Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Readit    03/05/2014    6 recensioni
"Meglio del Natale, del conto alla rovescia a capodanno, dei falò del 4 luglio, delle canzoni hip hop e dello swag di Michael Jackson. Meglio delle Ferrari, Lamborghini, Ducati. Meglio dei gelati Magnum, delle patatine fritte e degli M&M's, delle caramelle gommose, Big Mac, cono alla fragola e limone. Meglio dell'Aurora boreale, di una notte stellata, dei tramonti, degli aerei che rigano il cielo. Meglio di Parigi, Louvre, Champs Elysees, meglio di Times Square, di Tokyo, Dubai. Meglio delle risate, dei baci con la lingua, i morsi sul collo, grattini, massaggi sulla schiena, del culo di Beyoncé, dell'aria da figo di Chuck Norris. Meglio della finale della coppa del mondo, dei Leakers, delle partite di hockey, delle Vans e delle Supra. Meglio di camminare a piedi nudi, di dormire fino a tardi, della Play e dell'Xbox. Meglio dei film di Danny Boyle, di Friends, Scrubs, How I met your mother, delle belle notizie. Meglio dell'attesa prima di uscire, del primo concerto dal vivo, cantare a squarciagola in macchina, delle montagne russe, di un nuovo tatuaggio. Meglio, Audrey tu sei il meglio del meglio."
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. ‘GOOD BREAKFAST’




Pronto?” Sentii.
Si, sono io.” Continuò.
Chi parla?
La polizia?
Ah, si.
Abbastanza.
Passò qualche secondo. Avrei voluto sentire cosa diceva l’altra persona dall’altra parte della cornetta.
Si.
Mhmh.
Si è qui.”
Descriverla? Emh, vediamo, è abbastanza alta, poi ha un bel corpo, cioè..
Balbettò un pochino facendomi sorridere “… E’ magra, normale, poi ha i capelli lunghi e scuri, scurissimi, neri credo.
No, no sono mossi, abbastanza. Voglio dire, ha dei boccoli alla fine quindi…
Ok, poi, è abbastanza chiara di carnagione, ma non troppo, cioè non è scura… No dimentichi quest’ultima frase, ha la pelle normale.
Ridacchiai sentendolo andare nel panico durante la mia descrizione.
Poi ha gli occhi grigi, di un grigio abbastanza scuro, ma non troppo e…
Ah, ok. Si, si chiama Audrey, del cognome non lo so.
Alle sette e mezza circa, dormiva per terra.
I genitori? D’accordo.
Va bene, grazie.
Anche a lei, buonanotte.”
Ci fu silenzio.
Decisi di alzarmi e tornare da lui per chiedere spiegazioni.
Chi era?” Dissi sapendo già la risposta.
La polizia, l’hanno contattata i tuoi genitori. C’è stato un incidente e le strade sono bloccate, ti potranno venire a prendere domani mattina.
Dovrò dormire qui?
No, nella teca degli alligatori.” Disse lui con sarcasmo. Spero.
Rimasi in silenzio alzando gli occhi al cielo.
Si, qui.” Riprese notando che aspettavo una risposta seria.
Cazzate.” Risposi secca.
Scusa?” Chiese lui.
Stai dicendo solo cazzate. I miei non mi lascerebbero mai restare in uno zoo per la notte.” Dissi dopo aver pensato ai loro caratteri. Soprattutto a quello di mio padre.
Pensa quello che vuoi.” Disse alzandosi e posando il piatto vicino al lavandino.
Sospirai e mi buttai di nuovo sul divanetto.
A che ora mi verranno a prendere?” Chiesi ansiosa.
All’apertura del parco.” Mi rispose mentre sciacquava il piatto.
Alle nove?” Gli domandai.
No, a mezzanotte.” Rispose, sempre con sarcasmo.
Alzai gli occhi al cielo di nuovo e questa volta sospirai più profondamente.
Restai in silenzio. Camminando in giro per casa mi disse:
Ti conviene andare a dormire adesso, hanno detto che quando il parco aprirà saranno già fuori dal cancello.
Rimasi ancora in silenzio. Era impossibile che i miei avessero veramente deciso di lasciarmi lì a dormire.
Puoi dormire sul letto se vuoi. Non ci dormo quasi mai tanto.
E dove dormirai tu scusa?” Chiesi imbarazzata. Non volevo creare problemi.
Sul divano, ci dormo quasi sempre, ho varie cose da controllare durante la notte.
Va bene.” Dissi alzandomi lentamente dirigendomi verso la stanza.
Allora… buonanotte.” Dissi spostandomi i capelli da un lato giunta davanti alla porta della camera.
Buonanotte.” Disse distrattamente lui mentre controllava le telecamere sullo schermo.
Stavo per chiudere la porta quando mi parlò di nuovo.
Ti conviene dormire così vestita, perché non ho molte cose da darti dato che…” “No tranquillo, dormirò così.” Dissi interrompendolo e chiudendo velocemente la porta.
Per carità. Non sia mai. Già dormivo nel suo letto, non avrei mai osato indossare dei suoi vestiti.
In più, penso gli sia costato parecchio orgoglio anche solo pronunciarla quella frase. Meglio non complicare le cose.
Mi misi a letto, sotto le coperte ed iniziai a pensare a cos’era successo nelle ore precedenti.
Che giornata di merda.
*Bloop* sentii.
Non ce la facevo più a leggere messaggi. In più quel suono, aveva interrotto i miei pensieri, così afferrai il cellulare e lo spensi.
In seguito, mi rigirai dall’altra parte e mi addormentai.


-


Hey! Audrey! Sei sveglia?” Sentii.
Mhh, ora si.” Dissi sbadigliando.
Scusa se ti ho svegliata.” Disse Justin a bassa voce.
Ma che ore sono?” Gli chiesi sbadigliando di nuovo.
Neanche le sei.” Rispose lui.
Oddio, cosa vuoi da me alle sei?” Domandai preoccupata.
Niente, ho solo pensato che dato che la tua esperienza qui nello zoo non è stata come credevi, voglio dire, non hai visto niente, ti avrebbe fatto piacere accompagnarmi.
Oh signore, accompagnarlo? Alle sei di mattina? Io dormo. Alle sei di mattina non accompagnerei nessuno da nessuna parte.
Dove?” Chiesi stropicciandomi gli occhi.
Lo vedrai.
Digli di no’ Pensai.
Mhh…” ‘Digli di no!
Ok.” ‘Dannazione!
Lui accennò un sorriso e poi disse “Perfetto, seguimi.
Mentre mi infilavo le scarpe riflettei sulla mia scarsa capacità di resistergli. E… quante ore erano che lo conoscevo? Neanche dodici.
Allora? Sei pronta? Sbrigati.” Disse già sulla porta.
Non posso svegliarmi ed essere pronta entro cinque minuti. Ero avvantaggiata considerando che avevo già i vestiti e che non avevo bisogno di truccarmi. I trucchi in realtà, li avevo portati. Ma ciò che mi mancava erano le salviettine struccanti.
So che non c’è niente di peggio dell’andare a dormire truccate, ma non potevo farci proprio niente.
Presi la borsa e ci misi dentro il cellulare, poi mi diressi verso di lui ed uscimmo insieme.
Fuori c’era quella luce giallina che solo pochi hanno la fortuna di vedere la mattina. Meravigliosa, a mio parere.
Giornate come quella mi mettono serenità. Sono quelle giornate che ti fanno credere di essere belle indipendentemente da quello che succede.
E’ vero che il bel tempo mette di buon umore, almeno per me.
Camminavamo da un po’ quando Justin si decise a fermarsi.
Era sempre così silenzioso e misterioso.
LA CASA DELLE FARFALLE’ Lessi scritto sopra le nostre teste.
Il sole si stava alzando proprio in quei minuti, quasi lo potevamo vedere alzarsi a vista d’occhio.
Mi fermai a fissarlo, mentre era concentrato nell’aprire varie serrature.
Con tutto il disprezzo che provavo per il suo carattere, dovevo ammettere che non avevo mai visto un ragazzo più bello di lui.
Probabilmente esisteva ma, io non lo avevo mai visto.
E in quel momento, non me ne fregava proprio niente delle altre persone.
Decisi di accendere di nuovo il cellulare, dato che dopo qualche ora sarei dovuta tornare a casa con i miei.
Lui aprì la porta e feci subito un passo indietro vedendo l’enorme immagine di un insetto verde gigantesco.
Gli insetti sono la mia più grande fobia fin da quando ero piccola. Dal moscerino allo scarafaggio. Non li sopporto, e nella maggioranza, li trovo inutili.
Senza contare il fatto, che fanno estremamente schifo.
A volte sento dire ‘Ma come fai ad odiare le coccinelle? E le farfalle? Sono bellissime!
No. Non lo sono. Per me no.
Non so, probabilmente se avessi saputo prima che mi avrebbe portata in quel posto, avrei rifiutato.
Ma mi basta guardarlo per capire che invece, avrei acconsentito lo stesso.
Hey io non so se voglio entrare.” Dissi grattandomi in braccio.
Lui si girò verso di me. “Perché?” Chiese corrugando le sopracciglia.
Eh, vedi, io e gli insetti non andiamo molto d’accordo.” Risposi abbassando lo sguardo.
Lui ridacchiò, mi prese per il braccio e mi trascinò dentro.
Ma le farfalle non sono come gli altri insetti, sono molto più belle.” Disse camminando.
Camminavamo in un labirinto. Era un labirinto formato da muri di cartone con delle immagini di vari insetti e delle spiegazioni molto dettagliate.
Non so se rendo l’idea, ma per me era come trovarsi senza ossigeno.
Ho davvero una fobia esagerata.
Arrivammo alla fine del percorso, dove si trovava una cupola di vetro molto grande che faceva entrare tutta la luce chiara del sole che stava ancora sorgendo.
La filtrava quasi come farebbe un prisma. Si vedevano perfettamente i fasci di luce penetrare dentro dalle vetrate.
Quando aprirò la porta dovrai entrare il più velocemente possibile, per evitare che scappino, ok?” Mi disse lui.
Aspetta, cos’è che non deve scappare?” Quasi non feci in tempo a finire la frase che lui mi prese di nuovo per il braccio e ci chiuse dentro.
Come posto, era bellissimo, aveva qualche albero, non molti a dir la verità, ma tutti ben ricoperti di fiori. Poi molti cespugli ed una fontana piccolissima al centro.
Il cuore iniziò a battermi fortissimo. Non capivo cosa c’era in quella cupola, non vedevo niente se non piante.
L’ansia prese l’avvento su di me.
Lentamente, iniziai a camminare con le mani in tasca verso il centro, alla fontana, guardandomi attentamente intorno con gli occhi strizzati.
Ricordai il cartello fuori, che nominava le farfalle.
Probabilmente erano quelle che non avrebbero dovuto scappare. Ma dov’erano?
C’era silenzio. Quasi più di quello che avrei potuto avere durante il sonno.
Mi girai da Justin, che era appoggiato al vetro con le mani in tasca mentre mi guardava. Aveva un raggio di luce sparato in faccia, ma non portava gli occhiali da sole, quindi teneva gli occhi strizzati.
Il sole la mattina è micidiale.
Aveva un ciuffo dei suoi capelli spettinati che gli ricadeva sulla fronte.
Dove sono?” Gli chiesi da lontano, sentendo l’eco.
Cercale.” Disse lui sorridendo sotto i baffi.
Immaginate il posto più spettacolare che voi abbiate mai visto e teletrasportatevi dentro. Non vi verrebbe mai di cercare le creature che più vi spaventano.
Perché rovinare quel posto in quel modo?
Emh, preferirei lasciarle nascoste.” Dissi ridacchiando.
Lui scosse la testa ridendo ed iniziò a camminare seguendo le vetrate della cupola con le mani in tasca.
Mi fissava. “Perché?” Mi chiese.
Non lo so, non mi piacciono.” Dissi massaggiandomi la nuca a testa bassa.
Continuavo a restare ferma, alla fontana, seguendolo con lo sguardo mentre mi girava attorno.
Questo lo dici perché non le hai mai viste.” Disse lui sorridendo sempre sotto i baffi.
Ma dov’erano? Io non ne vedevo neanche una.
Decisi di cercarle di nuovo, restando lì al centro, dove potevo vedere bene tutto.
Ma io le ho viste le farfalle.” Dissi chinandomi concentrata. “Molte volte.” Aggiunsi.
Scoppiò a ridere vedendomi impegnata a cercare senza sosta.
L’eco era fastidioso. C’era una pessima acustica.
Si ma queste sono diverse.” Disse lui.
Aveva quasi fatto il giro completo della cupola.
Beh allora dimmi come sono fatte, dammi un indizio.” Continuai mentre frugavo tra le foglie.
Lui rise, “Sarebbe inutile, non le troverai mai così.” Affermò.
Allora cercale con me.” Gli dissi tornando in piedi.
Sarebbe lo stesso inutile.” Disse. Corrugai le sopracciglia e piegai la testa da un lato, confusa.
Aveva terminato il giro, e si trovava ora davanti ad una grossa leva rossa.
Vedi Audrey, Questa farfalle sono speciali…” Tirò la leva verso il basso con forza e prese a camminare verso di me. “Loro si nascondono.” Continuò. Fino a qui, ci ero arrivata.
Si fanno vedere solo se nell’aria c’è una grossa percentuale di vapore acqueo.
Alle sue parole, iniziai a percepirlo sulla mia pelle.
Lui raggiunse la fontana, vicino a me.
Usai la mia mente da ragazza dell’ultimo anno per cercare di capire cosa stava succedendo. Arrivai alla conclusione corretta, ovvero che tirando quella leva, aveva attivato un meccanismo nella cupola, in grado di formare il vapore acqueo velocemente.
Lui mi guardò e scoppiò a ridere.
Cosa c’è?” Dissi.
No, dico davvero, cosa c’è di così divertente?” Gli chiesi mentre lui continuava a ridere.
Lui mi si avvicinò piano piano, alzò il braccio, mi mise la mano tra i capelli e la tirò fuori con una piccolissima farfalla dalle ali trasparenti sul dito.
Il mio cuore iniziò a battere velocemente e tirai un urletto nascondendo la faccia nelle mani.
Lui rise di nuovo. “Ti fanno così paura?
Si.” Dissi secca ancora con la faccia coperta dalle mani.
Una volta liberato il mio viso, riaprii gli occhi e vidi tutta la cupola piena di farfalline svolazzanti.
Oh mio Dio.” Dissi rimanendo con la bocca aperta.
Chiudi la bocca, se te ne entra una dentro non la trovi più.” Disse serio.
La chiusi velocemente e lo guardai terrorizzata.
Stavo scherzando.” Mi disse lui ridacchiando.
Ma tutte queste piccole bastarde, dov’erano prima quando le cercavo?” Gli chiesi scrollandomi via di dosso quelle che mi si poggiavano sui vestiti.
Beh, loro funzionano un po’ come i camaleonti. Si mimetizzano. Anche in volo, riescono a non farsi vedere. Con il vapore acqueo non riescono più a cambiare colore, per questo le vedi.” Si girò verso di me ed io deglutii rumorosamente.
Dai non sono così male.” Mi consolò lui. Aveva ragione in effetti.
Ne prese una e me la lasciò svolazzare intorno.
In quel momento pensai davvero che qualche farfalla mi fosse entrata in bocca e che avesse in qualche modo raggiunto lo stomaco.
Iniziai a camminare in giro per la cupola sfiorando le farfalle una ad una con il dito. Le guardavo svolazzare via appena le toccavo, provocando al mio passaggio un movimento circolare di ogni piccola creatura.
La luce del sole passava attraverso le loro ali trasparenti e sulla parte murata della cupola, dove era situata la porta, venivano riflesse solo le venature delle ali, che si muovevano lentamente.
Io queste farfalle non le ho mai viste.” Affermai.
Certo che no, sono originarie dell’Amazzonia, ci sono pochissimi esemplari ancora e noi ne abbiamo parecchi. Le ha regalate uno scienziato a mio zio due anni fa quando morì. Disse che le voleva donare al bioparco per farle ammirare da tutti a patto che venissero trattate con la massima cura. Per questo c’è quell’impianto .”
Presi la macchinetta fotografica ed iniziai a scattare foto all’aria.
Sono bellissime.” Dissi incantata. “Ma in foto non rendono.
Lo so.” Rimasi in silenzio a fissarle, anche con un raggio di luce in faccia.
Dobbiamo andare.” Disse lui alzando nuovamente la leva.
Il vapore acqueo iniziò a cessare piano piano ed io lo seguii verso la porta.
Prima di chiuderla, mi girai un’ultima volta per vederle scomparire di nuovo nella natura artificiale.


-


Tornati all’appartamento, restammo in silenzio per un po’.
Tu puoi rimetterti a dormire se vuoi, hai ancora tempo.” Mi disse lui. “Sono ancora le sette e un quarto.” Aggiunse.
Tu dove vai?” Gli chiesi.
In giro, devo svegliare gli animali.” Rispose prendendo un borsone.
Vengo anche io.” Dissi alzandomi velocemente dal divanetto su cui mi ero seduta rientrando.
No, rischierai di non fare in tempo per le nove.” Disse mentre prendeva vari oggetti e li metteva nel borsone.
Non me ne fregava proprio niente. Ai miei non era fregato niente di venirmi a prendere, e a me non fregava niente di andarmene, a quel punto.
Rimettiti a dormire.” Mi ripeté lui. Avevo sonno. Avevo davvero sonno, e probabilmente, si vedeva.
Se vuoi, ti avverto quando sto per uscire.” Disse andando in cucina.
Magari, grazie.” Lui annuì ed io tornai nel letto, convinta di poterlo salutare una volta per tutte.


-


*Bloop* *Bloop* *Bloop* *Bloop*
Mi risvegliò il suono dei messaggi provenienti dal cellulare nella borsa.
Così lo presi e saltai giù dal letto appena lessi l’ora.
Le otto e mezza, cazzo.
Ma Justin?
Corsi fuori dalla stanza e mi avvicinai al tavolo grattandomi la testa in modo goffo.
Sopra c’era una tazza vuota bella grossa ed un cornetto.
Vicino alla tazza c’era un cartone di latte.
Mi avvicinai ancora di più.
Misi la mano nella tazza e afferrai il biglietto che c’era all’interno.

‘Buona colazione.’

Quel biglietto era una cazzata.
Mi aveva detto che mi avrebbe svegliata, l’aveva detto lui, non io.
Stavo per andarmene, quindi non l’avrei più rivisto.
E poi, sbaglio o lui non cucinava per le donne?
Non mi ero mai sentita così delusa e triste. A breve sarebbero tornati i miei ed io non avevo ancora salutato il ragazzo che mi aveva tenuta ospite per quasi un giorno intero.
Non riuscivo a smettere di pensare al possibile motivo per il quale non mi aveva svegliata.
Invece di quel biglietto insulso, avrebbe potuto almeno lasciami scritto se dovevo chiudere a chiave, e soprattutto, dov’era la chiave.
O se c’era bisogno che rifacessi il letto.
O se avessi dovuto cercarlo.
O se sarebbe tornato.
O se si sarebbe fatto trovare all’ingresso per salutarmi.
Mi aspetto forse troppo dalle persone? Non penso.
Pretendo un minimo di gentilezza nei miei confronti.
In realtà, non sono stata per niente male e considerando il suo carattere, mi sembrava quasi un’impresa da parte sua avermi fatta sentire a mio agio. Mi sarebbe piaciuto dirglielo.
Mi sarebbe piaciuto conoscerlo meglio.
Ma ovviamente, mi sveglio sempre all’ultimo momento. Letteralmente direi.
Era tardissimo.
Tentati di aggiustarmi il trucco con le dita davanti allo specchio del bagno.
Che schifo, Justin mi aveva vista in quelle orrende condizioni quella mattina.
Non mi sorprende che mi abbia lasciata così con quell’indifferenza.
Tornai dal mio cellulare per leggere i messaggi che mi avevano svegliata.

Da: Mamma ☺
-Audrey siamo qui fuori!
-Appena apre il parco, esci e vai a sinistra. Ci troverai all’ufficio informazioni.
-Non perderti questa volta, magari…
-E vedi di non addormentarti durante il percorso, grazie.


Ma che le prendeva? Perchè era così allegra e tranquilla?

Mi sedetti sul divanetto, ed aspettai.
Mi guardavo intorno.


-


*La signorina Audrey Puckett è desiderata all’ingresso, grazie.*
Sentii. Erano passate le nove da dieci minuti.
Presi la mia borsa, raggiunsi la porta, poi mi girai e controllai per l’ultima volta quell’appartamento vuoto, rosicchiandomi le unghie.
Mi soffermai sul tavolo, con sopra ancora la tazza ed il cornetto. Li fissai. Mi iniziai a morsicchiare il labbro sempre guardandoli attentamente.
Presi una penna dalla mia borsa, che lascia poi cadere per terra e mi diressi dal tavolo.
Afferrai il biglietto e scrissi sul retro.
Scusa, non mi piace il latte.’ Aggiunsi uno smile, poi cambiai idea e lo cancellai scarabocchiandoci sopra.
Velocemente presi il cornetto e corsi via vicino alla porta, dalla mia borsa.
Poi, finalmente uscii.
Addentai quella delizia al cioccolato e chiusi gli occhi per il piacere. Era estremamente buono.
Poi ripresi coscienza di me stessa quando un forte odore di escrementi mi passò sotto il naso.
Oh, dimenticavo dove mi trovavo.
Non si può mangiare il cioccolato nel posto in cui l’unico odore che si può sentire è quello di merda.

Misi in bocca il cornetto e lo strinsi con i denti, facendolo rimanere lì.
Avevo bisogno delle mani libere per farmi uno chignon spettinato.

*Attenzione, la signorina Audrey Puckett è desiderata all’ingresso, i suoi genitori la stanno aspettando impazienti, grazie.*

Hey! Quanta fretta! Datevi tutti una calmata’ Pensai.
Non volevo lasciare quel posto ed anche se avessi voluto, non sapevo come arrivare all’ingresso.
Fortunatamente, trovai la pila di cartine dello zoo a pochi metri da me, così ne presi una ed iniziai a seguire il percorso.
Sapere che lui era ancora lì, sicuramente a meno di un chilometro di distanza da me, mi faceva venire voglia di trasgredire qualsiasi regola e correre a cercarlo.


-


Mentre camminavo, notai da lontano, un ragazzo con la divisa dello zoo, che si trovava alla gabbia dei leopardi e maneggiava degli utensili. Era di spalle.
Rimasi a fissarlo da lontano. Ricominciai a mordicchiarmi il labbro, poi guardai la cartina, riguardai lui e poi di nuovo la cartina.

*Attenzione, ci rivolgiamo di nuovo alla signorina Audrey Puckett chiedendole di recarsi al più presto all’ingresso, grazie.*

A quelle parole, chiusi gli occhi e sospirai profondamente ormai innervosita. Poi li riaprii e gettai a terra la cartina. “Al diavolo.” Dissi iniziando a correre nella direzione della figura in lontananza.

Hey!” Urali mentre correvo, “Hey! Justin!
Ma non si girava. Cercai di frenarmi un po’ prima di lui ma calcolai male le distanze e gli finii addosso.
Chi è Justin?” Disse il ragazzo girandosi.
Non era lui, cazzo.
Oh, emh..” Feci un passo indietro e mi strinsi lo chignon che avevo in testa. “Io.. ecco…” Non riuscivo a parlare per via del fiatone che avevo. “Beh.. scusi, ho sbagliato persona.” Conclusi.
Mhh.” Mi scrutò. “Sei la ragazza che stanno chiamando da mezz’ora all’ingresso?” Mi chiese.
Eh, si, sono io.” Dissi ancora con il fiatone. “Ma credo di essermi persa, non so, non capisco bene le cartine.
Vieni, ti ci accompagno io.” Disse ridacchiando ed avvicinandosi ad un piccolo go-kart
Montai sopra ed in cinque minuti arrivai all’ingresso.
Vedi i tuoi genitori?” Mi chiese lui facendomi scendere.
Rimasi a fissare l’area intorno a me con una mano sulla fronte a pararmi gli occhi dal sole.
Si, eccoli!” Risposi indicandoli e poi sventolando il braccio per farmi notare.
Iniziai a camminare insieme a lui verso di loro.
Eccola qui! Tu devi essere Audrey!” Disse un uomo sulla cinquantina, biondo finto e pieno di bubboni in faccia.
Si signore.” Dissi mettendomi dietro le orecchie dei ciuffi di capelli.
Sono il proprietario dello zoo.” Disse porgendomi la mano.
Oh, molto piacere.” Risposi stringendogliela.
Tu che ci fai qui Josh?” Disse rivolgendosi al ragazzo che mi aveva accompagnato.
Niente, io sono arrivato poco fa.” “Bravo, torna a lavoro allora.” Disse serio quasi interrompendolo.
Così fece.
Si voltò nuovamente verso di me. Poi sorrise.
Di solito non vengo mai al parco, gestisco gli affari dall’ufficio di casa mia, ma sapendo cosa era successo ad un mio visitatore, mi sono sentito in dovere di venire a porgerle me mie scuse per questo incidente.” Il suo alito era pestilenziale.
E pensare, che quell’essere identificabile era imparentato con un ragazzo come Justin.
Non si preoccupi signore, è stata solo una mia distrazione e poi un susseguirsi di eventi.” Dissi trattenendo il respiro per il suo alito.
Esatto, per questo sono venuto per assicurarmi che mio nipote, il ragazzo con cui sei stata mentre eri chiusa dentro, si sia comportato in modo corretto. Se così non fosse, sappi che ne pagherà le conseguenze oggi stesso, dato che è il suo ultimo giorno.” Mi disse lui.
Che cosa? Ultimo giorno? Significava che il tempo del lavoro come dipendente dello zoo terminava quel giorno?
N-no, cioè, lui… è stato molto gentile nei miei confronti. Mi sono trovata bene, la ringrazio.
Mhh, d’accordo allora.” Disse massaggiandosi la pancia. “Alla prossima signori!” Disse ai miei.
E’ stato un piacere.” Rispose allegramente mio padre.
Poi l’uomo scomparì nella biglietteria.
Facciamo finta che tutto questo non sia mai successo Audrey.” Disse seria mia madre.
Abbassai la testa. Evidentemente quella simpatia era solo nei messaggi.
Scusami, io…” “Noi non siamo arrabbiati perché sei rimasta chiusa dentro. Può succedere, anche se avresti dovuto essere più attenta. Siamo arrabbiati perché hai cercato di tenerci nascosto tutto. Avresti dovuto chiamarci subito, non avresti dovuto aspettare che lo scoprissimo noi. Avresti potuto essere in situazioni più pericolose.” Disse mio padre con uno sguardo freddo.
Mhh.. hai ragione. Ma non è successo. Ora sono qui no?” Dissi sorridendo innocentemente, sperando di riuscire a farla franca o di cambiare discorso.
Loro mi ignorarono, giustamente.
Salimmo in macchina ed io pensai subito ad afferrare il mio cellulare.
Non controllai neanche i messaggi, scrissi subito a Lydia.

A: Lydia ☺
-Sono finalmente in macchina e sto tornando a casa.

Dopo aver premuto invio, mi ritrovai a pensare di nuovo a Justin ed a come avrei ricordato per tutta la vita il giorno in cui durante una ridicola gita scolastica, mi persi e rimasi chiuda dentro ad uno zoo, passando una notte con un ragazzo come lui.

*Bloop*

Da: Lydia ☺
-Amen. Hai molte cose da dirmi.
A: Lydia ☺
-Più di quante tu possa mai immaginare Lydia.

Bloccai il cellulare.
Dopo, caddi nel sonno più profondo.











Spazio autore


Ecco anche il quarto capitolo! 
Ammetto, di non essere molto soddisfatta della seconda metà quanto lo sono della prima, ma non posso farci niente. D'altronde,  alcune cose devono accadere per forza nella storia. Vabbe, passiamo alle cose serie hahaha non ci penso neanche a lasciarvi immaginare Audrey a vostro piacimento eheh. Mi dispiace di averla descritta solo al quarto capitolo (magari distruggendo le figure di molte delle vostre Audrey immaginarie haha) ma volevo farla descrivere da Justin e mi ci è voluto un pò per arrivare alla polizia hahaha.
Spero vi piaccia! Aggiungo che sono contenta di alcune recensioni che ho ricevuto, quindi continuate a recensire perchè mi motivate tantissimo :)


Come sempre, per ogni cosa mi trovate su twitter @IoveyouJ.
Potete chiedere anche ad Aurora, @marieauhl.




Un bacio!
  
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