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Autore: PeterPoncho    03/05/2014    2 recensioni
Salve a tutti, il mio nome è Macchan e in questa fiction troverete le stupidavventure con Biachan, mia compagna di banco e supporto morale.
Prima di allietarvi con le nostre figure-concime, dovrei presentarmi bene.
Il mio nome è Macchan, ma questo già lo sapete, appartengo alla categoria delle persone che mangiano ancora e se ne fregano altamente dell'inutile giudizio altrui. Cosa posso dire di importante su di me oltre alla mia speciale abilità di addormentarmi ovunque e in qualsiasi momento ?
Di recente ho scoperto di avere un super potere.
Figo, vero ? Già, in realtà non lo è. Per lo meno non quando non hai idea di come controllarlo e funziona da ottimo genera-figure-concime a tutto spiano. Carino.
E' successo qualche giorno fa, di preciso. Quando mi sono tolta delle stupide mollette.
Genere: Avventura, Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, il mio nome è Macchan e in questa fiction troverete le stupidavventure con Biachan, mia compagna di banco e supporto morale. 
Prima di allietarvi con le nostre figure-concime, dovrei presentarmi bene.
Il mio nome è Macchan, ma questo già lo sapete. Appartengo alla categoria delle persone che mangiano ancora e se ne fregano altamente dell'inutile giudizio altrui. Discendo da un'allegra stirpe di pigmei, notizia che potrebbe risultare esplicativa se vedeste quanto sono alta. Sono un latticino dagli occhi celesti e i capelli castani che arrivano ad altezza tette. Dunque, per il carattere...be', minimizziamo con un "dolce e coccolosa finché non ho sonno o fame". Inoltre ho la tendenza a essere un po' estremista, la maggior parte delle volte verso la sponda del negativismo ironico, ma questo dipende per lo più da come -e a che ora- mi sveglio la mattina. Oh, una cosa importate: amo il mondo di Harry Potter più del cibo. Chiarito questo, cosa posso dire di importante su di me oltre alla mia speciale abilità di addormentarmi ovunque e in qualsiasi momento ?Ah, si.
Di recente ho scoperto di avere un super potere. 
Figo, vero ? Già, in realtà non lo è. Per lo meno non quando non hai idea di come controllarlo e funziona da ottimo genera-figure-concime a tutto spiano. Carino. 
E' successo qualche giorno fa, di preciso. Quando mi sono tolta delle stupide mollette.
Una settimana prima ♥

<< Buongiorno amore, è ora di andare a scuola >>. La voce soave di mia madre la prima cosa che sento. Mi giro dall'altro lato del letto a due piazze, affondando la testa sotto le coperte. "Sarebbe un buon giorno se non ci dovessi andare, a scuola", vorrei rispondere, ma sono così intorpidita che dalla bocca non mi esce altro che un grugnito poco allegro, che assomiglia molto a il lamento gorgogliante di qualcosa che muore o dà di stomaco. Sono piuttosto sicura che mia madre l'abbia inteso come un "buongiorno anche a te, adorata mamma. Non vedo l'ora di andare a scuola, che gioia!", perché ridacchia e se ne va a passo leggero. Non senza prima accendere la luce. Grazie, mamma. Ah, questa è la volta buona che rimango cieca a vita. Riesco a raccogliere le forze necessarie a buttare un braccio sugli occhi, per ripararmi da quell'orribile luce accecante. Dovrebbe essere illegale accendere la luce prima dell'alba. Valuto l'idea di alzarmi, ma sorge spontaneo un dubbio: perché abbandonare il materasso comodo, le coperte calde, i cuscini morbidi e un sonno ristoratore così presto ?Seriamente, non riesco a rispondermi. Resto a dormire. Come potete notare, sono una persona ben consapevole dei propri doveri. Ma in fondo, uno o due minuti di sonno in più non mi faranno certo fare tardi.
Certo.
<< FAI TARDIIIII >> L'allungamento delle "I" riecheggia nella mia testa più a lungo del necessario. La voce di mia madre non è più così soave. Mi sforzo di girarmi verso il comodino e vedere al cellulare che ore sono. ORRORE. Altro che un minuto o due, me ne sono abbonata trenta! Rotolo giù dal letto e cerco di ignorare il gelo artico del pavimento e dell'aria. Bene, grazie alla mia geniale idea ora devo correre.
Intendiamoci, il mio passo-corsa è un power-up da passo-bradipo a passo-tartaruga. E' pur sempre mattina. 
Ovviamente i miei sforzi non concludono mai nulla di buono: nonostante mi sia impegnata tanto per sbrigarmi, una volta arrivata alla stazione completa di cappotto e sciarpa vedo il treno partirmi davanti. 
Ottimo, direi.
Alzo il medio verso quei babbani che sfrecciano sul treno che avrei dovuto prendere anche io, sperando che mi vedano un po' tutti. Ah, quanto sono dolce. 
A migliorare la situazione, sono stata tanto accorta da dimenticare a casa il libro. Non dico "non potrebbe andare peggio di così" solo perché non voglio che piova.
Le panchine sono occupate, così mi siedo per terra poggiando lo zaino non proprio delicatamente. Be', almeno è una bella giornata: il sole è appena sorto in un gioco di luci rosa, arancioni e celesti; e non fa neanche troppo freddo, dopotutto.
Chiudo gli occhi; se devo aspettare un'ora per il prossimo treno tanto vale dormire ancora un po'.
Ah, le dolci speranze di una giovane fanciulla.
<< COLLANE, ORECCHINI, BRACCIALETTI, OROLOGI, FORCINE, MOLLETTE, ELASTICI >> Oddio, ecco che arriva uno di quei venditori ambulanti che di solito si limitano alle spiagge squallide, ma che hanno ben deciso di invadere anche questa stazione del treno da qualche mese, ormai. Ma devono necessariamente elencare ogni prodotto che vendono ? 
<< OCCHIALI, CUFFIETE, COVER, ANELLI >> Gli sbrocco. << Smettila di rompere il cazzo. >> Delicatezza saltami addosso! L'omone mi guarda apparentemente non infastidito dal mio atteggiamento leggermente scontroso, poi si avvicina a passo svelto. << Ti ho detto che non devi rompere, non che voglio comprare qualcosa >>, ci tengo a sottolineare, visto la sua espressione carica di aspettativa.
<< Una forcina per una bella ragazzina ? >> Mi chiede con quella sua voce bassa e roca. Forse non ha capito il concetto.
<< Non sono interessata. >>
<< Una forcina per una bella ragazzina ? >> Alzo un sopracciglio.
<< Mi stai prendendo per il culo ? >>
<< Una forcina per una bella ragazzina ? >>
<< Ma non hai qualcun'altro da importunare ? Bisce, serpenti velenosi...>>
<< Una forcina per una bella ragazzina ? >> 
<< HO DETTO CHE NON LA VOGLIO >> Ora mi ha veramente stufato. Lo picchierei se solo sembrasse un po' meno decrepito, ma mi limito ad alzarmi e filare via. Mi urla dietro la solita frase, ma cerco di ignorarlo con tutte le mie forze. Intanto una vena sulla tempia non la smette di pulsare. Nella stazione non si sente altro che il rumore secco dei miei passi e le grida da babbuino del rompicoglioni, e quando arrivo alla fine della piattaforma mi siedo a terra nuovamente, rendendo l'ambiente un po' meno rumoroso. Certo, se potessi strappare le corde vocali di quel tizio senza finire in un carcere minorile o un manicomio sarebbe anche meglio, ma mi accontento di essermi allontanata. Ma perché questa giornata deve iniziare così male ? Neanche a dire che dopo migliorerà, visto che devo andare a scuola. E oggi, lunedì, l'orario scolastico sembra una passeggiata nell'inferno di Dante: la prima ora è già assolutamente spaventosa, poi il dolore aumenta d'intensità man mano che si va avanti e l'ultima ora è abominevolmente mostruosa. 
<< Una forcina per una bella ragazzina ? >> 
Grido così forte che potrei aver scatenato un terremoto magnitudo nove su Marte. Mi alzo di scatto terrorizzata, trovandomi il vecchiaccio-rompicoglioni dietro di me. Ma come diamine ha fatto a raggiungermi senza che lo sentissi ? Oh mio Thor, il vecchiaccio-rompicoglioni è un ninja-rompicoglioni!
<< Non la voglio quella cavolo di forcina! >>
Oh, idea brillante. Non credevo fosse così piacevole la sensazione del cervello che si illumina, dovrei avere buone idee più spesso. 
<< Senti, se compro la tua stramaledettissima forcina mi lasci in pace ? >> 
<< Ma certo. >> Risponde lui. Potrei fargli una foto e farla usare per le pubblicità delle uova di Pasqua, per quanto sembra felice. Ignora le miliardi di mollette attaccate sui tabelloni di cartone che porta appesi alle spalle per tirare fuori, invece, due forcine di un bel nero profondo dalla tasca dei pantaloni logori. Be', tutto sommato mi è capitato di pensare che senza frangia starei più comoda, quindi perché ostinarsi tanto a non comprarle ? 
<< Quanto vengono ? >> Gli chiedo, cercando il portafoglio nella borsa.
<< Regalo per una bella ragazzina. >> 
La vena sulla tempia minaccia di scoppiare. Dannazione, se me l'avesse detto prima le avrei prese subito e mi sarei salvata buoni dieci minuti di rottura di scatole. Gli strappo dalle mani le due mollettine non proprio delicatamente e gli lancio un'occhiataccia che parla chiaro: "ora fuori dai piedi". Com'è ovvio che sia, non si muove di un millimetro. Sbuffo sonoramente, poi metto su uno dei sorrisi più falsi della storia dell'umanità. 
<< Oh cielo, >> civettuolo con voce melliflua, << queste forcine sono cooosì adorabili! >> Immagino che intorno a me si sia formata un'aura rosa grondante di cuoricini. La cosa mi disgusta, ma se può servire a mandare via il ninja sono disposta a tutto. Tiro indietro la frangia e la blocco sulla nuca con le due forcine. Il venditore ambulante sembra finalmente soddisfatto, ma invece di trotterellare via come immaginavo, si accosta al mio orecchio. Provo a spostarmi, leggermente spaventata, ma improvvisamente mi afferra le spalle con le mani bloccandomi prima che potessi scivolare via. Ora sono decisamente spaventata.
<< Ti consiglio di moderare le emozioni, quando succederà. >> Mormora con una voce completamente diversa rispetto a quella con cui aveva parlato fino ad ora. Questa è meno roca, e sembra più seria.
Sento i muscoli della mia gamba destra indurirsi d'istinto, il ginocchio sinistro si flette, e piede della stessa gamba ruota leggermente verso l'esterno, ma quando finalmente parte il calcio, mi sveglio di soprassalto seduta sull'asfalto freddo. Proprio all'inizio della piattaforma. 
E ho due forcine tra i capelli. 
Ok, è stato solo un orribile sogno. Mi sono addormentata dopo che ho perso il treno delle sette e ho sognato che un ninja-maniaco-rompicoglioni mi regalava due forcine. E ora mi sono svegliata con le mollette in testa. Però magari le ho messe questa mattina e ho eclissato il ricordo. Si, sicuramente. Non è la prima volta che eclisso un ricordo, comunque. Da piccola dimenticavo interi giorni, quindi adesso non mi sembra il caso di preoccuparsi per uno o due minuti persi nel nulla. Alla mia destra le sbarre sono già basse, quindi da un momento all'altro passerà il treno. Devo assolutamente mettere al corrente il mio supporto morale. Mi alzo in piedi, prendo il mio cimelio giurassico dalla tasca dei jeans e scrivo un messaggio per Biachan: "Un ninja-maniaco-rompicoglioni mi ha regalato delle mollette. E' stato un sogno ma mi ha traumatizzata lo stesso. E se mi avesse bloccato la crescita per sempre ? Non voglio rimanere bassa come un nano porta-sfiga da giardino." E...invio. Ecco fatto, adesso devo solo aspettare che mi risponda. Conoscendola cercherà subito di tranquillizzarmi dicendo cose come "ma non ti preoccupare, era solo un brutto sogno. Va tutto bene, continuerai a crescere." Ah, che dolce Biachan. 
Uhm, ecco il treno che arriva. Faccio due passi all'indietro per evitare qualche spiacevole incidente sulle rotaie e aspetto che si fermi, poi apro le porte piene di scritte vandalistiche e salgo, ovviamente inciampando sull'ultimo gradino. Non che sia così strano cadere o inciampare, per me. La mia media è di cinque accappottamenti al giorno, ma il mio record è stato di venti. Però sono giustificata, perché quel giorno avevo la febbre. Spintonando la gente lungo i corridoi dei vagoni noto con non tanta allegria che i babbani hanno occupato tutti i sedili. Ah, quanto ci godrei se un dissennatore salisse all'improvviso sul treno e li uccidesse tutti. Io, ovviamente, mi salverei, perché conosco l'incantesimo per proteggermi. Il mio patronus, a proposito, è un bradipo. Immagino già la scena, un po' un remake di quella in "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban": improvvisamente il treno si ferma e le luci si spengono, ogni cosa si ghiaccia e la gente inizia a mormorare spaventata. Poi, d'un tratto, una figura avvolta da un mantello nero appare dalla porta del vagone respirando rumorosamente. La gente grida terrorizzata mentre il dissennatore li uccide uno ad uno; poi, quando ogni persona giace senza vita a terra, invoco il mio patronus salvandomi dalla figura nera. 
<< Immagina, puoi >>, sussurra quell'odiosa vocina razionale nella mia testa. Tsk. Vivere nei miei film mentali è molto meglio che vivere nella realtà. Il mio cimelio giurassico emette un lamento rantolante nella mia tasca, segno che mi è arrivato un messaggio. Controllando, è la risposta di Biachan.
"Ahahahahahahahahahahahahahahahah ma che ti sei fumata ?"
All'anima della tenerezza.
"Ananas", le rispondo. Non ha una logica precisa, ma quando mai i miei messaggi ce l'hanno ? Mi siedo per terra come una barbona e mi addormento, aspettando che il treno arrivi al capolinea.
Improvvisamente il treno si ferma, i freni che stridono. Le luci si spengono e non posso vedere nulla. Inspiegabilmente, scompare anche la luce del sole dai finestrini, invisibili anch'essi come ogni cosa nel treno.
Nessuno urla, e aleggia il silenzio innaturale dell'immobilità. Non si sentono nemmeno i respiri. E' come se non mi trovassi neppure più sul treno, come se fossi catapultata in una dimensione alternativa. Sono estremamente confusa, ma non ho neanche un secondo per elaborare la situazione perché improvvisamente avverto una presenza vicina e mi irrigidisco.
<< Sei finita in un mare di guai, lo sai ? >> 
Sussulto. Non c'è uno straccio di luce, e non riesco a vedere chi mi ha parlato.
<< Chi sei ? >> Chiedo, con quel tono deciso di chi pretende una risposta. 
<< La domanda è "chi sei tu".  Cos'hai di tanto speciale ? >> Voce giovane, non avrà più di vent'anni.
<< Di tanto speciale ho che non risparmio i pugni sul muso agli idioti che ignorano le mie domande. Chi sei ? >> Gli occhi non sono ancora abituati al buio, ma riesco a percepire in qualche modo che il ragazzo sta sorridendo.
<< Chissà. Forse lo scoprirai, forse no. Dipende tutto da te. >>
<< Allora lo decido io chi sei. Sei Ralph. >>
<< Ralph ? >>
<< Ralph Spaccatutto. Anche i coglioni. >> Sento Ralph ridere di gusto, e nonostante sia arrabbiata con lui, inevitabilmente mi lascio contagiare, e non riesco a reprimere un sorriso divertito. Avete presente quando vi capita qualcosa che ricordate ogni volta che volete tirarvi su di morale ?
<< Va bene, io sarò Ralph a patto che tu mi dica chi sei e cos'hai di speciale. Sul serio. >> Ormai ho capito che la voce viene dalla mia destra. Sento l'impulso di allungare la mano e toccarlo. Insomma, per capire un po' con chi ho a che fare. In ogni caso non ho la minima intenzione di dirgli chi sono. E poi cos'è questa storia di ciò che ho di speciale ? Io ho tantissime cose speciali! Tipo che posso addormentarmi come e quando voglio. Ah...ma certo! Sto sognando. Ecco perché è tutto fermo, buio e silenzioso. Mi sono addormentata per terra sul treno, e ora sto sognando. E Ralph è frutto della mia mente iperattiva. Mi colgo ad abbassare lo sguardo delusa. Delusa ? Di un perfetto sconosciuto che odio -così, a pelle- ? E che non esiste neanche, tra l'altro. L'unica cosa di buono di quel tizio è la sua risata, e non credo sia qualcosa di così tanto importante, in fondo. Ci sono migliaia di risate divertenti al mondo...certo, ancora non ne ho sentite come quella di Ralph, ma sono giovane. Non mancherà occasione. Forse mi sto dilungando troppo ? 
<< Terra chiama Vanellope >>, chiama a gran voce Ralph. << Sei ancora viva ? >> 
Torno di colpo alla realtà. O, perlomeno, alla realtà del sogno. Questa volta è il mio turno di chiedere spiegazioni su nomi improbabili. << Vanellope ? >> E giuro che se mi rispondere con qualche insulto velato o non gli stampo le mie nocche sul naso. 
<< Si, be' >>, spiega Ralph << dovresti sapere come vanno le cose nel film d'animazione. Ralph e Vanellope diventano migliori amici. >>
Non so dire se è per ciò che ha detto o per il tono di voce con cui l'ha detto. E giuro che non riesco a crederci neanche io. Fatto sta che ho sentito il mio cuore sciogliersi.

Una botta ben assestata sulla spalla mi sveglia di colpo. Alzo lo sguardo ancora intontita e vedo un tizio che avrà raggiunto da poco gli anta sorridermi con sufficienza.
<< Scusami, piccolina. >>
<< Piccolina ? >>, gli ringhio contro. Ma come si permette ? Sarò pure alta un metro e quarantacinque ma dall'alto dei miei diciassette anni mi sento in pieno diritto di incazzarmi. Mi alzo in piedi per fronteggiarlo meglio, ma quando noto che il treno è fermo al capolinea e la gente ha già iniziato a scendere da un bel pezzo decido di lasciar perdere e andare a scuola. Entrare in ritardo alla seconda ora non sarebbe un'ottima idea.
<< Ringrazia che vado di fretta, vecchio. >> Lo guardo in cagnesco e me ne vado, ostentando un'atteggiamento sostenuto che va -ovviamente- a farsi benedire quando inciampo sullo stesso fottuto gradino dove sono inciampata all'andata. Solo che adesso cado di faccia sulla piattaforma, facendomi -tra l'altro- un gran fottutissimo male. Lo stesso tizio di prima mi raggiunge soffocando una risata e mi tira su di peso. Gli scocco un'ultima occhiata carica di astio e me ne vado di fretta, cercando nelle tasche del cappotto un fazzoletto per pulire il sangue che cola a cascata dal naso.
A scuola non faccio che lamentarmi, sbuffare, sospirare e schioccare la lingua. Cinque ore sprecate, assolutamente. Grazie al cielo c'è Biachan che mi sostiene. Biachan è il mio inseparabile sostegno morale da quattro anni, una ragazza della mia età da una cascata indomabile di capelli rossi e ricci. Io li adoro sciolti, ma lei li porta sempre legati. La cosa alla fine non mi disturba, perché passo il mio tempo a incastrare matite nel suo chignon. 
Le racconto per filo e per segno dell'incubo del ninja-rompicoglioni e dell'orribile incontro con quel tizio che ha osato chiamarmi "piccola", e le risate di Biachan hanno il mistico potere di calmarmi. Per adesso preferisco escludere l'argomento Ralph, perché non mi sembra molto importate e ho altro di cui occuparmi. Ad esempio, copiare gli esercizi di matematica.
Guarda caso, copio quelli della settimana scorsa.
Guarda caso, il professore mi interroga.
Guarda caso, i mesi passati a ignorare matematica mi fruttano un bel quattro.
Bella roba, bella proprio. Mi accascio sul banco distrutta moralmente. E ora come lo recupero questo dannato quattro ? Biachan mi punzecchia la spalla con una matita.
<< Dai, che ti frega. >>
<< Bella per te, tu a matematica hai sette. >>
<< Si, be', ora però devo assolutamente raccontarti di una cosa. >> Mormora Biachan, girando così tanto la testa per nascondere il rossore sulle guance da sembrare un gufo. Conosco quello sguardo: è successo qualcosa con Hagrid. Hagrid è il soprannome che ho dato a Christan, il ragazzo che piace a Biachan. Diciamo che in fatto di ragazzi il mio supporto morale non ha proprio un gusto eccellente.
<< Spara, forza. >> Mi entusiasmo. Chissà perché, nonostante odii ogni sorta di storia d'amore, i racconti di Biachan mi piacciono da morire.
<< Allora >>, inizia con gli occhi che brillano << è successo ieri, quando stavo andando a prendere il treno >>
<< Perché dovevi prendere il treno ? >>
<< Credevo fosse lunedì >>
<< Ah. >>
<< Be',  stavo correndo perché ero in ritardo, e non mi ero accorta che c'era un ragazzo davanti a me perché mentre correvo leggevo >> Si, Biachan è capace di leggere persino mentre corre. E in qualche modo non si è né accappottata né scontrata contro nessunissimo palo, come invece succede a me quando cammino normalmente. << Allora per sbaglio gli ho schiacciato la parte dietro della scarpa con la mia e lui è rimasto senza! Io avevo già iniziato a scusarmi tantissimo quando lui si è girato e indovina-indovina-indovina ? >>
<< Era Christian ? >> 
<< SIIII >> Ma che sorpresa. << E mi ha parlato! Mi ha detto "Ma figurati. Ehi, senti, so che non ci conosciamo ma...vuoi sposarmi ?" >>
<< Sei sicura che abbia detto proprio così ? >> 
<< Be'...forse non era proprio queste esatte parole, ma il senso era questo. >> Alzo un sopracciglio. << Più o meno... >> Si corregge. Quanto l'adoro. Il professore di matematica ci intima di fare silenzio, e se solo non ci andasse di mezzo la sospensione gli strapperei le corde vocali. Immagino la scena con tanto di soundtrack epico e la battuta finale: "ora chi è che fa silenzio ?". Invece mi limito a un "mi scusi" biascicato tra i denti. 
Non appena suona la campanella della ricreazione corro alle macchinette così veloce che potrei dire di essermi smaterializzata, e se non fossi ruzzolata per le scale sarei arrivata prima di quelle galline della classe accanto agli erogatori, che ogni volta mi fanno aspettare dieci minuti buoni per prendermi la mia camomilla giornaliera. Provo a guardarle trucida ma quelle non mi si filano di pezza, così, ingoiati i miei istinti omicidi, mi rassegno ad aspettare che prendano la loro roba. Biachan mi raggiunge ridendo alla mia espressione.
<< Oggi ce l'avevi quasi fatta, eh ? >>
<< Non me ne parlare. >> Mi massaggio le tempie. La fila scorre lenta come il mio passo di mattina, ma alla fine riesco a digitare il fantomatico codice 46 della camomilla -aggiungendo il massimo dello zucchero- e sospiro soddisfatta. Undici e dieci: ora della camomilla. Che sia a scuola, casa, su Marte o a Hogwarts, alle undici e dieci io devo avere la mia camomilla. Sono anni che va avanti così, e nessuno -né babbani né maghi- sa cosa potrebbe succedere se non riuscissi a berla. Probabilmente una mia crisi d'astinenza potrebbe segnare l'estinzione della vita sull'intero pianeta. Non mi stupirebbe. 
Dalla macchinetta emerge un fastidioso beep acuto, che normalmente mi farebbe saltare i nervi, ma in queste occasioni suona come il rumore più bello di tutti. Sembra un po' l'esperimento sul condizionamento classico che ho studiato il primo anno di liceo-babbano: collegando il suono alla camomilla-nettare-degli-dei rispondo allo stimolo del rumore con l'entusiasmo e la soddisfazione che provo bevendo la mia bevanda preferita. 
Ma -ormai dovreste averlo capito- la sfiga colossale che mi attanaglia da più o meno quando sono nata deve rovinare ogni mio bel momento.
Tutto sembra accadere al rallentatore, come una scena di un film. Ho appena preso il bicchierino bollente tra le mani. Mi giro verso Biachan, che si trova dal lato delle scale. Mi accorgo che Biachan sta mettendo su un'espressione di puro stupore sgranando gli occhi come un cerbiatto, ma non faccio in tempo a collegare il suo grido d'avvertimento -ATTENTAA- ai passi elefanteschi che si avvicinano a una velocità impressionante che sento qualcuno venirmi addosso da dietro manco mi stesse placcando stile rugby. Ovviamente non lancio la camomilla bollente all'infuori. Ovviamente queste diamine di braccia spastiche che mi ritrovo me la lanciano addosso la camomilla bollente, mentre cado a terra come un sacco di patate, l'aspirante suicida che mi ha placcato sopra di me.
Seguono pochi secondi di silenzio dalla tensione palpabile prima che scateni l'inferno: afferro la spal...Gentili spettatori, vi informiamo che a causa di contenuti controindicati a un pubblico di qualsiasi genere una trascurabile parte della fiction è stata censurata. Vi ringraziamo per la cortese attenzione e vi preghiamo di attendere la fine della musica di intrattenimento. Cisonduecoccodrilliedunorangotangoduepiccoliserpentiun'aquilarealeungattoeuntopounelefantenonmancapiùnessunosolononsivedonoidueleocorni.
...finché Biachan non riesce a tirarmi fuori dalla mischia. Ecco cosa succede se non bevo la mia camomilla giornaliera. Ora che ho sfogato i miei istinti omicidi mi sento meglio, ma la guancia destra, il mento e il collo che sono stati colpiti dalla camomilla ustionante fanno ancora parecchio male. Ignorando i reduci accasciati sul campo di battaglia mi lascio accompagnare dal mio supporto morale in uno dei bagni del piano, che generalmente -essendo la forma materiale del degrado- non usa nessuno se non per fumare. Ci fermiamo davanti ai rubinetti, e apro il getto d'acqua sperando di trovare sollievo al bruciore.
<< Capra, questa volta l'hai combinata grossa >>, mi rimprovera Biachan, << se lo viene a sapere il preside finisce che ti sospendono. >>
<< Nessuno farà la spia >>, la tranquillizzo mentre faccio scorrere l'acqua fredda sulla pelle ustionata << quegli idioti sanno benissimo che se cantano non sarò così clemente con loro. E poi tranquilla, io sto bene. Grazie per l'interessamento. >>
<< Be', comunque è colpa tua. Non avresti dovuto perdere la pazienza in questo modo. >>
<< Colpa mia ?! Ma se è stato... >>
<< Niente "ma" >>, mi interrompe << sei una capra cattiva. Ora si va in classe e niente storie. >> 
Metto il muso come una bambina pestifera sgridata dalla mamma ma non controbatto perché...insomma, non si può controbattere alla mamma. Fortunatamente non sento più bruciare la pelle, così mi asciugo con la manica della maglietta. Poco dopo, quando iniziamo a salire le scale, la campanella suona segnando la fine della ricreazione. Non allunghiamo il passo per due validi motivi: 1) ho le gambe corte e i polmoni piccoli, 2) per grazia del DioBiscotto -che è l'unico dio che si degna di prendermi in considerazione- adesso abbiamo un'ora di buco. Appena arrivo davanti alla mia classe entro teatralmente come se stessi recitando una tragedia greca e mi butto sulla sedia, accasciandomi poi sul banco. Fortunatamente nella classe non c'è ancora nessuno e posso recitare quanto mi pare. Nel frattempo mi ripeto in mente una mantra di "perché a me?" stile Neville. Pensare a Harry Potter mi fa sentire un po' meglio ma la camomilla inizia a mancarmi. Biachan si siede accanto a me e notando il mio fantastico umore mi chiede: << Mini-crisi d'astinenza ? >>
<< Mmh >>, mugugno in risposta intendendo qualcosa tipo "cazzo, si".
<< Prendine un'altra >> Propone.
<< Non ho spicci >> Triste verità...
Sospiro decisamente scocciata, togliendo gli occhiali e massaggiandomi la fronte. Ah, troppo mal di testa. Meglio togliere le mollette. 
Questione di un attimo: stacco le forcine nere dai miei capelli, la frangia ricade laterale sugli occhi e un brivido mi attraversa la schiena. Wow, se avessi saputo che avrebbe fatto un effetto così figo le avrei tolte prima. 
O forse no.
Improvvisamente sento una fitta di dolore alla testa, che mi fa piegare contro il banco. Sento Biachan chiedermi cosa ho, ma non riesco a risponderle. Il dolore si propaga velocemente come le fiamme di un incendio. Chiudo gli occhi e stringo le palpebre convulsamente. Le dita di mani e piedi si intorpidiscono, sento i muscoli che si tirano e rilassano freneticamente e le ossa fanno talmente male che sento che sto per vomitare. Il dolore mi distrae così tanto che non sento niente. Poi è come se perdessi il controllo con la realtà, e con il mio stesso corpo. Senza neanche rendermene conto, perdo i sensi.

Come questa mattina è tutto buio. Mi tasto gli occhi per controllare che siano aperti, e non mi sorprendo di scoprire che effettivamente lo sono. Mi rendo conto immediatamente che sto sognando. 
Non sento dolore e approfitto della calma per pensare. Cosa è successo ? Cos'erano quelle fitte così dolorose ? Non credo di aver mai sentito un dolore più forte in tutta la mia vita. Mi faceva male tutto il corpo, dalla testa ai piedi. Non mi piace ammetterlo, ma ho paura. Ho paura di quello che è successo e ho paura che capiti di nuovo.
<< Confusa ? >> La voce improvvisa mi fa sussultare, ero così presa dai miei pensieri che non avevo sentito la presenza di Ralph.
<< Tu sai cosa è successo ? >> Chiedo, mentre avvolgo le gambe con le braccia e stringo le ginocchia al petto. So che è un sogno, e che Ralph è una mia creazione, ma parlare con lui è come parlare con me: una me che io stessa non conosco. Una me che potrebbe avere idee che io non ho. Ovviamente, essendo me, sa cosa è successo, ma si deve pur iniziare da qualche parte il discorso.
<< Si >> Risponde semplicemente. Nonostante il tono di voce più serio rispetto al solito mi sento un po' tranquillizzata, forse lui potrà aiutarmi.
<< Be', dimmelo allora. >> Lo incito. Voglio capirci qualcosa di questa faccenda.
<< Non mi crederesti >>, sussurra. Sento dalla sua voce che si sta trattenendo, quindi insisto: << Dimmelo e basta >>.
<< No, Vanellope. Credimi, è meglio se lo scopri da sola. >>
<< Ralph >>, inizio ad arrabbiarmi << ho detto dimmelo! >> Alzo la voce, già stanca della sua indecisione. Seguono secondi di silenzio, nei quali non sento altro che il suo respiro calmo e regolare.
<< Vanellope, quello che sta succedendo è troppo strano perché te lo possa spiegare in modo credibile >>. Credo stia cercando di farmi ragionare, ma non ha capito che non è così che funziona. Lui sa qualcosa, e io ho deciso che me lo farò dire. A qualsiasi costo. Anche a costo di risultare debole.
Inizio a respirare rumorosamente e a scatti, come se fossi in procinto di piangere. Sento il suo respiro fermarsi per un attimo, segno che si è accorto del cambiamento ed è sorpreso. Tiro un altro po' la corda prendendo a singhiozzare piano, come se stessi cercando di trattenermi per non farmi sentire.
Okay tutto ragazzi, ma avrei dovuto fare l'attrice. Questa recita quasi mi diverte, e se non fossi preoccupata per quello che è successo sarei già sbottata a ridere. 
<< Vanellope... >>, sussurra piano, quasi non lo sento, << ascolta, capisco come ti senti, è capitato anche a me. >>
Bene, a questo punto posso passare alla fase successiva: simulo di non riuscire più a trattenermi e mormoro, tra i singhiozzi, << non ci capisco niente >>. Ora non dovrebbe resistere.
Come mi aspettavo, sento che si mette seduto vicino a me, le gambe che quasi si sfiorano.
<< Ti dirò quello che vuoi sapere, ok ? Tranquilla, andrà tutto bene. >> Ecco, ora si che si ragiona. Nella mia testa la folla esulta e applaude la mia bravura. Diminuisco un po' l'intensità dei singhiozzi per sentirlo meglio, e mi metto in ascolto. Vediamo cosa esce fuori dal mio subconscio.
<< Questa mattina un uomo ti ha dato delle mollette. Delle mollette speciali, ok ? >>
<< Che diamine centrano le mollette ? >> Nonostante il mio nervosismo crescente riesco a mantenere la voce spezzata dal pianto.
<< Centrano, perché è a causa di quelle mollette che hai provato dolore. >>
Bene, ho recitato per nulla. Il mio subconscio si sta arrampicando sugli specchi. Resto in silenzio aspettando che mi illumini con idee leggermente più brillanti.
<< Ci sono alcune persone, che si fanno chiamare Controller, che si occupano di comportamenti paranormali e scelgono alcune persone per dotarle...be', di poteri. >>
<< Secondo il tuo ragionamento io avrei il potere di provare dolore. >> Non mi sfiora nemmeno per un secondo l'idea di risultare acida.
<< Quello era dolore di preparazione. Il tuo corpo stava metabolizzando le nuove informazioni. >>
<< Questi Controller cosa sono ? Super eroi ? Super cattivi ? >>
<< Sono solo un'organizzazione che cerca di fare passi in avanti. Migliorando le persone. >>
<< Senza il loro consenso >>
<< Be'...si, ma- >>
<< Migliorandole conferendogli poteri >>
<< Si >>
<< Attraverso mollette >>
<< Quelle servono per- >>
<< Ok. Senti, per caso sai anche dov'è il passaggio per Narnia ? Ho dimenticato la torcia, l'ultima volta. >>
<< Vanellope! Sono serio. Sei in grado di fare cose che altri non possono fare ma devi imparare a controllare il tuo potere. >> Credo sia la prima volta che sento la voce di Ralph alzarsi di tono. Non che abbia gridato, certo, ma di solito la sua voce è bassa e calma. Ora sembra agitata.
<< Come faccio a controllarlo se non so che potere è ? >> Chiedo.
<< E' qui che entro in gioco io. Io so di che potere si tratta, e sono io che ti aiuterò a imparare a controllarlo. Solo che non è normale che io mi trovi qui, nei tuoi sogni. Io non ho che l'un percento di telepatia nel sangue, quindi sei stata tu ad aprire un portare per entrare in contatto con me. >> Troppe parole strane, rinuncio in partenza a capire il concetto. << Ma perché i Cercatori non ti hanno trovata ?>> Chiede più a se stesso che a me. 
Resto in silenzio, cercando di assimilare quello che mi ha detto prima. Il mio subconscio per qualche motivo crede che io abbia un super potere, trasmessomi a quanto pare da due stupide forcine per mano di un organizzazione che neanche ricordo come si chiama. Controllori o qualcosa del genere, mi pare. E ora afferma di essere incaricato di insegnarmi questo potere.
Non ce la faccio più con queste scemenze, voglio svegliarmi. 
Nel frattempo Ralph aspetta paziente che reagisca in qualche modo. Che so, forse si aspetta che mi arrabbi. Oppure che esulti al mio evidente potere. Be', si sbaglia. Se continuo a dargli retta finirò per diventare scema come lui. 
<< Vanellope >>, mormora.
Non ho intenzione di rispondergli.
<< Ehi >>, continua a chiamarmi, con quella solita voce bassa che lo contraddistingue.
<< Non vuoi neanche sapere che potere hai ? >>




Angolo della stupidautrice
Io vi giuro che non ho la minima idea di come abbia fatto a partorire un'idiozia simile, ma cercate di capirmi...cos'altro avrei potuto fare durante l'ora di matematica ? Si sa che non sono propensa a capire l'aramaico antico. Questa è la seconda storia che pubblico, ma non siate indulgenti, vi prego. Ho bisogno di consigli più di quanto ne ho del cioccolato. Vabbe', più del cioccolato forse no...ma quasi, eh! La versione originale sarebbe stata di scrivere questa storia a quattro mani, un capitolo a testa con Biachan. Poi però ho scoperto che Biachan non ha la minima intenzione di scrivere un bel niente, quindi scriverò io per lei cercando di attenermi bene o male a quello che le frulla in testa. Il che è un vero peccato, perché il fatto che lei non scriverà niente limita drasticamente le mie possibilità di incolparla per l'imbarazzante riuscita della storia. Mi raccomando gente, provate pietà per me che ho giusto oggi preso un meraviglioso quattro a matematica e recensite a go-go! 
Prima di tornare a dormire da bravo bradipo devo sottolineare la presenza di alcuni riferimenti a Harry Potter, Ralph Spaccatutto, L'era glaciale, e Le follie dell'imperatore (un concentrato di perle di saggezza, davvero).
Bene, ora mi eclisso. Alla prossima :3
  
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