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Autore: Lilith Darren    03/05/2014    3 recensioni
Mi chiamo Matt, ho 16 anni. Non sono un ragazzo come tutti gli altri. Non ho genitori e non ho amici... Tranne uno. Si chiama Darren... Ed è u demone.
Genere: Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Matt, Matt! Cos'è successo?"
Mi svegliai al suono della voce di Anna, la mia madre adottiva.
Dove sono i miei genitori naturali? Sono morti. Sono diventato orfano all età di due- tre anni. Che storia la mia vero? Ad ascoltarla sembra la trama di un film drammatico ma infondo la mia vita non la definirei un vero è proprio dramma. Ormai ci ho fatto l'abitudie alle cose brutte, alle disgrazie. E' tutto uno schifo, di questo ne sono consapevole. Ma sotto sotto ci sto anche bene nel mio schifo. Certo, se avessi qualche amico allora sarebbe diverso. Forse nessuno sa davvero cosa vuol dire essere soli soli come me. Probabilmente i primi due anni della mia vita sono stato davvero felice. Beh, non ne sono sicuro, non ricordo quasi nulla. Però una cosa so per certo, non ero solo.
Ho dei bei ricordi, ache se pochi, dei miei veri genitori. Morirono quando avevo solo due anni e mezzo in un' incidente d'auto. Il fatto strano è che in quell'auto c'ero anche io. A volte mi sento in colpa per essere stato l'unico a salvarsi, sarei morto al loro posto se fosse stato necessario. Comunque, anche se non l'ho persa del tutto, una parte della mia vita se ne era andata con loro quel giorno. Finii in un orfanotrofio ma rimasi lì solo qualche mese, fino quando arrivarono i miei genitori adottivi, gli stessi che ho ancora ora. Non posso dire che non mi vogliano bene, ma non li vedo praticamente mai. Sono molto presi dal loro lavoro e io ho passato la mia infanzia per lo più da solo in casa, o con una baby sitter. Forse è per questo che non ho amici, non sono bravo nei rapporti sociali. 
Come ho detto i miei genitori non c'erano mai, ma per fortuna quando svenni erano in casa. Anna mi guardava con un aria preoccupata cercando di farmi rinvenire, mi portò un bicchiere d'acqua e zucchero e dopo un po' mi ripresi del tutto. Le dissi che ero andato a sbattere dietro alla testa contro lo spigolo della mensola e così ero svenuto per poco. La rassicurai e le dissi che stavo bene e lei si tranquillizzò, mi fece un brodo caldo e poi andò in camera da letto. Appena rimasi solo nella stanza mi ricordai della cartella ai piedi del letto e di tutto quello che era successo prima di svenire. Mi feci tante domande, ma senza alcuna risposta. Decisi di dimenticare quella storia. Il ragazzo con la mantella nera non era mai esistito! Mi misi sotto le coperte e mi addormentai di sasso.
Mi ritrovai in un posto sconosciuto, non l'avevo mai visto prima. era una collina deserta circondata dalla nebbia. Il celo era scuro e senza stelle, ma la luna la potevo vedere bene. Emanava una luce che mi attraeva come una calamita. Non riuscivo più a gestire il mio corpo, si muoveva da solo, avanzava verso la luna. Mi girai e intravidi uno specchio alle mie spalle. mi avvicinai per guardare il mio riflesso, ma al posto della mia immagine vidi lo sconosciuto col cappuccio nero che ne copriva il volto. Il riflesso iniziò a ridere e poi si tolse lentamente il cappuccio. ERA LA MIA FACCIA QUELLA! Ero spaventato, urlai.
Mi svegliai di soprassalto. Era solo un brutto sogno ma sembrava così reale. Guardai la sveglia. Era già ora di andare a scuola. Mi alzai a mio malincuore, mi sentivo come se non avessi mai dormito, come un morto, ma fortunatamente non lo ero.
Mi preparai con grande lentezza, mi sentivo stanco e pesante. Persi l'autobus, quindi chiesi a mio padre Andrè di prestarmi la sua bicicletta per andare a scuola. Andrè acconsentì senza problemi. Appena giunto in strada mi si appannò la vista, tutto diventava scuro, pedalavo a fatica. Mi sembrò un secolo ma finalmente arrivai a scuola. Appena scesi dalla bici trovai i ragazzi della squadra di basket che ridevano guardandomi. Uno di loro mi si avvicinò per rompermi come al solito.
"Bella bici finocchio!"
 Disse ridendo.
Il suo tono mi irritava, gli avrei risposto male ma in questi casi stavo sempre zitto, sapevo che altrimenti le avrei prese. Mi allontanai senza dire nulla e mi accorsi che il mio ignorarlo non gli piacque affatto, lo prese peggio di una brutta risposta.  
"HEI! DOVE VAI? STO PARLANDO CON TE!"
Tutto d'un tratto cambiò tono, divenne seccato e irritato, non rideva più, come se lo stessi sfidando. -Ecco, avevo combinato un altro guaio. Anche se non avevo fatto niente di male. I guai me li chiamo in continuazione-. Aumentai la velocità del mio passo senza voltarmi e entrai a scuola lasciando quell'idiota e i suoi amici fuori al cortile. Le lezioni mi sembrarono durare un eternità, quel giorno sul serio non finiva più.
Nell'ora di filosofia mi addormentai sul banco. Fui svegliato da un ragazzo che mi tirava palline di carta in faccia. Appena suonò la campana dell'ultima ora mi precipitai fuori per tornare a casa, morivo dalla voglia di sprofondare nel mio letto e cercare di recuperare un po' di sonno. Mi diressi in direzione della bicicletta che avevo lasciato accanto a un palo del parcheggio, ma da lontano non la vedevo. Mi avvicinai e ancora non la vedevo. Poi vidi il manubrio, solo il manubrio, per terra e più in là altri pezzi. La bici era completamente distrutta. Girai lo sguardo e poco più in là c'erano i ragazzi di quella mattina compreso quello che mi aveva urlato contro. Ridevano della mia esasperazione nel guardare i pezzi sparsi della bici di mio padre. ERANO STATI LORO, IO LO SAPEVO. Mi allontanai correndo verso casa. La rabbia e l'odio che provavo in quel momento erano immensi. Mi davano l'energia necessaria per poter continuare a correre. Li avrei uccisi con le mie mani se ne fossi stato capace. Come avrei fatto a dire ad Andrè che gli avevo distrutto la bicicletta la prima volta che me l'aveva prestata? Morivo già di collera. -Ma perchè la vita doveva essere così una merda? Non aveva pietà per nessuno! nemmeno per mio padre che non aveva colpe-.
 "Me la pagherete!" promisi mentre correvo e dopo mi sentii più sollevato, come se avessi potuto fare sul serio qualcosa per mantenere quella promessa. 


Spazio autrice
||PRIMA DI TUTTO VORREI RINGRAZIARVI PER I COMMENTI E I CONSIGLI NELLO SCORSO CAPITOLO E SCUSARMI PER TUTTO IL TEMPO CHE HO IMPIEGATO A POSTARE IL CAPITOLO NUOVO. SAREI MOLTO FELICE SE MI DESTE QUALCHE PARERE ANCHE SU QUESTO, SOPRATTUTTO TANTI CONSIGLI||



  
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