Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: bizzlevojce    03/05/2014    13 recensioni
«Sei così sexy.»
«Sei così irritante.»
«Sei così bella.»
«Sei così leccaculo.»
«Sei così stronza.»
«Sei così incoerente.»
«Sei così cinica.»
«Sei così coglione.»
«Sei così mia.»
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«Bieber, ti odio.»
«Mi odi perchè ti ho fatto innamorare?»
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Un film.
Chloe Smith.
Justin Bieber.
Odio, amore e disastri.
E cosa può accadere se due disastri si attraggono?
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-TRAILER UFFICIALE:
https://www.youtube.com/watch?v=F1SLTk1sJzk&feature=youtu.be
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 2.
Quando i disastri si attraggono.

 

Dopo pranzo decidemmo di non uscire, non avevamo faticato per il provino, per carità, ma era stato stressante, come una giornata intera di lavoro.
Andammo entrambe a metterci il pigiama.
Entrai in bagno, mi spogliai e mi raccolsi i capelli in una cipolla provvisoria, per poi entrare nella doccia.
Mi feci una doccia per rinfrescarmi e per sciacquare via da me tutti i pensieri riguardo il provino.
Uscii dalla grondaia, mi asciugai e indossai il mio amatissimo pigiama rosa con gli unicorni.
Mi rifeci la cipolla che intanto si era sciolta, indossai le pantofole e mi sdraiai sul divano.

Charlotte stava scegliendo un film da vedere ed io chiamai il ristorante cinese per ordinare qualcosa da mangiare.
Ordinammo due porzioni di noodles.
Ci mettemmo a vedere il primo film che trovammo e aspettammo i noodles.
Non proferimmo parola durante tutta la serata, c'era troppa tensione per via dell'ansia provocata dai provini.

Ad un certo punto suonarono alla porta, mi alzai e aprii, erano le nostre ordinazioni.
Pagai il conto e mi richiusi la porta alle spalle, dirigendomi verso il divano.
Schiusi le due scatoline e ne porsi una a Charlotte.
Presi le bacchette e cercai invano di mangiare con esse.
Ogni cazzo di fottutissima volta che cercavo di prendere uno spaghetto mi cadeva, ​che urto!
Charlotte mi guardò accennando una risatina, ma io la fulminai con lo sguardo, per poi scoppiare a ridere.
Stufa delle bacchette e della mia migliore amica che rideva di me, buttai quei due legnetti malefici all'aria e mi alzai di scatto per prendere delle posate.
Le presi e tornai sul divano.

Finii di mangiare quando Charlotte aveva già finito da un po'.
Perchè lei usava le bacchette con tale abilità?
Sono dei fottuti stuzzicadenti per giganti, infami, fra l'altro.
Che stregoneria era mai quella?
Feci per dirglielo, ma lasciai perdere. Era stanca e preoccupata, le si leggeva negli occhi.
Posai la scatoletta con le posate sul tavolo davanti a me e continuai a vedere il film.

Poco dopo sentii russare.
Era Charlotte che dormiva beatamente sul bracciolo del divano.
Soffocai una risata e mi alzai spegnendo la tv.
La presi a mo' di sacco di patate e la portai nella sua stanza.
Appena entrai notai i poster di Justin e una strana sensazione mi avvolse completamente lo stomaco.
Mi tornarono in mente i provini e l'ansia mi percosse completamente.
Posai Charlotte sul suo letto e cercai di pensare ad altro.
Mi diressi verso la mia camera, mi tolsi le pantofole e mi buttai di peso sul letto, con la faccia sul cuscino.

La mattina dopo mi svegliai, avevo dormito malissimo, l'ansia mi stava divorando.
Mi stiracchiai un po', feci un rumoroso sbadiglio e scesi al piano di sotto.
Charlotte era già sveglia e stava ai fornelli, le diedi il buongiorno e le chiesi cosa stava facendo.
«Pancake.» rispose in modo molto freddo lei.
Il suo tono così freddo e distaccato mi mise un po' in confusione, ma pensai che probabilmente era solo nervosa, così lasciai stare.
Il suo telefono squillò e lei lasciò immediatamente i pancake per precipitarsi a rispondere.
Fece un qualcosa tipo un quadruplo salto mortale e prese il telefono, rispondendo.
Era eccitatissima, chiese chi era, ma il sorriso sul suo volto si trasformò immediatamente in un'espressione delusa.
Immaginai che chi aveva chiamato Charlotte non era esattamente chi lei si aspettava.
Scesi le scale e finii di cuocere i pancake.
La ragazza finì la chiamata e buttò il cellulare sul divano sbuffando.
Ero indecisa se chiederle o meno cosa stava accadendo, ma poi capii.
Si aspettava una chiamata dall'agenzia cinematografica.
Non riuscivo a vederla così.
Ero già molto in ansia per conto mio, e lei non faceva altro che aumentare la tensione.
Sospirai e le porsi un pancake, accesi poi la radio e mi sedetti a tavola.
Lei mangiò senza distogliere mai lo sguardo dal cellulare.
La osservavo attentamente, poi, esasperata, mi alzai di scatto e le tolsi il telefono.
Ingoiai in fretta e furia un pezzo di pancake che avevo in bocca per parlare.
«Ora basta, Charlotte, sei un'anima in pena!» sbottai.
Lei cercò di protestare, ma io la zittii e posai il cellulare dove lei non poteva arrivare.
Sbuffò e continuò a mangiare assumendo un'espressione incazzata.

Dopo poco il cellulare suonò, ci guardammo per una frazione di secondo e ci precipitammo entrambe sul telefono.
Lo presi per prima.
Numero sconosciuto.
Cercò di prenderlo dalle mie mani, ma io mi scansai e persi l'equilibrio.
Lei mi si scagliò addosso cercando di prendere il cellulare, io cercai di scansarla, ma il suo gomito urtò contro il mio naso, facendolo sanguinare.
«Merda» me la tolsi da dosso in modo brusco e lasciai il cellulare portandomi una mano al naso.
«Tu non immagini quanto sia importante per me, Chloe.» si giustificò lei, quasi ringhiando, prendendo il cellulare, poi notò il sangue che colava dal mio naso a causa sua.
Scossi la testa, Charlotte era mortificata, lo potevo notare, ma non potevo far scorrere ciò come se niente fosse.
«Sei matta, Charlotte, sei matta! Questi provini ti hanno dato alla testa!» le urlai contro e andai in camera mia, sbattendo la porta appena entrata dentro.
Presi un grande respiro e mi sdraiai sul letto.
Portai il mio sguardo al soffitto, fissandolo sovrappensiero.

Qualcosa accanto a me iniziò a vibrare.
Non trovavo niente.
Mi alzai, iniziai a cercare nei cassetti e fra le lenzuola, ma niente.
Poi finalmente, eccolo! Sotto il letto.
Il mio cellulare.
Risposi.
«Pronto?» dissi io.
«Pronto, agenzia Cineworld, c'è Chloe Smith?» disse una voce femminile dall'altra parte del telefono.
"Oh merda" pensai.
Spalancai la bocca, inarcando gli angoli delle mie labbra in un sorriso che andava da orecchio ad orecchio, esaltatissima mi portai una mano al petto e risposi in modo euforico: «Sì, sì, sì, sono io!»
«Perfetto, è stata scelta per la parte di Megan in Down to Earth, deve venire in agenzia mercoledì alle 16:00» mi informò la donna.
Non ci potevo credere.
Ero stata scelta.
Proprio io.
Il mio sogno più grande si era appena avverato.
Appena la ragazza dell'agenzia attaccò iniziai a saltare da una parte all'altra della stanza.
Ero la ragazza più felice del mondo.
Ma come l'avrei detto a Charlotte?
Dio..

A quel punto entrò lei: «Tesoro, scusa, mi sono fatta prendere dalla situazione, è che per me è davvero troppo importante quella parte...» mi disse chiaramente mortificata, con lo sguardo basso.
Mi morsi nervosamente il labbro, «Tranquilla...» risposi con tono basso e con la voce quasi tremante.
Charlotte venne da me e mi abbracciò «Ti ho sentita urlare, che è successo?» mi chiese.
Trasalii.
Deglutii la palla di saliva che mi si era formata in bocca cercando di trovare una scusa plausibile.
«Ho sbattuto il piede al comodino» mentii io ridendo e grattandomi la testa imbarazzata.
Lei rise e scosse la testa «Sempre la solita» commentò.
Trattenni un sospiro di sollievo.
Per ora non le avrei detto niente.
Charlotte sciolse l'abbraccio sorridendo lievemente e uscì dalla camera.

Ero rimasta lì, da sola, completamente combattuta con me stessa.
Mi sentivo la ragazza più felice del mondo, ma contemporaneamente ero talmente frustata per Charlotte.
Come glielo avrei detto?

Mentre ero immersa nei miei pensieri, qualcuno bussò alla porta ed entrò senza lasciarmi il tempo di dire 'avanti'.
Era Charlotte con un vassoio, sopra ad esso c'erano un piatto con dei Sofficini e una bottiglietta d'acqua.
Mi disse che voleva farsi perdonare.
Mi sentivo molto una malata con la febbre a 38, ma ok, era comunque stata un'idea carina.
Si sedette davanti a me mentre cenavo e fece un sorriso da orecchio ad orecchio.
La guardavo curiosa, aveva assunto questa espressione felice e non capivo perchè.
Se non fossi stata già scelta io avrei detto che avessero scelto lei.
Continuai a guardarla in attesa che iniziasse a parlare.
Finalmente diede fiato alla bocca.
«Sai» disse continuando a sorridere «ho una bellissima sensazione. Sento che sceglieranno me per questo film. È il mio sogno, me lo merito.» le sue parole così piene di speranza mi fecero quasi strozzare col boccone che avevo appena messo in bocca, deglutii e masticai per bene, ingoiando il boccone e guardandola, «Beh, è anche il mio sogno...» dissi io, con voce leggermente tremante. Mi guardò male, inarcando l'angolo della bocca, «Ma per me è molto importante» rispose, «Anche per me!» sbottai io.
Era così egoista! Sarebbe stata capace di farmi rinunciare alla parte.
Iniziammo a litigare, ero così arrabbiata con lei, era così egoista e così convinta che l'avrebbero presa, così fanatica del suo talento. Le avrei voluto dire che mi avevano scelta invece, ma avevo paura che sarei stata costretta a rinunciare.
Non trovavo più le parole da dire, avevo paura che ogni parola sarebbe potuta essere usata contro di me e che avessi potuto svelare che ero stata presa.
Finalmente lei mi urlò contro che non la capivo e che non ero una buona amica e se ne andò sbattendo la porta.
Dio, che egoismo!
Era stata così crudele con me.
Non avrei mai rinunciato alla parte, ma non volevo neanche rinunciare alla mia migliore amica.
Sarei stata zitta. Era la cosa migliore.

Un'ora e mezza dopo scesi al piano di sotto sperando che Charlotte si fosse calmata.
«I-io prendo qualcosa da mangiare e poi vado a letto...» mi grattai la testa cercando qualche scusa da trovare per l'assenza che avrei fatto il giorno dopo, per via delle prove.
Iniziai a deglutire e a sudare  leggermente, avevo così tanta paura, il mio stomaco era completamente in subbuglio, sentii un nodo ad esso come se si fosse improvvisamente attorcigliato e sentii il bisogno di aria, iniziai a grattarmi il collo e a balbettare appena, avevo praticamente scritto in fronte che stavo in asia.
Charlotte mi guardò confusa.
«D-domani inizio a lavorare in pizzeria...» riuscii a parlare.
Mi sentii leggermente sollevata, il mio cervello stava elaborando una scusa abbastanza credibile.
«Pizzeria?» chiese lei, guardandomi con un occhio appena socchiuso, in segno di confusione.
«Emh... Sì... Ieri p-passeggiavo e ho trovato una pizzeria che c-cercava personale... Emh... Ho pensato che ci servissero s-soldi... Così sono entrata e mi hanno detto di andare domani... V-vado a dormire... Mi serve un lavoro il più p-presto possibile... Devo essere riposata per il mio primo giorno...» le spiegai gesticolando, chiaramente in ansia, poi feci un grande respiro come se fossi rimasta in apnea per chissà quanto tempo.
Charlotte mi guardò per qualche secondo, elaborando «Beh, calmati» disse sgranando gli occhi e facendomi cenno con le mani di calmarmi, mentre si sitsemava sul divano, con un'espressione ancora confusa. Annuii e mi diressi verso l'angolo cucina, lasciando che un sospiro di sollievo uscisse dalla mia bocca.

Aprii il frigorifero e presi del prosciutto, chiusi il frigorifero e presi il pane, per poi tagliarne due fette, inserii il prosciutto fra le due fette di pane e diedi un morso.
Posai il prosciutto, il coltello e il pane e masticai il panino con velocità.

Tornai immediatamente in camera mia e cercai di riposare, anche se l'ansia non me lo permetteva.
Avevo mille pensieri nella testa.
1... 2... 3... 4...

Neanche contare le pecore funzionava.
Dopo un po' mi addormentai, non so come.

La mattina dopo mi svegliai, sospirai rumorosamente buttando via tutta l'ansia e mi diressi in bagno.
Mi lavai e poi tornai in camera scegliendo dei vestiti adatti.
Indossai una camicetta gialla senza maniche ed una gonna nera in pelle a vita alta, mi misi uno spolverino nero molto leggero e delle ballerine dello stesso colore.
Mi guardai allo specchio, stavo abbastanza bene, mi sarei truccata dopo, per evitare che il trucco potesse colare.
Entrai in camera di Charlotte che era probabilmente già sveglia, dato che  nel letto non c'era nessuno.
Presi una lima e uno smalto rosso e scesi giù, dove infatti trovai la bionda che stava facendo colazione con una tazza di latte e cereali.
Le diedi il buongiorno e mi sedetti di fronte a lei, iniziando a mettere lo smalto sulle unghie.
Rispose al buongiorno e iniziò a fissarmi.
«Ti vesti così per andare in pizzeria?» alzai lo sguardo verso di lei e inarcai l'angolo della bocca, morsicandomi il labbro inferiore.
«Mi daranno un camice, devo fare solo una bella figura» risposi convinta, riportando lo sguardo sulle unghie.
Lei annuii e tornò alla sua tazza di latte e cereali.

Aspettai con ansia le tre tutto il giorno.

Finalmente sul Casio che portavo al polso suonarono le tre.
Solo un'ora alle prove.
L'ansia mi assalì.
Andai a truccarmi. Mi misi del fondotinta per coprire le imperfezioni, del mascara per dare volume alle ciglia e del rossetto rosso e una matita dello stesso colore sulle labbra. Accesi la piastra mentre mi pettinavo i capelli e mi feci un boccolo sul ciuffo che mi ricadeva davanti il viso. Mi spruzzai addosso del profumo.

3:30 p.m.
Okay.

Mi guardai allo specchio annuendo, inspirai ed espirai più volte davanti ad esso e presi la borsa, salutai Charlotte ed uscii di casa.

Entrai in macchina e la misi in moto spingendo sull'acceleratore.

In pochi minuti ero davanti l'agenzia.
Ero agitatissima, mi sentivo come se potessi scoppiare a piangere o ad urlare da un momento all'altro.

Entrai e chiesi informazioni.
Una ragazza molto magra ed alta, con boccoli castani, mi accompagnò in una sala.
«Markus, è arrivata la nostra Megan» annunciò lei sorridendo e spingendomi leggermente per invitarmi ad entrare. Entrai nella stanza guardando tutti quanti ed ingoiando con forza la saliva. Mi morsi l'interno guancia cercando di rimanere calma. «Piacere, Chloe Smith» aprii bocca porgendo la mano a Markus, il regista. «So chi sei, tesoro» rispose lui ricambiando il saluto e sorridendo. Parlammo un po', mi diede il copione ed alcune dritte.

Poi dietro di me sentii una presenza. Qualcuno posò un braccio sulle mie spalle.
Mi girai.
Justin.
Lo guardai assottigliando gli occhi e lui  mi sorrise, «Ciao piccola», feci una smorfia di disgusto al sentire quella parola uscire dalla sua bocca verso i miei confronti e tolsi con fare schizzinoso il braccio dalla mia spalla, lui mi guardò confuso e divertito allo stesso tempo, con un lieve sorriso furbo stampato in faccia, ed io gli sorrisi falsamente.
Lui continuava a sorridermi come un ebete.
Già infastidita dal suo comportamento, portai l'indice sul pollice come a contare i punti di una lista, «Mettiamo in chiaro una cosa: io non mi chiamo piccola, bambola, picci, pacci, cippi, ciop o qualunque altro nomignolo tu voglia darmi, mi chiamo Chloe;» dissi a Justin con tono marcato e deciso, con una punta di severità e veleno nelle mie parole, «Punto 2:» dissi portando l'indice della mano destra su quello della sinistra «io non sono la troietta di nessuno, né tantomeno la tua» annuii convinta e continuai con la lista portando stavolta l'indice sul medio, «E, punto 3: dobbiamo fare sto film? Facciamolo! Ma non rivolgermi parola che non sia scritta sul copione» finii il mio discorso e accentuai un sorriso sarcastico, per poi voltare le spalle ed allontanarmi da lui.
«Che stronza! Mi piace!» sussurrò lui ridacchiando ed inumidendosi le labbra.
Mi irrigidii immediatamente e sentii una fitta allo stomaco, quasi piacevole, sentendolo pronunciare quelle parole.
Ok, ovviamente non intendeva nel vero e proprio senso della parola, ma sentirgli dire così mi aveva fatto uno strano effetto.
E la cosa era strana, considerando quanto non lo sopportassi.
Ma poi mi chiedevo come potesse andargli a genio una come me che l'aveva appena rifiutato amaramente?
Sempre più strano, il ragazzo.

Iniziammo le riprese del film.
Fortunatamente girammo le prime scene.
Io e Bieber non dovevamo neanche sfiorarci.

Finite le riprese salutai tutti ed uscii andando verso la macchina.
Aprii lo sportello ed entrai, misi in moto, «Merda» imprecai, la macchina non partiva.
'Che cazzo faccio adesso?' pensai.
Scesi dalla macchina ed aprii il cofano iniziando ad ispezionarlo. Dove era il problema? Iniziai ad imprecare pesantemente mentre facevo avanti ed indietro cercando una soluzione.
Una macchina si fermò accanto a me.
Dio, Bieber no.
«Che succede?» mi chiese guardando me e poi la macchina.
'Cazzi miei' pensai, ma mi trattenni.
«Nulla, non parte la macchina.» diedi un calcio sullo pneumatico e mi portai le mani fra i capelli.
«Dai, sali.» mi disse agitando la mano verso di me, invitandomi ad entrare.
Mi rifiutai aspramente, ma lui mi fece notare che non avevo alternative.
Alzai gli occhi al cielo ed entrai sbruffando, «Grazie» borbottai.
«Prego» rispose lui sogghignando.
Ma perchè rideva sempre? Stava sempre a ridere, sorridere, era così irritante!
Lo guardai per poi scuotere la testa. Non potevo credere di essere nella sua macchina.
Tenni il muso per tutto il viaggio e le braccia incollate al petto.

«Siamo arrivati, grazie» dissi io in modo freddo indicando casa mia.
Lui si fermò e parcheggiò al marciapiede opposto, incurvando appena gli angoli della bocca in un sorriso.
Scesi dalla macchina e chiusi la portiera andando verso casa.
«Ehi, aspetta», mi fermai girandomi, «dammi almeno il tuo numero» ridacchiò alzando le mani. Alzai gli occhi al cielo e gli chiesi una penna ed un foglio sbuffando. Attorcigliai il foglio su cui avevo scritto e glielo diedi, sorridendo sarcasticamente ancora una volta.
Poi me ne andai, salutandolo con un cenno della mano.


 
Justin's pov:
Era la prima volta che una ragazza mi rifiutava.
La cosa devo dire mi interessava molto.
Mi incuriosiva.
Chloe mi incuriosiva.
Era diversa dalle altre ragazze, e si vedeva.
Mi faceva ridere il suo modo di fare la dura e la fredda e di scansarmi.
Ma sarebbe stata solo una delle tante troie.
Mi sarei portato a letto anche lei.
Nessuno rifiuta Justin Bieber.
Nessuna preda scappa.
Lei era una preda, e beh, non poteva scappare per molto.
L'avrei potuta far crollare anche sul momento, ma quel suo fare deciso mi incuriosiva e volevo andare più a fondo con questa storia, l'avrei lasciata fare per un po'.
Durante tutto il viaggio aveva guardato altrove con le guance gonfie, sbuffando di tanto in tanto.
Appena aveva visto la casa le erano brillati gli occhi.
Mi disse di fermarmi e così feci.
Scese dalla macchina muovendo per bene tutto il suo corpo, aveva delle forme così accentuate, ed un culo che sembrava chiederti di essere palpato.
La osservai scendere dall'auto, era così dannatamente sexy.
Fece per andarsene, ma la bloccai chiedendole il numero.
A mia grande sorpresa accettò senza esitare, anche se le se leggeva negli occhi che era scocciata.
Le diedi un pezzo di foglio ed una penna che presi dal cruscotto e gliele porsi sorridendo maliziosamente.
Chloe accartocciò il pezzo di carta e mi sorrise in modo così stronzo, come aveva fatto tutto il giorno, sarebbe stata da prendere a pizze.
Mi lanciò il foglietto ripiegato più e più volte e se ne andò verso casa.
Misi il foglietto in tasca e presi una sigaretta dal pacchetto che trovai in essa, la accesi e me la portai alle labbra.
Poggiai un gomito sul finestrino mentre tenevo la sigaretta fra indice e medio e portai l'altra mano sul volante mentre spinsi il pedale dell'acceleratore.
Portai nuovamente la sigaretta fra le labbra e feci un tiro lungo per poi espirare guardando fuori.
Feci qualche altro tiro per poi buttare la sigaretta prima di scendere dalla macchina.
Parcheggiai davanti casa mia e scesi, acciaccando con la scarpa la cicca che avevo lasciato cadere prima.
Presi le chiavi di casa dalla tasca e presi anche il foglietto di Chloe incurvando appena l'angolo della bocca in un sorriso malizioso.
Lo aprii e lessi cosa c'era scritto, spalancai gli occhi sorpreso e il sorriso sul mio viso sparì, scossi la testa e mi morsi il labbro.
Chloe Smith me l'aveva fatta.
Non mi aveva dato il suo numero, bensì un foglio con scritto:  "Scordatelo, coglione!"

 
Eccolaaa!
alour, come va?
yee, finalmente ho aggiornato.
scusate, ma ho davvero poco tempo, aha.
penso che da ora in poi aggiornerò ogni domenica.
ma se riesco aggiorno anche prima, quindi tenete d'occhio la storia, uhu.

se passate ogni domenica sicuramente troverete il capitolo.
se volete essere avvertite quando aggiorno, ditemelo, che vi avvertirò in qualche modo.
anyway, cosa ne pensate di questo capitolo? vi piace? 
ditemi tutto ciò che vi passa per la testa, tutto quanto, vi prego, aha.
vabby, spero vi sia piaciuto.
grazie alle ragazze che hanno recensito il primo capitolo, vi amo, sappiatelo.
okay, mh, fatemi sapere che ne pensate.
susu, almeno 3 recensioni fatemele trovare, altrimenti non ha senso continuare.
poooi, che altro dire? idk.
maronn, manca un mese alla fine della scuola, non vedo l'ora che finiscaaa
però ho gli esami e ancora sto in alta marea, mannaggia tutto.
chi di voi fa ancora la terza media? (ew, siam piccoline)
okz, qualunque cosa vogliate dire, dite pure, anche se non c'entra niente con la storia, i'm here anyway, babiez.
se vi interessa su twitter sono: bizzlevojce
e buh, ve se ama, ciao!
 
Prossimo Aggiornamento: entro domenica 11 maggio 2014.
 

i hate you, don’t leave me
'cause i love when you kiss me
i’m a pieces, you complete me
but I can’t back down, no, I can’t deny
that I’m staying now, ‘cause I can’t decide
confused and scared, i am terrified of you


 
  
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