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Autore: Nadie    02/05/2014    2 recensioni
Vorrei parlarti di statica.
Io non ci ho mai capito nulla a scuola, ma il poco che so è che la statica studia delle dannate condizioni necessarie affinché un corpo mantenga il suo equilibrio anche dopo essere stato sconvolto da forze esterne.
Ecco, io e te siamo un esperimento di statica miseramente fallito.

[Ben e Prudence]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Temporale '
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Farfalle


«Farfalle?»
«Farfalle.»
Farfalla è una delle parole che non dice mai, sentirne il suono lo fa ridere e gli mette i brividi allo stesso tempo.
Farfalla.
Una parola che non dice mai, le parole che non dice mai.
Aveva letto da qualche parte che ogni persona, dentro sé, ha una lista disordinata di parole che non dice mai.
Lui ad esempio non ha mai detto parole come: amore, responsabilità, fidanzata, adulto, serio e farfalla.
Non sono mai servite parole del genere nella sua vita, le ha sempre evitate, ci è passato piano accanto ed è stato attento a non farsi sentire.
Farfalla.
Le farfalle gli facevano una paura fottuta.
Quei vermi scuri e silenziosi che tagliavano l’aria con le loro ali ridicole.
Benjamin, resta un po’ qui e vedrai che poi la paura passerà, tesoro.
La voce di suo padre cade sul prato verde del suo giardino e la porta alle sue spalle si chiude.
Arriva una farfalla che si posa piano sul braccio del bambino, lui la vede e comincia a correre.
Arrivano altre farfalle che volano impazzite sopra la sua testa, il bambino urla.
Papà, fammi entrare. Ma suo padre non lo sente o non lo vuole sentire.
Mamma, mamma. Ma neanche sua madre lo sente.
Forse tutte quelle ali che battono fanno troppo rumore e sua mamma non riesce a sentirlo.
Il bambino corre, ma il giardino è sempre uguale e non c’è tanto spazio per scappare, si avvicina al muro che separa casa sua da quella dei vicini, ruvido, grigio e sporco, ci si appoggia con la schiena e vede le farfalle ancora sospese nell’aria.
Ma chi le ha inventate le farfalle?
Mette un piede sull’albero nel suo giardino e prova ad arrampicarsi, cerca di scavalcare il muro e vedere se dall’altra parte le farfalle non ci sono, ma il ramo sotto al suo piede si spezza all’improvviso e il bambino cade giù, il suo corpo incontra la terra e fa un rumore strano, un piccolo bum un po’ soffocato, eccolo, è quello il suono del suo corpo.
Bum.
Il bambino è caduto giù.
Il braccio gli fa male, gli sembra che abbia preso fuoco e stia bruciando, vorrebbe soffiarci sopra ma il fuoco arriva da sotto la pelle e il bambino capisce che quel fuoco non si spegnerà solo con un soffio.
Chiude gli occhi e comincia a piangere ma poi sente il profumo di fiori e le braccia di sua madre che lo sollevano e si calma lentamente.
Farfalla.
Ma che gli frega adesso delle farfalle se ha a fianco ragazza con gli occhi verdi?
Prudence, lei si chiama Prudence, come una vecchia canzone dei Beatles.
Nome perfetto, nome perfetto per lei.
Lui vorrebbe prendere una chitarra e fingere di essere uno di quei quattro tizi con i capelli strani per cantarle una canzone, ma non ha una chitarra e non saprebbe dove andarla a prendere, davanti a lui vede solo alberi e piante cresciute senza che nessuno si preoccupasse per loro, e pioggia che mangia la terra e la trasforma in fango.
Forse potrebbe prendere un fiore, un ramo e un po’ di fango e sentire che suono fanno. Sua madre gli diceva sempre che tutto ha un suono quindi anche quel fango deve averlo, forse sarà meglio di una chitarra e lui potrà usarlo per cantare qualcosa a Prudence.
Ma no, non potrà, lui non sa nemmeno come si suona una chitarra!
Prudence insiste, dice che le farfalle sono animali graziosi e non capisce perché a lui facciano paura.
E mentre parla la pioggia cade tra i rami dell’albero enorme sotto cui si sono riparati, e bagna i vestiti di Prudence, bagna le sue labbra ed i suoi occhi, si mischia con la sua pelle e lui dice, fanculo, che vorrebbe essere pioggia che la bagna o aria che respira, vorrebbe essere il vento che la tocca o addirittura una farfalla che si posa delicata sulla sua pelle.
Dannate farfalle!
Lui non vuole parlare delle farfalle o della sua vita, vuole parlare di Prudence.
Prudence, di cos’hai paura? E non ti preoccupare, se non saranno farfalle potrò aiutarti a combattere qualsiasi cosa. Ecco, ecco cosa vorrebbe dirle.
Ma che bugia sarebbe!
Lui non l’aiuterà, Prudence ha problemi molto più grandi delle farfalle, lui lo sa.
Le farfalle, quando hanno un problema, sbattono le ali e volano lontano, quei vermi schifosi!
Lui vorrebbe strappare le ali ad ogni farfalla e dire, dire che se Prudence non potrà volare via dai suoi problemi allora neanche le farfalle potranno.
Più che paura, sembra che le farfalle gli facciano invidia, possono fare qualunque cosa, possono vivere fino in fondo, mentre lui non sa se ci riuscirà.
«Ecco, forse è per questo che mi fanno paura, perché fanno una vita migliore, dei vermi con le ali fanno la vita migliore di tutto il mondo.»  sputa fuori le parole con disprezzo, disprezzo per le farfalle e disprezzo per la sua vita che gli sembra profonda come una pozzanghera.
«Hai ragione. Ma sai, c’è una cosa che le farfalle non potranno mai fare.» gli dice Prudence e lui sbuffa.
E sarebbe? Chiede infastidito, ma vorrebbe prendersi a calci perché si è permesso di usare quel tono scontroso con Prudence, con la splendida sirena con gli occhi verdi che gli siede accanto.
Adesso si alzerà e se ne andrà, pensa, ma Prudence non si alza e non se ne va, Prudence gli prende il viso tra le mani e avvicina le sue perfette labbra carnose a quelle di lui.
E sono buone le labbra della sirena.
Sanno di pioggia e sanno di sale, sanno di carne e sanno di acqua, sanno di luce e sanno di vento.
Sono buone le labbra della sirena.
E le farfalle non possono baciarle, assaggiarle, e allora a che servono le ali se non possono provare le labbra di Prudence? A che serve volare se non possono stare con Prudence?
Per la prima volta è felice della sua vita profonda come una pozzanghera, sente che potrebbe tuffarcisi dentro e scavare, scavare, scavare finché quella pozzanghera non diventerà un oceano e lui potrà affogare ogni dannata farfalla che gli volerà vicino.
Cade, cade oltre le labbra di Prudence e tenta di spingersi giù, giù per la gola, fino alle viscere, restarle intrappolato dentro e non andarsene più, stare sempre con Prudence.
Ma guarda tu se una sconosciuta con gli occhi verdi doveva capitargli davanti e bloccargli la strada, e in così poco tempo, per giunta!
Poco tempo.
Ma chi lo dice che è poco? Lui chi è per dire che è poco? Lo conosce il tempo? Ci ha mai parlato? Ci ha mai preso un tè insieme?
Lui non lo conosce il tempo, e il tempo sicuramente non conosce lui.
Mentre precipita all’interno di Prudence si chiede quanto tempo ci voglia per innamorarsi.
Perché gli è successo questo, no?
Assolutamente no, lui all’amore non crede o forse è l’amore che non crede a lui, non lo sa, ma sicuramente non è innamorato.
Come fai ad innamorarti se con Amore non vai per niente d’accordo? Se l’hai sempre deviato, evitato, cacciato, denigrato? Figurati!
Innamorato.
E di una sconosciuta, poi!
Gli viene quasi da ridere.
Ma poi Prudence allontana le sue labbra da lui e gli viene più da sbattere i pugni contro il tronco di quel dannato enorme albero che gli torreggia sopra.
Lei gli sorride e lui pensa, dannazione, quanto è bella!
«Credo che ora tocchi a te raccontarmi qualcosa.» le dice, lei non sembra entusiasta ma prende un bel respiro e gli racconta una storia triste, e lui vorrebbe che alla fine lei gli dicesse, stai tranquillo, è solo una storia!
Ma mentre ascolta sa che quella storia è la Sua storia, la storia di una ragazza con gli occhi verdi e pochi sogni in tasca.
Anche lui ne ha pochi, di sogni in tasca.
Vorrebbe dire a Prudence, tira fuori dalle tue tasche i tuoi sogni maltrattati che io prenderò i miei e li metteremo insieme e andremo lontano, con quei sogni, arriveremo fino ad Amsterdam!
Prudence non gli crede, ma ride e gli stringe forte la mano.
Poi lei si ricorda di dover andare a prendere il fratellino e si alza da terra, abbandona un bacio rapido sulle labbra di lui e corre via tra la pioggia.
Lui resta a guardarla e sorride.
Ancora non sa che presto arriveranno le farfalle e Prudence scivolerà via dalla sue mani bagnate.
 



Hoola!
Allora, l'aggiornamento, in teoria, era per domani ma dato che per il fine settimana non avrò tempo per aggiornare, ho anticipato.
Che dire? Anche questo momento era già presente nell'altra storia ma, personalmente, lo preferisco dal punto di vista di Barny, spero piaccia anche a voi.
Ringrazio come sempre tutti i lettori silenziosi e quelle due meraviglie di Joy e Clairy,
una carovana di abbracci(?),
C.



 





 
  
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