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Autore: whentheday    02/05/2014    0 recensioni
Airbagging,ovvero rischiare la vita lanciandosi a folle velocità contro un muro con potenti auto rubate per fare esplodere l'airbag. E' questo il passatempo preferito di una banda di giovani capeggiata da un delinquente totalmente privo di scrupoli che si circonda di sinistri personaggi.Della banda fanno parte Alex, uno studente tutto muscoli e poco cervello, e una biondina tormentata dai dubbi,Biene,la sua ragazza. Ma ancora per poco..C'è il cadavere di un membro della banda che ha osato troppo,c'è un giornalista che indaga su questa morte misteriosa, c'è un ragazzo coraggioso e innamorato..In una fan fiction mozzafiato,la storia sconvolgente di ragazzi a cui la morte,malauguratamente,non fa paura.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Two.





Era quasi l'una di notte quando Alex finalmente depositò Biene davanti a casa. Lei gli stampò un ultimo bacio sulla guancia e,mentre lui si allontanava rumorosamente sul suo scooter,aprì il pesante portone decorato con arabeschi di ghisa. L'atrio le si spalancò davanti,freddo e pieno di echi come un sepolcro. Scivolò accanto alla statua della dea greca che se ne stava immobile nella sua nicchia come un diafano fantasma e salì velocemente le scale. Sicuramente qualcuno mi avrà vista o sentita,pensò,e domani mattina si farà premura di scodellare alla mamma la notizia fresca fresca di quanto tardi sia rientrata l'altra notte la sua figliola.Non che alla mamma la cosa interessasse poi tanto;lei aveva i suoi problemi. «Cerca di non buscarti una malattia e di non rimanere incinta»:era questo il genere di consiglio che dava a Biene nelle rare occasioni in cui riteneva fosse necessario. Per il resto trovava che la figlia fosse sufficientemente adulta per badare a se stessa. 
Biene era d'accordo con lei.Introdusse la chiave nella serratura con cautela per non svegliarla,nel caso fosse a casa e stesse dormendo.In cucina accese la luce, giocò qualche minuto con Armani,il suo gatto persiano bianco che le era venuto incontro umbriaco di sonno per salutarla,e si scaldò il latte con il Nesquik.Con il gatto in braccio e la tazza in mano andò in camera sua e si sedette sul letto. Il gatto si acciambellò sul suo cuscino aspettando che venisse a dormire.
Biene si spogliò,fece una rapida doccia e si infilò in una variopinta camica da notte. Era contenta di essere finalmente a casa. Non trovava affatto divertenti le sere in cui Alex la portava con se nella vecchia fabbrica;andava molto più volentieri con lui al cinema o al Virgin Megastore ad ascoltare gli ultimi CD. A essere proprio franca, quelle serate alla fabbrica le facevano davvero paura:aveva paura di Misha e di Harry e dei loro compari, ma soprattutto aveva paura che potesse succedere qualcosa al suo ragazzo.Non osava neppure pensare che una volta sarebbe potuto non uscire vivo e vegetoda una di quelle auto sfasciate. Gli aveva persino chiesto ingenuabilmente perchè si lasciasse coinvolgere in quelle imprese illegali e pericolose e lui l'aveva guardata stupito dicendo: «Che domande! Perchè mi eccita, no?»
Quel tipo di eccitazione significava tutto per Alex.O comunque per lui era assai più importante di Biene.Lei magari non lo avrebbe ammesso ad alta voce,ma lo sapeva bene:il loro rapporto era appeso a un filo.Bastava un passo falso e avrebbe perso Alex.
Biene si raggomitolò rabbrividendo sotto la coperta e posò una mano sulla schiena curva del gatto.No,Alex non la doveva lasciare. Non poteva vivere senza di lui. Era il primo vero uomo della sua vita;tutti gli altri, quelli che aveva conosciuto prima di lui,non erano stati altro che ragazzini immaturi. 
D'improvviso le venne il mente il giornalista che li aveva intervistati.O meglio,che aveva intervistato Alex, mentre lei era rimasta seduta al suo fianco muta e viglile. L'uomo si chiamava Dominik Messner. Biene non aveva parlato un granchè con lui,poco più di un buongiorno e arrivederci,ma le era subito piaciuto.Le ricordava suo padre,che era morto due anni prima. Se papà fosse ancora vivo,pensò, probabilmente assomiglierebbe a Messner con i folti capelli scuri striati di grigio e le profonde rughe ai lati della bocca,ma con gli occhi grigioazzurri ancora giovanili e luminosi.L'uomo era stato davvero molto simpatico. La figura alta,le spalle larhe,la voce pacata e profonda, lo sguardo aperto con cui li aveva squadrati attraveso le lenti degli occhiali:tutto questo aveva qualcosa di piacevolmente paterno,qualcosa di cui Biene sentiva assai più profondamente la mancanza di quanto non lasiasse intendere agli altri. E oltre tutto ciò lo aveva trovato decisamente attraente, anche se doveva essere di certo già sulla quarantina.Dopo l'intervista,Alex lo aveva chiamato "vecchio decrepito",ma Biene non era affatto della stessa opinione.
Si scoprì a desiderarare di rivederlo. Non sapeva davvero perchè:dopo tutto li aveva contatti quella volta per un'intervista sul fenomeno dell'airbagging e certamente non aveva altri interesse per loro. E in fin dei conti,che cosa poteva aspettarsi da lui? Lei aveva già Alex.Tutt'al più avrebbero potuto chiacchierare del pià e del meno..cosi forse avrebbe scoperto se anche lui sapeva ascoltare cosi bene,come faceva suo padre. A ogni modo sapeva per quale giornale lavorasse,quindi poteva eventialmente telefonargli.Magari per chiedergli se l'articolo era già stato pubblicato o qualcosa del genere. In realtà lui aveva menzionato la data di pubblicazione e Biene aveva già anche letto l'articolo,ma poteva sempre fingere di esserne dimenticata.
Se Alex fosse venuto a saperlo, non l'avrebbe di certo presa bene.Ma lui non aveva la più pallida idea di quanto dolore le preocurasse talvolra quel vuoto nel suo cuore, il vuoto che le aveva lasicato dentro un padre che non c'era più.
Al mattino si preparò la colazione. La mamma era rientrata ma dormiva profondamente. Con ogni probabilità aveva presi uno dei suoi supercocktail di sonnifero e Biene non la voleva certo svegliare:tanto per comunciare,sarebbe stata di pessimo umore,come sempre in questi casi, e in un secondo luogo non aveva bisogno di lei. Farsi un tè e spalmare un pò di burro sul pane erano cose cui sapeva provvedere da sola. Biene diede del cibo ad Armani e,sorseggiando il suo tè,stette a guardarlo. Nell'appartamento silenzioso si sentiva soltanto il rumore che faceva il gatto mangiando. Lo sguardo di Biene scivolò assente sul tappeto dal delicato colore azzurro a motivi floreali dorati,sui listelli a stella della parqut dell'ingresso e sui mobili eleganti della cucina. Peter Neuhold era stato un valente uomo d'affari e morendo di cancro a soli trentasei anna,aveva lasciato la moglie e la figlia in una buona situazione economica.Possedevano un appartamento di cinque stanze arredato con mobili in stile in un quartiere del centro e denaro più che sufficiente per vivere,anche se non proprio nella quantità che Carolin Neuhold avrebbe desiderato.
Da quando sui marito le era stato "strappato nel fiore degli anni",cosi stava scritto nel necrologio,si era fatta prendere dal panico:per paura che la sua esistenza potesse essere altrettanto breve e che il tempo le scivolasse via,dopo la morte del marito non aveva fatto altro che viaggiare per assaporare il più possibile la vita.Di tanto in tanto le venica in mente che c'era anche Biene,e allora dedicava un pomeriggio inrero alle premure materne,chiedendole come andava,come trascoresse il tempo libero e comprando un dolce da gustare con il caffè.
Biene sorrise tra sè e sè. A sollevare obiezioni non pensava  affatto. Innanzitutto, il ritmo febbrile di vita della mamma era affar suo e,in un secondo luogo,per lei era decisamente un vantaggio. Altre madri avrebbero fatto un gran casino se le loro figlie fossero tornate a casa all'una di notte o avessero tenuto nascoste le compagnie che frequentavano. Naturalmente anche la sua avrebbe scatenato un putiferio se avesse saputo della banda di airbagger, ma non ne sapeva niente.Appunto. 
Finito di mangiare,Armani le saltò in grembo in cerca di coccole. La giovane lo accarezzò e poi lo depositò di nuovo sul pavimento.
Arrivò l'ora di andare a scuola. Biene non era certo una studentesca brillante, ma faceva in modo di entrare sempre puntuale al mattino e di sedere composta e paziente nel suo baco per tutte le ore di lezione,a differenza di Alex,che sempre più spesso marinava la scuola per recarsi all'officina di Misha. Se andava avanti cosi,pensò,lo avrebbero bocciato anche quell'anno e abrenne dovuto lasciare la scuola. Ma a lui questa prospettiva non faceva nè caldo nè freddo.
Si infilò la giacca di pelle rossa e per un istante sbirciò la sua immagine riflessa  nel grande specchio barocco con la cornice dorata che stava nell'ingresso. Era carina e lo sapveva bene: sedici anni, di media altezza,il viso dolce e fresco di una bambina e le rotondità di una donna fatta.L'attilato abito rosso di maglina che indossava faceva risaltare quelle sue curve in modo davvero provocante.Biene sorrise al pensiero che la mamma qualche volta diventava un pò gelosa della sua bella figliola. Bè, che le piacesse o no, stava invecchiando e neppure le costosissime creme che ammassava sul comodino porevano più farci niente. 
Biene si buttò sulle spalle lo zainetto nero tutto irto di borchie di gomma e usci.Sapeva che da qualche spioncino qualcuno l'avrebbe seguita con lo sguardo. Sapeva anche che nel palazzo la ritenevano una ragazza leggera.Ma di ciò che pensava di lei quella schiera di vegliardi trincerati dietro i loro spioncini non le importava un fico secco.
Di buon umore, trotterellò verso la scuola nel pallido mattino di ottobre. La giornata prometteva bene: il cielo era terso e l'aria limpida e fresa.Che peccato che Alex non sopportasse neppure l'idea di fare una passeggiata! Con quel magnifico tempo autunnale,Biene avrebbe fatto volentieri quattro passi con lui.Ma non c'era niente da fare. Se non lo si costringeva a forza a fare qualcosa di diverso, lui avrebbe passato la vita tra automobili e carrozzerie.
Il buon umore le passò un poco quando,arrivata in classe, scoprì che il suo ragazzo era di nuovo assente.Mancava anche Kai Greder. Questo voleva dire che i due ronzacvano sicuramente dalle parti di Mischa. Si sedette al suo posto,tirò fuori una cartellina e finse di studiare con zelo. Tipico di quei due. Probabilmente avrebbero bazzicato l'intera mattinata tra i mucchi di rottami dietro l'officina,contemplando con ammirazione Harry unto e bisunto fino alle orecchie che armeggiava sotto il cofano di qualche macchina.
Forse avrebbe potuto fare un salto da Mischa dopo scuola. Ma pensò ad Harry e cambiò subito idea. Non era proprio il caso di attirare ulteriormente su di sè la sua attenzione. 

Biene non riusciva a togliersi Harry dalla mente.Anche tornando da scuola continuò a pensare a lui e cosi intensamente che un paio di volte ci mancò poco che,soprappensiero,si scontrasse con dei passanti. E se Silvia avesse ragione?Se davvero si fosse incapricciato di Biene Neuhold?Che cosa avrebbe dovuto fare allora? Alex sicuramente non lo avrebbe permesso, in fin dei conti era la sua ragazza. Certo non avrebbe tollerato che quel brutto ceffo le mettesse le mani addosso.
Si diresse lentamente verso casa, tirando ogni tanto un calcio a una castagna che finiva proiettata a metri di distanza. Nessuno avrebbe tollerato che un altro gli portasse via la ragazza,no? Era ben vero che Alex aveva un sacrosanto rispetto per Misha Priebecke, ma fino a consegnare Biene a suo fratello non sarebbe arrivato.Certamente no.
Perchè quell'assurda passione di Alex?Che cosa c'era poi di cosi magnifico nell'andare a sbattere frontalmente contro un muro come un idiota, contando solo sul gonfiarsi tempestivo dell'airbag per non fracassarsi la testa? Alex le aveva detto che le ragazze non erano in grado di capere. Era una cosa da uomini.
Stranamente il giornalista che li aveva intervistati aveva detto qualcosa di simile. Rivolgendosi ad Alex,che per l'occasione si era fatto chiamare ''Wolfgang",gli aveva chiesto se si rendesse conto di essere un ''risk-taker''. Nè Alex nè Biene sapevano che cosa intendesse dire e cosi lui glielo aveva spieato bene: «I giovani maschi nella fascia d'età compresa trai i 15 e i 29 anni,appartengono statisticamente a un gruppo ad alto rischio.Hanno assai più spesso incidenti di quanto non accada alle donne della stessa età o a uomini più avanti con gli anni. Aono molto più pronti a correre rischi,guidano forte,bevono troppo e si sottopongono con leggerezza a pericolorse prove di coraggio.Non ti è mai venuto in mente che stai giocando con la tua vita?»
Alex lo aveva squadrato con sospetto.- «Caro signore,io so guidare. Non mi è mai successo niente e non mi succederà mai niente, capito?»
E' quello che dice sempre,pensò Biene.Solo che anche Harry era convinto che non gli sarebbe mai successo niente e sapeva guidare assai meglio di Alex. Aveva sentito dire che in quell'incidente se l'era cavata per puro miracolo,eppure appena uscito dall'ospedale si era rimesso subito al volante.Va bene che Harry non aveva la testa a posto.Ma Alex?Perchè mai doveva dimostrare continuamente in quel modo di essere un vero uomo?Lei non ne dubitava affatto.






 
Dominik*Q*





 
Meow.
Ciau Belle.
Ed eccomi qui ho aggiornato, può sembrarvi una storiella pallosa ma credetemi nel prossimo capitolo succederà molto di più.
E perchè no forse farò apparire anche il nostro amato Justin.
Beh..spero che questa storia vi piaccia,attendo le vostre opinioni.
Vi abbraccio tutte 
                          whentheday
  
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