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Autore: slanif    04/05/2014    3 recensioni
Questo progetto è nato per caso, mentre rileggevo il Manga di Slam Dunk… non so bene quale collegamento astruso abbia compiuto il mio cervello, fatto sta che mi è venuta in mente questa cosa qua, e perciò vi tedierò con le mie storie! XD!
Il titolo della fan fiction è piuttosto eloquente, direi, e cioè le mie one-shot (tutte autoconclusive e nessuna legata tra loro (forse! u.u)) saranno basate sul concetto del “Mettersi Insieme”. Avevo indetto anche un Contest con questa prerogativa sul Forum di EFP, e alla fine mi sono decisa a cimentarmici anch’io! XD! Io però ho scelto non solo di incentrarla sul Fandom di Slam Dunk, ma di fare una one-shot sul “Mettersi Insieme” per ogni mia coppia preferita! L’aggiornamento avverrà nel giorno del CoppiaDay! Ovvero:
05 Aprile: Takenori Akagi/Kiminobu Kogure
10 Aprile: Shin’ichi Maki/Nobunaga Kiyota
04 Maggio: Toru Hanagata/Kenji Fujima
13 Giugno: Kiccho Fukuda/Soichiro Jin
14 Giugno: Kazushi Hasegawa/Hisashi Mitsui
01 Luglio: Ryota Miyagi/Ayako
06 Luglio: Akira Sendo/Hiroaki Koshino
11 Ottobre: Hanamichi Sakuragi/Kaede Rukawa
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco anche questa terza parte che tratta di una coppia su cui ho scritto in passato ma che poi non ho più affrontato!
Speriamo di aver fatto qualcosa di decente!
Buona lettura!
 
 

*
 
 
 
04/05 – Toru Hanagata X Kenji Fujima



“Perché sorridi, Toru?”.
La voce di Kenji è melodiosa, soave, un po’ ridacchiante.
I miei occhi scuri si posano nei suoi, verdi come i prati a primavera, e non so bene cosa dire.
Siamo sdraiati sul divano, a guardare la tv, ricordando i tempi del liceo.
So perché sto sorridendo, ma non so come esprimergli a parole la magia che quel ricordo mi ha trasmesso…
 
…La prima volta che i miei occhi si sono posati su Kenji, eravamo entrambi delle matricole dell’istituto superiore Shoyo.
Io mi sentivo molto agitato, perché quella era davvero una scuola facoltosa e io avevo faticato un po’ per superare i test d’ingresso, nonostante fossi sempre stato uno stupende brillante e lodato dai professori.
Kenji, invece, sembrava rilassato e senza preoccupazioni, con quello sguardo sereno e pacato che è caratteristico di lui. Ma d’altronde, anche se ancora non lo sapevo, lui è fatto così: lui è una persona positiva, che vede sempre il bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto. Lui è una persona decisa e affidabile, e quando ci ritrovammo anche in palestra, entrambe matricole della squadra di basket, capii che quell’enigmatico ragazzo nascondeva mille e più segreti, uno più affascinante dell’altro.
Diventammo amici in fretta, e da incontrarci casualmente nei corridoio e a vederci in palestra per gli allenamenti, cominciammo a incontrarci tutti i giorni a pranzo, nel grande giardino della scuola, mangiando seduti a terra o su una delle panchine, se erano libere. E poi gli telefonavo, e lui telefonava a me. E uscivamo, spesso. Molti pomeriggi, quando eravamo liberi, o subito dopo l’allenamento. Andavamo un po’ ovunque, principalmente al cinema o a mangiare qualcosa. Erano uscite senza né capo né coda, ma erano speciali. Perché erano con lui.
Quando mi resi conto di questo pensiero, nel mio cuore si scosse un gran disagio e paura.
Cercai con tutte le forze di rinnegare a me stesso quel sentimento, ma tant’è che più io cercavo di schiacciarlo, più lui si faceva forte e prepotente e usciva fuori.
Avevo paura.
Dannatamente paura.
Me la stavo letteralmente facendo sotto, a dirla tutta…
Come potevo accettare quei sentimenti, nati verso una persona che sì, era diventata mia amica, ma che conoscevo da neanche un anno scolastico?
Com’era possibile che il mio cuore avesse cominciato a battere all’impazzata quando lui mi correva incontro, salutandomi col braccio alzato, chiamandomi a gran voce con un sorriso aperto e sincero?
Com’era fattibile per me dire a lui, così bello e perfetto, così efebico e affabile, ben voluto e ammirato da tutti, che io, Toru Hanagata, spilungone con gli occhiali, avevo un vero e proprio sentimento per lui?
Perché non era una cotta sciocca, di quelle che passano in poche settimane, no… era un sentimento autentico e vero, sincero e duraturo. Immaturo, certo, ma capace di crescere ancora e ancora.
E mi faceva tremare le gambe.
Era sempre più difficile stare in sua compagnia, perché l’amicizia che avevamo creato era speciale e io non volevo per nulla perderlo. Però non volevo nemmeno ingoiare troppo a lungo il groppo di sentimenti che avevo in gola, e perciò ero molto combattuto…
La cosa che più mi bloccava, era che lui era sempre disponibile e gentile con me, ma rimaneva sempre quell’aura fredda come un muro sottile che divideva me da lui e lui da tutto il resto del mondo.
Mi sentivo in un certo senso privilegiato, perché ero uno dei pochissimi che era riuscito ad avvicinarsi a lui in modo più profondo (e sicuramente ero terribilmente invidiato da tutte le ragazze, ma anche moltissimi ragazzi, della scuola), ma al contempo ero consapevole che lui, comunque, mi teneva lontano.
E poi sì, avevo quindici anni, ma non ero un cretino: dire a Kenji Fujima che mi piaceva, implicava dire a me stesso che sono un omosessuale.
A quindici anni non vuoi pensare a queste cose, ne hai paura. E forse per questo cercavo di non pensarci troppo, di dirmi solo che mi piaceva una persona, senza specificarne il genere sessuale. E, anche se non so come, ciò mi ha aiutato.
“Hanagata-kun, pensi che quest’anno vinceremo il campionato nazionale?”.
Mi pose questa domanda un pomeriggio qualunque di inizio Maggio, quando la primavera era al culmine e le giornate erano soleggiate e calde senza essere asfissianti.
“Penso che ci impegneremo al massimo affinché ciò avvenga” gli risposi, omettendo che avremmo vinto sicuramente, perché in campo c’era lui, che era un vero e proprio talento. Ma non potevo dirglielo, ovviamente…
“Sei sempre molto composto, Hanagata-kun” mi ha sorriso lui, con un’espressione rilassata.
E in quel momento i suoi occhi hanno brillato ancora di più, facendo invidia con la sua bellezza a quella primavera che ci circondava e che era in pieno germoglio.
“Sei bellissimo…”.
Avevo quindici anni, e la mia bocca parlò da sola.
Quando me ne resi conto, diventati di mille colori. Osservai i suoi occhi sgranarsi sempre di più e fuggì letteralmente via, desideroso di sprofondare nel terreno e non rivedere mai più la luce.
Ovviamente lo evitai per settimane.
Ero davvero troppo imbarazzato, e non riuscivo a guardarlo in faccia!
E questo ovviamente ci ha portati ad allontanarci. Non ci siamo parlati per settimane intere.
E le settimane sono diventati mesi quando, di fronte ai suoi tentativi di avvicinarsi, io l’ho sempre allontanato con una scusa.
Per fortuna, comincia a fare amicizia con Hasegawa, anche lui nel club di basket, e le giornate diventarono meno pesanti da sopportare. Era un tipo simpatico, anche se ad una prima occhiata non si sarebbe mai detto, e ciò era piuttosto divertente…
Quando Fujima trovò il coraggio di affrontarmi, quasi sei mesi dopo l’accaduto, chiedendomi perché lo avessi allontanato così, io gli dissi solo che adesso era Hasegawa il mio migliore amico, e che non avevo più bisogno di lui.
Ovviamente era una scemenza bella e buona, e quando lo raccontai ad Hasegawa, Kazushi si arrabbiò moltissimo: “Ma sei idiota?” mi chiese, stizzito “Non usare me per metterti la coscienza apposto!” mi ammonì.
Sì, perché in una serata di delirio totale e depressione, avevo raccontato a Kazushi cosa era successo, e dei miei sentimenti per Fujima. Incredibilmente, lui era rimasto composto al suo posto e mi aveva solo chiesto che intendevo fare.
“Non lo so…” avevo risposto esausto.
E per questo, quel giorno, agii d’istinto e dissi a Fujima quella bastardata.
Da quel momento in poi, Fujima non mi rivolse più la parola, né mi guardò in faccia. Gli unici momenti in cui era più propenso a rivolgersi a me era in palestra, perché il basket è il basket e lì non ci sono sentimenti. Quelli si lasciano fuori dalla palestra.
E io provavo una gigantesca ammirazione per lui, per quel suo essere così deciso, perché io anche in palestra continuavo a pensare al fatto che fosse bellissimo e che mi piaceva da pazzi.
Ero depresso e triste, e più di una volta Hasegawa mi disse che ero insopportabile. Eppure rimaneva lì, sorridendo sornione, aspettando paziente che io mi decidessi a prendere in mano le redini della mia vita.
Passò molto altro tempo, e alla fine non dovetti nemmeno riuscire a racimolare il coraggio di farmi avanti.
Lo fece Kenji per tutti e due.
Era quasi un anno che quella tiritera andava avanti tra noi, e di nuovo la primavera era sbocciata e splendeva rigogliosa intorno a noi.
Mi bloccò nel giardino, sotto un grande albero di pesco in fiore. Petali bianchi svolazzavano ovunque, e lui era in piedi di fronte a me, con i pugni stretti e lo sguardo basso.
“I… io non lo so cosa ti ho fatto, ma non posso più sopportare che tu mi ignori così!” mi disse, non guardandomi.
Io lo sovrastavo già di almeno dieci centimetri, ed ero terribilmente imbarazzato. Fui sinceramente felice che mantenesse lo sguardo basso, senza notare il rossore sulle mie guance.
“Te l’ho già detto, Fujima” dissi, cercando di farmi uscire dalla bocca il tono più freddo che conoscessi, affinché lui credesse che io ero sincero “Adesso è Hasegawa il mio migliore amico”.
“E’ una scemenza!” ribatté deciso, alzando finalmente gli occhi nei miei e…
E…
Se non svenni, non so come feci.
I suoi splendidi occhi verdi erano offuscati da lacrime immonde che io, con la mia insensibilità e il mio volerlo ignorare a tutti i costi pur di non affrontare le mie paure, gli avevo fatto versare.
Mi sentii tremare, come percorso da un fulmine, e perciò lo abbracciai di slancio.
I miei piedi si mossero da soli, avanzando verso di lui, e le mie braccia si spalancarono e poi si chiusero intorno alle sue spalle ricurve, stringendolo quanto più forte mi riusciva di fare.
“C… che stai facendo?” balbettò Fujima, sconcertato dal mio comportamento. D’altronde, se era vero che non mi importava niente di lui, perché dovevo aver avuto quel moto di affetto, vedendolo piangere?
Il problema era che il mio cuore era andato in frantumi, vedendo quanto dolore gli avevo causato.
“Scusa…” dissi subito, staccandomi da lui velocemente.
“S… smettila di illudermi!” mi urlò addosso.
“Eh?” domandai confuso, cadendo dalle nuvole.
“Prima sei mio amico, mi tratti in un modo speciale, e addirittura arrivi a dire che sono bellissimo! Quando il mio cuore stava salendo alla mia gola dalla gioia, tu scappi via e poi prendi a trattarmi male!” ha sbraitato, mentre bollenti lacrime hanno cominciato a colargli sulle guance “E adesso mi abbracci!” ha urlato ancora, sempre più furente, spintonandomi “Deciditi!”.
“D… decidere cosa?” ho tartagliato.
“Ti piaccio o no?” mi ha sussurrato contro, con sguardo duro e serio.
Io ho annaspato come un completo idiota quale ero, preso letteralmente dal panico.
Fujima continuava a fissarmi intensamente, attendendo che io rispondessi.
E lo feci, anche se con un’altra domanda, nascondendomi di nuovo dietro alle mie paure: “I… io ti piaccio?” balbettai. Non volevo essere io il primo a espormi…
“Secondo te? Certo che sì! Mi metterei così in ridicolo, sennò?” ringhiò lui.
Il mio cuore fece le capriole e dopo tanto tempo, si sentì leggero. Sorrisi, avvicinandomi di nuovo a lui, mettendogli le mani sulle guance, facendo ben aderire i palmi ad esse, e lo baciai.
Il mio primo bacio.
Il suo primo bacio.
Dolcissimo.
“Anche tu mi piaci tanto, Fujima-kun…”…
 
…Sorrido, ripensando a quel momento, perché è quello che di più tenero c’è stato nella mia intera vita.
“Pensavo a quando ci siamo messi insieme…” dico.
“Oh, che imbarazzo!” ride lui, ricordando anch’egli quei momenti in cui la sua maschera è crollata per la prima volta di fronte a me.
“Eri dolcissimo…” sorrido, affondando il viso nei suoi capelli e depositandovi un dolce bacio.
“Neanche per idea!” ribatte lui, imbronciato “E’ stato terribilmente imbarazzante! E tu sei stato proprio uno stronzo!” mi rinfaccia.
Io rido: “Hai ragione…”.
“Certo che ce l’ho!” sbotta “Un anno intero sprecato!” sbuffa.
Lo bacio: “L’importante è che non abbiamo sprecato anche tutti gli altri…”.
 
 
 
**FINE**
 
Ho scritto e cancellato questa fan fiction non so quante volte… alla fine è venuta fuori ‘sta roba, che è più un esperimento che altro. Che sia gradevole o meno sta a voi dirlo. Io (ovviamente, tanto per cambiare…) non sono soddisfatta! u.u
Io vi ricordo solo il prossimo appuntamento: il 13 Giugno, con la Fuku/Jin!

   
 
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