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Autore: iloveroseandrosie    04/05/2014    0 recensioni
" “Glielo dovrai dire prima o poi, Naomi”, disse Effy guardando insieme a lei, Emily che passava il controllo al metal detector a Gatwick. Naomi non rispose subito, anche perché se l’avesse fatto, sarebbe scoppiata in lacrime. Riuscì però a mantenere quel poco di auto controllo che le era rimasto, fece un lungo respiro e, pulendosi con il dorso della mano la lacrima che stava cominciando a scenderle giù sulla guancia, si girò e cominciò a camminare lentamente verso l’uscita."
Questa è la vera fine di Skins e di Naomily, quella che non ci strappa il cuore e non ci fa piangere lacrime e lacrime se ci ripensiamo, quella che tutti volevamo per loro, una fine bella tanto quanto il loro magnifico rapporto.
Si, dopo mesi, zollette di zucchero e quant'altro, l'amaro che mi ha lasciato Skins Fire in bocca non se n'è ancora andato. E forse non se ne andrà mai :(
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Elizabeth Stonem, Emily Fitch, Naomi Campbell
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Passarono le ore, e di Naomi ancora nessuna notizia. Emily intanto si era calmata, aveva bevuto un po’ d’acqua e ogni dieci minuti andava a chiedere all’infermiera se ci fossero novità sulla sua ragazza. Verso le due del mattino, videro il dottor Miles arrivare in sala d’aspetto.

“Ci sono novità?”, chiese Effy.
“Si. Naomi ce l’ha fatta e ora è in sala di rianimazione. L’effetto dell’anestesia svanirà tra qualche ora, quindi direi che domani verso le otto potrete vederla”, disse quasi sorridendo.
“Oh mio dio…”, sussurrò Emily portandosi le mani alla bocca e cominciando a piangere dalla felicità. Fu Effy questa volta a stringerle la mano e a sorriderle.
“Però i reni sono entrambi andati. Dovremo trovare un donatore compatibile con le sue caratteristiche, cosa non facilissima visto che il suo gruppo sanguigno è quello più raro”
“Va bene. Cosa pensa sia meglio fare, dottore?”, chiese Effy.
“Sarebbe opportuno sentire qualche parente. Di solito la madre o il padre sono possibili donatori”, sentenziò Miles.

Parenti.

A quelle parole, sia Effy che Emily si sentirono morire. Chiamare la madre di Naomi – perché il padre ancora non si era capito chi fosse – voleva dire riaprire ferite mai state veramente chiuse. Voleva dire rivivere momenti del passato che Naomi ed Emily avevano pensato ormai appartenenti al passato.

“Va bene, ci penseremo. Grazie mille dottor Miles, a domani!”, disse Effy cercando infondere ad Emily un po’ di tranquillità accarezzandole il braccio.
“Cosa vuol dire ‘sentire qualche parente’, Effy? Non vorrà che chiamiamo la madre di Naomi, vero?”, chiese Emily una volta seduta sulle sedie di ferro della sala d’aspetto.
“Si, Em. Lo so che per voi sarà difficile. Ma guardala in una prospettiva diversa: adesso siete insieme, ci sono io, siete adulte e avete i vostri lavori e la vostra casa. Non può più farvi niente”
“Magari non può sbatterci fuori casa Effy, certo, ma cosa ne dici delle parole che potrebbe dire? Ti ricordi come ha mandato via Naomi? Le ha detto che era malata Effy. Naomi non se lo aspettava da lei, era sempre stata molto aperta con le diversità. Sempre che non si trattasse di sua figlia, certo”, disse Emily quasi arrabbiandosi.
“Lo so Em, lo so. Però è l’unica alternativa che abbiamo. E poi non sappiamo neanche se la madre di Naomi vorrà sottoporsi all’intervento. O anche solo donare un rene a sua figlia”, ammise Effy a bassa voce.

Calò un silenzio di tomba tra le due sedute nella sala d’aspetto. L’unico rumore che potevano sentire erano i telefoni che squillavano e le ambulanze che ogni tanto arrivavano trasportando persone messe in condizioni pessime.

Emily guardò l’orologio: le due e un quarto. Non le era sembrato essere passato così tanto tempo da quando erano arrivate. Non voleva pensare, così appoggiò la testa sulle ginocchia dell’amica e si allungò sulla sedia di fianco alla sua, portandosi le ginocchia al petto. Non era proprio comoda, però con Effy che le accarezzava la testa trovò la sicurezza che stava cercando.

“Vedrai che si sistemerà tutto”, sussurrò Effy spostandole una ciocca di capelli che le era caduta sul viso.
“Speriamo”, disse e si addormentò così, cullata dalla persona che soltanto cinque anni fa non conosceva quasi neanche.

Quando si risvegliò, si accorse che Effy non era più lì con lei, ma che al posto c’era la sua giacca messa a mo’ di cuscino. Si domandò dove potesse essere andata, ma non fece in tempo a prendere il cellulare per chiamarla quando la vide tornare con due tazze di caffè e un pacchetto di biscotti.

“C’era solo questo alla macchinetta”, disse Effy sedendosi vicino a lei e dandole il suo caffè. “L’infermiera ha detto che tra poco Naomi si sveglierà e che potremo vederla”, aggiunse con un sorriso confortante.
“Dio grazie”
“Non c’è bisogno, in fondo ti ho solo portato un po’ di caffè e dei biscotti”, disse facendo un sorrisetto da sbruffona, proprio uno di quelli della vecchia Effy Stonem che conoscevano tutti.
“Ah-ah, che ridere”, disse Emily ridacchiando. Non poté però non ammettere a sé stessa che Effy era una della poche, forse l’unica delle sue amiche che la facesse distrarre anche nei momenti più tristi e bui.

Finirono il caffè, mangiarono qualche biscotto ed Emily si rese conto della mancanza del ragazzo di Effy.

“Doveva andare al lavoro, oggi abbiamo una riunione abbastanza importante”
“E tu non vai?”
“Ma ti sembra che possa andarci? Devo portare il caffè ad una ragazza che si addormenta sulle sedie dell’ospedale! Mi sembra molto più importante di una stupida riunione!”, scherzò Effy ricevendo come risposta un leggero pugno sulla spalla.
“Si è svegliata, se volete potete venire”, disse l’infermiera sbucando fuori dal corridoio che portava alle camere dei pazienti operati da poco.

Emily ed Effy si alzarono all’unisono, presero tutte le loro cose e seguirono la signora verso la camera di Naomi.

“Come sta?”, chiese Emily preoccupata.
“Bene. La terremo in osservazione ancora fino a domattina, in caso abbia qualche problema durante la notte. Però, fino a che non si trova un donatore dovrete venire qui ogni giorno per la dialisi”, disse l’infermiera senza girarsi continuando a camminare nel lungo corridoio. “Ho saputo che sta facendo la cura del dottor Miles contro il cancro, vero?”

Emily ed Effy annuirono.

“Si ma stava finendo. Le mancavano solo più tre sedute. Il dottore ha detto che stava migliorando velocemente e che le metastasi erano quasi del tutto sparite”, disse Emily.
“Allora forse la possiamo tenere finché non finisce le sedute. In caso l’organismo dovesse cedere. Così siamo subito pronti ad intervenire”
Arrivate nella stanza della ragazza, Emily corse subito da lei.
“Amore, come stai? Sono io”, disse vedendo che Naomi aveva gli occhi chiusi. Li riaprì subito appena sentì la voce di Emily e le strinse la mano. “Pensavo di non rivederti più”, aggiunse cercando di controllare le lacrime che spingevano contro il muro che aveva cercato di innalzare.
“Sto bene ora”, disse con la voce rotta, probabilmente a causa della secchezza della gola.
“Cazzo Naomi mi hai fatto prendere un colpo!”, si intromise Effy passando dall’altro lato del letto.
“Volevo soltanto farvi distrarre dalla routine”, scherzò l’ex-bionda.
“Ti amo così tanto, non farlo mai più”, disse Emily baciandola piano sulle labbra. “Forse ora dovresti riposare”, disse accarezzandole la guancia.
“Mmh ok…”, sussurrò Naomi con gli occhi già quasi chiusi.

Le due si alzarono e fecero per uscire dalla stanza quando furono fermate dalla voce della ragazza.

“Effy, grazie per prenderti cura di Emily”
“Ormai è il mio lavoro. O sei tu o è lei, non sarò mai più libera!”, scherzò Effy facendo gesti teatrali.
“Ci vediamo dopo, piccola. Ti amo”, disse Emily a Naomi.
“Ti amo, a dopo”

Nessuna delle due accennò al fatto che avrebbe probabilmente dovuto chiamare la madre in quei giorni e avrebbe anche probabilmente dovuto risentire tutte le cattiverie che le aveva detto più e più volte quando viveva con lei.
Ma non era importante, non ancora. Adesso l’importante era che Naomi stesse bene e che fosse ancora con loro.
  
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