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Autore: Sonomi    03/05/2014    2 recensioni
"Fissava le pareti della stanza senza vederle realmente, cercando di captare ogni piccolo rumore. L’unica cosa che sentiva era il suo flebile respiro. Le luci al neon del lampadario rendevano l’atmosfera circostante molto ospedaliera, e quel paragone non fece altro che accrescere l’ansia dentro le sue membra. Non sapeva come mai, ma la sola idea che quella camera potesse sembrare un ospedale lo terrorizzava abbastanza.
Guardò impotente la porta sbarrata davanti a lui, per poi lasciar scivolare gli occhi sulla scarsa mobilia che lo circondava: un comò di medie dimensioni, un traballante tavolino di mogano e una sedia inutilizzata, considerando che era seduto sul pavimento freddo. Ingoiò l’aria, aspettando che qualcosa accadesse. Ma non succedeva niente da almeno cinque giorni.
Uscirò mai da qui?"
(Taoris, Kaisoo, Hunhan, Baekyeol, Sulay, ChenMin)
(Titolo cambiato! Precedente: "Il college degli orrori")
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Annyeong! :3 eccomi qui con il capitolo 20 finalmente! :D non sto ad annoiarvi con il mio monologo, ci tengo solo a ringraziare tutti coloro che mi lasciano un commentino dopo aver letto i capitoli e tutti coloro che leggono questa storia e mi sostengono, siete fantastici <3 
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento :) buona lettura.

 




Capitolo 20
Escape


-So cosa sta succedendo..- cominciò a dire. -L’ho sempre saputo. Dietro alle sparizioni e agli esperimenti c’è mio zio. Seunghyun è vivo, ha un suo branco di lupi, vi vogliono portare al quartier generale e mettervi sotto chiave. Dobbiamo scappare, portare via Baekhyun dall’ospedale prima che sia troppo tardi- 

Yifan disse tutto d’un fiato, senza fermarsi. Ma l’espressione che vide stampata sui volti dei suoi amici fu peggio di cento coltellate. Lo guardavano con gli occhi spalancati, la bocca semichiusa, come se davanti a loro fosse apparso un mostro. 
-Non è uno scherzo divertente, Wu Yifan- proruppe secco Luhan, e la sua voce rimbalzò fra le pareti. 
-Non è uno scherzo Luhan.. -
-Cosa significa? Seunghyun vivo?!- balbettò Chanyeol portandosi una mano fra i capelli. 
-Vivo e vegeto. Aggiungerei anche parecchio bastardo- sussurrò Yifan. -Io.. Vi chiedo solo di credermi. Potrete odiarmi, se volete.. Me lo meriterei. Ma se stiamo qui finirà male-
Quelle parole portarono solo a un lungo silenzio, nel quale l’intera compagnia non faceva altro che fissare Yifan con sguardo assente. Nulla aveva più un senso.. Non riuscivano nemmeno ad essere totalmente sconvolti. Non dopo aver passato la notte precedente a vagare per il bosco sotto forma di lupo. Il fatto che Yifan sapesse tutto sembrava quasi una barzelletta al confronto. 
-Tu.. Hai sempre saputo tutto- mormorò Minseok, deglutendo a vuoto. 
-Si..-
-E pensi di poterlo dire così?- l’urlo improvviso del ragazzo minuto fece sobbalzare il resto degli amici, mentre Yifan guardava il giovane alzarsi in piedi. -Ho passato le pene dell’inferno.. E tu sapevi tutto. Ma che razza di persona sei?- sembrava voler sputare veleno, e il cinese non poteva dargli torto.
-Io non.. Non sapevo di preciso cosa facessero, ma che ci fosse qualcosa di strano sotto si. Quando ti hanno rapito io non ero a conoscenza di dove tu fossi e di cosa volessero farti. Mi sono tirato fuori da questa situazione prima che fosse troppo tardi- cercò di spiegare poi il ragazzo mentre gli occhi di Minseok lo perforavano. 
-E perché avresti taciuto, mmh? Nessuna coscienza sporca?- affermò Jongdae secco, affiancando il fidanzato. 
-Oh Jongdae! E’ di mio zio che si sta parlando, della mia famiglia! Dell’uomo che mi ha cresciuto al posto dei miei genitori!- borbottò Yifan massaggiandosi il collo. -E inizio a pensare che anche loro siano immischiati in tutto questo.. E io non ne sapevo nulla-
-Sarà stato anche tuo zio, nonno, padre o che so io, Wu, ma tu.. Tu mi sei stato vicino quando Minseok non c’era.. E nel contempo sapevi. Come pensi possa guardarti ancora in faccia? E soprattutto adesso.. Perché dovremmo crederti?- 
Le parole di Jongdae caddero come macigni nella stanza, mentre il ragazzo in questione sembrava trattenere a stento uno scatto di rabbia. Yifan poteva leggere la delusione nei suoi occhi, così come in quelli di Minseok, di Luhan, di Yixing. Joonmyun sembrava più addolorato, perso in un turbinio di pensieri a cui probabilmente nemmeno lui sapeva dare una spiegazione; Chanyeol era sull’orlo di una crisi di panico, e Yifan scommise che non era sicuramente per la rivelazione che aveva loro dato: Seunghyun era vivo e quella era la sua unica preoccupazione al momento; Kyungsoo e Jongin tenevano le labbra serrate, ma il loro sguardo era freddo come il ghiaccio; Sehun sembrava una statua di sale. Poi Yifan osò guardare Zitao: era in piedi davanti alla scrivania, le braccia abbandonate lungo i fianchi, e la testa leggermente inclinata di lato, intento a fissarlo fermamente. Restarono a guardarsi per alcuni secondi, e alla fine Zitao distolse lo sguardo, cominciando a osservare il pavimento. Yifan trattenne una risata isterica, respingendo indietro la voglia di urlare, e sospirò.
-Vi ho mentito, lo so- cominciò a dire, cercando le parole adatte. -Ho tenuto nascosta la verità, potrei anche essere arrestato per questo- continuò guardando Sehun. -Ma le mie intenzioni non erano cattive, non era un odio o un sabotaggio nei vostri confronti.. Voi siete miei amici. Avete avuto la sfortuna di incrociare questa strada, di finire in questa rete, e forse sarebbe stato davvero meglio per voi non conoscermi, non venire in questa scuola. Ma è successo e.. io vi voglio bene, con tutto il cuore. Per questo vi prego di credermi. Non chiedo il vostro perdono, ma un ultimo barlume di fiducia nei miei confronti. Se stiamo qui.. Vi prenderanno e non voglio sapere cosa abbiano intenzione di farvi. Dobbiamo andare all’ospedale, acchiappare Baekhyun e sparire, lontano da qui. Lo dico per il vostro bene- 
Yifan fece quel discorso con il cuore in mano, buttando fuori quello che il suo carattere chiuso difficilmente gli avrebbe fatto estraniare. Si sentiva nudo di fronte a loro, spogliato di tutte le sue maschere, di tutte le sue sicurezze, e al contempo aveva la sensazione di essere finalmente libero. Libero dal silenzio che gli era stato imposto, libero da ogni vincolo. 
-Dove pensi sia il caso di andare?- domandò alla fine Joonmyun alzandosi in piedi e sistemandosi le pieghe dei pantaloni. Yifan aveva una malsana voglia di abbracciarlo.
-Sicuramente fuori città. Dobbiamo cercare una località abbastanza isolata-
L’altro annuì, appoggiandosi con una mano alla spalla di Yixing. 
-Ti voglio bene Yifan- disse poi con un mezzo sorriso. -Tutti qui ti vogliamo bene. Ci fidiamo di te. Ma non aspettarti comportamenti calorosi da parte nostra, almeno non adesso-
Il cinese sorrise. -Non preoccuparti Myun-
-Allora penso sia il caso di fare una borsa e andare- affermò Sehun secco, alzandosi dal letto su cui era seduto, e incamminandosi verso la porta. -Ti tengo d’occhio, Wu- aggiunse poi, scontrando l’altro con una spallata e uscendo dalla stanza seguito a ruota da Kyungsoo. Joonmyun lasciò al ragazzo una debole pacca sulla schiena, per poi andarsene a suo volta assieme a Luhan e Chanyeol. Jongdae si volatilizzò senza dire una parola, mentre Minseok lo guardò per qualche istante, avvicinandosi a lui.
-Mi dovrai spiegare Yifan. Tutto, nei minimi dettagli- sussurrò il ragazzo, abbassando lo sguardo. Il cinese annuì. -A me, e anche a Zitao- aggiunse poi, con un debole sorrisino, sparendo a sua volta dietro la porta insieme a Yixing.
Zitao.
Yifan portò gli occhi su di lui, e lo osservò chinarsi dentro l’armadio e tirarne fuori quello che sembrava uno zaino abbastanza capiente. Jongin, al suo fianco, faceva lo stesso. Avrebbe voluto digli qualcosa.. Dargli delle spiegazioni, se le meritava. Minseok aveva ragione, doveva raccontare loro ogni cosa, se voleva sperare di essere compreso. Il ragazzo si distrasse dai suoi pensieri nel momento in cui Zitao fece scattare con un rumore secco la cerniera dello zaino, per poi abbandonarlo sul letto e voltarsi verso Yifan.
-Vado a vedere se Kyungsoo ha bisogno di qualcosa- disse all’improvviso Jongin, afferrando il suo bagaglio e mettendoselo in spalla. -Ci vediamo dopo- aggiunse rivolgendosi a Zitao, per poi uscire dalla stanza lasciando loro due soli nel completo silenzio. 
-Dovresti andare anche tu a fare la borsa..- sussurrò Zitao grattandosi il mento, mentre apriva ancora una volta l’armadio per cercare una giacca pratica da portarsi dietro. In realtà era solo una scusa per non guardare Yifan in faccia. 
-Giusto..- 
Zitao sentì i passi dell’altro dirigersi verso la porta lentamente, e si morse il labbro inferiore. Doveva essere pazzo.
-Yifan, aspetta- disse, sospirando, voltandosi verso il ragazzo. -Probabilmente devo essere completamente uscito di senno per dire una cosa del genere ma.. Io ti credo- continuò poi avvicinandosi all’amico. -Non riesco proprio a vederti come il cattivo della situazione.. Non dopo tutto quello che hai fatto per me. Quindi io ti credo. Volevo solo dirti questo-
Yifan avvertì una chiara fitta al petto mentre Zitao pronunciava quelle parole ed ebbe voglia di piangere. Si lasciò andare ad un sorriso enorme, e non potè fare a meno di allungare le braccia verso l’altro e stringerlo a sé.
-Grazie..- sussurrò all’orecchio di Zitao, stringendolo ancora più forte, mentre quest’ultimo arrossiva fino alla punta dei capelli.
Anche in una simile situazione mi fai questo effetto. Non posso venirti contro, non posso. 


Un’ora dopo, camera quattro.

-Di sotto hanno appena finito di cenare. Questo significa che gli studenti stanno vagando per la scuola. Se vogliamo uscire senza essere notati dobbiamo farlo adesso- spiegò Yifan mentre con la coda dell’occhio osservava i corridoi pieni di gente dalla fessura della porta. -Passare con i bagagli sarebbe troppo evidente..- sussurrò poi, pensando a un piano di fuga il più veloce possibile. 
-Gli zaini possiamo lanciarli in giardino dal balcone di questa stanza- affermò Kyungsoo. -E’ la parte del college che da maggiormente sul bosco e le finestre sono quasi inesistenti. Nessuno noterà borsoni volanti e noi usciremo dalla porta sul retro mischiandoci agli studenti di sotto- 
Yifan annuì, era la cosa più logica da fare. 
-Dobbiamo fare attenzione.. Il preside del college è il padre di Baekhyun, anche lui immischiato in questa faccenda. Non mi stupirei se alcuni membri del personale di servizio fossero spie- 
-Siamo sempre stati in una trappola quindi- mormorò Jongin. -Questa situazione ha dell’assurdo- 
-Non c’è nulla di normale in questo mondo. Pensavo che ormai lo aveste capito- ridacchiò Yifan mentre afferrava la sua borsa con la mano. Era leggera, aveva preso il minimo indispensabile, e sperava che anche gli altri avessero fatto altrettanto. Non potevano permettersi di essere rallentati dal peso. Si affacciò dal balcone, dando un’occhiata di sotto prima di compiere qualsiasi azione: non c’era anima viva, non soffiava nemmeno un filo di vento. Il ragazzo sporse il bagaglio oltre la ringhiera e lo lascio cadere, producendo un leggero tonfo. Gli altri lo imitarono in fretta, facendo precipitare le borse una sopra l’altra. 
-Ora possiamo andare- affermò Joonmyun scrocchiandosi le dita delle mani prima di aprire la porta della camera numero 4. Molti studenti erano ancora nei corridoi a chiacchierare, occupando la maggior parte dello spazio. Gli undici ragazzi presero lentamente a sgusciare tra la folla, mandando qualche saluto di tanto in tanto e cercando apparentemente di mantenere la calma. A volte qualcuno li fermava a scambiare due parole, due commenti sulle lezioni del giorno, e poi riprendevano a camminare come se nulla fosse con la scusa di andare nelle cucine a rubare un po’ di cioccolata calda. Anche l’atrio era pieno di studenti: seduti su dei divanetti schiamazzavano a gran voce, guardati male da una delle cuoche del college che stava velocemente portando in cucina le stoviglie sporche della cena. I ragazzi si fermarono un attimo, aspettando che la donna scomparisse dietro la porta, prima di sbucare dal corridoio e dare un’occhiata alla sala da pranzo. Era vuota. Si precipitarono quindi all’interno della stanza, correndo verso l’altra porta che dava sull’ennesimo corridoio. Anche quello era vuoto. Aspettarono qualche secondo, giusto per notare qualche persona in arrivo, prima di percorrerlo velocemente fino in fondo, aprendo la porta che li avrebbe condotti in giardino. L’aria fredda li colpì in pieno, facendoli rabbrividire, e si chiusero l’uscio alle spalle senza farlo sbattere. Con un gesto secco Yifan indicò agli altri di andare a prendere le borse ammucchiate a qualche metro di distanza, in tutto silenzio, mentre da dentro il college ancora si poteva sentire il vociare degli studenti. 
-Fuori dal cancello ho lasciato la mia macchina- sussurrò poi Yifan mentre metteva a tracolla il suo bagaglio. -Ma ne occorre un’altra-
-Posso sempre prendere quella della polizia in garage- propose Sehun senza il minimo rimorso nella voce. 
-Mmh. Sta attento a non farti beccare- 
-Ehi io sono delle forze dell’ordine, ricordi?- ghignò il ragazzo. -Posso muovermi ovunque io voglia senza che mi venga detto nulla-
-E allora sbrigati! Luhan, Kyungsoo, Jongin e Chanyeol andate con lui. Ci vediamo all’ingresso- esclamò Yixing dandogli uno spintone giocoso e Sehun, assieme agli altri, scomparve velocemente in direzione dei parcheggi. 
Il restante gruppo cominciò a strisciare lungo le pareti della scuola, appiattiti contro i cespugli, cercando di non spezzare nemmeno un rametto con il peso del corpo. Notarono che lentamente le luci del college cominciavano a spegnersi, segno che il tempo passava e che loro dovevano darsi una mossa. 
-Non possiamo attraversare il cancello di ingresso!- mormorò Joonmyun una volta che giunsero di fronte ad esso. -Dobbiamo passare da un’altra parte-
-L’unica strada è costeggiare il bosco..- affermò Minseok indicando gli alberi con un dito.
-Non credo sia il caso..- 
-Non succederà nulla. Avete sentito cosa ha detto Baekhyun no? Solo i lupi sono nel bosco. E noi siamo qui, umani. Non c’è nessuno tra quelle fronde adesso- continuò Minseok sicuro di sé. Afferrò l’amico per un braccio e cominciò a trascinarlo nella direzione designata, portandosi dietro anche gli altri. Si inoltrarono nel bosco di poco, giusto quel che bastava per non essere notati dall’interno della scuola, e seguirono il sentiero fino a quando non arrivarono davanti a una recinzione in metallo. 
-Piuttosto logico. Questo pezzo di terra appartiene al college… dobbiamo scavalcare- spiegò Jongdae infilando le punte delle scarpe nei primi buchi della rete e cominciando a salire lentamente verso l’alto. Ci misero poco a passare dalla parte opposta e in men che non si dica si trovarono sull‘asfalto. La macchina di Yifan era poco distante, e il ragazzo l’aprì con la chiave iniziando a mettere le borse nel portabagagli. Dei fari illuminarono improvvisamente la strada, accecando i ragazzi, per poi dare spazio a una voltante della polizia. Il finestrino venne abbassato, mostrando il volto di Sehun. 
-Dobbiamo muoverci. Sono le dieci e prima penso che qualcuno ci abbia visto. Non abbiamo molto tempo- 
Due minuti dopo entrambe le macchine sgommavano per le strade di Seoul, dirette verso l’ospedale. Durante il tragitto, Yifan cercava di pensare a un qualunque posto dove nascondersi. Non potevano rimanere a Seoul, questo era certo, ma allora dove sarebbero potuti andare? Cambiare città? Andare a Taejon, ad esempio? O a Taegu? Aveva la sensazione che non sarebbe bastato nemmeno, ma non potevano neanche permettersi un cambio di Stato. Con quei pensieri in testa Yifan non si fermò nemmeno al semaforo rosso, così come già cinque volte prima. Lanciò un’occhiata al cruscotto della macchina, dove l’orario 22:59 gli fece provare una fitta d’ansia. Aumentò la spinta sull’acceleratore, e nel giro di due minuti si trovarono di fronte all’ospedale. Sehun parcheggiò al suo fianco. 
-A quest’ora sono finiti gli orari delle visite, se ci vedono entrare ci manderanno via. Come facciamo?- chiese Luhan osservando le grandi pareti dell’edificio.
-Dobbiamo infiltrarci- affermò tranquillo Zitao.
-Ultimamente siamo stati talmente tante volte qui che gli infermieri si ricorderanno di noi- ironizzò Minseok con un mezzo sorriso. 
-Fingerò di star male ed entrerò assieme a qualcuno. Gli altri staranno qui dalle macchine pronti alla fuga- propose Chanyeol con un’alzata di spalle. -E’ l’idea più praticabile- 
-Luhan, Jongdae, andate con lui. Sapete muovervi bene all’interno dell’ospedale- ordinò Yifan e quelli annuirono. -Noi vi aspettiamo in macchina. Sbrigatevi- 
E dopo quelle parole i tre ragazzi si diressero verso le porte dell’edificio ed entrarono di corsa, trascinando per le spalle Chanyeol. 

-Cosa è successo?- 
L’infermiera accorse immediatamente, aiutando Luhan e Jongdae a tenere in piedi il loro amico.
-Eravamo a Hongdae e ad un tratto Chanyeol ha cominciato a vomitare e ad accusare dolori lancinanti allo stomaco. Penso abbia mangiato qualcosa che gli ha dato fastidio- piagnucolò Luhan, recitando alla perfezione, mentre un’altra infermiera li affiancava. Jongdae stava passando inosservato, e cominciò a fare qualche passetto indietro, allontanandosi dal gruppo. Nella hall non c’era nessuno e per un attimo benedì il turno di notte dei medici: meno gente c’era più veloce avrebbe fatto. Fece un cenno col capo a Luhan, che scomparve assieme a Chanyeol e al personale medico dentro una stanza lì vicino, e corse in ascensore premendo il numero cinque. Le porte si chiusero senza che nessuno lo vedesse. 
Di certo non si aspettava di trovare un ragazzo fuori dalla porta di Baekhyun nell’esatto istante in cui l’ascensore lo faceva arrivare al piano. Un ragazzo intento a giocare con la serratura della camera, chinato e nascosto dietro a una felpa dal cappuccio nero. Non appena il ‘plin’ dell’ascensore risuonò nel piano, questo individuo scattò di colpo, voltandosi nella direzione di Jongdae con un’espressione di puro panico. 
-Ehi!- urlò quest’ultimo. -Che cosa stai facendo?-
L’uomo in nero corse nella parte opposta del corridoio, fuggendo via, ma Jongdae decise in pochi secondi di non seguirlo. Ringraziò il cielo di non aver aspettato a salire un secondo di più e si avvicinò alla porta di Baekhyun, studiandone la serratura già scassinata per metà. Sarebbe bastata qualche spinta. Jongdae si allontanò dall’uscio, guardandolo con decisione, prima di prendere la rincorsa e dare una violenta spallata. I cardini cigolarono. 
-Andiamo..- sussurrò il ragazzo a se stesso, caricando un altro colpo. Questa volta la serratura cedette del tutto, e Jongdae si trovò nella stanza di Baekhyun, sul pavimento, senza rendersene nemmeno conto. 
-Jongdae!- l’urlo del ricoverato si disperse per la camera, mentre l’altro si rimetteva in piedi. 
-Baekhyun.. -
-Eri tu prima a cercare di entrare? Cosa ti passa per la testa!?-
-Dovresti ringraziarmi. Credo che prima ci fosse uno dei scagnozzi di tuo padre qui.. È scappato non appena mi ha visto- spiegò Jongdae con il fiatone mentre velocemente iniziava a scollegare Baekhyun dai macchinari.
-Cosa stai facendo?-
-Dobbiamo scappare. A quanto pare qualcuno ha intenzione di farci del male, sia a noi che a te. Yifan ha sentito parlare tuo padre assieme ad altra gente, stiamo fuggendo via- 
-Ma io non sono ancora nelle condizioni adatte.. Non riesco nemmeno a muovermi!- mormorò Baekhyun mentre Jongdae gli porgeva la sacca della flebo con gli anti dolorifici. 
-Lo so. Ti porterò in spalla va bene? Ci portiamo dietro anche qualche medicina. Cosa ti stanno dando?- 
Jongdae prese a riempirsi le tasche delle medicine che occupavano il cassetto nel comodino di Baekhyun, per poi chinarsi e aspettare che il ragazzo, con molta calma, forse troppa, salisse sulle sue spalle. 
-Scusa se alcuni movimenti ti faranno male- aggiunse poi Jongdae cominciando a camminare velocemente verso l’ascensore. Ci si infilò dentro, e cominciarono a scendere verso il piano terra. Sperò che almeno Luhan fosse lì vicino per aiutarlo. Quando arrivarono, la hall era ancora deserta eccetto per una giovane infermiera addormentata con la testa appoggiata sul bancone della reception. Jongdae percorse la sala in punta di piedi, il più in fretta possibile, e quasi scoppiò a ridere di sollievo mentre respirava l’aria fredda della notte una volta uscito. Le portiere delle macchine posteggiate lì di fronte si aprirono e Jongdae scoprì che Luhan e Chanyeol avevano già finito. Quest’ultimo corse nella loro direzione, prendendo in braccio Baekhyun e stringendoselo al petto per proteggerlo dal freddo, per poi infilarsi assieme a lui nella macchina di Sehun. Jongdae prese posto accanto a Minseok e sospirò.
-Possiamo andare- 
-Anche se non sappiamo ancora dove-

Nel frattempo, al college. 

Seunghyun guardava gli studenti di quell’insulso college ammassarsi vicino alle pareti, troppo spaventati per dire o fare qualcosa. Se ne stavano lì, tremanti come delle foglie, a osservare la scena: lui, i suoi ragazzi e la furia del preside Byun. 
-Setacciate ogni stanza di questa scuola, la voglio battuta centimetro per centimetro!- sbraitò il signor Byun a uno dei suoi collaboratori e Seunghyun sbuffò. 
Patetico.
-Ma signore, abbiamo controllato già due volte. Non c’è nessuno dei ragazzi che ci ha indicato lei..- balbettò il collaboratore cercando di tenersi a debita distanza dal capo.
-Non è possibile! Gli studenti non possono lasciare la scuola dalle sei in poi!- ruggì Byun stringendo i pugni. 
-Forse sono più svegli di quanto crede- mormorò Seunghyun con tono cantilenante. -Forse hanno capito che stando qui sarebbe successo qualcosa- 
-Spiegati meglio..- 
Seunghyun sorrise. Si era informato, eccome. Prima di andare al college aveva eseguito qualche piccola ricerca sui ragazzi che interessavano al signor Byun, scoprendo la presenza di Wu Yifan, figlio e nipote di due dei capi che gestivano la compagnia. Era piuttosto sicuro che lui fosse la chiave di quella sparizione. Proprio nel momento in cui stava per spiegare la sia teoria, il cellulare di Seunghyun squillò.
-Chiedo scusa.. Pronto?-
-Non sono riuscito a prendere il ragazzo. Sono stato beccato da uno dei suoi amici, quelli che stai cercando tu-
-Non importa. Anche noi li abbiamo mancati, li cercheremo in un colpo solo-
E chiuse la telefonata. 
-Temo che l’uomo che avevo mandato a prendere Baekhyun abbia fallito la sua missione- affermò Seunghyun pacatamente. -A quanto pare i suoi amici sono arrivati troppo presto- 
Il signor Byun ringhiò, sbattendo il pugno contro il muro. Il collaboratore che aveva interpellato sobbalzò sul posto, spaventato, mentre il giovane ragazzo si faceva scappare un sorrisetto ironico. 
-Ascoltami bene, ragazzetto- cominciò l’uomo avvicinandosi a Seunghyun e prendendolo per il colletto della maglia. -Voglio, anzi, pretendo.. Che tu e i tuoi cani da guardia passiate in rassegna ogni stradina, ogni casa di questa fottutissima città.. E se niente dovesse venire fuori esigo che cerchiate altrove. Mi sono spiegato?- 
-Chiarissimo-
-Allora mettiti al lavoro, altrimenti potrai dimenticarti della tua libertà- 
Il signor Byun mollò la presa su Seunghyun, e quello si sistemò la maglietta sulle spalle. Guardò l’uomo uscire dalla scuola a passo spedito, seguito da una decina di persone, e si passò una mano fra i capelli. Doveva trovare quei ragazzi.. Al più presto. Per un attimo pensò a Chanyeol, al sorriso del suo migliore amico, e soffocò un sospiro. Chanyeol era il passato.
Ora doveva costruirsi un futuro. 
  
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