SOGNI
POV. AnnabethMi stendo sul letto di Percy nella casa numero tre, quella di Poseidone. In teoria non potrei stare qui ma il dio mi ha dato un permesso speciale. Sto a pancia in giù e affondo nelle lenzuola che nonostante il tempo passato hanno conservato il suo profumo di salsedine. Stringo forte gli occhi, ancora una volta mi si sono riempiti di lacrime. Mi volto sulla schiena e guardo il tetto puntellato di piccoli cavallucci marini. Metto le mani sotto la testa e chiudo gli occhi respirando l’odore del mare.
Sono in una grotta, una grotta fredda, gelida. Sento il vento rimbombare nei cunicoli, producendo un rumore simile ad u lungo ululato. Sulla parete in fondo vedo una grande macchia azzurro ghiaccio. Non so il perché ma sono attratta da essa. Mi avvicino, dapprima piano poi sempre più veloce fino a correre. Mi fermo a circa tre metri da quella cosa. Solo adesso noto che la macchia gira in senso orario formando una spirale. Faccio un passo avanti, decisa a capire che cavolo ho davanti. Un’ombra spunta all’improvviso da lì e io faccio un salto indietro con un urlo strozzato. Mi porto una mano al petto respirando con affanno. Di solito non mi comporto così, stile ragazzina terrorizzata, tuttavia quella cosa mi ha fatto prendere un tale spavento.
-Scusa, non volevo spaventarti- dice l’ombra. La sua voce mi è familiare, così come il suo profilo. Con un attimo di ritardo mi rendo conto di chi ho davanti.
-Percy- grido con tutto il fiato che ho in corpo. Mi slancio in avanti per abbracciarlo ma le mia braccia lo attraversano. Provo ad accarezzare la sua guancia e di nuovo la mia mano gli passa attraverso. Lui mi guarda triste.
-Non puoi toccarmi Annie- dice con voce carica di amore e malinconia-è la cosa che mi manca di più, non poterti toccare, non sentire la tua pelle sotto le dita. Fidati quando ti dico che abbandonerei l’Elisio per sempre solo per poter stare con te con un corpo solido almeno un’ora anche per una misera ora- quando Percy finisce il discorso le mie guance sono rigate di lacrime.
-Mi fido di te e ti credo, sappi che darei anch’io tutto ciò che ho per riaverti indietro- gli confido asciugandomi gli occhi con la maglietta del Campo. Lo vedo scuotere la testa e passarsi una mano sulla fronte.
-Ade non mi ha concesso questa “scappatina” dall’Elisio solo per salutarti- nei suoi occhi leggo infinite emozioni, tra le quali rabbia soppressa e paura.
-Allora per cosa?- chiedo, ciò che ho visto mi spaventa
-Mi ha mandato per avvertirti, per avvisarti e per dirti che presto dovrai partire-
-Che…che vuoi dire?- sono confusa, molto più di prima
-Questo- mi risponde e fa un gesto con la mano come per invitarmi ad entrate nel vortice bianco. Faccio un passo verso di lui, ma Percy scuote la testa e mi blocco. Davanti a me compaiono delle figure, sospese nell’aria. Le immagini si susseguono troppo in fretta e così anche i rumori ad esse legati. Guardo Percy, gli occhi colmi di dubbi, ai quali lui risponde con:-Quando ti sveglierai ti ricorderai quello che hai visto-.
tende le mani verso di me sospira. È un sospiro lungo e triste, poi strizza forte le palpebre e il suo corpo inizia a cambiare sotto il mio guardo. D’istinto allungo una mano e sfioro la sua. Strabuzzo gli occhi: l’ho toccato, sono riuscita a toccarlo. Percy mi accarezza il viso. Si abbassa e posa le sue labbra sulle mie. Sono fredde, ma non mi importa. Quando si stacca dal bacio mi sorride e sussurra:-Ciao, mia adorata Annie-.
Fa un passo indietro e il vortice lo porta via con se.
Mi sveglio di soprassalto, il suo nome sulle labbra. La mia capanna è stranamente silenziosa. Mi guardo intorno e capisco il perché: non è la mia capanna. Con uno scatto felino mi alzo dal letto e mi precipito fuori. Dopo neanche dieci metri mi sono già scontrata con due figli di Apollo, tre figlie di Demetra e Clarisse. Grido scuse al vento, ma non mi fermo. Venti metri, altri semidei con le chiappe sul prato. Nico, Leo e Jason mi guardano come se fosse non so quale pazzoide. Cinquanta metri, Piper, Hazel e Talia invece mi fissano come se avessi serpenti al posto dei capelli e il corpo di Peppa Pig (per favore capire il paragone, io odio Peppa Pig).
-Chirone!- urlo a squarciagola senza smettere di correre-Chirone!-
Il centauro è comodamente “seduto” a giocare a pinnacolo con Mr. D alias Dioniso alias quello del vino (ma vi conviene non chiamarlo così se ci tenete alla vostra vita).
-Che c’è bambina?- mi chiede quando arrivo trafelata sul vialetto.
-Devo dirlo una cosa-
Angolo autrice
Allora, semidei piaciuto il capitolo? Il sogno della nostra cara Annabeth? Scommetto che vi state chiedendo che immagini abbia visto…..lo scoprirete nel prossimo capitolo. Che probabilmente pubblicherò tra due settimane dato che domani parto per l’Inghilterra e per scrivere ci vuole ispirazione. Adios amigos.....
Diamante