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Autore: applestark    04/05/2014    1 recensioni
Tratto dalla storia: "-Credo di aver dato un passaggio a un fantasma!-
Lisa spalancò gli occhi azzurri. –Adoro questo genere di storie-
-Ma cosa cavolo dici?- intervenne Alex, facendo capolino dal salotto. [...]
-Labbra bianche, viso pallido…-
Aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre parlava di lei, che le era sembrata un angelo.
Ma quella sera faceva troppo freddo fuori per gli angeli per volare.
-Ma cos’è, la canzone di Ed Sheeran?- intervenne Alex, e almeno questo strappò a Jack una risata. [...]"
Storia ispirata alla canzone "The A Team".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Capitolo III:  Her face seems slowly sinking, wasting, crumbling like pastries

Alex aveva bisogno di vedere Jack, perché era giusto che il suo amico sapesse la verità sulla ragazza misteriosa alla quale aveva dato un passaggio.
Purtroppo, la mattina, Lisa aveva assistito alla scena nascosta in corridoio, ed aveva raccontato ad Alex tutto ciò che circolava in giro su Melissa Hernandez, detta Molly, spacciandolo per verità.
Tuttavia, il cantante non sapeva quanto crederci. Per qualche motivo incomprensibile, Molly gli aveva fatto solo tanta tenerezza.
E poi, sapeva benissimo che Lisa diceva quelle cose solo per essere sulla stessa lunghezza d’onda della sua migliore amica Faye. Non era una ragazza cattiva, la bionda, e proprio per questo Alex si era sentito un po’ strano a prestare tanta attenzione a Molly/Melissa.
Ad ogni modo, dopo aver passato il pomeriggio a strimpellare qualche nota, uscì di casa e chiese a Jack di raggiungerlo al pub che di solito frequentavano, sin da quando erano ragazzini, ancor prima che esistessero gli “All time low”.
Raggiunto il posto, andò a sedersi in disparte ed ordinò una birra in attesa che il suo migliore amico arrivasse.
Contò fino a dieci e lo vide arrivare, entrare nel locale e corrergli letteralmente incontro.
-Lex. Sono tutt’orecchi!-  esclamò subito, sedendosi di fronte all’amico e tamburellando le dita sul tavolo in legno.
-Jack, ho svelato tutta la storia della ragazza fantasma! Ovviamente tutto è successo…per caso-
Deglutì, e visto che il chitarrista non disse nulla, iniziò a spiegare l’accaduto.
-Bene. Allora tu sei rimasto all’incontro con il portinaio, non è vero? Ci ha parlati di una certa Molly, che sembrava essere almeno fisicamente simile a Melissa, la giovane alla quale hai dato un passaggio in auto ieri notte.
Stamattina sono andato all’università a prendere Lisa, e nella folla mi sono scontrato con una ragazza che sembrava corrispondere alla tua descrizione! Alta, pallida, con la frangetta. L’ho accompagnata in infermeria visto che aveva una cera pessima… ed ho scoperto che il suo nome è Melissa, ma preferisce essere chiamata Molly.- 
Spiegò tutto d’un fiato, e alla fine prese un sorso dalla birra per deglutire.
-Sono… completamente… sconvolto. Esterrefatto… -
Jack aveva gli occhi scuri spalancati e i gomiti appoggiati al tavolo, in un’espressione incredula;
 non riusciva a spiegarsi niente di quello che aveva ascoltato, anche se la spiegazione del suo amico era stata chiara, lineare.
-Beh… direi che il caso “ragazza misteriosa” è…concluso- aggiunse, poco convinto, ma Alex si morse il labbro inferiore e guardò altrove, alla ricerca di un diversivo, che però non trovò.
Chiudere il caso “Molly/Melissa” gli dispiaceva, anche se in effetti quella situazione avrebbe dovuto riguardare più Jack che lui.
-Oh Alex…parla…-
Il ragazzo alzò lo sguardo verso l’amico. –L’infermiera ha detto che doveva andare da un medico, fare delle analisi-
-Beh… con questo che vuoi dire?-
-Che dovremmo controllare se veramente andrà realmente da un medico come le è stato detto-
Jack fece un cenno con il capo. –Uhm. E come dovremmo fare a… controllarla?-
-Questa conversazione ci rende tanto stalker, lo sai?-
-Me ne rendo conto… senti, Lisa non può essere il nostro tramite?- propose il chitarrista, e gli occhi gli si illuminarono per l’idea che aveva avuto.
-Non è una persona a cui Lisa è particolarmente affezionata. Da quanto ho capito Molly lavora di notte, ci sono persone che la accusano di essere una prostituta, drogata…- spiegò Alex, con tanto rammarico nella voce.
-Ohw.. in effetti… era vestita… cioè, svestita. E aveva dei guanti strappati…- mormorò Jack, ma l’amico lo interruppe.
-Questi sono luoghi comuni. Lei ha comunque bisogno di qualcuno… lo sento. Anche se non la conosco.-
-Hai ragione-
Calò un attimo di silenzio, ma poi Gaskarth prese la parola.
-Ti ricordi dove l’hai vista la prima volta?-
-Si, si, mi ricordo-
-Allora andiamoci.-
I due ragazzi si scambiarono un sorriso di intesa, ma quello era solo l’inizio.
 
 
Molly aveva iniziato a lavorare da un’ora, e già non ne poteva più di quel lurido posto. Sentiva l’aria mancarle, il respiro affannato, e il Night si faceva sempre più gremito di gente.
Era assurdo quanto fosse frequentato, quanto “amore” venisse venduto davanti ai suoi occhi, davanti al suo disgusto e alla sua paura.
Aveva caldo, nonostante indossasse solo una gonna a vita alta bianca a pois neri e un top senza bretelle, con una scollatura a cuore.
In quei vestiti non si sentiva per niente a suo agio, ma era d’obbligo indossarli. 
Prese dalla tasca posteriore della minigonna un elastico nero e si legò i capelli in una coda disordinata, giusto il tempo di riposarsi un secondo, che poi fu richiamata all’ordine da una collega più “veterana” di lei, una certa Mariah.
-Porta questo drink a base di vodka alla menta ai signori infondo-
Si sentì dire, così afferrò il vassoio e camminò in fretta verso i due uomini che la squadravano.
-Ragazzina, non offri altri servizi?-
Le veniva fatta quella domanda praticamente ogni giorno, e la sua risposta era sempre un mormorato “No, non mi occupo di queste cose”, seguito da un “che peccato”.
E poi correva via da quelle persone, e serviva ad altri, ed altri, e altri ancora.
Nell’angolo del locale due ragazzi sniffavano droga, quelli intorno a loro bevevano come spugne, e nell’assistere a quelle scene… la sua innocenza e il suo pudore si sbriciolavano sempre più, in modo inesorabile.
La musica era a palla, e lei si reggeva a stento in piedi; le gambe le traballavano come budini, e le parole dell’infermiera le roteavano nella mente: aveva bisogno di un medico. Ma quando aveva parlato al telefono con sua madre qualche ora prima, non aveva trovato il coraggio di dirlo.
Una sua possibile infermità, anche lieve, significava altri soldi.
Pensò un attimo a Jamie, suo fratello, e provò un fremito di tristezza nel pensare che aveva quindici anni, e doveva già lavorare, mettere da parte i suoi anni migliori per il “dovere”.
Quel pensiero triste fu smorzato dal sorriso maligno di un uomo che le andò incontro, chiedendole dell’alcol.
Molly annuì prontamente, si spostò dietro al bancone e chiese all’addetta ai drink di prepararne uno. Dopo afferrò il bicchiere di vetro e lo posò nelle mani dell’uomo di fronte a lei, dal quale fuggì subito, camminando verso l’angolo della sala.
Intorno a lei, decine di colleghe, tutte svestite, tutte sorridenti. Le invidiava. Lei non riusciva a sorridere, lei la tristezza ce l’aveva espressa in volto, e questo era un punto a sfavore.
Improvvisamente, poco prima di servire due bicchieri colmi di Assenzio -un liquore tremendamente potente-, vide la porta aprirsi, e due ragazzi fin troppo familiari fare capolino in quel posto.
Li riconobbe all’istante: si trattava di Jack ed Alex. Il primo, era il ragazzo che le aveva dato un passaggio a casa, l’altro, era il fidanzato dell’amica di Faye, incontrato quella mattina.
Non avrebbe mai creduto che tra i due ci sarebbe potuto essere un qualche nesso, ma ora che se ne rendeva conto… era sconvolta.
Sconvolta soprattutto perché si trovavano in quel locale, e sembravano due pesci fuori d’acqua. Si guardavano intorno, come alla ricerca disperata di qualcuno…
Le gambe di Molly erano pietrificate, aveva troppo imbarazzo, troppa paura, e ipotizzò di nascondersi sotto qualche tavolo. Ma era troppo tardi, lo sguardo di Alex aveva già incontrato il suo, e proprio in quell’istante il vassoio le cadde di mano.
Il rumore dei bicchieri che si infransero sul pavimento fu molto forte, alcuni si voltarono verso di lei, ma, cosa peggiore, sentì il suo capo sbraitare.
Lo vide arrivare dall’ingresso (era sempre lì per paura che venisse la polizia, visto che quel posto era tutto clandestino), e sbraitare le peggiori parole contro di lei.
Già non la riteneva simpatica, visto i vari limiti che si era posta, in più non sopportava la sua sbadataggine.
-Mi scusi, mi scusi…- iniziò a dire Molly, poi si inginocchiò sul pavimento e cercò di raccogliere i cocci dei bicchieri.
Intanto Jack ed Alex le erano corsi vicino, e il capo li aveva guardati con fare guardigno.
-Non vi ho mai visti qua, siete amici di questa stronzetta?-
-Coglione- commentò Alex,  con disprezzo.
Jack nel frattempo cercava di aiutare la ragazza a ripulire il tutto, ma notò che il ginocchio le sanguinava.
Evidentemente il vetro l’aveva  ferita, quindi doveva essere portata via da quel posto immediatamente.
Si alzò e sussurrò qualcosa ad Alex, per cercare di calmare la situazione. Mancava poco che quei due non iniziavano a darsi di mani, e il suo amico era troppo minuto per scontrarsi con una bestia del genere.
Bastarono poche parole: “Molly si è fatta male” che Alex scattò come una molla, prese la ragazza per mano e, trascinandosi dietro anche Jack, incurante delle offese sbraitate dall’omone, uscì fuori da quel locale.
Molly era evidentemente confusa e sconvolta, ma il bruciore provocato dalla ferita sul ginocchio le annebbiava la mente, quindi non riusciva ancora a capire bene cosa fosse successo. Erano bastati pochissimi minuti, aveva visto quei ragazzi sbucare… non capiva più niente. Aveva forti capogiri, infatti chiuse gli occhi, e lasciò che  i due ragazzi salirono in auto e la facessero sdraiare sui sedili posteriori, poi non ricordò niente più.
Probabilmente svenne, o forse semplicemente chiuse gli occhi, e si addormentò, nonostante quei due ragazzi, Jack ed Alex, parlassero animatamente.
 
Quando la ragazza riaprì gli occhi si trovava in una casa, sdraiata su un divano, in quello che doveva essere un salotto. Uno splendido salotto. Ampio, con le pareti color crema e dei quadri appesi sulle pareti. Le sarebbe piaciuto avere un salotto, magari bello come quello.
Realizzò solo in quel momento che, probabilmente, era a casa di uno dei due, o Alex, o Jack.
Aveva addosso ancora quei vestiti di cui si vergognava, ma era scalza.  Avvertì un bruciore al ginocchio destro, così ricordò di essere caduta e di essersi tagliata con del vetro.
Cercò di sollevarsi, e dopo qualche sforzo si mise a sedere, e si guardò intorno.
-C’è qualcuno?- chiese con voce flebile, e quando vide il ragazzo alto e con i capelli castani venirle incontro, si sentì sollevata.
-Ehi, Molly. Come… come ti senti? – le domandò, velocizzando il passo e andandosi a sedere accanto a lei.
-Sto bene, non preoccuparti. Ora dovrei tornare a casa- borbottò lei, cercando di alzarsi , ma Alex le afferrò un braccio, costringendola a rimanere seduta.
-Ma tu vai sempre di fretta?-
-A quanto pare- rispose caustica, e si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Dov’è…Jack?- aggiunse, e proprio in quel momento lui sbucò dalla cucina e andò a sedersi accanto a lei.
-Ciao Melissa che si fa chiamare Molly-
Lei ridacchiò. –Scusa, avrei dovuto spiegarti questo particolare-
Il ragazzo scrollò le spalle. –Fa niente-
-Ho un po’ freddo- mormorò la ragazza qualche attimo dopo, e immediatamente Alex si tolse la felpa e la aiutò a mettersela.
-Grazie-
Molly pensò che quella scena sembrava troppo da “film”, era come vedere The Vampire Diaries.  Lei era Elena ferita, circondata da Damon… e Stefan.
Quel pensiero le fece abbozzare un sorriso, ma poi prese la parola, perché aveva bisogno di qualche chiarimento.
-Posso sapere che nesso c’è tra voi due? E poi… siete per caso degli stalker? Ah, grazie per avermi disinfettato il ginocchio-
Parlò in fretta, come faceva solo quando era agitata, e alzò la gamba per indicare i cerotti che aveva sul ginocchio. Poi vide un sorriso comparire sulle labbra dei due, e incrociò le braccia al petto come una bambina. Si aspettava delle spiegazioni.
-Beh… tutto è iniziato da quando Jack ti ha dato un passaggio. E’ venuto a casa mia e mi ha raccontato tutto. Credeva che tu fossi un fantasma o qualcosa del genere, visto che sei sparita all’improvviso, visto che… sei così pallida.-
Alex prese la parola, ma poi abbassò lo sguardo perché il ritornello della canzone di Ed Sheeran gli risuonò nella testa.
-Il mattino seguente sono ritornato dove ti ho accompagnata quella sera, e c’era anche Alex. Abbiamo chiesto al portinaio di una certa “Melissa”, ma lui non sapeva niente… eppure la mia descrizione corrispondeva a una certa Molly… Fernandez-  continuò Jack, e fu interrotto da Molly, che corresse il suo cognome.
-Hernandez-
-Si, Hernandez. Lisa, la mia ragazza, mi ha parlato spesso di te. Sei un mistero per tutti al campus… comunque,  ho collegato quei racconti a te più tardi. Stamattina ci siamo scontrati nella folla, e ti ho accompagnata in infermeria.
E l’infermiera ha svelato il tuo nome, Melissa. Ma tu vuoi essere chiamata Molly… infatti ti sei presentata così a me.-
Alex fissava un punto fisso nel vuoto mentre parlava, e per qualche assurda ragione, Lei aveva solo voglia di piangere. Non sapeva per quale motivo quei due ragazzi stessero facendo quello che stavano facendo, e questo le faceva strano. Loro non conoscevano la sua vita, e lei non gliene avrebbe parlato.
-Stasera abbiamo ripercorso la strada dove ti ho incontrata, e abbiamo trovato quel locale putrido… noi… noi non crediamo alle voci che circolano sul tuo conto, volevamo solo sapere come stavi-
Molly guardò Jack nei suoi occhi scuri e accennò un dolce sorriso. Alex si voltò appena, e sentì lo stomaco fargli una capriola nel vedere quella smorfia sul suo volto. Un sorriso, un sorriso che però non era per lui.
-Io vi ringrazio, ma ora sto bene. E vi assicuro che le voci che circolano su di me sono tutte cavolate. Non mi prostituisco, non mi drogo. Vi basta sapere questo sulla mia vita. Okay?-
Alex la guardò e si morse il labbro inferiore, come se avesse voluto parlare ma poi aveva cambiato idea.
-Alex, Jack, io adesso devo andare. Ed è meglio per noi… se non ci vediamo più. Vi ringrazio e vi auguro le cose migliori, ma finisce qui.-
Si alzò in fretta e indossò le scarpe, traballò un pochino e dovette per forza reggersi con una mano a Jack, per non cadere.
Nessuno dei due aveva il coraggio di dire qualcosa, erano solo sconvolti e confusi.
Molly avanzò verso la porta senza voltarsi mai, lasciando quella casa in silenzio, come se fosse calata la notte improvvisamente, come quando piove e tu sei in spiaggia, e non te lo aspettavi.
Allora corse via per le scale, e iniziò a correre in fretta verso la fermata dell’autobus.
Il freddo pungente la faceva tremare, e la rabbia le provocò una tristezza infinta nell’anima, che sfociò in un pianto disperato.
Non voleva sentirsi così sola, ma sapeva bene di non poter rovinare la vita di quei due ragazzi con la sua esistenza difficile.
Lei  non era “Elena Gilbert”, la sua vita non era un film, e per lei non c’era nessun lieto fine.
 
 
 
  
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