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Autore: valentina4immer    04/05/2014    1 recensioni
Questa storia parla di due ragazze, una con una vita apparentemente perfetta, l'altra trasandata, che vive la sua vita nel dolore, nell'alcol e nella disperazione. Queste due ragazze sono però destinate ad incontrarsi e ad innamorarsi. Come finirà? La ragazza "perfetta" riuscirà a salvare e a cambiare l'altra ragazza o sarà l'altra a rovinarle la vita? è la mia prima storia e spero che vi piaccia =)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2: Quella ragazza..

Vidi quella ragazzina avvicinarsi sempre di più fino a sedersi accanto a me. Inspiegabilmente mi sentivo attratta da lei, avevo voglia di scoprire chi fosse e da dove venisse.. Ma soprattutto perché diavolo era vestita in quel modo! Non che io giudichi le persone dalle apparenze, però era davvero ridicola, mi dispiaceva per lei per le prese in giro che avrebbe ricevuto se avesse continuato a vestirsi così. “Ma sei uscita dal Rinascimento? Perché diamine sei vestita in quel modo?” dissi ironica “Io vesto come mi pare e piace e di certo non mi faccio giudicare da una che è vestita come una pusher!” disse lei arrabbiandosi “You’re just a bitch!” disse infine sottovoce mentre io me la ridevo per il suo accento e per la sua faccia tosta di rispondermi. In effetti ora che ci penso nessuno aveva mai avuto il coraggio di rispondermi a modo, avevano tutti paura di me e allo stesso tempo mi ammiravano per la mia particolare bellezza a cui però non davo minimamente peso. Passammo in silenzio tutta la giornata, lei attenta a prendere appunti, io a disegnare come facevo spesso. Uscii da scuola e presi l’autobus per tornare a casa, solo dopo notai che anche lei era lì. “Cos’è, mi stai seguendo?” le chiesi scherzosa, ma lei rispose fredda ancora arrabbiata per la mia battuta di inizio giornata “No, non sono affari tuoi dove sto andando!” “Ok calmati londinese, era solo una battuta!” “Non mi piacciono le tue battute, there are offensive and discriminatory!” “Eh va bene, vorrà dire che mi farò perdonare” conclusi facendole l’occhiolino e scendendo alla mia fermata e prima che il bus ripartisse la vidi che rimase sconvolta e terribilmente imbarazzata da quella frase. Salii le scale ed entrai in casa. Ad aspettarmi c’era mio fratello, ancora non ci avevo fatto l’abitudine di averlo lì. Non andavo molto d’accordo con lui in quanto 3 anni fa mi abbandonò e andò a vivere a Roma e non si fece mai più risentire lasciandomi così nelle mani di una madre succube di un padre drogato, violento ed alcolizzato. Non l’ho mai perdonato per questo. Mi gettai sul letto, mi misi le cuffiette per ascoltare la musica, aprii “Ragazzi da parete” (il libro da cui ha preso ispirazione il film “Noi siamo infinito”) e mi immersi nel mio mondo ricordandomi però di puntare la sveglia alle 19.00.
Suonò la sveglia, riemersi dal libro e dalla musica, mi alzai e andai a farmi una doccia. Dopo di che mi vestii, presi lo zaino che utilizzavo al posto delle borse in quanto le ho sempre odiate, ed uscii di casa lasciando mio fratello a guardare la televisione e non badai minimamente ad avvertirlo che uscivo. Presi l’autobus e scesi al capolinea. Mi guardai intorno, ero circondata da immensi prati e da estesi boschi.. Mi girai e c’era un edificio.. l’unico edificio in zona.. Era molto malconcio, o come dicevano in molti, che ‘stava per cadere a pezzi’. Entrai dal cancelletto arrugginito, che una volta era azzurrino ma ormai la vernice era tutta scrostata e di azzurro era rimasto solo qualche minuscolo pezzettino. Eppure nonostante la poca manutenzione io lo consideravo uno tra gli edifici più belli della città. Non per l’aspetto, ma per il contenuto. Quell’edificio era un canile.. Anzi, era IL canile! Era il canile dove venivo a fare volontariato tutti i giorni, era il canile che nessuno mai considerava e che raccoglieva dalla strada i cani più vecchi e più malati che nessuno voleva. Lo frequento da 3 anni, esattamente da quando mio fratello se ne andò. Era il mio posto preferito, era il posto in cui io mi rifugiavo ogni volta che non volevo pensare, era il posto in cui ho passato i momenti più divertenti della mia vita, con gli amori della mia vita: Pepe, Poldo e Byron. Il primo era un Labrador nero, 12 anni, bellissimo e molto giocherellone nonostante la sua età ma nonostante ciò la maggior parte delle persone non lo volevano perché ‘nano’. In effetti era molto più basso dei normali Labrador, nonostante la sua razza sia pura, però non ho mai capito questi stereotipi delle persone. Poi c’era Poldo, un bastardino nero, con una chiazza bianca sotto il collo e le zampe marroni. Aveva 8 anni ma purtroppo era molto malato, perciò spesso la gente gli stava lontana non capendo quanto fosse solo e quanto fosse stato maltrattato in passato. L’ultimo, Byron, era un Husky, un vero e proprio Husky! Era favoloso, un occhio color ghiaccio e l’altro color nero profondo, proprio come il mio.. In passato però, quando stava ancora col suo ex padrone, per salvargli la vita finì sotto un tram così che perse una zampa. Ed ovviamente, il padrone gli era stato talmente tanto riconoscente da buttarlo in mezzo alla strada perché ai suoi amici non piaceva più. Eppure quel posto mi ricordava anche un altro amore.. Lei.

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Ero rimasta allibita da quella ragazza. Era una presuntuosa insopportabile e di certo non avrei mai voluto farmela amica. Speravo solo che il giorno dopo mi cambiassero di posto o addirittura di classe. Eppure allo stesso tempo mi incuriosiva, volevo sapere chi era, perché si comportasse in quel modo così sgarbato e perché era così arrogante con una persona che non aveva mai visto in vita sua! Non sapeva nemmeno chi ero eppure mi aveva già squadrata e presa di mira solo per un paio di vestiti che avevo addosso! “Approposito di vestiti!” esclamai, “Mamma dobbiamo andare a fare shopping! Ora!” così mia madre prese la macchina e andammo al centro commerciale insieme dove mi comprai un sacco di vestiti nuovi, sulla base di ciò che avevo visto quel giorno a scuola. Così decisi di comprarmi tre paia di jeans, due neri ed uno grigio, un bel po’ di magliette non troppo attillate, anzi, a dir la verità proprio per niente, erano tutte il triplo di me perchè nonostante il mio ‘adattarsi’ a questa moda non volevo comunque essere una di quelle ‘fotocopie’ che giravano per la scuola. Volevo essere alla moda ma.. Differente. Comprai anche una collana col plettro dei Pink Floyd, era il mio gruppo preferito e nessuno potrà mai batterli, infatti la mia camera era tutta tappezzata di loro poster, anche qualcuno di altri gruppi tipo Queen o Beatles o Genesis.. Però la maggior parte erano loro. Tornammo a casa e mia madre cucinò il mio piatto preferito per festeggiare il primo giorno di scuola.. Lasagne e melanzane alla parmigiana! Finito di mangiare me ne andai di sopra in camera mia per guardare Buffy l’ammazzavampiri. Tra una puntata e l’altra si era già fatta mezzanotte così dopo aver aggiunto su Facebook qualche compagno di classe di cui mi ricordavo nome e cognome (erano veramente pochi), cercai quella ragazza. Rimasi qualche minuto a guardare la sua foto del profilo.. Era così.. Affascinante.. Quando mi resi conto delle cavolate a cui stavo pensando decisi di non aggiungerla, ancora con quella minima speranza di non doverci più parlare, così spensi il computer e me ne andai a letto, ma poco prima di addormentarmi pensai involontariamente a quella foto, per poi cadere nel sonno più profondo.
  
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