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Autore: ___Page    04/05/2014    12 recensioni
L’aria notturna era tiepida, strascico del clima estivo dell’isola che avevano salutato da un paio di giorni appena. Alabasta! Era stato proprio in quel desertico luogo che la rivelazione più scioccante della sua vita lo aveva colpito in pieno.
...
Sospirò di nuovo. La sorte era davvero bastarda.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Portuguese D. Ace, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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NOTTE DI FUOCO

 

A placebogirl

 

 

Trecentonovantotto…

Trecentonovantanove…

Quattrocento…

Mantenendosi in posizione verticale coi palmi appoggiati a terra, piegò leggermente le gambe per poi imprimere una spinta verso l’alto al bilanciere che teneva in equilibrio sulle piante dei piedi. Mentre quello volava in aria disegnando una traiettoria parabolica, lo spadaccino si rimise in piedi per afferrare al volo lo strumento di metallo prima che cadesse a terra. Lo depose lungo un lato della stanza e si tamponò le gocce di sudore che gli imperlavano il viso e il petto. Un gorgoglìo dalle parti del suo stomaco, gli ricordò che era digiuno dal mattino e che il suo corpo, provato dai duri allenamenti, reclamava cibo. Zoro si passò una mano sul viso, sospirando.

Aveva perso la cognizione del tempo ma supponeva che fosse ormai notte perché nessun rumore riecheggiava per la nave. Si sentiva i muscoli indolenziti e la testa pesante. Non c’era da stupirsi, d’altra parte, si allenava da quella mattina. Quella maledetta, odiata mattina. Percepì di nuovo quel forte dolore al petto, come se qualcuno gli stesse stritolando il cuore, al ricordo dello spiacevole accaduto. Con un ringhio furioso colpì la parete del deposito, in cui si era rintanato per tutto il giorno. Si sentiva patetico. Lui, Roronoa Zoro, ex cacciatore di pirati al cui solo nome la gente fuggiva terrorizzata, che aspirava a diventare il miglior spadaccino al mondo, che era sopravvissuto a Mihawk, proprio lui stava male come un ragazzino alla sua prima cotta. Decisamente patetico.

Era tutto iniziato a colazione. Durante la solita rissa mattutina per accaparrarsi le briosche, rubate tanto dal vassoio quanto dai piatti altrui, Sanji era intervenuto, più furente che mai, sbraitando di lasciare qualcosa anche alla sua dea ramata. Solo in quel momento Zoro aveva notato l’assenza di Nami.

-Ma dov’è?- aveva biascicato Rufy mentre si infilava in bocca quanto più cornetti riusciva aiutato dall’elasticità della sua pelle gommosa. Si erano tutti voltati a guardare con aria interrogativa Nico Robin, immersa come sempre nelle pagine  di un libro. L’archeologa aveva appena sollevato lo sguardo ceruleo dal volume per rispondere, con un sorriso serafico, che aveva trascorso tutta la notte alzata a leggere e si era recata in cucina direttamente dalla sala comune. Ergo, non sapeva che fine avesse fatto la navigatrice.

Zoro aveva consumato in silenzio la sua colazione, o quello che ne restava dopo l’attacco di Rufy, e si era poi diretto verso la cabina delle ragazze con il proposito di accertarsi che la mocciosa stesse bene. Aveva indugiato qualche attimo fuori dalla porta prima di convincersi a bussare.

-Mocciosa?- aveva chiamato, cercando di non percuotere troppo violentemente la porta, ma non aveva ottenuto risposta.

Che fosse stata alzata tutta la notte a disegnare e fosse crollata addormentata all’alba? Era molto probabile, si era detto il verde, ma non riusciva a calmarsi, sentiva il bisogno di controllare che la ragazza stesse bene. Non sapeva nemmeno lui da quando era diventato così apprensivo nei suoi confronti. Forse dopo Little Garden, quando si era ammalata a causa del morso di quello strano insetto o forse da prima. Fatto sta che non riusciva ad andarsene. Aveva bussato di nuovo, tornando a chiamare la rossa, questa volta per nome. Ancora nessuna risposta.

-Nami, andiamo, rispondi!- aveva insistito ancora -Rispondi se no entro a controllare-

Silenzio assoluto.

-Allora io entro eh!-

Aveva lanciato un ultimo avvertimento prima di afferrare il pomello e ruotarlo. Non era chiusa a chiave. Zoro era entrato puntando subito lo sguardo sulla scrivania, aspettandosi di vederla addormentata ancora seduta sulla sedia con le braccia sul ripiano di legno e il capo abbandonato sopra di esse, ma si era sbagliato. Si era allora girato verso il letto e si era sentito gelare. Non si ricordava nemmeno che fosse ancora sulla nave figuriamoci trovarlo in quella cabina. Perché nel letto sfatto di Nami, nudo come mamma lo aveva fatto, il lenzuolo che gli copriva giusto le parti intime, dormiva beato nientemeno che il fratello del suo capitano, Portuguese D. Ace detto “Pugno di Fuoco”.

Dopo Alabasta, Rufy lo aveva invitato a trascorrere qualche giorno con loro sulla Going Merry prima di rimettersi in viaggio alla ricerca di Barbanera. Aveva dovuto insistere un po’ ma alla fine aveva accettato.

-Daiiii!! Ci divertiremo!!- aveva detto Rufy. E a quanto pare il ragazzo lo aveva preso in parola e non aveva perso tempo a divertirsi.

Zoro aveva sentito il desiderio di afferrarlo per il collo e strozzarlo mentre la rabbia e un cocente senso di sconfitta si facevano strada dentro di lui. Ancora tremante, non sapeva dove aveva trovato la forza di volontà per uscire dalla cabina senza commettere l’omicidio che avrebbe segnato la fine della sua amicizia con Rufy. Una volta in corridoio un rumore di acqua scrosciante proveniente da dietro la porta del bagno aveva attirato la sua attenzione, rivelandogli finalmente la posizione della bella cartografa. Stava facendo la doccia, attività che normalmente non aveva la priorità sulla colazione, almeno per lei, ma, evidentemente, aveva sentito l’urgenza di rinfrescarsi dopo la notte di sesso infuocato con il fratello del suo capitano. Era stato dopo aver formulato questo pensiero che aveva sentito per la prima volta la fitta al petto che lo avrebbe perseguitato, lo sapeva con certezza, per il resto dei suoi giorni.

 Il rumore dell’acqua era cessato di colpo, segno che la ragazza aveva finito la doccia e sarebbe presto uscita dal bagno per recarsi nuovamente in cabina a vestirsi o, più probabilmente, a dedicarsi ad un secondo round con il suo nuovo amante. Contemporaneamente a quella del bagno anche la porta della cabina aveva iniziato ad aprirsi, annunciando il risveglio dell’ospite. Zoro aveva raggiunto la metà del corridoio in poche falcate ma, per quanto veloce, non lo era stato abbastanza per impedirsi di sentire lo scambio di battute tra i due che, dannato tempismo, si erano incrociati proprio nel corridoio.

-Ben svegliato- lo aveva salutato Nami, con un tono allegro e vivace.

-Uh grazie! Tutto bene?- aveva risposto Ace con voce assonnata.

-Sì sì! Vai a fare colazione?-  aveva chiesto la rossa.

-Sì, tu non vieni?-

-Il tempo di vestirmi e arrivo-

-Okay!- l’aveva sentito avviarsi lungo il corridoio in direzione della cucina ma poi si era arrestato e l’aveva richiamata appena prima che entrasse in cabina -Ehi Nami! Grazie ancora per stanotte-

A quelle parole Zoro aveva rischiato di perdere il senno. Ringhiando come una belva inferocita era passato davanti alla porta aperta della cucina attirando l’attenzione dei suoi Nakama, che si erano guardati tra loro spaesati senza capire cosa fosse preso al compagno. Senza voltarsi aveva corso fino al deposito ci si era chiuso dentro rischiando di scardinare la porta nel chiuderla e aveva cominciato ad allenarsi senza sosta, nella speranza di riuscire a non pensare a ciò che aveva visto e calmare almeno un po’ la sofferenza che provava. Speranza vana perché ora che aveva smesso di contare le flessioni il suo cervello gli aveva prontamente riportato alla mente le immagini di quella mattina e il cuore aveva ricominciato a dolergli terribilmente.

Un nuovo gorgoglìo del suo stomaco affamato lo riscosse. Aveva saltato il pranzo, lo stomaco troppo annodato per riuscire a ingurgitare alcunché e nessuno era più venuto a disturbarlo fino all’ora di cena, quando Sanji, preoccupato (strano a dirsi) per il comportamento dell’amico, si era offerto di portargli qualcosa dato che era chiaro a tutti che da quella stanza non aveva nessuna intenzione di uscire. Zoro aveva declinato.

-Allora ti lascio qualcosa in cucina per dopo…- aveva risposto cocciuto il cuoco prima di andarsene e lasciarlo solo con il suo dolore.

Uscì dal deposito e decise di andare sul ponte a prendere una boccata d’aria prima di recarsi in cucina e mettere qualcosa sotto i denti. L’aria notturna era tiepida, strascico del clima estivo dell’isola che avevano salutato da un paio di giorni appena. Alabasta! Era stato proprio in quel desertico luogo che la rivelazione più scioccante della sua vita lo aveva colpito in pieno. Sospirò ripensando a come si era sentito di fronte a Nami, bellissima nel suo abito da danzatrice del ventre. Per la prima volta in vita sua non aveva maledetto le perversioni del cuoco. Poi il panico che si era impadronito di lui quando aveva visto Mr. One calare sulla sua mocciosa come un falco deciso ad uccidere non aveva più lasciato spazio a nessun dubbio. Dopo aver sconfitto il suo avversario, mentre giaceva nella polvere con il suono della rivolta che gli rimbombava nelle orecchie, aveva avuto il tempo di pensare e aveva dovuto accettare, seppure riluttante, il fatto di essere innamorato di Nami. Si era beato del contatto con la sua pelle diafana mentre la portava in spalla fino al palazzo reale, anche se, a causa del suo orgoglio, aveva finto di essere infastidito dalla richiesta della ragazza.

Sospirò di nuovo. La sorte era davvero bastarda. Proprio nello stesso luogo dove lui aveva scoperto di essere ancora capace di amare avevano incontrato colui che nemmeno 24 ore prima gli aveva rubato l’oggetto del suo amore. L’aveva persa prima ancora di averla avuta. E faceva più male di qualsiasi dolore avesse mai dovuto sopportare in battaglia. 

A capo chino e con le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni, si avviò di nuovo verso il sottocoperta per andare in cucina a sfamarsi, infossando gli occhi sulle tavole di legno del ponte che scorrevano sotto i suoi piedi. Entrò nel regno di Sanji, che, come lui, odorava di spezie e tabacco a causa della sua prolungata permanenza quotidiana in quel locale, senza staccare gli occhi da terra finché non urtò il bordo del tavolo. Portò la sua attenzione su un vassoio appoggiato sul ripiano di legno accanto al quale un biglietto diceva  “vedi di mangiare stupido Marimo”. Aggrottò le sopracciglia notando che i piatti posati sul vassoio erano vuoti eccetto per qualche briciola di pane. Scosse il capo, sconsolato. Rufy.

In quel momento aveva avuto intenzione di mangiare solo per necessità non certo per appetito, una motivazione troppo esile per convincerlo a prepararsi qualcosa a quella ora tarda e con quell’indolenzimento generalizzato che lo pervadeva. Decise quindi di dirottare le sue attenzioni sul deposito dei liquori. Scelse del sakè e cominciò a tracannarlo direttamente dalla bottiglia. Normalmente si sarebbe dedicato a quel suo amato passatempo seduto tra i mandarini di Nami ma non avrebbe sopportato di respirare quel profumo di agrumi, così simile a quello della mocciosa.

-Sentiamo, qual è il problema?- una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.

Nami era appoggiata al lavello accanto al frigo e lo fissava a braccia conserte. Entrando in cucina Zoro non l’aveva nemmeno notata tanto era assorto nei suoi pensieri. Si perse alcuni istanti ad ammirarla. Vestita solo con una maglietta a maniche corte, che le arrivava a metà coscia, era stupenda. Tanto bella che faceva male solo a guardarla. Una nuova scarica di dolore gli attraversò il petto.

-Che ci fai in piedi a quest’ora, mocciosa?- chiese lo spadaccino con tono freddo e distaccato, riattaccandosi alla bottiglia.

-Ti aspettavo- rispose la cartografa immobile nelle sua posa. Zoro rimase spiazzato da quella risposta. Lo stava aspettando? Da quanto? Non sapeva nemmeno se sarebbe uscito dalla stanza eppure era rimasta sveglia lo stesso ad aspettarlo. Perché mai?

-Non mi hai risposto comunque- continuò la ramata ma Zoro, testardo, persisteva nel suo mutismo.

-Buzzurro!!- si spazientì.

-Che vuoi?- le ringhiò contro lo spadaccino.

-Ti ho chiesto qual è il problema?-

-Io non ho nessun problema, strega!-

-Ma davvero?- si portò le mani ai fianchi la navigatrice -Per questo sei stato chiuso tutto il giorno in deposito ad allenarti, senza toccare cibo, perché non hai un problema? Persino Sanji era preoccupato e tu pensi di non avere un problema?-

-Ma vuoi lasciarmi in pace una volta tanto? Sono sicuro che hai qualcun altro da andare a importunare- le rispose secco, incapace di trattenere la provocazione. La ramata tuttavia sembrò non coglierla. Si limitò a fissarlo per qualche secondo, per poi sospirare e voltarsi ad afferrare qualcosa con la mano destra mentre teneva la sinistra ancora sul fianco. Coprì la distanza che la separava dal tavolo e posò davanti al verde un piatto su cui troneggiava un panino dall’aria decisamente invitante.

-Mangia- ordinò riportando anche l’altra mano al fianco.

-Non ho fame!- disse mettendo il broncio. Nami fece uno sforzo per non scoppiare a ridere. Sembrava proprio un moccioso.

-Zitto e mangia!- s’impuntò.

-Mocciosa ho detto che non ho fame!-

-Zoro dannazione! Qualche giorno fa ti sei battuto contro un tizio fatto di lame e hai fatto da scudo umano beccandoti due proiettili e oggi ti sei allenato tutto il giorno, contro il parere di Chopper tra l’altro, senza toccare cibo! Non me ne frega niente se non hai fame, il tuo corpo ha bisogno di nutrimento quindi ora siediti e mangia quel panino se non vuoi che aumenti ancora il tuo debito!!-

-Strozzina!- ringhiò il verde, fintamente infastidito, mentre un debole calore gli riscaldava il petto nel vedere Nami che si preoccupava per lui.

Sbuffando posò la bottiglia di sakè accanto al piatto, si sedette e addentò il panino masticando piano. Accidenti se era buono! Ora che stava mettendo un po’ di cibo nello stomaco si rese conto che aveva una fame da lupi e in meno di un minuto finì il suo inaspettato spuntino. Nami intanto si era seduta di fronte a lui e lo guardava gustarsi il panino che lei gli aveva preparato, soddisfatta. Era stata in pensiero tutto il giorno. Dopo che aveva sentito quel ringhio rabbioso e il tonfo di una porta che veniva sbattuta, era corsa fuori dalla cabina e Sanji le aveva detto che Zoro si era chiuso nel deposito e non voleva vedere nessuno. Lo scrutò preoccupata, notando che aveva il volto tirato e gli occhi cerchiati da occhiaie violacee. Avrebbe pagato non so quanti Berry per sapere che cosa lo stava tormentando a quel modo. E detto da lei non era cosa da poco.

-Alla faccia del non ho fame!- commentò con un sorriso, vedendo la voracità del compagno. -Te ne preparo un altro?-

Zoro la guardò sorpreso e poi annuì piano. La seguì con lo sguardo mentre si alzava e tornava verso il frigo. La guardò estrarre gli ingredienti e tagliare il pane, stupendosi della cura che stava mettendo nella preparazione di quel pasto tanto semplice quanto speciale, almeno per lui. Prese una sorsata di sakè prima di mormorare.

-Credevo avessi di meglio da fare che stare qui a prepararmi la cena- Nami gli dava ancora la spalle ma percepì il tono mogio del ragazzo.

-Che intendi dire?- chiese dopo qualche istante girandosi e porgendogli nuovamente il piatto. Lo spadaccino prese un morso e lo gustò lentamente prima di decidersi a rispondere.

-So tutto Nami- mugugnò.

Nami aggrottò le sopracciglia perplessa. Ma di che stava parlando? Glielo chiese.

-Lo sai benissimo, non serve che fai la recita con me- rispose secco.

-Buzzurro davvero non capisco!-

-Umpf… come vuoi, se non vuoi parlarne e continuare a fingere per me va bene!- soffiò il verde, infastidito.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, Zoro mangiava e Nami si arrovellava il cervello cercando di capire di cosa stesse parlando quello stupido ominide. Fu di nuovo Zoro a spezzare il silenzio.

-Pensi di andartene con lui?- chiese tenendo gli occhi fissi sul tavolo. Se avesse detto di sì sarebbe stato già abbastanza doloroso senza il bisogno di guardare i suoi occhi che si illuminavano all’idea.

-Ma lui chi, Zoro?- sbottò la ramata, al limite della sopportazione.- Non so di cosa tu stia parl…- Aspetta un attimo. Aveva detto “pensi di andartene”. Aveva detto proprio così. Quel “lui” si riferiva a qualcuno che evidentemente aveva in programma di lasciare la Going Merry. E c’era solo un persona che era di passaggio sulla loro nave.

-Buzzurro- lo richiamò assottigliando lo sguardo -Sei entrato in camera mia, stamattina?- chiese con fare minaccioso. Il ragazzo bofonchiò qualcosa afferrando la bottiglia di sakè.

-Allora??- insistette picchiettando sul tavolo con le unghie curate.

-Sì- mugugnò alla fine lo spadaccino.

-Brutto cavernicolo scemo e rincretinito!! Come ti sei permesso???- disse sporgendosi oltre il tavolo per picchiarlo.

Zoro cercò di ripararsi con scarso successo dai cazzotti della sua Nakama mentre tentava di spiegare, inascoltato, le sue ragioni.

-E poi, se questo è il motivo della tua sfuriata, mi spieghi perché anziché chiuderti nel deposito non sei venuto a parlare con me?- disse mettendo fine alla pioggia di pugni e tornando ad appoggiarsi allo schienale.

-E cosa c’era da dire scusa? La situazione mi sembra più che lampante- borbottò il verde.

-Lampante un corno! Non hai capito niente!-

-Oh ma per favore!! Io non sono Rufy, okay? So benissimo che significato ha un uomo nudo nel tuo letto!-

-Punto primo, Ace non era nudo ma sono contenta che tu lo pensassi perché significa che hai evitato di sollevare il lenzuolo per controllare. Punto secondo, credimi buzzurro hai frainteso tutto. Lo sai che Ace soffre di narcolessia no?-

-Narco-che??-

Nami sospirò.

-Che si addormenta di botto e dove capita- spiegò atona.

-Ah.. sì… ma che c’entra adesso?- chiese allarmato. Non voleva mica lamentarsi del fatto che Pugno di Fuoco si era addormentato nel bel mezzo della sua prestazione sessuale vero? Perché nel caso, grazie tante ma non voleva sentirlo.

-Beh vedi, ieri sera appena uscito dalla doccia si è ritrovato Rufy e Usop  che lo inseguivano per fargli il solletico, credo, o che so io, e lui ha fatto in tempo a infilarsi solo i boxer prima di nascondersi in camera mia. Mi ha letteralmente implorata di non mandarlo via, sembrava terrorizzato. Io stavo lavorando alle cartine e gli ho detto di restare pure, quando mi sono girata di nuovo verso di lui, ronfava alla grande. Avevo il turno di vedetta e Robin mi aveva detto che sarebbe stata a leggere tutta la notte così ho deciso di non svegliarlo, l’ho coperto un po’ con il lenzuolo e me ne sono andata.  Tutto qui.- concluse il suo racconto stringendosi nelle spalle.

Zoro l’aveva ascoltata fissandola incredulo, mentre lentamente il dolore al petto era andato scemando fino a scomparire del tutto. Improvvisamente si sentiva di nuovo pieno di energie. Non era andata a letto con Ace. Nami non era andata a letto con Ace! La sua mocciosa non era di Ace!! Avrebbe voluto balzare al di là del tavolo prenderla tra le braccia e baciarla fino a toglierle il fiato ma si trattenne, un po’ per orgoglio un po’ per paura di ricevere un cazzotto fumante.

Nami intanto aveva notato un miglioramento non indifferente nell’aspetto del compagno, che si era improvvisamente rilassato e ora ghignava soddisfatto senza un apparente motivo. Di fronte a quella reazione così eloquente la ramata decise di buttarsi. Rapida si alzò, fece il giro del tavolo, prese tra le mani il viso di Zoro e lo baciò. Il ragazzo rimase interdetto qualche secondo prima di afferrarla per la vita e rispondere al bacio, approfondendolo fino a poter assaggiare appieno il sapore della cartografa. Si staccarono ansimanti mantenendo il contatto attraverso le loro fronti unite, guardandosi negli occhi, felici come non mai, i cuori che battevano all’impazzata.

-Era da Alabasta che volevo farlo. Quando ti ho trovato riverso nella polvere e ho visto che nonostante tutto stavi bene, avrei voluto gettarmi tra le tue braccia e baciarti- mormorò la rossa, ancora ansante. A quelle parole Zoro si sentì il cuore esplodere di gioia.

-E adesso- proseguì con un sorriso malizioso la ragazza mentre con l’indice accarezzava il petto dello spadaccino -occupiamoci di te…-

-Che vuoi dire?- le chiese, ghignante e curioso.

-Beh…- fece lei piegandosi verso il suo orecchio -…oggi ti sei comportato da moccioso. La cena te l’ho preparata. Adesso è ora di farti il bagno…- soffiò facendo tintinnare i suoi tre pendagli.

Si staccò da lui, correndo fuori dalla cucina e lungo il corridoio, direzione bagno, mentre rideva felice con Zoro che la inseguiva liberando un sommesso ringhio di piacere. Aveva l’impressione che quella notte non sarebbe stato solo il pugno di Ace a essere di fuoco.

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti, people! Sempre che ci sia qualcuno che ha letto! XD Ci tengo a fare solo un paio di precisazioni. Innanzitutto so che in realtà Ace saluta i Mugiwara ben prima della fine di Alabasta ma mi sono concessa una piccola licenza poetica. Seconda cosa, perdonate il pessimo finale. So che è orrendo ma è la mia prima FF, faccio appello alla vostra clemenza. XD

Place: se sei connessa, te la dedico perché senza di te non avrei saputo come usare l’HTML e soprattutto perché eri così felice quando hai saputo che avrei iniziato a pubblicare che mi hai fatto venire voglia di iniziare il prima possibile!!

Piper.

  
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