Era una calda giornata estiva e il sole
risplendeva sui dorati campi di Ahnor, la regione dell’agricoltura e delle
spade invincibili.
In uno dei campi, qualcuno si allenava nel combattimento: era una splendida ragazza dai lunghi capelli biondi, che le arrivavano fin sotto le spalle, e due occhi incredibilmente profondi, uno rosso e uno verde. Viveva in una piccola casa vicino al bosco della regione, poco distante dal villaggio di Alcor..
“Ellion, vieni presto, il Capo-villaggio vuole vederti!”
gridò una voce.
La ragazza si voltò: “Arrivo, Deimos!” rispose.
Deimos, un ragazzo dai capelli e gli
occhi di un blu marino, era un suo coetaneo, nonché migliore amico. I due si
conoscevano dall’infanzia, grazie all’amicizia che legava i loro padri.
“Eccomi!” disse ancora Ellion all’amico, poi entrambi si
diressero verso il villaggio, dove Deimos viveva con la sua famiglia.
Dopo pochi minuti, i due si trovarono davanti al castello
di Encelado, il Capo-villaggio. “Dice che deve parlarti di una questione
urgente” disse Deimos “Sarà meglio entrare.” Continuò, scortando l’amica
all’interno del castello.
Una volta dentro, Ellion vide Encelado
che le faceva cenno di avvicinarsi: “Vieni cara” le disse. Encelado era l’uomo
più anziano del villaggio. Aveva una lunga e folta barba bianca e una frangia che gli copriva gli occhi.
Portava una strana tunica sul marrone chiaro, che metteva solo in udienze
davvero importanti.
“Mi hanno detto che voleva parlarmi”
disse Ellion, “Di cosa si tratta?”. Encelado si sedette su una sedia che gli
faceva da trono: “Ellion…conosci gli Assassini?” le chiese. “Certo, sono due
generazioni di spietati demoni. Ci sono gli Assassini dagli Occhi Verdi e
quelli dagli Occhi Blu.” rispose la
ragazza. Encelado si accarezzò la barba: “Benissimo” disse, “Vedi, Ellion, ti
ho fatta chiamare perché due Assassini dagli occhi Verdi verranno a prenderti
fra tre giorni.” Ellion non capiva. Cosa potevano volere da lei gli Assassini?
Era solo una semplice ragazza. “Perché?” chiese confusa. Da una tenda dietro
Encelado uscì una ragazza dal volto coperto: “Perché tu sei una di loro…”
disse. “Questa è Teti” spiegò Encelado, “E’ un’indovina che ci ha permesso di
vincere le ultime guerre in cui abbiamo combattuto. Ha predetto che due Assassini
sarebbero venuti a prendere la figlia di una di loro.” continuò. “Ma…io non
sono figlia di un’Assassina!” Ellion era ancora più confusa. Non poteva essere
un’Assassina. Sua madre era morta quando lei era ancora in fasce e da allora
aveva sempre vissuto col padre.
“Cara ragazza” disse ancora Encelado,
“Sai perché hai un occhio rosso?” le chiese. “No, a dire il vero…” rispose lei.
“Ebbene…tua madre era un’Assassina. Tutti gli Assassini hanno un occhio rosso.
L’altro dipende dalla fazione di cui fanno parte.” le spiegò. “Quindi…io sono
un’Assassina…dagli Occhi Verdi?” mormorò. “Ellion , vai a casa, credo che tu e
tuo padre dovreste fare una lunga chiacchierata. Ti deve molte spiegazioni.”
Ellion uscì dal castello. Deimos era
fuori ad aspettarla. “Allora, che ti ha detto?” le chiese. “Nulla di così
urgente!” rispose lei. Non voleva dirgli cosa Encelado le aveva confidato.
Avrebbe potuto rifiutare la sua amicizia, dopo aver scoperto che era
un’Assassina. Se mai lo fosse stata davvero.
Si diresse verso casa sua e aspettò il
rientro del padre.
Arrivò verso sera: era un uomo molto
alto e di costituzione robusta, muscolosa, dovuta anche al suo lavoro. Dione
fabbricava spade insieme al padre di Deimos.
A cena erano seduti uno di fronte
all’altra. Ellion non toccò cibo. Dione, preoccupato, le chiese il motivo del
suo digiuno.
“Perché…”
cominciò la ragazza “Perché
non mi hai detto che la mamma era un’Assassina?”.
L’uomo la guardò in silenzio,
poi abbassò lo sguardo “Così…lo
sai…” disse. “Quindi è vero?”
“Sì…tua madre non
è davvero morta, tesoro. Lei ti ha abbandonata qui perché
gli altri Assassini
l’avrebbero uccisa…se avessero saputo di te.”
“Ma perché?” “Perché io sono un
umano, Ellion. Queste cose non sono permesse agli Assassini.”.
Per Ellion fu una terribile
rivelazione. Sua madre era viva, chissà dove, e lei era un’Assassina. Un
demone. Una creatura malvagia. Si sarebbe potuta trasformare in qualunque
momento. Non poteva credere che suo padre le aveva mentito, che non le avesse
detto nulla in proposito.
“Ellion”
disse ancora Dione. “Tu non
sei malvagia, figlia mia. Ma dimmi, come hai saputo di tua
madre?”. Ellion
esitò per un momento. Non voleva farlo preoccupare. Ma se era
vero che gli
Assassini sarebbero venuti a prenderla, era giusto che suo padre lo
sapesse.
“Encelado” disse. “E mi ha anche detto che due
Assassini dagli Occhi Verdi
verranno a prendermi.” “Quando?” “Fra tre
giorni…ma perché?” “Non lo so, ma non
posso permettere che ti portino via.”
Dione si alzò e uscì dalla piccola
capanna, dirigendosi verso il bosco. Ellion non capiva il motivo di tanta
fretta. Poi, anche lei uscì. Aveva bisogno di stare fuori e s’incamminò verso
il fiume che scorreva lì vicino. Rimase lì, fino a tardi, a pensare alla madre,
della quale non aveva alcun ricordo. Pensò così tanto a quella donna che perse
la cognizione del tempo e si addormentò. Furono Deimos e Phobos, il fratello
minore del ragazzo, a svegliarla.
“Ma cosa ci fate voi due qui?” chiese
Ellion ancora addormentata. “Siamo venuti a cercarti, tuo padre era molto
preoccupato!” le spiegò Phobos. Il bambino aveva nove anni ed era molto
affezionato a Ellion. La conosceva da sempre. “Allora” disse Deimos sedendosi
accanto a lei “Come mai sei qui?” “Avevo bisogno di riflettere…” “Riflettere? E
su cosa?”.
La ragazza tacque. “Eh dai, siamo
grandi amici, no?” disse Phobos, poi l’abbracciò. Lei sorrise. “Io…”.
Ellion spiegò tutto ai due ragazzi.
Credeva che l’avrebbero abbandonata, ma non lo fecero. Deimos e Phobos le
rimasero accanto.
“Così sei un’Assassina?” le chiese
Phobos. “Sì…se non volete più essere miei amici, non vi biasimo…” “Non essere
più tuoi amici?! Stai scherzando?! E perché? Tu sei buona!” Ellion rimase
stupita da quelle parole.
‘ Tu sei buona ’…quella frase
continuava a girarle in testa. Phobos le voleva davvero un gran bene. Deimos
non disse niente.
“Che
hai?” gli chiese Ellion. “Non è
giusto…” “Cosa…?” “Non è
giusto!” “Deimos, io…” “Ecco come fai a
battermi
sempre in allenamento! Tu bari!”.
Dopo quell’affermazione Ellion e Phobos
scoppiarono a ridere. Anche il ragazzo sorrise. Lo aveva fatto apposta. Odiava
vedere la sua migliore amica triste.
Dopo quell’attimo di divertimento, il
trio di amici decise di tornare a casa.
Ellion avrebbe tanto voluto che quel
momento durasse ancora per un istante. Continuava a pensare a cosa sarebbe
successo tre giorni dopo. Decise di allenarsi con Deimos il più possibile per
essere pronta ad un probabile attacco dei due demoni che sarebbero andati a
prelevarla. Si allenò ogni giorno, e così anche suo padre, sperando che la
previsione dell’indovina Teti non si sarebbe avverata.
Purtroppo, gli Assassini si
presentarono davvero.
Era mattina presto quando arrivarono
davanti alla sua porta, pretendendo, come predetto, di portarla via.
“Dacci
la giovane Assassina, sporco
umano, o la prenderemo con la forza!” disse uno dei due
stringendo una mano al
collo dell’uomo, bloccandogli così il respiro.
“Ellion…” mormorò col poco fiato
che aveva “Non…l’avrete…”
continuò, mentre l’Assassino stringeva ancora di
più
la presa.
“Insulso umano! Incontrerai la morte
per quest’affronto!” disse l’altro essere con le ali demoniache.
Scaraventarono Dione sul muro di fronte
a loro e andarono a cercare Ellion nella foresta accanto alla casa. Lei era lì
e sapeva che l’avrebbero trovata, se solo fosse tornata indietro dal padre.
Rimase nascosta finchè non se ne andarono.
Uscì dalla fitta foresta a tarda sera,
notando una nube di fumo nero provenire dalla sua casa. Corse più in fretta che
potè a vedere cos’era successo e, quando arrivò, vide che era tutto in fiamme.
Il recinto degli animali già non era che un cumulo di cenere, il capanno da
lavoro del padre era completamente distrutto e un’esplosione finale fece
saltare in aria l’intera casa e ciò che le stava attorno. “Papà!” urlò non
appena si rese conto di cosa era successo. Cerco di avvicinarsi per provare a
salvare il padre, ma Deimos, che stava aiutando alcuni abitanti a spegnere
l’incendio, la fermò. “No, ferma! Dove vai?” le disse trattenendola. “Devo
salvarlo! Devo salvare mio padre, lui è lì!” rispose la ragazza cercando in
tutti i modi di liberarsi dalla presa dell’amico, senza però ottenere
risultati. Lui la strinse ancora di più, ma era diverso. Ellion percepì
chiaramente che non era più una presa forzata, ma un abbraccio “Mi dispiace…non
c’è più niente da fare…” le disse infine il ragazzo. Ellion si lasciò cadere.
D’un tratto le mancarono le forze. Non poteva pensare che suo padre non fosse
più con lei. Fino a qualche ora prima parlavano e scherzavano ed ora era tutto
finito. Pensò che se fosse andata con gli Assassini nulla di quello che aveva
appena vissuto sarebbe successo. A causa sua, il padre aveva perso la vita. A
causa del suo mezzo sangue demoniaco aveva perso tutto ciò che amava.
Deimos l’aiutò ad alzarsi ma lei,
troppo sconvolta, perse i sensi.
Si risvegliò la mattina dopo a casa
dell’amico, accanto a lui e a Phobos e, ricordando gli avvenimenti del giorno
prima, scoppiò a piangere disperatamente svegliando anche i due fratelli.
Arrivò Melvina, madre di Deimos e Phobos, a calmarla.
Ellion non riusciva ancora a credere agli avvenimenti del giorno prima.