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Autore: ISI    22/07/2008    5 recensioni
Che cosa potrebbe accadere se un sayan attaccabrighe come Vegeta finisse per sbaglio nel mondo degli antichi romani e facesse la conoscenza di coloro che governano il Mondo e che dimorano il sacro Olimpo?
"-L’ho fatta godere, ecco che cosa le ho fatto...- affermò Mark barcollando nel tentativo di rialzarsi da terra, con il naso e le labbra spaccate e sanguinanti; a quelle parole Trunks raggelò e Bulma trasalì -La tua cara innocente mammina è venuta tra le mie braccia qualche settimana fa, fregandosene altamente di te e del suo caro maritino, ma chissà perché, tutto d’un tratto è diventata improvvisamente una santa...e dire che le era anche piaciuto...- aggiunse infine di strisciare via, viscidi come la serpe qual’era. [tratto dal capitolo 12]
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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ROMA ANTICA

Capitolo XIV

Finalmente a casa

 

 

Per Suikotsu: Ecco il tredicesimo capitolo... spero che ti piaccia... Hai perfettamente ragione quando dici che i miei due aggiornamenti l’uno dietro l’altro sono stati dei miracoli, ma il caldo e l’ispirazione che arde per la stesura di altre storie sono nemici davvero temibili, peggio si Saturno forse... ci si sente alla fine del capitolo... Ciao!

Per Umpa_lumpa: Ed ecco il tredicesimo capitolo... ebbene, sono davvero felice di essere finita tra i tuoi preferiti, e mi lusinga sapere che i miei originali, quelli drammatici almeno, ti piacciano così tanto... per quanto riguarda la tua storia, “Numb” l’ho messa fra i miei originale perché è decisamente stupenda, visto il ritratto perfetto che riesce a dare di Vegeta. Ora mi applicherò alla lettura dei tuoi originali, i primi che, ad essere sinceri, avrei dovuto leggere non appena entrata nel tuo account... che altro dire? Ti ringrazio ancora tanto per i tuoi bei complimenti e ciao!

 

 

Goku, Bulma e Goten che teneva un Trunks esausto in braccio si materializzarono nel cielo nero davanti al palazzo del supremo in cui, in breve tempo, dopo la comparsa e la sua rivelazione del nuovo, sconosciuto nemico, s’erano riuniti tutti i guerrieri più forti del pianeta, che già in varie occasioni avevano salvato l’umanità dalle catastrofi più disparate.

-Papà!- esclamò Gohan scattando subito verso il genitore, seguito da Crilin e da Junior, tutti visibilmente preoccupati -Papà che cosa è successo?-

-Dopo vi spiegherò, ora dobbiamo pensare a Trunks!- e non appena il ragazzo fu guarito, subito dopo aver ingoiato uno dei miracolosi fagioli di Balzar, raccontò per filo e per segno a tutti quello che era accaduto alla Capsule Corporation.

-Saturno?- ripeté incredulo Gohan, il più acculturato di tutti, per poi spiegare nel modo più accurato e dettagliato possibile al resto dei combattenti chi fosse il nuovo, temibile avversario che avrebbero dovuto sconfiggere.

-Quindi il corpo di Mark dev’essere stato posseduto da questo Saturno...- ragionò la donna dai capelli azzurri e gli altri annuirono seri, senza potersi minimamente spiegare come avesse potuto il dio di una dimensione completamente estranea alla loro, anche dal punto di vista temporale, risorgere dall’inferno, o meglio da quello che Gohan aveva chiamato regno d’Ade nel quale era stato confinato per la sua terribile malvagità, e ad attraversare quelle barriere spazio-temporali che dividevano i due mondi proprio per impedire un simile caos.

-E tu cosa ne pensi Goku?- gli aveva domandato Junior desideroso di sapere quale fosse la sua opinione a riguardo. L’interpellato, dal cui volto, come per magia, era sparita la solita espressione serena e giocosa che sempre lo aveva contraddistinto, non rispose subito, ma si concesse qualche attimo per riflettere, anche se quello che riuscì a stabilire fu la conclusione alla quale erano già giunti tutti dopo il resoconto di Trunks.

-Ha un potere immenso, credimi...- ammise infine il Sayan, che mai prima di allora si era ritrovato a provare angoscia al pensiero di dover combattere, di dover scendere in campo a fare la cosa che gli era sempre riuscita meglio e che più gli piaceva: menare le mani. Affermare che Goku fosse impaurito sarebbe esagerato, ma aveva come la netta impressione che quel mostro li avrebbe fatti penare più di chiunque altro, soprattutto se si considerava che all’appello mancava uno dei Sayan più forti e potenti. Simili parole, essendo pronunciate dal guerriero più forte della galassia, turbarono non poco gli animi degli altri, ma il Sayan parve non accorgersene e continuò la sua considerazione ad alta voce -Non avrei mai pensato che potesse esistere un essere del genere, non...- ma non potè finire la frase che una voce gelida e dal tono divertito lo interruppe facendolo rabbrividire.

-Credici misero mortale.- a queste parole tutti i guerrieri si voltarono di scatto verso l’alto dove levitava leggera la figura esile di un corpo umano, che di umano non aveva più nulla, un corpo in cui risiedevano due anime distinte ma una più malvagia ed empia dell’altra -Credeteci tutte voi, insulse esistenze che volete appropriarvi del mio potere, credete e perite!- e mentre diceva ciò, con il tono imperioso di chi sa di essere il più forte, si formava nella sua mano destra una sfera d’energia che da sola avrebbe potuto  spazzare via la terra intera assieme a tutti i suoi fragili e apparentemente già condannati abitanti.

Nessuno dei guerrieri lì presenti, neppure Goku, ebbe il tempo, o forse sarebbe meglio dire il coraggio, di capacitarsi di quello stava realmente accadendo: era troppo difficile, troppo doloroso dover ammettere di essere del tutto impotenti di fronte a tanta malvagità, di non poter far nulla per salvare la terra.

Lacrime silenziose solcarono il volto, già abbastanza provato di Bulma, il cui istinto materno l’aveva spinta ad abbracciare forte il figlio, come a volerlo proteggere con il proprio misero corpo di terrestre: sarebbero morti senza la possibilità di riferire alla persona che più avevano amato quanto, nonostante il suo caratteraccio, gli avessero voluto bene e quanto avrebbero continuato a volergliene  allorché la vita terrena, assieme alle sue gioie e ai suoi dolori, sarebbe stata solo il vago ricordo comune ad un paio di anime.

La sfera d’energia creata da Saturno era ormai giunta sopra le loro teste quando un bagliore accecante spazzandola via illuminò a giorno l’etere d’ebano, prendendo, anche se solo per un attimo, il posto del sole, servo di Apollo, che, impaurito, s’era nascosto dietro spesse coltri di nubi nere.

Cielo e terra parvero gridare tutto il loro odio al dio, tremando all’unisono nell’aprirsi ai cieli e alle terre di un altro mondo, affinché questo gli restituisse chi, con indomito coraggio ed inarrestabile forza, aveva saputo piegare gli dei immortali che dimorano il sacro Olimpo e che dal tempo dei tempi regnano sovrani sugli uomini e su tutte le creature presenti in natura, ormai assoggettate ai loro voleri e anche ai loro capricci.

Ritornava dunque al suo mondo, dopo tante peripezie, il principe dei sayan, con indosso l’armatura più bella e più forte che Vulcano, dio del fuoco e del metallo, nonché fabbro degli dei, avesse mai osato forgiare con il sacro fuoco dell’Etna, sua dimora. I lunghi capelli biondi, a testimonianza del fatto che ormai Vegeta aveva raggiunto e forse anche superato, pur se di poco, il livello di Goku, erano stati raccolti in una lunga e comoda treccia dalla quale, però, s’erano dimenate e liberate ciocche ribelli color dell’oro che danzavano lievi ai sospiri freddi di Zefiro, figlio di Eolo, il signore di tutti i venti che attraversano e muovono l’intero cielo.

-M... mamma...- balbettò incredulo Trunks, sciogliendo con quanta più delicatezza possibile l’abbraccio della donna, che era rimasta aggrappata a lui, facendola voltare verso l’alto; non si stupì affatto nel sentirla sussultare e nel vederla sgranare gli occhi, come avevano fatto pochi secondi prima tutti gli altri.

-Vegeta...- mormorò Bulma con un filo di voce che, per quanto impercettibile fosse, tradì un’ansia e al contempo una gioia sconfinate.

-Ma quelle cosa diavolo sono?- domandò Junior indicando una delle mostruose creature che seguivano il principe dei Sayan nella sua discesa verso il palazzo del supremo.

-Quelle sono arpie.- rispose Gohan e dato che tutti avevano assunto un’aria interrogativa s’affrettò a spiegarsi meglio -le arpie sono dei mostri dal volto di donna ed il corpo di avvoltoio. Omero le considera un po’ come le reincarnazioni delle tempeste.- il namecciano annuì, evitando di chiedergli chi fosse questo Omero, mentre il principe dei Sayan atterrava innanzi a loro.

Le arpie, che lo avevano guidato di mondo in mondo fino a riportarlo nel suo, si volatilizzarono battendo forte le grandi ali nere per andare a ripararsi dalla furia che quei due, lottando, avrebbero sicuramente scatenato.

Goku, in condizioni normali, vedendo com’era conciato il suo simile, l’avrebbe sicuramente preso in giro, ma dato che quella non si sarebbe potuta di certo catalogare come una circostanza normale, preferì starsene zitto, tacendo tutti i commenti su quel nuovo Vegeta comparso dal nulla, per quanto divertenti essi potessero essere.

-Vegeta!- ripeté Bulma con le lacrime agli occhi e fece per raggiungere il marito, che voltatosi di scatto le ordinò di restare dov’era, mentre Trunks le si faceva accanto.

-E’ una storia lunga...- asserì secco, mal celando l’agitazione che sentiva in vista dello scontro con Saturno -...e complicata. Estremamente complicata.- specificò sottolineando con chiarezza l’ultima parola e lanciò un’eloquente occhiata all’altro Sayan adulto per poi voltarsi verso il suo ultimo nemico, il più forte che mai avesse incontrato.

Ora che poteva vederlo da vicino, ora che poteva sentire tutta la sua aura, Vegeta ebbe la conferma su ciò che aveva dedotto dalle descrizioni che gli avevano fatto Apollo, Marte e Mercurio di Saturno stesso: essendo egli solo uno spirito e non possedendo più un proprio corpo materiale, il dio aveva dovuto prendere in prestito quello di qualcun altro.

Vegeta non riusciva a spiegarsi, però, perché, il dio avesse scelto proprio il corpo di un banale essere umano, quando sulla terra, dove era arrivato sicuramente prima di lui, c’erano almeno tre Sayan, tra i quali anche suo figlio, che avrebbero potuto ospitarlo, dandogli la sicurezza di un organismo e di una formazione anatomica decisamente superiore e assolutamente più forte di quella terrestre.

Di conseguenza se feriva Saturno avrebbe finito con il ferire anche la persona di cui questo s’era impossessato e alla stessa maniera l’umano che aveva soggiogato sarebbe morto se fosse riuscito ad uccidere il dio, cosa che non dava certo per scontata, soprattutto considerando la potenza di quest’ultimo.

Ade gli aveva spiegato che, se mai fosse riuscito a soggiogare Saturno nel combattimento, i due mondi si sarebbero di nuovo aperti l’uno all’altro: arrivato a quel punto, Vegeta, magari aiutato da tutti gli altri Sayan, avrebbe dovuto solamente creare un’onda d’energia abbastanza potente da scagliare nuovamente il folle dio in quella che per millenni era stata la sua prigione, il Tartaro, dove il re dei morti, avrebbe separato la materia dall’anima, o meglio dalle anime, eliminando la prima e rendendo inoffensive le seconde imprigionandole di nuovo nelle viscere dell’inferno.

“Ci sono sempre le sfere del drago, però!” aveva pensato dandosi dell’idiota per non aver rammentato prima una soluzione tanto comoda, che poi s’era rivelata, invece, un fiasco, dato che il drago Shenron non avrebbe avuto potere sull’aldilà di un’altra dimensione e per quanto ne sapeva, una volta che una delle le tre Moire avevano reciso il filo della vita di chicchessia, nessuno, neppure Giove in persona, avrebbe potuto fare qualcosa per rimediare.

-Tu, misero essere!- lo chiamò austero il dio, distogliendolo così dai suoi pensieri, giacché fino ad allora, anche se solo apparentemente, era stato del tutto ignorato -Chi sei, qual è il tuo nome, e perché giungi dal regno nel quale io nacqui? Giove ti ha forse mandato a combattere con me al suo posto? E’ davvero così codardo quell’incapace di mio figlio?- e rise di gusto, nel constatare che la propria potenza aveva spaventato anche colui che, con il parricidio, s’era reso dio di tutti gli dei e di tutti gli uomini.

-Il mio nome è Vegeta e sono il principe dei Sayan!- esordì il guerriero sicuro di sé, o almeno così sarebbe parso a vederlo da un’angolazione esterna, con il suo solito stile formulario -Sono capitato nel tuo regno per sbaglio e dopo aver sconfitto tutti gli dei, compreso tuo figlio Giove, sono tornato nel mio mondo per fermare la tua folle conquista!- a quelle parole, tanto audaci quanto suicide, il dio, per bocca di Mark, rise ancora più forte, facendolo irritare non poco.

-Se Giove e tutta la sua schifosissima prole non riescono ad eliminare neppure un insetto debole ed insignificante come te vuol dire che il caro vecchio Olimpo è messo davvero male, cosa che non potrebbe rendermi più felice dell’essere scappato dalle maledette grinfie di quell’Ade! Ah, ma la pagheranno! Si la pagheranno cara tutti quanti e tu, che hai osato sfidarmi, avrai l’onore di essere il primo a saggiare il mio immenso potere! Ti ucciderò come ho fatto con mio padre, come farò con mio figlio e tutta la sua progenie! Estirperò via le vostre vite come farò con quella del re dei morti e infine ucciderò la morte in persona perché lei non possa uccidere me!- disse mentre il suo volto, o meglio quello di un umano che Vegeta non aveva riconosciuto nonostante lo avesse incrociato per i corridoi della Capsule Corporation più e più volte, diventava una maschera di pura follia.

-Trunks porta via tua madre immediatamente, qui è troppo pericoloso per lei.- ordinò il Sayan in tono deciso, pur sapendo che qualunque posto sulla terra, con Saturno lì non sarebbe stato mai abbastanza sicuro da garantirle la sopravvivenza. La donna cercò di opporre resistenza, ma ogni sua azione fu vana, perché il figlio obbedì immediatamente scomparendo in volo all’orizzonte con la donna in braccio.

-Ascolta mi bene Kakarot!- gli fece Vegeta senza voltarsi, mentre l’altro, che da tempo non sentiva più nessuno chiamarlo con il suo nome di Sayan, sorrise amaramente, considerando che quella avrebbe potuto anche essere l’ultima volta che il principe gli rivolgeva la parola -sappiamo entrambi che nessuno dei due è abbastanza forte da poter eliminare quel mostro, ma io, essendomi allenato con persone della sua stessa razza o forse qualche possibilità in più di te. Ora, se non dovessi riuscire a sconfiggere questo demonio, devi promettermi di prendere con te la tua famiglia e la mia e di fuggire nell’angolo più remoto dell’universo se necessario e di...- ma Goku, incredulo, l’interrupe.

-Vegeta, ma cosa stai dicendo, ti ha dato di volta il cervel...-

-Dannazione, Kakarot, fammi finire!- lo zittì, manifestando, anche se solo per un attimo, tutta la preoccupazione che si era tenuto dentro sino a quel momento -Devi promettermi di prendere con te la tua famiglia e la mia, assieme al supremo, e di allenare te e gli altri fino a che non sarete in grado di sconfiggere Saturno e riscattare la terra dal suo dominio. Anche voi, Goten, Junior e Crilin, ovviamente, dovete promettermelo.- nessuno osò rispondere a quelle parole che non parevano affatto essere uscite dalla bocca di una persona tanto autoritaria e orgogliosa qual’era sempre stata il principe dei Sayan.

-Vi prego, giuratemelo!- ripeté nervosamente dato che non aveva ricevuto risposta alcuna.

Goku chinò il capo sconfitto, pensando a quanto coraggio fosse servito a Vegeta per pronunciare un tale discorso, a quanto avesse penato per ritornare nel suo mondo e non per ultimo pensò a quanto Saturno fosse forte. Lui, e peggio ancora gli altri, non avevano speranze.

Si portò la mano destra alla parte sinistra del petto, proprio sopra il cuore e si fece coraggio, ammettendo che quel gesto non solo avrebbe fatto felice Vegeta, ma che sarebbe stata anche l’unica soluzione valida in caso di dipartita de principe dei Sayan.

Che cosa avrebbe detto a Bulma e a Trunks, qualora li avesse costretti a fuggire su di un altro pianeta? Che era stato così codardo da non cadere in battaglia assieme ad un proprio simile per difendere il pianeta in cui era cresciuto e che gli aveva regalato la felicità con le persone che lo abitavano?

Si disse che non era quello il momento per pensare agli indovinelli e si volse dunque a compiere quello che Vegeta gli aveva addirittura pregato fare.

-Te lo giuro.- disse semplicemente senza sapere quanto grande fosse la riconoscenza che Vegeta provò per lui nell’udire quelle tre, importantissime parole.

-I Sayan non ringraziano mai, ricordatelo sempre figliuolo!- quand’era piccolo suo padre glielo ripeteva in continuazione e lui da bravo aveva sempre obbedito a questa ferrea regola, ma questa volta non riuscì a non tradirsi.

-Grazie...- mormorò appena per poi lanciarsi a tutta velocità contro Saturno.

 

 

Spero che non ci siano troppi errori di battitura e spero anche che questo nuovo capitolo, posato in tempo quasi record, considerando le mie abitudini, sia stato di vostro gradimento...

Grazie ancora e Ciao!

Isi!

  
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