comicamente spalancati.
- Non ho incontrato Satana, idiota. -
- Sei Satana! - lo accusò l'altro.
- Ma la finisci di dire cazzate? -
- No, scusa, tu ti presenti qui come se nulla fosse dopo settimante che parli solo a ringhi e tenti di picchiarmi ogni due per tre e te ne esci con un sorriso ebete. Mi permetterai un po' di shock! -
Incredibile come, dopo tutto, non facessero neanche fatica a parlarsi con quella strana schiettezza.
Mello sbuffò.
- Ma si può sapere cosa ti è successo o... ? -
Il biondo si incupì improvvisamente, diventando in pochi secondi un'ombra opaca di se stesso.
- Tanto... -
Era come se si fosse improvvisamente ricordato qualcosa.
- No, ora non ti deprimere però!- esclamò Matt osservandolo da vicino.
- Sono solo realista. Ormai sono morto. -
- Tutto si può riparare. -
- No, Matt, non tutto. Tu non sai niente. -
Aveva appena ripetuto la frase con la quale aveva concluso la discussione avuta la notte prima.
- Allora dimmi cosa non so, no? -
Mello si alzò, improvvisamente arrabbiato e nervoso.
- Lo facevo apposta. -
Matt lo guardò malissimo.
- A comportarmi così, intendo. Lo facevo apposta per tenere tutti a distanza. Sono come una bomba che sta per esplodere Matt. Non sai cos'ho fatto fuori da queste mura. Voi pensate semplicemente che io abbia cominciato a farmi. -  disse Mello con il solito tono arrogante e chiaro.
- Lo sai che ci possono sentire? -
- Lo sai che non mi interessa? - gli fece Mello di rimando.
- Allora, cos'hai fatto di così distruttivo. -
Mello ghignò, guardando fuori dalla finestra.
- Se te lo dicessi verrei ucciso subito. Mentre io ho bisogno ancora di un po' di tempo. E sai perchè il direttore, che ci sta ascoltando probabilmente anche ora, me lo lascerà? Per due motivi: il primo è che spera che io mi tradisca. Il secondo è che è... curioso. -
- Mello, ma che cazzo stai dicendo? -
- Scusami per come sono diventato. - sussurrò il biondo senza riuscire ad adottare un vero tono di scuse.
- Tu sei Mello e resterai Mello, per quanto ti sforzi di ammazzarti. Ora però mi devi spiegare un paio di cose, visto che hai ricominciato a parlarmi. Ad esempio: perchè pensi che io non voglia aiutarti? -
- Pensi che potresti essermi utile? -
- Sì. -
L'atmosfera era ora tesa. Giocavano a carte scoperte, uno contro uno.
- Bene. Se avessi bisogno di te ti chiamerò subito. Ci sono pericoli mortali in quello che sto facendo. -
- Adoro i rischi, lo sai. -
Mello si sedette alla scrivania e apparve a Matt quello che veramente era diventato. Si era messo un amaschera scontrosa e depressa oltre ogni limite tenendo tutti appositamente a distanza e sebbene il rosso non avesse la minima idea del perchè ora se l'era tolta davanti a lui, era ben curioso di osservarlo.
La sicurezza di se era accresciuta come la stanchezza, evidente. Si vedeva che non tutto l'atteggiamento che aveva avuto per le precedenti settimane era finto.
La sua rabbia verso il mondo era autentica e così il suo odio. Ma non era così depresso come sembrava e non così inerme. Forse non aveva affatto perso le forze.
- Hai mai giocato a poker, Mello? -
- Perchè?-
- Niente, lascia stare... Visto che ora non hai più intenzione di trattarmi come un'idiota per tenermi alla larga puoi dirmi che ti è successo oggi? -
- Beh, se ho deciso di rivelarti il mio inganno c'è un motivo. Qualcun'altro l'ha scoperto. Ma se lo dici agli altri giuro che ti ammazzo, Matt. -
- Chi lo sa? - domandò incuriosito il rosso, ignorando la minaccia. Non aveva comunque intenzione di dire nulla.
- Lucy. -
Il rosso, dopo qualche minuto di silenzio, rise.
- Per questo eri tutto allegro? Vi siete finalm-
- Stai attento a quello che dici, Jeevas. -
Matt rise di nuovo.
- Sono solo felice per voi! -
Mello sbuffò.


Quel pomeriggio, infatti, subito dopo scuola, Mello era andato via spedito verso l'orfanotrofio senza guardare che avanti a se. Non si era inizialmente reso conto che Lucy, chissà perchè, l'aveva seguito. Neanche lei lo sapeva con certezza, seguiva più che altro un istinto quando si trattava di Mello, tanto ragionare non l'avrebbe portata da nessuna parte.
Presto si trovarono nel vicono con le panchine in fondo dove tipicamente Mello si fermava per una manciata di minuti tentando di raccogliere la voglia necessaria per proseguire verso la sua meta. Come al solito era tutto deserto, le finestre erano sprangate e i bordi del marciapiede erano una coltura di bottiglie di birra rotte e altri scarti. Nessun cestino in vista, naturalmente.
Mello si sedette senza neanche guardare la ragazza, pur avendola notata. Probabilmente l'aveva scoperta molto prima, ma non se ne voleva curare. Forse sperava che se ne sarebbe andata? Scartò lentamente una barretta di cioccolato, mentre la ragazza si sedeva affianco a lui senza dire nulla. Lo fissava, ma rimaneva in silenzio. Silenzio che Mello non interruppe. Calcolò ogni gesto per non rompere la carta che avvolgeva il cioccolato  e arrivò alla stagnola. Era una delle tavolette che gli aveva dato proprio la ragazza.
Lo scricchiolio della stagnola che scopriva il cioccolato non venne coperto da parole. Ben presto fra i due si profuse l'aroma amaro che caratterizzava in genere anche Mello stesso. I suoi vestiti l'avevano addosso come quelli di Matt si portavano dietro la puzza di fumo.
Mello addentò un quadratino del suo dolce, ma prima che potesse staccarne un altro, le mani di Lucy gli presero la tavoletta dalle mani con delicatezza. Per lo stupore di trovarsi improvvisamente quelle dolci mani davanti gli impedì di reagire, per quanto si sforzasse di essere brutale con lei.
Gli occhi spalancati del biondo cercarono quelli di Lucy - che era per altro la prima ad avere osato togliergli di mano il cioccolato - ma non li trovarono, poichè essi erano rivolti a ciò che aveva appena preso fra le mani.
Ne stacco tre quadratini e li porse a Mello guardandolo gelidamente.
Lui li prese, ancora troppo stupito per dire alcunche. Lo sguardo di lei l'aveva quasi paralizzato e non gliel'aveva mai visto sul viso.
Quando morse il cioccolato però, la ragazza lo fermò con la mano fissandolo con quello che si poteva dire uno sguardo perentorio.
Si avvicinò a lui lentamente, senza dargli alcuna possibilità di reagire, esitò per qualche secondo a pochi millimetri dal suo volto, staccò un pezzo di cioccolata lentamente e si allontanò. I suoi occhi erano fissi su quelli di Mello carichi di sfida.
Prima però che lui potesse dire qualcosa - cosa che non avrebbe fatto perchè di stucco - Lucy si alzò, lo guardò ancora e disse:
- Ops, scusa. Stavo scherzando. Stammi lontano. -
Non lo degnò di nient'altro prima di girare i tacchi e andarsene.
Mello si riprese in pochi secondi e si trovò a un bivio: continuare con la sua mascherata in modo da allontanarla da se il più possibile prima di ammazzarsi o seguire l'istinto? Scelse la prima.
Ma poi fece la seconda.
Si alzò e in alcuni passi veloci la raggiunse, fermandola con una mano sulla spalla. Lei si girò e lo fissò, gelida.
Ma Mello conosceva abbastanza le bugie per vedere della tristezza e della rassegnazione nel fondo degli occhi scuri dell'amica. Ebbe di nuovo la sensazione che fossero dello stesso colore del cioccolato che amava mangiare.
Lucy stava per dire qualcosa, per allontanarlo, ma prima che potesse anche solo provarci, Mello agì.
Non pensò, non ne sarebbe stato in grado in quel momento. Odiava gestire i suoi sentimenti e anche per questo non si andava mai a cercare dei rapporti. Nella sua visuale avrebbero provocato solo problemi.
Ma in quel momento, non pensò. Non aveva idea di cosa stava facendo, ma sapeva che l'avrebbe fatto.
E in un istante, prima che lei parlasse, prima che il silenzio diventasse imbarazzante, nel momento giusto, la baciò.
Nella sua testa ronzavano pochi pensieri senza senso e non si sforzò di decifrarli. Non solo non sapeva cosa stava facendo. Non voleva decisamente saperlo.
Credeva di sapere cosa aspettarsi dopo quel bacio - oltretutto ricambiato. Lei gli avrebbe probabilmente tirato uno schiaffo urlandogli contro qualcosa e se ne sarebbe andata via, arrabbiata.
Invece, con sua grande sorpresa, quando tornarono a guardarsi negli occhi, lei sorrise. Non disse nulla. Non c'era nulla da dire. Ma improvvisamente lo strinse in uno dei primi abbracci che il biondo avesse mai avuto, mozzadogli quasi il respiro.
- Ok.. così mi strozzi... -
Lucy lo lasciò, arrossendo, ma quando i due si guardarono di nuovo non c'era tensione nei loro pensieri.
- Scusami. - disse Mello, riprendendo il suo normale tono di sufficienza. Non lo faceva apposta, era semplicemente il suo timbro.
- Per cosa, precisamente? - domandò ironicamente la mora.
- Lo sai...  -
- Fammi indovinare... avermi dato una spinta? Oppure avermi trattata di merda? Ah, potrebbe anche essere perchè dopo avermi quasi baciata mi hai detto che scherzavi.... Direi che abbiamo una vasta scelta. - rise lei.
Lui alzò gli occhi al cielo.
- Non finisci mai di parlare, tu? - domandò.
- Mai! Infatti volevo dirti che-
Mello la interruppe subito con un altro bacio, e non solo perchè non aveva voglia di sorbirsi le sue piccate frecciatine. Sapeva di aver sbagliato con lei, ma in quel momento non gli importava più di nulla. Lei era lì. Questo bastava, per il momento.
  
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