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Autore: LetiziaMarino99    03/05/2014    0 recensioni
"Mi chiamo Summer. Un nome che non mi è mai appartenuto. Un nome che ho sempre odiato, dato che io con l'estate non ho molto in comune. Sono una persona fredda, non sono dolce, simpatica, o tutte quelle qualità dell'amica perfetta. Non sono perfetta. Non ho amici, ma ormai ci ho fatto l'abitudine. Sono apatica. Tutto mi scivola sopra, come le gocce di pioggia con l'ombrello. Non provo più sentimenti da molto tempo. Sono come una città senza abitanti. Sono vuota. E ho smesso di provare a cercare qualcosa che possa riempire quel vuoto.
Non riesco a farmi degli amici. Nessuno mi ha mai amata. Chi amerebbe una ragazza che è morta dentro? Nessuno.
Non mi piaccio. Non mi piacciono le mie cosce e i miei fianchi non magrissimi. Le mie labbra sottili. Il mio sorriso non perfetto. E i miei occhi, spenti. Erano di un verde brillante, che a volte diventava grigio e altre volte giallo. Ma ora l'unica cosa che trasmettono i miei occhi è tristezza."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La pioggia scende fitta sulle strade nebbiose di Londra. I raggi del sole mattutini cercano di infiltrarsi tra le nuvole, creando una luce tenue e soffusa.
Il rumore delle gocce che esplodono sull'asfalto fa da sottofondo a questa giornata che sta per cominciare.
Le cuffie alle orecchie, lo sguardo intento a scrutare le punte delle vans grigie diventare più scure a causa dell'acqua.
Lo zaino in spalla, l'ombrello nero in mano e il cellulare nell'altra.
La musica filtra il rumore delle strade caotiche della città, mentre mi distrae dal pensare alla giornata che dovrò affrontare.
Mi chiamo Summer. Un nome che non mi è mai appartenuto. Un nome che ho sempre odiato, dato che io con l'estate non ho molto in comune. Sono una persona fredda, non sono dolce, simpatica, o tutte quelle qualità dell'amica perfetta. Non sono perfetta. Non ho amici, ma ormai ci ho fatto l'abitudine. Sono apatica. Tutto mi scivola sopra, come le gocce di pioggia con l'ombrello. Non provo più sentimenti da molto tempo. Sono come una città senza abitanti. Sono vuota. E ho smesso di provare a cercare qualcosa che possa riempire quel vuoto.
Non riesco a farmi degli amici. Nessuno mi ha mai amata. Chi amerebbe una ragazza che è morta dentro? Nessuno.
Non mi piaccio. Non mi piacciono le mie cosce e i miei fianchi non magrissimi. Le mie labbra sottili. Il mio sorriso non perfetto. E i miei occhi, spenti. Erano di un verde brillante, che a volte diventava grigio e altre volte giallo. Ma ora l'unica cosa che trasmettono i miei occhi è tristezza.
Attraverso il cortile della scuola e mi dirigo verso la mia classe, con la segreta speranza di passare inosservata, di essere invisibile a tutti. Poi però crollo. Senza una ragione precisa. A volte succede semplicemente che la maschera di indifferenza che porto in viso sparisca. Sono stanca di tutto questo. Stanca dei miei genitori, stanca della mia vita.
Senza far vedere gli occhi lucidi, vado in bagno, ed è lì che crollo.
Mi siedo in un angolino, appoggiata alla parete, e piango. La psicologa dice che soffro di attacchi di panico. Il respiro si fa affannato e sembra di stare annegando. Come al solito, appoggio la testa sulle braccia che tengono le ginocchia e rimango lì, sapendo che tra poco la crisi finirà e che dovrò asciugarmi le lacrime e tornare in classe.
Improvvisamente sento una presenza accanto a me, intravedo delle scarpe con la coda dell'occhio.
Poi sento una mano che mi tocca il braccio.
Provo a pensare a chi possa essere, ma la lista di persone che vorrebbero consolarmi è molto limitata.
 "Ehi..."
Questa è la voce di un ragazzo. Mi chiedo cosa ci faccia qui nel bagno delle ragazze. Provo ad alzare il viso e accanto a me vedo spiccare due occhi color oceano che mi fissano.
 "Tutto ok?"
Mi sta davvero rivolgendo la parola? Nessuno lo fa.
 "Sì... stai tranquillo." Rispondo io con diffidenza, cercando di ricompormi velocemente. Evito il suo sguardo, mentre lui continua a fissarmi mettendomi a disagio.
 "Niall."
 "Cosa?" Rispondo confusa.
 "Mi chiamo Niall."
Mi porge la mano, che fisso con sospetto e paura.
 "Tranquilla, non mordo mica"
Sorride. Il suo sorriso è sincero, e mi rassicura. Così ricambio la stretta di mano e mi asciugo gli occhi.
 "Scusa... non.. non sono abituata a parlare con le persone" improvvisamente vorrei scomparire nel nulla.
 "Ti ho sentita dal corridoio...Come mai piangevi?"
 "Affari miei" rispondo freddamente. Poi però mi accorgo che lui non mi ha fatto niente e che fare la stronza non serve a nulla.
 "Scusa, non volevo..." sospiro.
 "Tranquilla. È tutto a posto. Sei del linguistico?"
È in quel momento che mi metto a osservarlo meglio. Capelli biondi, sorriso sincero, lineamenti dolci.
 "Sì... è dovrei anche andare in classe, prima che inizino ad accorgersi che non ci sono"
 "Già, anche io. Su, alzati e mettiti a posto."
si alza in piedi e mi aiuta ad alzarmi, è un po' più alto di me. Faccio un grande sospiro e poi accenno un sorriso per fargli capire che sto bene.
 "Bene, ora devo andare anche io" sorride e usciamo dal bagno. Mi dirigo verso la classe, mentre lui va dalla parte opposta. Decido che non è bello andarsene in questo modo, così mi volto e lo ringrazio.
 "Di niente" sorride lui.
È quasi arrivato in classe, colgo l'occasione per dirgli l'ultima cosa.
 "Summer"
 "Cosa?"
 "Mi chiamo Summer"
Sorride di nuovo e entra in classe. Rimango lì a guardare la porta chiudersi per un po'.
 "Niall" ripeto nella mia mente, mentre tutti i pensieri negativi svaniscono.
 
  
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