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Autore: Aurora Snape    23/07/2008    3 recensioni
Questo è quello che immagino succederebbe se all’improvviso Sirius Black tornasse da dietro il Velo. Spero che vi piaccia.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Perchè


“Perché! Perché non sei tornato prima!” esclamò Remus, mentre un rossore dovuto all’ira gli copriva le guance pallide.
Non pallide come al solito, comunque e Sirius se n’era accorto.
“Dopo tutte le promesse che hai fatto, dopo tutti i voti che avevamo pronunciato insieme, hai preso e hai pensato bene di morire! E io cosa avrei dovuto fare, da solo?”
Sirius non avrebbe voluto fare del sarcasmo, ma fu più forte di lui.
“Vedo che ti sei ripreso bene…” mormorò, più per sé stesso che per Remus, il quale però lo sentì, e impallidì immediatamente.
“Come ti permetti di dire una cosa del genere, Sirius? Come ti permetti?” La sua voce, normalmente così calma e pacata, era trasfigurata dal dolore, dalla furia e dall’imbarazzo.
“Io ti amavo! Eri il mio migliore amico, eri la prima persona che aveva dimostrato di amarmi e di rispettarmi per quello che ero…senza pensare che io fossi un mostro perché sono un licantropo…o perché sono gay. E poi sei morto e io ho pensato di seguirti! Ho pensato di morire per poterti incontrare di nuovo! L’ho pensato seriamente e l’ho quasi fatto…davvero…ma qualcuno mi ha salvato la vita…e sono stato costretto ad andare avanti, a vivere ogni giorno della mia vita dolorosa ricordandomi quanto ti amassi e quanto avessi sofferto per te, e il dolore mi scavava un abisso dentro. Pensavo di non essere più capace di fare nulla, che il mio mondo fosse in pezzi. Non avevo lavoro, non avevo nessuna pozione per sopportare la luna piena. Mi sarei lasciato morire…”
“E così ti sei gettato tra le braccia di una persona che hai sempre disprezzato! E’ stato facile dimenticarmi”
“Non essere stupido! Non ti ho mai dimenticato. Se l’avessi fatto non sarei così infuriato ora!” scattò Lupin, ma con tono leggermente più calmo. “Non avrei sofferto le pene dell’inferno per convincermi che fosse il caso di vivere ancora, di farlo per Harry, che non poteva restare solo…capisci? E poi…” alzò gli occhi, fissandoli in quelli grigi di Sirius, penetranti come sempre.
“E poi cosa pretendi?” continuò. “Eri morto e io soffrivo da morire…ero solo e abbandonato e senza alcuna forza per reagire e ritrovare il mio posto nella vita. Lui mi ha aiutato.”
“E tu per tutto ringraziamento ti sei prostrato ai suoi piedi? Non ti credevo così opportunista…”
“Io non ho fatto niente del genere, Sirius! All’inizio lo odiavo ancora di più e nella mia mente si affollavano i ‘se’ e i ‘forse’…pensavo che fosse colpa di tutti, che tu fossi morto, che tu fossi finito dietro al Velo e non riuscivo a parlare neanche con Harry…continuavo a pensare che fosse stata colpa sua se…insomma. Ma anche se lo mandavo via e rifiutavo le sue pozioni e smettevo di mangiare per cercare di morire in pace anch’io, Severus non me l’ha permesso. E’ stato antipatico, rude e odioso, ma mi ha salvato la vita. Non mi ha concesso compassione e non mi ha permesso di commiserarmi. E alla fine è successo quello che è successo, Sirius…e quando gli ho detto che sarei andato a vivere da solo a Grimmauld Place me l’ha vietato severamente. Mi ha preso in ostaggio e mi ha costretto a venire qui, alla Fortezza. Non mi ha dato corda in nessun modo. Ero quasi un prigioniero. Mi faceva sorvegliare da un elfo domestico perché non cercassi di uccidermi. Mi costringeva a mangiare. Mi portava libri da leggere e ha anche convinto Silente ad assumermi nuovamente, l’anno dopo, dopo il fallimento della Umbridge.”
“E tu, per gratitudine…”
“No! Ti dico di no!” disse ancora Remus, esasperato. “Perché non vuoi ascoltarmi? Perché non ti sforzi di capirmi? Io l’ho odiato per molto tempo. Non mi permetteva di fare nulla da solo. Mi accompagnava ovunque e spesso mi diceva di restare con lui, nel suo studio, dove trascorre del tempo a preparare pozioni. Io non volevo saperne niente della sua compagnia. So cosa pensa di te, so cosa pensava di me e te insieme e sapevo benissimo che non poteva provare della vera simpatia per me. Mi convinsi che lo faceva per compassione. Non mi sono rifugiato tra le sue braccia in cerca di conforto, che questo sia chiaro. Ma un giorno…un giorno, mentre l’osservavo mentre preparava una pozione, mi resi conto che stava sperimentando con una variante della Pozione Antilupo. Questo non significava assolutamente niente, ma mi colpì molto. Qualche giorno più tardi, mi ritrovai per pochi minuti da solo nel suo studio, mentre prendeva degli ingredienti dalla sua dispensa e mi capitò per le mani il registro sul quale annotava i progressi negli esperimenti. Non era niente di compromettente: calcoli, cifre e quantità di diversi ingredienti, più complicate equazioni.
Non c’era niente di strano, ma quando tornò, Severus me lo strappò di mano e mi disse seccamente di lasciarlo solo. Il giorno dopo partì per compiere delle ricerche e non si fece vedere alla Fortezza per una intera settimana. Fu a quel punto che mi resi conto di quanto era entrato nella mia vita. Provavo ancora risentimento nei suoi confronti e tu mi mancavi da morire, Sirius, soprattutto quando non c’era altro a tenere la mia mente impegnata…e i pensieri di morte tornavano, indisturbati. E non riuscivo a capire cosa l’avesse spinto a essere così brusco nei miei confronti, e per un motivo così stupido. Convinsi uno degli elfi ad aprirmi la porta del laboratorio, prima che Severus tornasse. Gli dissi che volevo fare qualche esperimento.
L’elfo non ne era molto felice, pensava che il suo padrone l’avrebbe punito duramente per avermi fatto entrare in quel luogo così privato. Comunque sia, Severus doveva averlo previsto, perché aveva lasciato sul tavolo da lavoro due boccette chiuse con cura, etichettate, e un rotolo di pergamena.”
“Risparmiami le frasi zuccherose…” sbuffò Sirius, più incuriosito dal racconto che infuriato, ora.
“Nessuna frase zuccherosa. C’era scritto che in una boccetta c’era una pozione che avrebbe attenuato di molto gli effetti della luna piena e che mi avrebbe evitato di soffrire troppo. L’altra…”
Remus sospirò. “L’altra era veleno”
“Cosa?!” esclamò Sirius, sconcertato. “Quell’irresponsabile ha pensato bene di avvelenarti?”
“No. Sulla pergamena c’era scritto…beh c’erano scritte molte cose…ma tra le tante, Severus aveva scritto che non poteva costringermi a vivere, se non volevo. E anche se gli ultimi mesi erano stati in qualche modo piacevoli per lui, perché avevano alleviato la sua solitudine, dovevano essere stati penosi per me. Il veleno contenuto nella seconda fiala mi avrebbe ucciso immediatamente, senza farmi provare alcun dolore. Mi sarei semplicemente addormentato e non appena avessi chiuso gli occhi, la morte mi avrebbe ricoperto, e sarei tornato da te.”
Silenzio.
“Sirius…sarei morto per te. Sarei morto se tu mi avessi chiesto di rischiare la vita per te. Sarei morto purché tu vivessi. Avrei commesso qualsiasi imprudenza, mi sarei esposto a qualsiasi pericolo per te. Quante volte ho sognato di catturare la Lestrange e ripagarla con gli interessi!
Avrei scambiato volentieri la mia anima con la tua, e il mio posto col tuo, dietro quel velo. Ma non ho potuto donarti la mia vita, perché eri già morto. Così in quel momento fatale, in quel sotterraneo buio, ho deciso di vivere.”
“Per lui.” Aggiunse sottovoce Sirius.
Remus annuì leggermente.
“Tu eri morto. Non c’eri più. Rimaneva soltanto il tuo ricordo. Tutti i bei momenti trascorsi insieme. Gli anni di diffidenza, il periodo delle tue fughe. Tutti i ricordi piacevoli erano dentro di me e lì sarebbero rimasti per sempre. Ma in quel momento capii che dovevo farmi dei nuovi ricordi. Che la mia vita non poteva finire nell’oblio. E capii anche…”
“Non dirlo” disse Sirius con voce piatta.
“…capii anche cosa aveva spinto Severus a preparare quelle due pozioni” terminò Remus, con un leggero tremito nella voce.
Ancora silenzio.
“Così presi la pozione Antilupo” continuò Remus dopo qualche secondo “e andai a dormire. In qualche modo un peso notevole mi si era tolto dal petto. Non sto dicendo che in quel momento ti dimenticai, ma una nuova strada, un nuovo inizio, si era aperto di fronte a me. Era una notte di luna piena…ma mi trasformai in un semplice lupo e restai a dormire nel letto in cui mi ero coricato. E quando il giorno spuntò, non ero più stanco né debole del solito.”
“E immagino che in questo bel quadretto ci fosse anche lui, vicino a te, che ti portava la colazione!”
“No. Lui non si fece vedere per altri tre o quattro giorni. Ma quando tornò…”
“Risparmiami i dettagli. Non posso davvero credere che ti piaccia quel suo nasone…e quei capelli unti…” disse Sirius, una traccia di ironia nella voce.
Remus ne fu sorpreso.
“Stai facendo una battuta?”
Inaspettatamente, Sirius sorrise.
“Già” confermò, con un po’ d’amarezza. “già. A metà del tuo discorso non ero più infuriato con te. Sono passati quasi quattordici anni…continuo a perdere di qua e di là decenni della mia vita…non sono ancora riuscito a fermarmi da qualche parte, a mettere radici. Persino Harry ha una famiglia ora…non ha più bisogno di me”
“Non dire così” mormorò Remus “non dire così. Lui ha sempre avuto bisogno di te. Ho fatto del mio meglio…per essere alla tua altezza, ma Harry ha sempre avuto bisogno di te. È riuscito a vincere il dolore, ha combattuto e ne è uscito più che bene, ma ciò non vuol dire che non sarà felice quando saprà che sei tornato…”
Sirius non rispose, sembrava triste o turbato.
In quel momento, dal portone emerse un ragazzo di all’incirca quattordici anni, che portava tra le braccia un fagotto non meglio identificabile a quella distanza.
Dopotutto si trovavano nel grande giardino che circondava la Fortezza e poco lontano da lì, in uno strano laghetto vivevano gli esseri più strani.
Quando il ragazzo si avvicinò osservò con attenzione Remus e Sirius, dopodiché porse al primo il fagotto, che ora si agitava e emetteva un acuto lamento.
Remus prese in braccio la bambina – sì, perché era una bambina di pochi giorni – e la cullò dolcemente, sussurrando paroline dolce.
“No, no, tesoro, non piangere, sii buona…”
La piccola si calmò all’istante, schiudendo i grandi, luminosi occhi neri.
Il ragazzo, intanto, attendeva discretamente a pochi passi di distanza.
“Vieni qui Angelus” gli disse Remus e il ragazzo s’avvicinò, osservando suo padre con attenzione e curiosità a stento trattenuta. “Ti voglio presentare Sirius Black”
Angelus sgranò gli occhi, ma si trattenne appena in tempo e offrì la mano al mago che gli era di fronte.
“Molto onorato di fare la sua conoscenza, signor Black,” disse correttamente “Io sono Angelus Snape.”
Sirius osservò il ragazzo, la bambina e infine Remus e finalmente la luce della comprensione si accese nei suoi occhi infossati da tanti anni di prigionia.
“Sono i tuoi figli…tuoi e di…”
Remus annuì dolcemente.
“Sì. Sono i nostri figli. Un miracolo ha voluto che potessimo averne…”
Sirius aveva uno sguardo indecifrabile.
Dopotutto non era proprio quello che si era aspettato, dopo essere riemerso dal Velo…ma d’altra parte, cosa avrebbe dovuto aspettarsi? Dopo tanti anni poteva mai trovare tutto come l’aveva lasciato?
Si sentiva a disagio di fronte allo sguardo limpido del ragazzo e della bambina.
“Credo che andrò ora” disse, piuttosto bruscamente e Remus s’accigliò.
“Dove?”
“Penso che andrò a trovare Harry…e presto anche Silente. E’ importante che loro sappiano che io sono…”
“Harry sarà felice di vederti…non potrà credere ai suoi occhi”
“Già…”
Dopo qualche saluto impacciato, i due si separarono.
Remus lo guardò allontanarsi a grandi falcate verso i confini della Fortezza.
Si chiese se avesse sbagliato a lasciare che la sua vita prendesse quel corso…se avesse sbagliato ad affezionarsi a Severus, un poco alla volta e poi sempre di più.
Guardò Angelus, il frutto del loro amore, che portava su di sé la somiglianza a entrambi i suoi padri, e la piccola Aurora, un nuovo bocciolo che si schiudeva alla vita.
E poi, sul portone della Fortezza vide lui, Severus, l’uomo che gli aveva salvato la vita quando questa non valeva più niente per lui, quando tutto ciò che desiderava era la morte e l’oblio e la terra umida e calda intorno a sé.
“Black è andato via?” disse Severus mentre Remus si avvicinava.
Uno spasmo gli strinse il cuore nel petto. Se Severus avesse fatto un commento cattivo su Sirius, probabilmente avrebbe reagito male. Era suo amico e lo amava, anche se non più come una volta.
“Sì…perché?”
Severus si strinse nelle spalle.
“Magari lo invitavo a prendere il tè.” Borbottò Severus in tono burbero.
Remus sorrise e rientrò in casa.


**owari**
  
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