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Autore: Ashly91    23/07/2008    2 recensioni
"Tutto cominciò il giorno in cui Encelado, il Capo-villaggio di Alcor mi fece chiamare a palazzo. Da lì...la mia vita cambiò per sempre..." Era una calda giornata estiva e il sole risplendeva sui dorati campi di Ahnor, la regione dell’agricoltura e delle spade invincibili. In uno dei campi, qualcuno si allenava nel combattimento: era una splendida ragazza dai lunghi capelli biondi, che le arrivavano fin sotto le spalle, e due occhi incredibilmente profondi, uno rosso e uno verde. Viveva in una piccola casa vicino al bosco della regione, poco distante dal villaggio di Alcor. “Ellion, vieni presto, il Capo-villaggio vuole vederti!” gridò una voce.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Devil Girl

Era una calda giornata estiva e il sole risplendeva sui dorati campi di Ahnor, la regione dell’agricoltura e delle spade invincibili.

In uno dei campi, qualcuno si allenava nel combattimento: era una splendida ragazza dai lunghi capelli biondi, che le arrivavano fin sotto le spalle, e due occhi incredibilmente profondi, uno rosso e uno verde. Viveva in una piccola casa vicino al bosco della regione, poco distante dal villaggio di Alcor..

“Ellion, vieni presto, il Capo-villaggio vuole vederti!” gridò una voce.

La ragazza si voltò: “Arrivo, Deimos!” rispose.

Deimos, un ragazzo dai capelli e gli occhi di un blu marino, era un suo coetaneo, nonché migliore amico. I due si conoscevano dall’infanzia, grazie all’amicizia che legava i loro padri.

“Eccomi!” disse ancora Ellion all’amico, poi entrambi si diressero verso il villaggio, dove Deimos viveva con la sua famiglia.

Dopo pochi minuti, i due si trovarono davanti al castello di Encelado, il Capo-villaggio. “Dice che deve parlarti di una questione urgente” disse Deimos “Sarà meglio entrare.” Continuò, scortando l’amica all’interno del castello. 

Una volta dentro, Ellion vide Encelado che le faceva cenno di avvicinarsi: “Vieni cara” le disse. Encelado era l’uomo più anziano del villaggio. Aveva una lunga e folta barba bianca  e una frangia che gli copriva gli occhi. Portava una strana tunica sul marrone chiaro, che metteva solo in udienze davvero importanti.

“Mi hanno detto che voleva parlarmi” disse Ellion, “Di cosa si tratta?”. Encelado si sedette su una sedia che gli faceva da trono: “Ellion…conosci gli Assassini?” le chiese. “Certo, sono due generazioni di spietati demoni. Ci sono gli Assassini dagli Occhi Verdi e quelli dagli Occhi Blu.”  rispose la ragazza. Encelado si accarezzò la barba: “Benissimo” disse, “Vedi, Ellion, ti ho fatta chiamare perché due Assassini dagli occhi Verdi verranno a prenderti fra tre giorni.” Ellion non capiva. Cosa potevano volere da lei gli Assassini? Era solo una semplice ragazza. “Perché?” chiese confusa. Da una tenda dietro Encelado uscì una ragazza dal volto coperto: “Perché tu sei una di loro…” disse. “Questa è Teti” spiegò Encelado, “E’ un’indovina che ci ha permesso di vincere le ultime guerre in cui abbiamo combattuto. Ha predetto che due Assassini sarebbero venuti a prendere la figlia di una di loro.” continuò. “Ma…io non sono figlia di un’Assassina!” Ellion era ancora più confusa. Non poteva essere un’Assassina. Sua madre era morta quando lei era ancora in fasce e da allora aveva sempre vissuto col padre.

“Cara ragazza” disse ancora Encelado, “Sai perché hai un occhio rosso?” le chiese. “No, a dire il vero…” rispose lei. “Ebbene…tua madre era un’Assassina. Tutti gli Assassini hanno un occhio rosso. L’altro dipende dalla fazione di cui fanno parte.” le spiegò. “Quindi…io sono un’Assassina…dagli Occhi Verdi?” mormorò. “Ellion , vai a casa, credo che tu e tuo padre dovreste fare una lunga chiacchierata. Ti deve molte spiegazioni.”

Ellion uscì dal castello. Deimos era fuori ad aspettarla. “Allora, che ti ha detto?” le chiese. “Nulla di così urgente!” rispose lei. Non voleva dirgli cosa Encelado le aveva confidato. Avrebbe potuto rifiutare la sua amicizia, dopo aver scoperto che era un’Assassina. Se mai lo fosse stata davvero.

Si diresse verso casa sua e aspettò il rientro del padre.

Arrivò verso sera: era un uomo molto alto e di costituzione robusta, muscolosa, dovuta anche al suo lavoro. Dione fabbricava spade insieme al padre di Deimos.

A cena erano seduti uno di fronte all’altra. Ellion non toccò cibo. Dione, preoccupato, le chiese il motivo del suo digiuno.

“Perché…” cominciò la ragazza “Perché non mi hai detto che la mamma era un’Assassina?”. L’uomo la guardò in silenzio, poi abbassò lo sguardo “Così…lo sai…” disse. “Quindi è vero?” “Sì…tua madre non è davvero morta, tesoro. Lei ti ha abbandonata qui perché gli altri Assassini l’avrebbero uccisa…se avessero saputo di te.” “Ma perché?” “Perché io sono un umano, Ellion. Queste cose non sono permesse agli Assassini.”.

Per Ellion fu una terribile rivelazione. Sua madre era viva, chissà dove, e lei era un’Assassina. Un demone. Una creatura malvagia. Si sarebbe potuta trasformare in qualunque momento. Non poteva credere che suo padre le aveva mentito, che non le avesse detto nulla in proposito.

“Ellion” disse ancora Dione. “Tu non sei malvagia, figlia mia. Ma dimmi, come hai saputo di tua madre?”. Ellion esitò per un momento. Non voleva farlo preoccupare. Ma se era vero che gli Assassini sarebbero venuti a prenderla, era giusto che suo padre lo sapesse. “Encelado” disse. “E mi ha anche detto che due Assassini dagli Occhi Verdi verranno a prendermi.” “Quando?” “Fra tre giorni…ma perché?” “Non lo so, ma non posso permettere che ti portino via.”

Dione si alzò e uscì dalla piccola capanna, dirigendosi verso il bosco. Ellion non capiva il motivo di tanta fretta. Poi, anche lei uscì. Aveva bisogno di stare fuori e s’incamminò verso il fiume che scorreva lì vicino. Rimase lì, fino a tardi, a pensare alla madre, della quale non aveva alcun ricordo. Pensò così tanto a quella donna che perse la cognizione del tempo e si addormentò. Furono Deimos e Phobos, il fratello minore del ragazzo, a svegliarla.

“Ma cosa ci fate voi due qui?” chiese Ellion ancora addormentata. “Siamo venuti a cercarti, tuo padre era molto preoccupato!” le spiegò Phobos. Il bambino aveva nove anni ed era molto affezionato a Ellion. La conosceva da sempre. “Allora” disse Deimos sedendosi accanto a lei “Come mai sei qui?” “Avevo bisogno di riflettere…” “Riflettere? E su cosa?”.

La ragazza tacque. “Eh dai, siamo grandi amici, no?” disse Phobos, poi l’abbracciò. Lei sorrise. “Io…”.

Ellion spiegò tutto ai due ragazzi. Credeva che l’avrebbero abbandonata, ma non lo fecero. Deimos e Phobos le rimasero accanto.

“Così sei un’Assassina?” le chiese Phobos. “Sì…se non volete più essere miei amici, non vi biasimo…” “Non essere più tuoi amici?! Stai scherzando?! E perché? Tu sei buona!” Ellion rimase stupita da quelle parole.

‘ Tu sei buona ’…quella frase continuava a girarle in testa. Phobos le voleva davvero un gran bene. Deimos non disse niente.

“Che hai?” gli chiese Ellion. “Non è giusto…” “Cosa…?” “Non è giusto!” “Deimos, io…” “Ecco come fai a battermi sempre in allenamento! Tu bari!”.

Dopo quell’affermazione Ellion e Phobos scoppiarono a ridere. Anche il ragazzo sorrise. Lo aveva fatto apposta. Odiava vedere la sua migliore amica triste.

Dopo quell’attimo di divertimento, il trio di amici decise di tornare a casa.

Ellion avrebbe tanto voluto che quel momento durasse ancora per un istante. Continuava a pensare a cosa sarebbe successo tre giorni dopo. Decise di allenarsi con Deimos il più possibile per essere pronta ad un probabile attacco dei due demoni che sarebbero andati a prelevarla. Si allenò ogni giorno, e così anche suo padre, sperando che la previsione dell’indovina Teti non si sarebbe avverata.

Purtroppo, gli Assassini si presentarono davvero.

Era mattina presto quando arrivarono davanti alla sua porta, pretendendo, come predetto, di portarla via.

“Dacci la giovane Assassina, sporco umano, o la prenderemo con la forza!” disse uno dei due stringendo una mano al collo dell’uomo, bloccandogli così il respiro. “Ellion…” mormorò col poco fiato che aveva “Non…l’avrete…” continuò, mentre l’Assassino stringeva ancora di più la presa.

“Insulso umano! Incontrerai la morte per quest’affronto!” disse l’altro essere con le ali demoniache.

Scaraventarono Dione sul muro di fronte a loro e andarono a cercare Ellion nella foresta accanto alla casa. Lei era lì e sapeva che l’avrebbero trovata, se solo fosse tornata indietro dal padre. Rimase nascosta finchè non se ne andarono.

Uscì dalla fitta foresta a tarda sera, notando una nube di fumo nero provenire dalla sua casa. Corse più in fretta che potè a vedere cos’era successo e, quando arrivò, vide che era tutto in fiamme. Il recinto degli animali già non era che un cumulo di cenere, il capanno da lavoro del padre era completamente distrutto e un’esplosione finale fece saltare in aria l’intera casa e ciò che le stava attorno. “Papà!” urlò non appena si rese conto di cosa era successo. Cerco di avvicinarsi per provare a salvare il padre, ma Deimos, che stava aiutando alcuni abitanti a spegnere l’incendio, la fermò. “No, ferma! Dove vai?” le disse trattenendola. “Devo salvarlo! Devo salvare mio padre, lui è lì!” rispose la ragazza cercando in tutti i modi di liberarsi dalla presa dell’amico, senza però ottenere risultati. Lui la strinse ancora di più, ma era diverso. Ellion percepì chiaramente che non era più una presa forzata, ma un abbraccio “Mi dispiace…non c’è più niente da fare…” le disse infine il ragazzo. Ellion si lasciò cadere. D’un tratto le mancarono le forze. Non poteva pensare che suo padre non fosse più con lei. Fino a qualche ora prima parlavano e scherzavano ed ora era tutto finito. Pensò che se fosse andata con gli Assassini nulla di quello che aveva appena vissuto sarebbe successo. A causa sua, il padre aveva perso la vita. A causa del suo mezzo sangue demoniaco aveva perso tutto ciò che amava.

Deimos l’aiutò ad alzarsi ma lei, troppo sconvolta, perse i sensi.

Si risvegliò la mattina dopo a casa dell’amico, accanto a lui e a Phobos e, ricordando gli avvenimenti del giorno prima, scoppiò a piangere disperatamente svegliando anche i due fratelli. Arrivò Melvina, madre di Deimos e Phobos, a calmarla.

Ellion non riusciva ancora a credere agli avvenimenti del giorno prima.

  
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