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Autore: Uptrand    03/05/2014    17 recensioni
Questo racconto si pone dopo Mass Effect La nuova generazione e Senza Legge, vi sono i personaggi di queste storie. Shepard uomo eroe, consiglio salvato, genofagia curata, razziatori distrutti, pace tra quarian e geth. Tutti salvati nella missione suicida. Sposato con Ashley Williams.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Nell'agosto 2214, già da diversi anni, la stazione spaziale Anderson era la nuova sede del parlamento dell'Alleanza dei Sistemi.
«...un sistema di visione notturna, usato per la sorveglianza, ha notato la forma triangolare dell'oggetto. Un altro avvistamento ha avuto luogo la notte successiva su Sur'Kesh...»
«...Una luce si muoveva avanti e indietro nel cielo di Palaven. I testimoni hanno detto, in una descrizione del video, che l'avvistamento è avvenuto verso tarda sera. I presenti non hanno saputo dire cosa fosse. »
«Nuovi avvistamenti di alcuni umanoidi di colore grigio e di bassa statura che si sarebbero velocemente allontanati...»
Il notiziario era finito e sulla TV stava andando in onda un programma che trattava i misteri ancora irrisolti della galassia, il servizio parlava dell'avvistamento di esseri non identificati e astronavi che non corrispondevano a nessuna specie conosciuta.
Nell'ilarità generale, qualcuno aveva tirato fuori il termine arcaico di UFO usato nel XX secolo.
In una società galattica in cui una decina di specie aliene vivevano mischiandosi fra loro, aveva ben poco significato.
La porta dell'appartamento si aprì e il padrone di casa fece il suo ingresso.
«Il negozio che vende alcolici sulla stazione stava chiudendo, ma sono riuscito a convincerli a restare aperti ancora due minuti.» disse, mentre chiusa la porta si dirigeva verso il salotto da cui arrivava la voce della TV.
«Non hanno una gran scelta, ma io che ne so? Tutto quello che non è whisky, va aldilà delle mie conoscenze. Abbiamo un cavatappi? Dove sei?»
«Qui!» rispose una voce femminile.
Seguendola, aprì la porta della camera da letto.
«Non c'è problema...non è necessario. Tu portami la bottiglia John e ci penso io.» dichiarò una donna con lunghi capelli mori e occhi scuri, che aveva superato la cinquantina.
Ashley Williams era distesa a pancia in su sul letto, a gambe accavallate, con addosso solo delle calze autoreggenti, una coperta rosso scarlatto che le copriva il petto e in una mano un paio di bicchieri di cristallo.
John Shepard sentì il cuore perdere qualche battito. Militare di carriera come lei, aveva qualche anno in più ma causa delle ferite subite in guerra sembrava ben più vecchio.
Essere l’eroe non era stato facile e aveva avuto conseguenze, portava i capelli molto corti e tra di essi comparivano i primi peli bianchi.
« Quando mi hai mandato fuori a comprare il vino, sono stato così ingenuo da pensare che davvero volessi una bottiglia di vino.» commentò lui.
«È una lamentela?»
«Nossignore.»
«Bene. Ora dammi quell'affare.»
«Stai parlando della bottiglia?»
«Per ora.» lei prese la bottiglia e con uno di quei trucchi che si imparano nell'esercitò, riuscì a togliere il tappo a mani nude.
«Mi porti nella stazione spaziale che dopo la Cittadella ha la vista più romantica della galassia, mi aspetto un po' di romanticismo. Ma per adesso voglio brindare alla nostra lunga, lunga e meritata vacanza.»
Lei si mise seduta sul letto, la coperta cadde mostrando che dopo due gravidanze e il tempo passato rimaneva una bella donna. Lui le sedette accanto.
«John Shepard sei tu quello con cui voglio stare...sei TU quello che AMO.»
Ash baciò appassionatamente il marito.
«Anch'io ti amo Ash.»
Shepard baciò appassionatamente la moglie.
«Credo che questo meriti un brindisi.» dichiarò lui.
Riempirono i bicchieri e brindarono, si chinò verso la moglie per baciarla, lei si fece schiacciare dal dolce peso del marito trascinandolo sul letto.
«MMMM...sei troppo vestito.» disse lei.
Shepard appoggiò distrattamente il bicchiere sul comodino vicino e assecondò la moglie.
Il bicchiere, vicino al bordo del mobile, lentamente prese a muoversi verso l'esterno per le continue vibrazione originate dalle molle del letto infrangendosi al suolo.
Era mattino e l'acqua della doccia scorreva calda e forte, dando la sensazione di massaggiare le spalle. Ad Ashley era sempre piaciuto fare una doccia al mattino presto quando tutto era ancora silenzioso, ma il mondo si preparava per affrontare un'altra giornata. Distrattamente, si trovò a domandarsi se si potesse parlare di mattino dove non c'era un sole che potesse sorgere.
Delle mani arrivarono da dietro, stringendole i seni.
«Capitano Shepard?»
«Si, comandate Williams?»
«Credo ci sia un uomo nella doccia con me.»
«Davvero? Sconcertante, ritiene che dovrei informane il Consiglio?»
Lei si voltò.
«Buongiorno.» salutò lui.
«Buongiorno. Non sono ancora sicura che si tratti di un uomo.»
«Penso ci sia solo un modo per scoprirlo.» detto questo l'eroe della galassia abbraccio e baciò la moglie che ricambiava.
Il trasmettitore incominciò a suonare, segnalando una comunicazione in arrivo per il capitano John Shepard.
«Merda!» commentò lui.
«Potremmo anche lasciarlo suonare.» suggerì la moglie, senza troppa convinzione.

*****

 
Su Virmire, il Mako fuoriuscì dalla foresta ad alta velocità, fece una brusca sterzata fermandosi in cima ad un promontorio.
« Non puoi non amare il mako M-35 dopo che lo guidi. Penso che siamo usciti dalla strada, meglio rientrare prima che la sicurezza ci scopra. Gran bella vista però, si vede tutto il villaggio vacanze.» ammise Steve Williams Shepard, tipo schivo e di poche parole aveva occhi e capelli castani. Primo tenente dell’Alleanza dei Sistemi, di recente aveva ottenuto la qualifica N4 del corso delle forze speciali. Specialista nell'uso di armature pesanti e in servizio sulla fregata Normady SR3.
«Strada? Porti il mako su Virmine per poterlo usarlo, piegando qualche legge, me lo fai guidare e pensi che mi accontenti di provarlo solo su strada? Non hai sentito come il motore “ruggiva” felice quando abbiamo scalato quella collina, come pilota ti dico che questo fuori pista gli ha fatto bene.» rispose Ilary Monreau. Una bella ragazza prosperosa dagli occhi di un azzurro scuro che tendevano quasi al blu e capelli corvini portati più lunghi che poteva in base al regolamento e raccolti in una treccia. Era il pilota della Normandy SR3, la nave più avanzata della galassia ma sapeva cavarsela con qualsiasi cosa avesse un motore.
«A me sembravano imprecazione, meglio andare adesso, la multa in questi casi è di minimo mille crediti per aver messo in pericolo l'habitat naturale.»
«Aspetta....volevo mostrarti questo posto.»
Steve guardò nuovamente fuori dalla cabina. Virmire, pianeta giardino e luogo dello scontro tra i suoi genitori e Saren, per lungo tempo non era mai stato colonizzato nonostante il magnifico clima  per colpa dei tumulti dei vicini Sistemi Terminus e delle tensioni politiche con la Cittadella. Terminata la guerra contro i Razziatori le tensioni tra i due gruppi erano diminuite ed era stato possibile per alcuni coraggiosi imprenditori iniziare la costruzione, lungo l'equatore, di tre esclusivi centri di villeggiatura. Nonostante nei documenti ufficiale si parlasse di colonizzazione, la popolazione non superava un migliaio di individui e solo per brevi periodi all'anno. L'attuale situazione però soddisfaceva un po' tutti, per questo nonostante si fosse certi delle mazzette che dovevano essere passate per ottenere i permessi, nessuno aveva mai fatto un'inchiesta approfondita. Era inutile cercare una risposta ad un problema che nessuno si poneva.
L'unica seria attenzione veniva posta alla salvaguardia del habitat del pianeta. I turisti era pesantemente ammoniti a non fare niente che fosse fonte di pericolo o inquinamento, oltre al divieto assoluto di entrare in una zona radioattiva dovuta ad un disastro naturale e sorvegliata da mech per motivi di sicurezza.
«Sono mesi che non ci vediamo, volevo stare un po' da sola con te e magari recuperare il tempo perso.» Ilary si fece avanti baciandolo, aveva sempre trovato seccante che Steve prendesse di rado l'iniziativa, dall'altro canto bastava il minimo “segnale” perché si desse da fare senza indugi.
Steve le sciolse il fiocco del bikini, lei gli rivolse un sorriso mentre lui iniziava ad accarezzarla.
Lui la baciò, poi affondò il volto tra i suoi seni. Ilary emise un sospiro e gli premette il volto contro il petto, poi si sdraiarono insieme sul sedile.
La mano di Steve risalì lungo le gambe di lei,  tuffandosi dentro la parte inferiore del bikini mentre continuava a baciarla. Un paio di minuti dopo, la ragazza emise un lieve grido miagolante.
«Alzati» lo invitò lei e gli abbasso il costume. Il respiro di Steve divenne affannoso. Quando inizio a carezzarlo, il tocco di Ilary gli sembrò  più delicato che mai dopo i diversi mesi in cui non si erano visti. Inaspettatamente, Ilary si piegò verso di lui aprendo la bocca. Steve era sbalordito, non lo aveva mai fatto prima.
Dopo un po' lei si alzò ansimando, inghiottendo e tossendo, prese un fazzoletto dalla borsa  e si pulì il mento «Mi hai colto di sorpresa.» gli disse.
«Anche tu.» rispose Steve.
«Voleva essere certa che fossi contenta di vedermi, il resto può attendere stasera.»
Lui non era sicuro di questo, ma decise di stare al gioco. Si ricomposero e Ilary condusse il mako via da lì.
 
Olivia stava passeggiando sulla spiaggia in compagnia di Arturus in una perfetta giornata di sole, più contenta che mai di quella settimana di licenza accordata alla sua squadra.
Coppie umani-turian erano piuttosto rare, soprattutto a causa di difficoltà biologiche come non poter mangiare lo stesso cibo o avere figli.
Lei era uno dei migliori ufficiali dell’Alleanza dei Sistemi con il grado di primo tenente. Un carattere sicuro e allegro, condito con un pizzico di follia e amore per l’avventura che ben si addicevano all'aspetto di lei. Magnifici capelli rosso fuoco che incorniciavano un viso allegro con qualche lentiggine, il tutto completato da due magnifici occhi verdi.
Da quando comandava la Normandy SR3 aveva affrontato diverse missioni, nessuna eccezionale come quella della SR2, ma avevano fatto il proprio dovere.
Alla fine era risultato che tutti avevano accumulato diversi permessi e incoraggiata del proprio capo ingegnere, sosteneva che la nave aveva bisogno di una buona manutenzione, le aveva usate per queste vacanze facendole coincidere col termine del corso operazioni speciali dell'Alleanza a cui Steve aveva partecipato.
A differenza dei propri obiettivi che prevedevano di entrare negli ufficiali d'alto rango dell'Alleanza e che non richiedevano di lasciare la nave, il desiderio di Steve di qualificarsi nel corpo operazioni speciali lo aveva costretto a lasciare per sei mesi la nave, recandosi a Rio de Janeiro presso l'Accademia Interplanetaria Militare e qualificandoci come N4.
Al solo pensiero lei avrebbe voluto picchiare il fratellino, aveva chiesto qualche favore e si era tenuta informata dell'andamento di Steve e come immaginava le sue lacune erano sulla leadership e linguistica. Nonostante nelle prove individuali avesse ottenuto valutazioni degne di un N6 queste da sole non erano bastate, dentro di se immaginava anche che gli istruttori si fossero tenuti bassi nella sua valutazione per paura di voci di favoreggiamento.
«Olivia...Ehi! Olivia...la mano.» borbottò Arturus lui indicando la propria mano a tre dita, ognuna delle quali terminava con un'unghia piuttosto lunga. L’aveva chiamata più per paura che lei si facesse male. Lui era un turian. La pelle del suo popolo era più spessa di quella degli umani, perfino la sua che per essendo per metà quarian da parte di madre era più morbida di quella di un puro turian, avrebbe potuto provocare ad Olivia qualche escoriazione.
Come tutti quelli della sua specie era più alto di un metro e ottanta, con una pelle della consistenza del cuoio e una serie di mandibole attorno a una bocca con denti che ricordavano quelli di un coccodrillo. Una linea blu, un tatuaggio tipico delle tradizioni turian, gli passava in verticale sopra l’occhio sinistro.
 «Cosa? Mi spiace Arturus, ero sovrappensiero.»
 «Cosa ha fatto Steve per irritarti?» disse il turian, figlio di Garrus Vakarian e Tali Zorah vas Normandy.
«Come fai...?»
«Hai quell'espressione solo quando lui fa qualcosa che ti irrita, immagino sia sempre per la storia del N4. Vero? Non capisco qual è il problema, lui è contento, i vostri genitori sono contenti, l'unica che si lamenta sei tu.»
«Sono la maggiore, non permetto a nessuno di mettere i piedi in testa al mio fratellino, nemmeno a se stesso!» disse mentre alzava un pugno in aria e sembrava che la sua determinazione come una fiamma l'avvolgesse, effetto accentuato dai suoi capelli rossi.
«Olivia!» chiamò una voce improvvisa, lei si voltò e vide Asiria, la figlia di Liara T'Soni e Javik, con un pallone, Mila e Pars vas Lippi andare verso di lei. «Ci serve una quarta persona per una partita sulla spiaggia.» spiegò l'asari. Vedendola in costume nessuno avrebbe pensato che la razza biotica delle asari fosse mono-sesso, i suoi tratti erano assolutamente femminili e il costume a righe metteva in risalto la sua pelle color verde acqua.
In testa, al posto dei capelli, delle creste cartilaginee.
Una voce metallica intervenne nella conversazione era Chrome, il geth di Pars, attualmente installato in un braccialetto al polso «Dalle mia analisi, questo sport è inadatto a chi ha solo tre dita per mani, il rischio di danni muscolari è del 32%. Ritengo meglio ritirarsi per evitare danni inutili.»
«Bosh'tet...a volte mi fa pensare di stare ancora con i miei.» si erano uniti all'equipaggio della Normandy SR3 dopo la partenza di Steve, anche se formalmente faceva ancora parte dell'equipaggio. I quarian erano più bassi e snelli degli umani, con tre spesse dita per mano come i turian, ma con una struttura facciale e capelli che li rendevano molto più simili ai primi.
Ad Olivia venne fatto capire che poteva scegliere chiunque volesse, purché quarian o salarian essendo attualmente le uniche razze del Consiglio non presente sulla SR3. Anche così era stata lo stesso contenta della sua scelta.
Quello che rimase dei geth, le intelligenze artificiali sviluppate dai quarian con cui furono in guerra per secoli dopo essersi ribellati, dopo la distruzione dei razziatori venne riportato su Rannoch con l'idea di metterli in un enorme cimitero.
Su proposta di IDA e con il coinvolgimento del capitano Shepard e dell'ammiragliato quarian, si ottenne il permesso di tentare un riavvio dei Geth usando il codice di Vendetta come fatto per l'IA della Normandy. L'esperimento funzionò e tornarono operativi, ma senza memoria antecedente al loro riavvio. Fu possibile risolvere questo problema usando banchi di dati come quello che Tali trovò sul pianeta dove la Normandy si era schiantata.
Contenevano vecchi dati antecedenti all'uso di tecnologia dei razziatori, per questo non furono distrutti del Crucibolo.
I quarian ritornarono sul loro pianeta condividendolo con i geth, che abitavano principalmente nelle loro città server. Cardine della vita politica rimase l'ammiragliato, mentre i personaggi più di spicco che riuscivano a farsi eleggere ottenevano il titolo di capitano di nave.
Il pellegrinaggio rimase in vigore anche se in forma diversa: il quarian ritornava non per farsi accettare da un equipaggio, ma per rientrare nella sua famiglia e portando qualcosa che dimostrasse che aveva saputo badare a se stesso.
Continuarono lo stesso a portare le loro tute e si prese l'abitudine non appena l'individuo raggiungeva un'età che gli permetteva di portarla di caricare in essa un geth creato per lui, succedeva quindi che crescendo si sviluppasse una vera amicizia, considerandolo come parte integrante della famiglia. Se entrambi i genitori avevano dei geth, spesso quello destinato a loro figlio veniva ottenuto da frammenti del loro codice.
Alla morte del loro partner quarian il geth scaricava la propria coscienza all'interno del Consenso, arricchendo l'esperienza collettiva e rendendo i suoi ricordi disponibili per i discendenti.
Le ragazze presero Olivia e la trascinarono via, senza aspettare una risposta.
Arturus rimasto in silenzio, non poté far altro che vedere la sua ragazza trascinata via.
«Mi sa che il momento romantico che speravi è finito.» commentò qualcuno. Arturus non si girò a vedere chi aveva parlato, conosceva bene quella voce. La massiccia figura gli si mise a fianco.
«Wow! Mordin cosa sono quelli?» domandò lui incuriosito al krogan, figlio di Urdnot Wrex e Bakara. Sopra gli occhi aveva messo una specie di visore, gli dava un aspetto più vigoroso. Essi erano una specie di grandi bipedi rettiliani, simili a dinosauri, alti oltre due metri e capaci di pesare oltre duecento chili, i loro occhi avevano pupille strette, ed erano datati di un ampio campo visivo e di grande acutezza.
In testa avevano una placca o cresta frontale, in genere usata dai krogan per scambiarsi amichevole testate o per tramortire il nemico.
Sulla schiena si trovava una gobba contenente liquidi e sostante nutritive, questo permetteva a loro di sopravvivere per lunghi periodi senza cibò né acqua. La loro pelle era spessa, a scaglie e rugosa. Tranne le asari, erano la sola altre specie conosciuta in cui la vita di un individuo può arrivare fino a un migliaio di anni.
«Figo, vero? Sono occhiali da sole, un'idea degli umani. Ne ho un altro paio, se vuoi? » disse Mordin porgendogli degli occhiali e un bastone.
Il turian fissò il bastone, sapeva bene cosa significasse.
«Scusate, ma cosa stanno facendo i ragazzi?» chiese Mila. Originaria delle colonie umane era un ufficiale dell’Alleanza dei Sistemi. Di carnagione scura, aveva un aspetto un po’ da contadinotta.
Le quattro donne interruppero la partita per dare un'occhiata.
Un krogan e un turian con in volto degli occhiali da sole si stavano divertendo a provocare con dei bastoni un pod crabs, animale simile ai crostacei terrestri.
«Maschi...» commentarono all'unisono.
«Riprendiamo ragazze» invitò Pars che lanciò in aria la palla, colpendola ma perdendone il controllo «Tre dita!» disse una voce proveniente dal suo braccialetto.
«ATTENZIONE!!» gridarono quasi all'unisono le ragazze, nell'accorgersi che la palla stava per colpire una signora su un lettino li vicino.
Una spada di legno deviò la palla, facendola cadere accanto alla donna sdraiata, la quale si alzò e la raccolse.
«Ci dispiace.» fece Olivia, con le altre era giunta di corsa per cercare di evitare l'inevitabile e per scusarsi. La persona a cui stava parlando era una donna umana, all'incirca della loro età, forse più grande di qualche anno, portava dei capelli di un nero intenso a caschetto che le arrivavano fino alle guance e aveva gli occhi dello stesso colore che un costume di colore lilla esaltava ulteriormente invece di nascondere.
«Non preoccupatevi è stato solo un incidente, non mi ha neanche colpita.» porse la palla.
«In effetti il colpo che l'ha respinta è stato davvero rapido, ero sicura che non ci fosse nessuna vicino a lei» disse Mila.
«Merito della mia amica, è un portento dell'arma bianca e ha un'agilità sorprendete» quindi indicò la persona rimasta fino a quel momento dietro di lei, in silenzio. Salutò con un cenno del capo ma non fece altro.
«Scusatela, parlo molto poco e solo quando necessario.» la persona in questione, anche lei una donna umana, indossava un costume intero con motivi floreali, aveva i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo che le arrivava fino alle scapole e occhi azzurri che apparivano freddi e distaccati, era un autentico splendore. L'intero suo corpo sembrava scolpito da un artista e aveva proporzioni perfette.
Le ragazze salutarono a sua volta, ringraziarono e si girarono per andarsene.
«Vi dispiace se ci uniamo anche noi, siamo qui da una settimana e incomincia a essere noioso. Che ne dite di una partita due contro due?» domandò la mora.
« Perché no! Io sono Olivia, loro sono Asiria, Pars e Mila. Tutti militari in licenza. Piacere.»
«Piacere mio, io sono Dasha e la mia amica si chiama Isabella.»
La palla colpì l'angolo del campo appena prima della linea, segnando il punto della vittoria per le avversarie per la seconda volta. Olivia e Asiria in ginocchio sulla spiaggia, non potevano credere di essere state battute sonoramente per due volte di fila. Dasha era una giocatrice come chiunque, ma Isabella sembrava essere ovunque sul campo e aveva una coordinazione perfetta con l’altra donna.
Asiria balzò in piedi « Non mi arrendo! Ho visto che Isabella è una biotica, durante la partita ho intravisto un leggero bagliore intorno a lei. Vi sfido in una partita biotica! Ogni squadra avrà un biotico e potremmo usare i nostri poteri sulla palla.»
«Ma sei sicura?» chiese Olivia.
«Tranquilla, su Thessia è un gioco comune.»
«Che ne dici Isabella?» domandò Dasha. L'interpellata si limitò ad un cenno della testa.
«D'accordo ci stiamo.»
Asiria andò alla battuta, la palla avvolta da una luce verde venne lanciata in aria e colpita.
Isabella reagì con un istante di ritardo di troppo, rimasta sorpresa da quello che aveva visto, si tuffò in un disperato tentativo di raggiungere la palla concentrando i propri poteri e riuscendo a toccarla.
La palla esplose all'istante, con violenza, quando la sfiorò.
Tutti corsero da lei mentre si metteva seduta a terra tenendosi stretta la mano, Dasha giunse per prima e appurato che stava bene le chino la testa con la mano, cercandone di nasconderne il volto. Isabella aveva lo sguardo folle di quando combatteva.
« Sta bene, non preoccupatevi.» disse rivolgendosi alle altre che sopraggiungevano, per accertarsi delle sue condizioni.
«Asiria ti avevo detto che non era una buona idea.» la rimproverò Olivia.
«Mi spiace, non so cosa sia successo. È la prima volta che mi capita.»
All'improvviso Isabella alzò di scatto la testa, sfuggendo alla presa di Dasha, mettendosi a ridere fino ad avere le lacrime agli occhi e il respiro corto. Dasha in tanti anni non l'aveva mai sentita ridere ed era la persona più sorpresa, aiutò Isabella ad alzarsi e la portò a farsi dare un'occhiata alla mano dopo aver salutato.
«Ehi gente, vi siete divertiti?» il gruppo si voltò verso chi aveva parlato, Ilary in compagnia di Steve erano tornati dalla loro gita sul mako.
«Si e voi? Tutto bene?» chiese Pars, in presenza di Steve si sentiva un po' a disagio. Era stata chiamata perché lui era temporaneamente trasferito altrove, se lui tornava, lei forse se ne sarebbe andata. --Cerchiamo almeno di essere amichevoli.-- pensò
«I ragazzi dove sono?» domandò lui.
«Stanno infastidendo una specie di granchio locale con dei bastoni.» gli rispose la sorella.
Un istante dopo lui si unì a Mordin e Arturus nel loro gioco, sotto lo sguardo di disappunto delle ragazze.

Sul villaggio vacanze era scesa la sera. Dasha indossava un abito da sera formale mono-spalla senza maniche di colore blu zaffiro.
Isabella aveva optato per un vestito da sera senza maniche ad alta vita a schiena nuda di colore rosso
Entrambi i vestiti offrivano una generosa scollatura e un spacco lungo le gambe, accentuando ulteriormente le curve delle due donne.
Dasha, ora a capo delle maggior organizzazioni criminali della galassia, aveva imparato l'importanza di partecipare anche a questi eventi che vedevano riunirsi alcuni dei criminali di maggior successo, per stringere accordi, alleanze, “marcare il territorio”, ottenere informazioni e se ci riuscivano sbarazzarsi di qualche rivale.
Sedute ad un tavolo lei e Isabella stavano ascoltando la musica dell'orchestra che si esibiva nella sala conferenze, elegantemente addobbata, in cui si svolgeva una festa quanto mai esclusiva. Lei al momento stava ancora pensando a cosa gli aveva detto Isabella. Si era detta sicura che l'asari di oggi fosse la stessa che aveva affrontato all'interno della torre del Consiglio, causando un'esplosione quando i loro poteri si erano incontrarti.
Se era così era probabile che le altre persone con lei fossero le stesse che l'avevano fermata, affrontata su Omega e sulla Cittadella. In ogni caso non era preoccupata, sicura che non fossero lì per lei, aveva impiegato molto tempo e denaro per cancellare le proprie tracce e nessuno aveva visto lei o Isabella in battaglia senza casco.
Inoltre era certa che nessuno avesse fatto il suo nome in quella storia, l'ultimo utilizzo che aveva fatto della sfera ottenuta da Woods fu di far dimenticare ai suoi soci qualsiasi cosa la riguardasse.
Era stata più preoccupata che scoperta l'identità dell'asari, Isabella volesse regolare i conti ma aveva dimostrato un insolito buon senso accettando di rimanere tranquilla. Da quello che aveva capito, ora che sapeva chi era, voleva prendersela con calma e aspettare la situazione giusta, sicura che sarebbe stato un bel combattimento da godersi senza distrazioni.
«Cara Dasha, sei stupenda come sempre.» a parlare era stato Nolite Potes, un turian con un tatuaggio triangolare di colore rosso appena sotto l’occhio sinistro, con cui in passato aveva fatto affari, gestiva una propria banda di mercenari che agivano nella fascia di attica e che ultimamente avevano espanso la propria attività anche su Omega, chiaramente con il consenso di Aria. Accompagnato da un umano, un uomo di colore di circa due metri, con un collo taurino e muscoli altrettanto sviluppati, il turian si sedette accanto a lei senza chiedere il permesso. «Speravo fossi qui, mi serve merce non facile da reperire: una trentina di fucile d'assolta di ultima generazione, voglio espandere il mio territorio su Omega.»
«Basta che paghi bene Nolite, come al solito. Se è un prodotto che non ho posso trovartelo, se esiste. Ma Aria cosa ne pensa?»
«Aria non sa niente di questa storia e va bene così, mi domandavo però, perché non ti sei mai espansa su Omega? Sicuramente potresti ritagliarti una buona fetta della stazione e molti si alleerebbero con te.» Dasha sapeva che aveva ragione, ma anche che se la regina di Omega avesse scoperto che era stata lei a far saltare in aria il suo locale, con più colpi di McCain causando decine di morti, avrebbe sicuramente cercato vendetta anche se non era lei il suo obiettivo, ma i due soldati che avevano sigillato la Normandy SR3 che aveva rubato e i soli a sapere come  sbloccarla  e che si trovavano all'interno dell'Afterlive. Sarebbe stata una guerra incerta che avrebbe consumato le risorse senza dare profitti e lei, in fondo, era una donna d'affari.
«Ho già quello che mi serve e poi vivere su Omega non mi sembra il massimo, a che scopo essere ricchi se si vive in un letamaio.»
Nolite cercò di fingere di non aver accusato il colpo e cambiò argomento, introducendo la persona alle sue spalle «Ti presento Zang é il mio campione biotico, ha partecipato a tutti gli scontri clandestini di biotici della fascia di attica vincendoli, mai una sconfitta, mi sono giunte voci che anche la tua assistente, Isabella, è un biotico di discreta potenza, potrebbe partecipare.»
«Isabella mi è utile in un'infinità di altri modi, inoltre lo considererebbe un insulto partecipare a un torneo dilettantesco.»
«Ma davvero...» - il turian si chinò avanti, poggiandole una mano su una coscia - « Potremmo fare una piccola scommessa...un carico di droga che mi deve arrivare è tuo se Isabella vince...se perde avrò il piacere di offriti la colazione domani mattina, dopo che avremo passato la notte insieme.»
«Mi leveresti la mano da dosso. Isabella desideri affrontare Zang?»
fino a quel momento era rimasta seduta affianco di Dasha, ascoltando la musica e bevendo ogni tanto. Alla domanda mosse soltanto gli occhi, degnando Zang di una sola occhiata e tornado a concentrarsi sulla musica.
«Mi dispiace, non le interessa.»
Fu Zang a intervenire, rivelando di avere anche una voce degna di un toro oltre che il fisico.
«È solo paura.» mosse la mano e il bicchiere di Isabella esplose insieme al suo contenuto, sporcandole il vestito. L'autore di questo scherzo si mise grossolanamente a ridere, mentre il suo capo lo rimproverava «Cattivo Zang non si fa, Dasha e Isabella sono signore e delle amiche.»
«Mossa stupida, il tuo campione ha anche il cervello di un toro.» commentò seccamente Dasha.
Isabella si alzò in piedi, la sua intenzione era chiara.
«Accetti la scommessa Dasha?»
«Si.»
Isabella era arrabbiata, le piaceva ogni tanto partecipare a queste serate, indossare abiti lunghi ed eleganti ed ascoltare della musica. Accettava perfino di separarsi momentaneamente dalle sue spade, trovava gradevole ogni tanto cambiare ambiente se Dasha era presente. Adesso l'arrivo di quella nullità aveva rovinato la serata. Si guardò intorno trovando quello che cercava. Un cameriere stava pulendo per terra, gli si avvicinò, prese la scopa staccandone il manico e si mise al centro della sala. Gli altri invitati fecero spazio.
Nolite e Zang risero di gusto « La tua amica non vorrà sfidare il mio campione con quello?» chiese il turian piuttosto divertito.
«Mi fido del suo giudizio.» rispose Dasha.
«D'accordo, quali regole vogliamo mettere. Non penso sia il caso di eccedere e rovinare questa piacevole festa.»
«Tutto è concesso tranne uccidere.» propose Dasha.
Nolite la guardò sorpreso «Sei sicura, la tua amica potrebbe farsi male?»
Lei inclinò la testa nella sua direzione « Nolite, mi sto stancando. Accetti? Ti avevo inoltre chiesto di togliere la mano dalle mie gambe.» voce e sguardo per un attimo cambiarono, rivelando chi si celava sotto l'apparente cordialità. Lui fece si con la testa.
Zang si fece avanti piazzandosi di fronte alla sua avversaria, creando in pochi istanti un enorme sfera tra le mani.
Isabella dopo aver sviluppato il doppio fendente, aveva fatto ricerche su come funzionassero i poteri biotici. Aveva appreso che lo strumento usato a volte per lanciarli, come nel suo caso, era noto come focalizzatore e che il suo scopo era quello di aiutare l'utilizzatore favorendone la concentrazione e che dimensioni, materiale e altri aspetti non avevano nessuna importanza.
In teoria avrebbe potuto usare i fendenti biotici anche senza spade, semplicemente a mani nude ma il loro uso le evitava un inutile sforzo mentale, oltre a darle un notevole piacere personale.
Zang lanciò la sfera contro la sua avversaria, la quale provò un senso di disgusto per la rozzezza dell'attacco.
Lei non si mosse fino a quando l'attacco non ebbe percorso più dei tre quarti della distanza. Alzò di scatto il bastone verso l'alto lanciando un fendete che non solo tagliò l'attacco nemico, la sfera si divise in due parti che si dispersero come fumo al vento, ma colpì il suo bersaglio che fece un volo di diversi metri indietro.
Sul pavimento, nel lussuoso rivestimento, un taglio profondo come fatto da una lama affilata. Tutto attorno gli ospiti applaudirono la vincitrice.
Isabella fece un cenno a Dasha con la testa di volersene andarsene, considerava la serata rovinata.
Un CRACK! distinto si udì nella sala, il turian si strinse la mano emettendo un urlo soffocato, il dito centrale era in una posizione innaturale «Nolite mi aspetto quel carico di droga a breve e non provare a fregarmi, ti avevo detto che dovevi togliermi le mani di dosso.» se ne andò seguendo Isabella.

Olivia e Steve con i loro amici stavano rientrando nel complesso principale dopo una festa in spiaggia quando senza volerlo Ilary si scontrò con una ragazza bionda che arrivava dalla sua destra.
«Scusa, non ti avevo vista» disse lei, Dasha arrivò in quel momento.
«Salve, così ci rincontriamo.» ci volle un attimo perché le ragazze riconoscessero le due donne che avevano incontrato sulla spiaggia, in quell'abbigliamento elegante.
Dopo i primi saluti Olivia presentò chi non aveva ancora avuto modo di conoscere, seguì qualche domanda sui vestiti eleganti e sulla festa esclusiva a cui avevano partecipato.
Alla fine fu Steve a chiedere «Per essere lì devi forse essere famosa ma sicuramente ricca.»
« Steve, sei indiscreto!»
Olivia si scusò per il fratello,  Dasha si chinò un po’ avanti mostrando meglio la scollatura.
«Forse...o magari sono una ricca annoiata alla ricerca dell'avventura di qualche ora che non vuole farsi riconoscere? A voi ragazzi piacerebbe?»
Arturs e Steve volevano ammirare il soffitto ma i loro occhi ritennero migliore la vista che c'era verso il basso, rimanendo tra l'altro muti alla domanda di Dasha. Il primo incrociando lo sguardo di Olivia incominciò a preoccuparsi, il secondo poté sentire la mano di Ilary che gli tirava la maglietta da dietro ma avvertendo una minaccia non osava voltarsi.
Alla fine Dasha salutò annunciando che andava a dormire, Isabella la seguiva. Adesso era certa che i sospetti di lei fossero giusti, aveva riconosciuto il soldato, il figlio minore di Shepard, a cui aveva fatto saltare un braccio su Omega e il pilota da cui aveva ottenuto il codice.
Tranne un certo senso di sorpresa non provava nient'altro, erano professionisti che agivano dalla parte opposta della barricata, finché non gli avessero nuovamente attraversato la strada era felice per loro, era anche contenta per il soldato che aveva recuperato il braccio.
Steve stava percorrendo il corridoio cercando un posto dove dormire, Ilary l'aveva chiuso fuori dalla camera per lo scherzo di quella donna. Scese al piano di sotto dov'era il bar e vide Arturus seduto con un drink. Il turian lo intravide, quando alzo il bicchiere per bere. I due amici si fissarono un istante, comprendendo al volo cos'era successo all'altro.
«...Ragazze...» dissero assieme.
*****


Il soldato suonò al citofono della porta e scattò sull'attenti, quando sulla soglia apparve il capitano John Shepard «Signore, sono il tenente Conrad, ho l'ordine....»
«Tenente, risponda alle mie domande. L'Alleanza è in guerra?»
«No, signore.»
«Lo è qualcuno dei nostri alleati? »
«No, signore.»
«C'è qualche situazione ad alto rischio, attualmente in atto?»
«No signore.»
«Non so quale sia il suo problema, ma se me lo spiegherà l'indirizzerò verso gente più che capace. Se è una questione che riguarda l'Alleanza vada dal capitano e s.p.e.t.t.r.o. James Vega, se interessa la galassia parli con Deerit Nunc, è un salarian e attualmente mi sostituisce come comandate dell'Agenzia N7 e quasi sicuramente sarà il mio successore quando me ne andrò in pensione, se questo ancora non dovesse bastare potrei metterla in contatto con la consigliera umana Chloe De Falco, non la conosco bene quanto il precedente consigliere Dominic Osoba ma è competente e decisa.»
«Signore come ho detto ieri quando l'ho contatta, hanno chiesto espressamente di lei.»
«Tenente, voglio chiarirle l'attuale situazione. Ho quasi sessant'anni e anche se li porto bene non sono più in forma come una volta, ogni tanto zoppico e penso che mi comprerò un elegante bastone di passeggio. Qualsiasi sia la sua motivazione può trovare di meglio in circolazione, ma soprattutto, dopo tutti questi anni in cui io e mia moglie ci siamo impegnati la sicurezza della galassia, ci siamo presi una vacanza molto lunga che grazie a tutte le licenze arretrate che ci spettano che terminerà il 16 maggio 2214. Quindi prima di allora, ameno che non si tratti di una vera emergenza, non interromperò le mie ferie.»
Il tenente era sulla soglia della disperazione, anche se cercava di non darlo a vedere.
«Signore...ehm...io non so perché la vogliono, mi hanno solo chiesto di farle incontrare una certa persona...mi hanno detto se necessario di arrestarla.» Il tenente era nel panico, si era talmente agitato che l'ultima parte gli era scappata.
«Tenente, ha davvero il coraggio di arrestare uno s.p.e.t.t.r.o.? Di arrestare me?»
« Sii...»
Shepard alzò un sopracciglio
«No..No...assolutamente no!» ritratto il tenente Conrad.
«Tenente ascolti il mio consiglio, lei sta facendo solo il galoppino per qualche politico, dica a questa persona di venire di persona se mi vuole parlare o di andare al diavolo e soprattutto si trovi un altro superiore a cui ubbidire. Le auguro buona giornata.» e chiuse la porta.
Quella stessa sera qualcuno suonò nuovamente all'appartamento che la famiglia Shepard occupava sulla stazione Anderson.
«Capitano Shepard, sono il primo ministro dell'Alleanza Tian Lynch, ho accettato il suo invito a venire di persona.» annunciò l’uomo sulla soglia della porta.
Un sorpreso capitano John Shepard si fece da parte lasciando accomodare i suoi ospiti, ad accompagnare il primo ministro era il tenente Conrad.
Tian si accomodò su una poltrona, Conrad preferì rimanere in piedi in disparte.
«Accetta un whisky primo ministro? Lei tenente?»
«Volentieri capitano.» disse il primo ministro.
«Per me no signore, sono in servizio.» rispose il tenente.
Shepard servì il primo ministro e si sedette anche lui, affianco la moglie Ashley.
«Capitano, sarebbe possibile…»
«Ash lo verrà sapere o da lei o da me, in ogni caso non la terrò all’oscuro...»
«E dove va John vado anch'io. Lo dico fin da ora, per mettere le cose in chiaro.» spiegò la signora Shepard.
Il primo ministro bevve un sorso del suo drink e si schiarì la gola
«Capitano siamo venuti da lei perché abbiamo bisogno di qualcuno che sia in buoni rapporti con il Consiglio e goda della fiducia e rispetto più ampio possibile...»
Tian bevve un altro sorso.
«L'Alleanza si è ritrovata con un “panno sporco”  di cui, forse, ora deve rendere conto anche se non infrange nessuna legge del Consiglio.»
«Mi scusi ma non capisco, se non infrange nessuna legge qual è il problema?»
«È una questione di forma...possiamo non aver infranto nessuna legge, ma saremo comunque moralmente criticati dalle altre specie.»
«Quindi avete bisogno di qualcuno che indori la pillola, come si è soliti dire.»
«Si almeno per ora, ci sono alcuni aspetti di cui non posso mettervi al corrente ameno che non accettiate di andare di persona. »
John e la moglie si guardarono fra loro, la faccenda si faceva sempre più strana.
«Ho bisogno di sapere altro se vuole che partecipi. Quale “scheletro” ha l'Alleanza nell'armadio e andare dove?»
«È uno “scheletro” molto vecchio e risale a prima dell'Alleanza, all'8 luglio 1947. Ho bisogno che si rechi alla base di Groom Lake in Nevada, in quella che nel XX secolo era la famosa Area 51.»
 
*****
 
Era mattino presto su Virmire. Dasha e Isabella si stavano dirigendo alla piattaforma sopraelevata, dove la navetta le stava aspettando per prelevarle. Fu davanti al portellone aperto che Dasha esordì dicendo «Vieni fuori, so che sei qui.»
Dopo qualche secondo un enorme figura scura uscì da dietro uno dei condotti della piattaforma, era Zang e sul volto una ferita lunga ma sottile che attraversava il viso in verticale dalla fronte al mento. A vederlo le due donne ridacchiarono.
Infuriato tirò fuori una pistola «Sono qui per farla pagare a quella stronza bionda, nessuno mi ha mai sconfitto o umiliato e deve rimanere così.»
«Ti manda Nolite?» chiese Dasha.
«No!»
«Bene, è solo una questione personale non d'affari e ucciderti non avrà conseguenze.»
«Sei pazza? Qui sono l'unico armato.»
Un movimento rapido del braccio, un tonfo e Zang crollò al suolo tenendosi la gola, dalla quale spiccava il manico del pugnale da lancio che Dasha portava nascosto nella manica. Mentre si avviava a recuperare l'arma si domandò perché le persone ritenevano, a torto, che chi sappia uccidere lo sappia fare con un'unica arma.
Lei aveva una mira straordinaria con le armi da fuoco, ma questo non escludeva che l'avesse con qualsiasi cosa, così come il fatto che Isabella amasse uccidere con le sue spade non voleva dire che non sapesse farlo in altri modi.
Quando si era professionisti nel loro campo era una questione di stile, non di capacità o mezzi.
Una semplice spinta e il corpo cadde in mare e finalmente le due donne poterono lasciare il pianeta.
 
*****
 
John e Ashley erano giunti alla base aerea di Groom Lake, in Nevada. Per prepararsi avevano fatto le loro ricerche o almeno ci avevano provato. Anche se non più famosa come una volta l'ex Area 51 era rimasta impressa profondamente nell'immaginario collettivo e sapevano cosa avrebbero trovato cercando informazioni al riguardo: Roswell, teorie complottistiche,  alieni grigi e un'infinità di altre cose che non avevano mai avuto riscontro. Alla fine vi rinunciarono, qualsiasi cosa ci fosse di vero c'era troppo immondizia tra cui cercare.
Dell'Area 51 rimaneva solo la base. Della vasta area militare, grande quanto la Sardegna, che un tempo la circondava non rimaneva più niente, al suo interno era sorto l'unico Luna Park per soli adulti dedicato al solo gioco d'azzardo.
Arrivandovi notarono lo scarso personale e gli edifici antiquati, avendo la sensazione di fare un tuffo nel passato, ma l'ambiente manteneva un suo fascino inalterato e il fatto che li avessero chiamati stuzzicava non poco la loro curiosità.
Un ufficiale dell'Alleanza si fece avanti per accogliere i due s.p.e.t.t.r.i. e il loro accompagnatore, il tenente Conrad voluto dal primo ministro Lynch come collegato tra loro e il suo ufficio.
«Signori, sono il colonnello Derek Burns, comandate della base...benvenuti...è un onore conoscervi di persona.»
 «Grazie colonnello, adesso potremmo sapere perché siamo qui?» Esordì John.
Il colonnello sospirò rumorosamente, dava l'impressione di non saper da dove incominciare a spiegare
«Seguitemi, un'immagine vale più di mille parole...anche lei tenente, ho ricevuto l'autorizzazione.»
Salirono con il comandate a bordo di un mezzo. L'autista li condusse fino ad un edificio che sembrava veramente risalire al XX secolo, realizzato in solo cemento armato e con un'ampia entrata da far pensare a un garage o un hangar. Vi entrarono, il Colonnello digitò un codice su un pannello a muro e le porte del locale incominciarono a scorrere, alla loro chiusura si percepì un fremito dal pavimento che incominciò a muoversi verso il basso.
«Un ascensore? Come su Marte, ben nascosto e molto più grande.» osservò Ash.
«Ci sono altre vie adatte per un gruppo così piccolo di persone, ma ho pensato fosse meglio farvi entrare dall'entrata principale.» spiegò il comandate della base.
Dopo un minuto l'ascensore si fermò, erano sottoterra, anche se era difficile dire quanto, il viaggio era stato davvero lento. Al loro arrivo si trovarono di fronte altre porte metalliche, ma queste sicuramente appartenenti al loro secolo e dall'aria più robusta.
«Benvenuti nel cuore dell'Area 51!» annunciò Derek ai suoi ospiti, le pesanti porte incominciarono a muoversi. Appena l'apertura lo consentì il gruppo vi entrò e ai loro occhi apparve una navetta aliena.
Moglie e marito si guardarono stupiti, ma non per quello che videro, ma all'idea che le voci sul lontano incidente potessero essere vere.
«D'accordo colonnello è un'astronave aliena, niente di strano almeno oggigiorno. Devo però ammettere di non capire a chi possa appartenere.» dichiarò Ash.
I tre ospiti si presero qualche minuto per guadare meglio e da più vicino l'astronave. Nessuno ne riconosceva lo stile. Aveva una forma a cupola, una superficie completamente liscia e una pinna centrale che si innalzava per un metro, dava l'idea di essere piuttosto stretta al suo interno.
«Se volete seguirmi, c'è altro...» vennero condotti in una stanza scura, con un forte odore di disinfettante « Accendete le luci!» ordinò il colonnello.
Nella parete in fondo alla stanza tre faretti si accesero illuminando altrettanti tubi con all'interno del liquido e altro materiale. Tutti si avvicinarono per guadare meglio
«Mi prendete in giro, non può essere vero!» esclamò John Shepard, accanto a lui la moglie era troppo sorpresa per dire qualsiasi cosa, al tenente Conrad mancò il fiato per lo stupore.
Nei cilindri davanti a loro erano conservati dei corpi di forma umanoide, di colore grigio,con altezza intorno un metro, un cranio molto grande rispetto al corpo e enormi occhi inclinati con grandi pupille, senza sopracciglia. Il naso risultava appena visibile, formato da due piccoli orifizi, privi di orecchie esterne e dotati di una bocca piccola e sottile senza labbra. Braccia lunghe in proporzione alle gambe e dotate di quattro lunghe dita affusolate. I piedi, piccoli e stretti, avevano quattro dita collegate da una membrana.
Nel XX secolo vi era stata una quasi una psicosi collettiva con centinaia di casi in cui le persone asserivano di essere state rapite da piccoli alieni, conosciuti più comunemente come “Grigi” per via del colore della pelle, che avevano inserito all'interno dei loro corpi sonde o altri dispositivi tecnologici e fatto esperimenti.
Ma da quando l'umanità aveva scoperto i campi di massa, i portali ed era entrata a far parte della comunità galattica, non aveva mai trovato niente che confermasse l'esistenza dei Grigi e accertata ormai la presenza aliena come qualcosa di normale e quotidiano, i grigi, Roswell e i rapimenti alieni erano stati pian piano dimenticati e classificati come semplice leggende e folklore locale. Solo i più appassionati ancora ci credevano.
Il colonnello Burns stava sorridendo, lo stupore che suscitavano quei corpi a chi per la prima volta li vedeva era uno dei pochi piaceri che il suo lavoro gli riservava.
«Il più grande trucco di Satana è far credere che non esiste.» disse come a rispondere a domande che non gli erano ancora state fatte.
Shepard si voltò verso di lui «Ok...ma perché mostrarle ora? Perché il primo ministro ha detto che questo vecchio “scheletro” potrebbe saltare fuori adesso? Cos'è successo?»
«Non sono io che posso rispondere a queste domande, ma so da chi portarla...mi segua.»
Andarono dietro al comandante della base per un lungo tratto, fino a prendere una via che li aveva condotti nuovamente in superficie, uscendo da un hangar vicino agli uffici del comando.
«Per motivi di sicurezza non ci fidiamo a portare quella persona lì sotto, mi spiace per la visita non prevista.» quindi, senza attendere una risposta, li scortò negli uffici del comando.
«Abbiamo abbandonato l'area ovest dell'edifico, adesso quella persona è l'unica ad occuparlo da ieri. Ecco questa è la porta. Io e il tenente vi aspetteremo qui, voi siete le sole due persone autorizzate ad entrarvi.» Shepard si chiese quale segreto potesse essere negato a qualcuno che già aveva accesso a uno così grande.
L'area ovest era formato da tre padiglioni laterali e una zona centrale, non essendovi ostacoli architettonici l'intero ambiente era visibile fin da subito. Quando vi entrarono, una figura in piedi dava loro le spalle
«Sono il capitano Shepard, chi sei?»
 «Capitano Shepard.» disse la figura voltandosi, con voce profonda e cavernosa. A questo seguì la terza sorpresa della giornata, di fronte a loro stava la dottoressa Ann Bryson e in braccio teneva una sfera del leviatano.
I due spettri estrassero immediatamente le pistole, sapevano cosa potevano fare quegli apparecchi, per quello che ne sapevano era una trappola e tutti gli altri erano sotto il controllo del leviatano.
I Leviatani terminata la guerra evitarono ogni contatto, lo spazio attorno al loro pianeta risultava interdetto sia su ordine del Consiglio che per la presenza di numerose anomalie.
«Capitano Shepard, non abbiamo preso contatto per combattere, faccende così futili non attirano il nostro interesse, ci sono cose importanti di cui parlare ma penso che prima voglia una prova.»
Ann Bryson chiuse gli occhi e barcollò un attimo, quando si riebbe era nuovamente lei « Capitano Shepard, maggiore Williams, lieta di rivedervi anche se in circostanze non molto piacevoli ma non è la prima volta. I leviatani hanno preso contatto per un valido motivo, so che può essere difficile da credere, ma quando mi hanno contatto per la prima volta, dopo anni, mi hanno permesso di vedere nella loro mente, le assicuro che hanno un buon motivo, la prego di ascoltarli e di dare almeno il beneficio del dubbio...»
 «Ne è veramente convinta dottoressa Bryson?» Chiese John
 «Si!»
 «Va bene» Acconsentì Shepard, ma sia lui e Ash tennero le armi in pugno.
 I Leviatani assunsero nuovamente il controllo della mente della dottoressa.
« Ha visitato la base? Sa cosa avete trovato voi umani in passato?»
 «Si e vorrei sapere perché vi interessa?»
«Come sa i razziatori ad ogni mietitura usavano la tecnologia che poteva tornale utile per migliorarsi e eliminavano il restante, questo significa che hanno sempre preso dagli altri ma mai inventando niente.» - Shepard fece segno che stava seguendo il discorso - « Ad un certo punto l'intelligenza che li guidava li usò per realizzare i portali di massa per accelerare il tempo che le razze impiegavano a svilupparsi. Ma non inventando, dovettero acquisire quella tecnologia ...»
 «I grigi...» interruppe Shepard
«Esatto...i “grigi”, il loro vero nome è troppo complicato nella vostra lingua. Furono una delle innumerevole razze raccolte durante le infinite mietiture, dal loro raccolto i razziatori ottennero la tecnologia per costruire i portali e ora stanno tornando.»
 «Cosa? È impossibile...quanto tempo deve essere passato dalla loro guerra con i razziatori? In ogni caso non dovrebbero essere stati mietuti?» Obiettò Shepard
«Furono mietuti, ma la loro razza non fu estinta....tu stesso comandante hai visto cosa contiene questa base. Erano una specie incredibilmente intelligente, noi li osservammo da distante, era la dominatrice del suo ciclo e la prima a scoprire la Cittadella e quella che più di ogni altra si avvicinò a intuirne la vera natura. Quando i Razziatori li attaccarono fecero ciò che nessuno aveva pensato di fare prima, scappare. Costruirono quella che voi umani definireste un'arca, somma di tutto il loro sapere, vi accolsero un quarto del proprio popolo e partirono, non sappiamo con che destinazione e scopo. Coloro che rimasero lavorarono a un modo per distruggere i Razziatori...un progetto che tu comandate hai portato a termine.»
 «Spiegati meglio.»
«Sono coloro che inventarono il progetto del crucibolo. Noi ti dicemmo che nel corso di vari cicli ogni razza aveva contribuito a svilupparlo, ma loro furono i primi a gettarne le basi. Loro sapevano che non sarebbero mai riusciti a completarne il progetto, per questo lo realizzarono per coloro che sarebbero venuti dopo nella speranza che ciclo dopo ciclo qualcuno sarebbe stato in grado di terminarlo. Diffusero il progetto nel maggior numero di mondi possibili e non sempre il progetto portato avanti dal ciclo successivo era lo stesso del precedente come nel nostro caso, innumerevoli volte il progetto andò distrutto...ma non illuderti comandante, non l'hanno fatto per il bene di nessuno, solo per loro stessi. Per fare in modo che distrutto chi li aveva annientati potessero tornare a reclamare ciò che ritengono loro.»
 « Ma come puoi essere certo che stiano arrivando adesso?»
«Voi li avete già visti ma rifiutate di credere...pensa a quando la galassia rifiutò di credere ai tuoi avvertimenti sui razziatori. I vostri canali parlano di strani avvistamenti di creature, sono loro, di questo siamo sicuri...quando  il crucibolo è stato attivato l'enorme energia liberata e stata un segnale che li ha avvertiti che il loro piano era giunto al completamento. Ora stanno raccogliendo informazioni...Shepard non ci aspettiamo che tu comprenda una specie così antica, ma non lasciare che il tuo pensiero umano offuschi il tuo giudizio. Stiamo parlando di una specie per cui il tempo non ha valore, non conta se un progetto impiega secoli o millenni, loro faranno in modo di portalo a termine. Li abbiamo visti agire dietro le quinte e innalzare e distruggere numerose specie del loro stesso ciclo per testare, confermare, ricercare nuove conoscenze indipendentemente dalle conseguenze. Per loro contano solo loro.»
«Allora spiegami perché noi umani siamo gli unici che hanno delle tracce della loro esistenza nel nostro passato, perché neanche le asari, la razza più antica di questo ciclo li ha mai visti? Poi ovunque siano non impiegherebbero un tempo assurdamente lungo per ritornare?»
«Perché sono interessati alla Terra, in passato, per anni hanno visitato questo pianeta per raccogliere campioni biologici per smettere quando il periodo della mietitura si stava avvicinando...riguardo al tempo che impiegherebbero ad arrivare... la tecnologia per i portali deriva dai motori delle loro navi più grandi che potevano compiere un balzo nello spazio paragonabile a quello dovuto a un portale in qualsiasi momento. Fu così che la loro “arca” fuggi ai razziatori, uscendo dalla galassia aveva perso ogni importanza per loro. Nella stesso modo in cui sono fuggiti ora stanno tornando.»
«Ma perché sono interessati a noi umani?»
«Mi hai frainteso comandate, non sono interessati alla tua specie. Le mietiture sono state più numerose di quanto puoi immaginare, ma i pianeti capaci di sviluppare la vita sono stati sempre meno di un quarto, sono interessati alla Terra perché è il loro pianeta d'origine.»
   
 
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