E’ un inverno freddo, al distretto 12,
uno dei più freddi
degli ultimi anni.
Dandy è in cucina con me e sta facendo
tranquillamente i
compiti mentre Peeta e Hay arrostiscono delle castagne avanzate da
questo
autunno nel caminetto del salotto. Sembrerebbe tutto sereno ma vedo che
mia
figlia è agitata e silenziosa, il contrario di quello che
è tutti gli altri
giorni. Vedo che mi guarda di sottecchi con i suoi enormi occhi azzurri
ma poi,
appena mi volto per guardarla a mia volta, abbassa subito lo sguardo.
Continuo ad
asciugare i piatti della cena che abbiamo appena consumato ma
l’ansia si sta
impadronendo di me: so com’è fatta Dandelion,
bisogna aspettare sino a quando
lei non è pronta a parlarne. Ma l’attesa mi
uccide.
E quell’attesa viene finalmente
interrotta.
Improvvisamente.
-Mamma. Cosa sono gli Hunger Games?-
Sento il rumore della legna che Peeta stava
portando dentro,
che cade rovinosamente a terra, così come il piatto di
ceramica che avevo in
mano. E così eccola lì, la domanda.
Abbiamo dovuto aspettare sette anni e stavamo
quasi per
abituarci all’idea del “ potrebbero non chiedercelo
mai” e invece dalle piccole
labbra di mia figlia era appena uscita la dannata domanda. Lei
continua,
imperterrita, ma la voce le trema. La mia piccola coraggiosa Dandy.
-La maestra ne ha parlato a scuola e ha detto che
tu e papà
e nonno Haymitch siete i vincitori del nostro distretto. Ma si
sbagliava, di
sicuro. Si sbagliava, vero mamma?- mi chiede lei, gli occhi lucidi ma
io non so
che dirle, sembra che sia diventata improvvisamente muta.
-Perché, tesoro, dici che la maestra si
è sbagliata?- dice
Peeta, entrando in cucina con in braccio Hay che stringe a
sé il peluche
regalatogli da Haymitch e Effie anni fa: non se ne separa mai.
-Perché vuol dire che avete fatto male
a delle persone se
siete i vincitori. Vuol dire che queste persone sono in cielo adesso,
per colpa
vostra. Ma voi siete bravi, io lo so.-
Un singhiozzo strozzato mi esce dalle labbra e mi
devo
tenere al bordo della nostra cucina per non cadere a terra:
è arrivato il
momento. Il momento in cui mia figlia mi vedrà come
un’assassina. Quello che
ero, quello che sono ancora adesso.
Peeta si avvicina a nostra figlia e si siede sulla
sedia
accanto alla sua: mi sembra che i suoi occhi si oscurino per un momento
e
subito gli sono vicino, le nostre mani strette in una morsa
indissolubile. Resta
con me. Lui mi sorride e mi accarezza la mano e dà di nuovo
attenzione a nostra
figlia.
-Vedi, tesoro, le persone cattive erano altre.
Queste persone
cattive hanno creato gli Hunger Games e questi ragazzini, noi, eravamo
costretti a farci del male l’un l’altro. Capisci?
Né io, né la mamma, né il
nonno volevamo fare alcunché a quei bambini…
volevamo solo tornare a casa.-
Dandelion lo guarda preoccupata, le lacrime che le
rigano il
volto e il mio cuore si stringe e mi sembra che si stia per spezzare:
Hay
comincia a piagnucolare, infastidito dalla strana atmosfera e non posso
fare
altro se non prenderlo in braccio. Subito si calma, accarezzando i miei
capelli
sciolti.
-Mamma, papà… devo andare
anche io agli Hunger Games?-
-NO!- questa volta sono io a parlare, sarebbe
meglio dire
urlare, e mi accuccio subito accanto alla mia primogenita.
–No. Io e tuo padre
abbiamo lottato perché questo non vi accadesse mai, voi
potete stare tranquilli
piccola mia… Non ci sarà nessuna mietitura,
niente Hunger Games. Tu sarai al
sicuro, Dandelion, mi hai capito?- le chiedo, guardandola negli occhi.
Lei annuisce e, per un attimo, non mi sembra
più la dolce
bambina di 7 anni che stamattina si è fatta fare la treccia
da me: una sola,
come la mamma.
Peeta si alza e va verso lo scaffale della sala da
pranzo:
prende il nostro libro, quello che avevamo finito di scrivere ormai
tanti anni
fa.
Il nostro libro li
aiuterà a capire tutto e ad essere più
coraggiosi, Katniss, te lo prometto. E poi
tu hai me ed io ho te.
Mi aveva detto, quando ero stata presa dal terrore
un giorno
che, per strada, dei passanti si erano rivolti a me come la “
Ghiandaia Imitatrice”
e Dandelion aveva chiesto cosa significasse. E’ vero: io ho
Peeta e lui ha me,
andrà tutto bene. Deve andare bene.
-Posso dormire con voi, stanotte?- chiede la
nostra bambina,
quasi piagnucolando.
Io annuisco, stringendola in un abbraccio
soffocante e
cercando di trattenere le lacrime che vorrebbero uscire. Questa notte
ci
saranno tanti incubi ma i miei figli impareranno dai nostri errori,
è giusto
che loro sappiano, che loro imparino. E’ giusto che loro
siano più coraggiosi.
E io li aiuterò sempre. Fosse
l’ultima cosa che farò.
Ed
anche questa OS è andata:D altre due e poi avrò
finitoT_T
Prepariamoci al trauma ragazzi! Spero che anche questa vi sia piaciuta!
Fatemi sapere!
Baciii:)