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Autore: phenominiall    03/05/2014    4 recensioni
Mi guardò e mi porse la mano. Spostai lo sguardo verso il suo viso cercando una spiegazione.
“Scommettiamo.”
“Cosa?”
“Se riesci, entro un mese, a trovare qualcosa per fermare Ash io ehm… potrei convincerlo ad uscire dal giro.”
“E se perdo?” chiesi. Mi guardò negli occhi e mi rivolse un sorriso malizioso.
“Se perdi… vieni a letto con me”.
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premetto che all'inizio può sembrare una storia banale, ma capirete che non lo è affatto. Dall' ottavo capitolo le cose diventano più avvincenti. E' la prima fanfiction che scrivo e non ce ne sono di simili in giro.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A me stessa,
con la quale sono sempre in guerra.Io e lei.
Nemiche e a volte alleate.
Ma sempre guerriere.

Party!

Quando sei sola a casa, hai tempo per riflettere, hai tempo per te stessa e le mancanze cominciano a farsi sentire, i dubbi e le incertezze a tornare e ti ritrovi a desiderare che ci fosse qualcuno accanto a te. Vi siete mai ritrovati soli e vi siete immaginati, in quel momento, con una qualsiasi altra persona? Bene, io sempre.
E ora mi immaginavo in giro con persone, alcune delle quali non vedevo da anni, e mi divertivo. Ma la realtà ha sempre la meglio, e mi ritrovai sdraiata sul divano, con il telecomando fra le mani e la televisione accesa anche se non la stavo nemmeno guardando. Sospirai, alzandomi pigramente e avviandomi a passo di bradipo verso un posto della casa non ancora definito nella mia testa. Mi ritrovai in salone, presi il cellulare dal tavolo e cominciai a digitare tasti a caso, fino a quando non mi venne la brillante idea di fare una telefonata al mio fratellone, che dalla mattina non si era ancora fatto vivo in casa. Il cellulare bussò per quattro o cinque volte prima che dall’altro lato riuscissi ad ottenere una risposta.
“Pronto?” risposero dall’altro lato, ma la voce non era, decisamente, quella di mio fratello. Credendo di aver sbagliato ricontrollai il numero decifrato ed era quello giusto.
“Ehm…Ash?” chiesi.
“Sono Luke” Sbuffai sonoramente, sussurrando un “Eh che cazzo” e maledicendomi per aver preso quel fottuto telefono.
“Sono Kim, mi passi Ash… -strinsi i denti prima di continuare –Per favore” lo pregai.
Era con lui, me lo sarei dovuta aspettare, era a fare chissà cosa e quando la mattina prima a scuola gliel’avevo chiesto si era anche permesso di darmi dell’egoista.
“Che fine ha fatto la stronza che conoscevo?” rise.
“Luke cazzo, passami mio fratello, ora!” urlai e lo sentii ridere.
“Ah eccola” disse fra le risate prima di passare il telefono ad Ash che mi rispose anche lui ridendo.
“Kim, dimmi”
“Dove sei?”
“Sto tornando, mamma e papà tornano tardi, quindi Luke, Michael e Cal restano a cena da noi”
“Cosa?” urlai esasperata, a cena da noi? Avevo capito male, per forza. La vita non poteva farmi questo, Ash non poteva.
“I- io sto per scendere” inventai
“Ah –sussurrò quasi deluso –torni tardi?”
“No, non credo”  Attaccai la telefonata. E ora dove andavo?
Presi il cellulare e mi venne in mente mia cugina che abitava qualche viale più avanti di quello dove abitavo io.
“Ehy Jenny” la salutai appena ripose.
“Kim, da quanto tempo” disse con fare teatrale. In realtà era solo qualche giorno che non ci vedevamo.
“Hai da fare?” le chiesi, e dopo che mi disse di no, le proposi di andare a fare un giro.
“Ok, fatti bella” mi disse.
“Ok, ma dove andiamo?”
“Sorpresa.” Disse ridendo.
“Jenny ho sedici anni, non posso entrare nelle discoteche” risi anch’io.
“E chi ha parlato di discoteca? Ho diciassette anni, anch’io non posso entrarci –prese fiato e con enfasi continuò –Una mia amica da una festa. Facciamo un salto?”
“Non posso tornare tardi” Le risposi, sinceramente, triste.
“Solo un’ora, poi torniamo, ti prego!” cercò di convincermi con una voce dolce.
“Solo un ora?” le chiesi fingendo di pensare.
“Si promesso”
“Allora sì ci vengo” le risposi e lei cominciò a ringraziarmi infinite volte. Poi attaccò.
Aprii l’armadio e mi ritrovai immersa in una valanga di vestiti, molti dei quali non avevo mai indossato. Ne trovai uno bianco, lungo fino a metà coscia. E pensai che per quella sera avrei potuto indossare dei tacchi.
Jennifer arrivò dopo poco, facendomi segno dell’auto di mio zio che ci avrebbe dato un passaggio.
“Dai sbrigati” mi incoraggiò a salire.
Durante il tragitto, non fece altro che parlare di questa festa, del fatto che desiderasse tanto andarci e che non le importava il tempo che ci saremmo rimaste, ma era curiosa di andare perché, probabilmente, ci sarebbe stato il ragazzo di cui era innamorata. Arrivati fuori all’enorme villa mi sentii quasi fuori luogo. C’erano ragazze con vestiti decisamente più corti di quello mio e di Jenny, molto più truccate e la maggior parte anche più grandi di noi. Mi sentii strana ad essere così semplice. Ma non me ne vergognai. Proseguii all’interno cercando il ragazzo che mi aveva descritto mia cugina ma, proprio quando avevo perso le speranze, la sento stringermi la mano e indicarmi una persona un po’ più in là.
Avvistato, le dico di andare da lui e di non preoccuparsi. Ci mettemmo d’accordo per vederci all’uscita fra un’ora e fui pronta per la festa più noiosa di tutta la mia vita.
Mi guardai intorno e non vidi altro che una massa di ragazzi ubriachi, anche se molti di questi erano minorenni, e quindi preferii non prendere nulla né da bere, né da mangiare. Pensai se quelle non fossero anche il genere di feste a cui andava mio fratello, ma qualcosa mi faceva pensare che quelle a cui andava lui fossero molto peggio. Almeno lì non sembrava girasse droga, almeno per ora.
Passai più o meno dieci minuti a decidere cosa fare. Dopo aver girato tutta la casa almeno due volte decisi di andare a ballare, magari mi sarei anche divertita. Ma arrivata in pista, mi ricordai che ballare non era il mio forte…neanche le feste lo erano, cominciai a muovere i fianchi come avevo visto spesso fare nei film, ma mi accorsi di essere totalmente incapace. Decisi di uscire dalla pista e notai più in là una ragazza, anche lei sola e apparentemente annoiata, che cercava qualcosa da bere. Mi avvicinai, con la scusa di cercare qualcosa di analcolico, ma come risultato ebbi solo un “Non credo ci siano analcolici” e un sorriso. Delusa, stavo per andare a sedermi ma lei mi richiamò e con un sorriso mi porse un bicchiere.
“Non è analcolico, ma è il più leggero fra questi” mi disse sorridendo. Mi promisi che avrei assaggiato solo un bicchiere per non fare la parte della moralista di turno, ma bevuto un sorso sentii come se si fosse accesa una lampadina che mi impediva di fermarmi, la gola bruciava ma era comunque qualcosa di bellissimo. Mi venne però spontaneo chiedere: “Sicura che sia il più leggero?”, lei sorrise e mi guardò scuotendo la testa:
“Sì, sono sicura –rispose alla mia domanda –Comunque io sono Maya” concluse sorridendo.
“Oh, io sono Kimberly, ma chiamami Kim”
“Sei nuova da queste parti, Kim?” mi chiese, e io sorrisi scuotendo la testa.
“No abito qui da quando sono nata, ma non esco spesso” notai un leggero rossore sulle guance, poi abbassò la testa.
“Ah…non ti avevo mai vista”
“Ad essere sincera neanche io avevo mai visto te” la rassicurai anche se non so bene per cosa ed in realtà aveva un viso familiare,ma finsi di non averlo notato.
Presi un altro sorso dal bicchiere che avevo in mano e lei fece lo stesso con il suo.
“A guardarti meglio Kim –mi richiamò –credo di averti visto da qualche parte”
“ Ehm…non saprei” Non avevo davvero idea di dove avevo potuto incontrarla, ma non me ne feci un gran problema, non m’importava parecchio.
“Quanti anni hai Kim?” urlò per sovrastare il volume della musica.
“Sedici, quasi diciassette, tu invece?”
“Diciassette, vieni andiamo” rispose in fretta alla mia domanda e mi tirò verso la pista da ballo, avevo ancora il mio drink fra le mani e lo sorseggiavo di tanto in tanto, più bevevo, più l’imbarazzo spariva e riuscivo a ballare meglio. Passai quasi mezz’ora sulla pista da ballo con Maya, che si era rivelata molto simpatica. La maggior parte del tempo l’avevamo passata ridendo, ma forse era solo l’effetto del alcool. Ci avviammo verso un divano bianco in pelle, e ci sedemmo, sul tavolo di fronte a noi c’erano due bicchieri pieni di un liquido quasi rosa e, incuranti di quello che fosse, cominciammo a bere. Sentii ancora la gola bruciare, una strana sensazione allo stomaco e per un attimo sentii la testa girare, ma stavolta tutte queste sensazioni erano molto più accentuate. Se prima credevo che non girasse droga in quella casa, adesso avevo i miei dubbi. Ma non ci feci caso, cominciai a ridere senza un motivo, seguita a ruota da Maya, ridevamo tanto forte che la musica quasi non la sentivamo più, le persone, le cose, i problemi erano magicamente spariti, era come volare.
Tornammo in pista e ricominciammo a ballare. Delle mani si posarono sui miei fianchi e infischiandomene di chi fosse cominciai a muovere i miei fianchi a ritmo con i suoi. Maya era dinanzi a me, anche lei ballava con  un ragazzo, ma non m’importava di chi fosse. Ridevo,ridevo come non avevo mai fatto in tutta la mia vita, ridevo perché mi sentivo fottutamente bene, e perché Maya sembrava l’amica che avevo sempre desiderato, ridevo perché mio fratello, Luke,Michael, Calum, la droga, l’alcool, i miei genitori non fossero mai esistiti. Continuai a ballare fino a quando due braccia, più piccole e più delicate, mi trascinarono fuori dalla pista da ballo. Cercai di mettere a fuoco l’immagine nella mia testa, ma solo sentendo la voce fui capace di capire chi fosse.
“Kim, che cazzo stai facendo? Ti ho cercata ovunque” urlò mia cugina.
“Oh, sta calma Jenny” cercai di allontanarmi, ma lei mi tenne ferma al mio posto.
“Kimberly…cosa hai bevuto?” mi chiese guardandomi meglio.
“Nulla di che…era quello più leggero, poi ho bevuto qualcosa che ho trovato da qualche parte -dissi gesticolando con le mani –Ora posso tornare a ballare?”
“Tu non torni da nessuna parte –mi rimproverò –Chi ti ha dato quella roba?”
“Maya” risposi semplicemente.
“E chi cazzo è Maya? –non mi diede il tempo di rispondere che continuò –Non importa, non voglio saperlo, torniamo a casa”
Mi portò fuori contro la mia volontà e mi trascinò a piedi fino a casa, che non era poi così lontana.
“Poi mi spiegherai che hai combinato”
“La colpa è tua Jenny” dissi inconsapevolmente .
“Mia? –urlò –E perché sarebbe mia la colpa?”
“Tu mi hai portato a quella festa!” le ricordai.
“Pensavo fossi più responsabile!” continuò ad urlare.
“Ho sedici anni, Jennifer, che ne so io di quello che gira a quelle feste, mi avevano detto che non era molto alcolico, che potevo berlo e l’ho fatto, tu se scomparsa nel nulla” mi difesi.
“Oh ma certo, diamo pure a me tutta la colpa – strepitò –Casa tua è laggiù, sai come arrivarci, chiamami quando diventerai responsabile” concluse avviandosi per il lato opposto e lasciandomi da sola, nel bel mezzo della strada, nel bel mezzo della notte.
Erano solo le dieci di sera, ma in quel periodo non c’era nessuno per la strada e nello stato in cui ero, avrei potuto combinare qualche disastro. Ciò però non accadde e riuscii ad arrivare a casa, ancora sbronza, ma sana e salva. Bussai il campanello e poi mi ricordai di mio fratello e della reazione che avrebbe potuto avere.
Passarono circa dieci secondi prima che la porta si aprisse, Ash mi guardò poi strabuzzò gli occhi notando lo stato in cui ero:quasi non mi reggevo in piedi.
“Kim ma che cazzo hai fatto?” enfatizzò. Prima di prendermi in braccio e portarmi in  cucina, dove i suoi tre amici stavano ancora consumando la pizza. Li notai avere la stessa reazione di Ash, ma leggermente più divertita, almeno sembrava.
Ash mi poggiò a terra, chiedendo a Michael di tenermi per un secondo. Spostò tutto quello che c’era sul divano, prima di farmi sdraiare con l’aiuto dell’amico. Sembrava così calmo, ma sapevo che era solo la calma prima di una lunga tempesta, ero pronta a tutto. Stavolta l’avevo fatta grossa.

#AngoloAutrice
Allora come al solito comincio col ringraziare tutte coloro che hanno recensito,aggiunto la ff alle seguite,preferite,ricordate e tutte coloro che hanno anche semplicemente letto la storia. Il capitolo, come quello precedente, è solo di passaggio, perchè in quello successivo dovrebbe succedere(finalmente) qualcosa, ma ripeto:dovrebbe. Anche perchè non so quali sono le vostre aspettative(magari scrivetemele). Inoltre sto cercando di portare la storia più su qualcosa di "diverso" e meno banale, ma per farlo ho dovuto scrivere questo capitolo che è stato un po' un parto, perchè dovevo far in modo che il tempo passasse in fretta e ho lasciato poco sapzio ai sentimenti, ma vabbhè... Lasciatemi delle recensioni(soprattutto se lunghe perchè mi piace sapere cosa ne pensate) vi amo tutte/i tutte/i...Notte...(amatemi perchè posto sempre i capitoli quando tutti dormono)
Nancy xx


 
  
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