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Autore: King_Peter    04/05/2014    8 recensioni
Sta per tornare.
La sua storia sta per essere riscritta: paure misteriose rinasceranno, oscure forze.
Dolori dimenticati.
Qualcosa che gli Dei dell'Olimpo avevano persino dimenticato, qualcosa che ha covato rancore tra le fiamme del Tartaro e che adesso risorge per cercare vendetta, quella stessa vendetta che le č stata impedita anni prima e che ora brucia nelle sue vene del mondo come un fuoco.
Quel fuoco che brucerŕ il mondo.
Quel fuoco che dieci semidei dovranno spegnere.
Quel fuoco da cui deriverŕ la cenere della vita, il sapore di ruggine della vittoria.
♣♣♣
Sul volto di lei si dipinge un'espressione di terrore, mentre la sua mano corre al pugnale che porta al fianco, legato ad una cintura di pelle.
Cerca di trattenerlo, gli strappa persino la camicia di dosso pur di fermarlo, ma lui continua a camminare verso il mare aperto, non riuscendo piů a sentire la sua voce, come se fosse atona, senza suono."

♣♣♣
""Potete solo rispondere alla chiamata."
Fissň ognuno con i suoi occhi millenari, come se stesse cercando di capire il legame che li univa, inutilmente.
"Potete solo giurarlo sul fiume Stige."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dei Minori, Gli Dči, Nuova generazione di Semidei, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Know the water's sweet but blood is thicker 
 

"I live for the applause, applause, applause"
Il sole stava calando velocemente, ma Archibald, nome che odiava e che spesso (sempre) abbreviava in Archie per non sembrare ridicolo davanti agli altri, si stava godendo il tramonto: aveva sempre adorato il momento quando il sole si tuffava nel mare e lo colorava con mille sfumature di giallo ed ocra.
Era appollaiato sulla parete dell’arrampicata e guardava dritto in direzione del mare. Il fiatone attanagliava la sua voce, ma non c’era bisogno di parlare: gli piaceva mettersi in mostra e dimostrare di essere bravo dove la maggior parte dei semidei falliva.
Purtroppo per lui, al momento non c’era nessuno ad osservare le sue prodezze dato che era quasi ora di cena e si erano diretti verso le prelibatezze del padiglione della mensa.
La sua pelle scura era imperlata di sudore, come la sua fronte d’altronde, mentre il suo cuore batteva all’impazzata, ma non per lo sforzo, quanto più per urlare al mondo “Vittoria!” ed Archie trovò la cosa ridicola dato che sua madre era Nike, la compagna fidata di Atena, la dea stessa della vittoria.
Guardò verso il basso, mentre una delicata brezza marina gli accarezzava il volto e i ricci di sabbia, sabbia come quella dove sedevano quei due semidei.
Archie corrugò la fronte: chi era la figura che vedeva controluce?
Accostò una mano alla fronte e corse più volte il rischio di cadere di sotto dato che si stava sporgendo troppo, ma non riusciva lo stesso a capire niente.
Adesso il semidio stava andando verso quella cosa, lei stava provando a trattenerlo, ma inutilmente.
Divino Zeus.” imprecò sottovoce, per poi abbassare gli occhi, evitando un getto di lava che stava per mangiarsi la sua gamba.
Strinse i denti, come se si dovesse concentrare, poi alzò gli occhi, puntandoli verso la spiaggia: erano scomparsi, cioè, la figura in controluce e il semidio erano spariti nel nulla, come se fossero stati solamente un’illusione.
Strizzò gli occhi più volte, per capire se fosse lui il problema e tese l’orecchio.
Niente.
Stava per dirsi di immaginare meno ad occhi aperti quando sentì le urla della ragazza: persino da lassù poteva sentire il dolore che ci stava riversando dentro, come un torrente in piena.
Decise di scendere.

 
§
 
"You and me could write a bad romance"
Lia Lawres e Hope White si erano sempre detestate.
Erano figlie della stessa dea, Ecate, la signora della notte, ma sembrava che le due sorelle fossero completamente diverse e destinate ad uccidersi a vicenda, cosa che, prima o poi, sarebbe successa.
Avevano dato a Chirone parecchi grattacapi, come quando l’una aveva istigato dei segugi infernali contro l’altra o quando, per poco, non avevano fatto crollare la cabina di Ecate e le sue pietre stregate che avrebbero trasformato in albero chiunque nel raggio di mille metri.
Per fortuna erano intervenuti in tempo, poco prima che si prendessero per il collo e si strozzassero con la loro forza magica, cosa che alla dea non sarebbe piaciuta, ovviamente.
Quella sera nessuna delle due sembrava in vena di litigare con l’altra, almeno, non in apparenza: Lia era sprofondata su una poltrona scura e stava leggendo un libro. Le ciocche viola e smeraldo leviavano intorno al suo viso, dandole fastidio mentre sfogliava pagina dopo pagina e costringendola sempre a portarle dietro l’orecchio.
Le succedeva sempre una cosa del genere, quando era sottopressione: quel libro e la sua maledetta trama stavano mettendo a dura prova i suoi nervi.
Hope, d’altro canto, stava osservando il tramonto. Per lei era una sorta di rito, dato che poi cominciava la notte e, seppur sua madre era la padrona delle ombre, Hope aveva una paura matta per il buio, cosa che non avrebbe confessato nemmeno sotto minaccia di morte.
Il sole sta morendo anche oggi.” pensò, “E io devo passare un’altra notte sperando che Lui non spunti fuori dalle tenebre.”
Sospirò, disgustata, beccandosi un’occhiataccia da parte della sua sorellastra: i capelli neri sfioravano il suo viso cadaverico, mentre le mani si protendevano verso la candela che usava sempre per stare sotto lo sguardo candido della luna. Chissà perché, ma il disco lunare le infondeva sempre grande coraggio.
Lia abbassò il libro, chiudendolo sulle gambe: era sul punto di dirle qualcosa, ma venne interrotta bruscamente poiché l’intera casa di Ecate piombò nel buio.
Hope stava per essere assalita dal panico.
Anche le finestre erano state oscurate, come se fossero state sbalzate in un’altra dimensione e la figlia di Ecate cercò affannosamente la candela, per accenderla, ma non ce ne fu bisogno dato che la stanza venne inondata da una luce flebile e candida.
Ecate.
“Madre.” sussurrò rispettosa Lia, inchinandosi per quello che Hope poté vedere. La imitò, poi si rialzò e le disse “Perché siete qui?”
La dea sorrise, ma ben presto quel sorriso scomparve, rimpiazzato da un’espressione di dolore e malinconia.
“Vi porto cattive notizie.”

 
§
 
"Like a thunder gonna shake the ground"
Daphne stava camminando senza una meta precisa, continuando a giocherellare con la collana di quarzo rosa che sua madre Afrodite aveva donato a suo padre e a lei prima di abbandonarli.
Il pendente aveva sempre avuto il potere di calmarla e illuminare chiunque con un sorriso, ma quel giorno il suo potere sembrava svanito e Daphne si sentiva irrequieta, come la calma prima della tempesta, con il suo istinto che continuava a gridare un allarme primordiale che gli altri sembravano non sentire.
I capelli scuri le accarezzano le spalle nude, coperte solo da una maglietta sottile che evidenzia il suo corpo, mentre i suoi occhi verdi scrutano l'orizzonte. Per poco non cade a terra quando si scontra con un ragazzo poco più piccolo di lei: non molto alto, ma atletico e con capelli biondi storti in  una strana angolazione, come se si fosse appena svegliato.
I suoi occhi scintillavano come nubi temporalesche.
"Un figlio di Atena." pensò subito Daphne, continuando a toccare la sua collana, come a trarne forza e sicurezza che quel giorno non riusciva a trovare. Rimasero lì per un momento che sembrò infinito, il tempo fermato, poi lei si decise a parlare, dicendosi che fosse poco gentile non presentarsi dopo essersi conosciuti in quel modo.
"Daphne." disse, alzando la mano con la quale stava torturandosi il pendente, "Figlia di Afrodite."
Luke per poco non ebbe un sussulto quando seppe che la ragazza con la quale si era scontrato era una figlia della dea dell'amore, ma come avrebbe potuto saperlo?
"Luke." rispose lui, imbarazzato, non sapendo se porgerle la mano o sistemarsi i capelli quando decise di fare quest'ultimo, sorridendo, "Figli di ..."
"Atena." completò Daphne, sorridendogli di rimando, "L'avevo ... intuito."
Era sempre stata brava a leggere le emozioni degli altri e si sentì sollevata quando gli disse chi era, come se le pene che aveva patito quel giorno conducessero tutte a lui, tutte da Luke.
Stava per proporgli di andare a mangiare qualcosa al padiglione della mensa assieme, quando lui si voltò, prendendola per mano prima che un'orda di semidei li investisse, come se fossero mosche attratte dal miele.
"Che sta succedendo?" chiese la figlia di Afrodite con un'espressione confusa in volto. Lanciò uno sguardo al ragazzo che aveva appena conosciuto, ma che sentiva già di conoscere da una vita: lui serrò la mascella, mentre i suoi occhi si facevano ancora più torbidi e scuri.
"Nulla di buono, temo."

 
§
 
"I'm friend with the monster, that's under my bed"
Selene Moonlake stava beatamente sognando quando il mondo le crollò addosso.
Era tardo pomeriggio quando gli occhi le si chiusero dolcemente e lei si abbandonò sul letto della sua capanna, lasciando la presa sul libro che stava leggendo.
Quando aprì gli occhi, i raggi del sole stavano rapidamente calando, affogandosi oltre l'orizzonte: il mondo le sembrò farsi più buio, freddo, come se la luce e il calore non fossero mai esistiti.
Tremava.
Selene mosse un passo, poi un altro, mentre intorno a lei si accendevano delle luci accecanti, di quelle che si usano negli studi televisivi, come fari nell'oscurità più completa. Chiudeva gli occhi per non rimanere cieca, ma le orecchie le si riempirono di voce suadenti e pericolose che la spronavano a gettarsi oltre un dirupo scuro che le si era creato davanti quando lei aveva chiuso gli occhi.
Cacciò un urlo.
Si svegliò nella sua cabina con il cuore che le batteva all'impazzata. Mise una mano sul petto, come a tentare di fermarlo: suo padre, Morfeo, le aveva sempre garantito sogni piacevoli e non le aveva mai fatto sperimentato un incubo.
Quella sarebbe stata la prima volta.
Si mise una mano nei capelli scuri, guardandosi intorno, poi qualcosa colse la sua attenzione: anche il sole, nella reltà, stava calando. Fu colta da un momento di panico, ma si ordinò di calmarsi, mentre si guardava intorno come se, da un momento all'altro, il mondo potesse farsi buio e lei sprofondare in quel baratro.
"È stato sicuramente un presagio." pensò, infilandosi la spada che il padre le aveva donato, Moondream, nel suo fodero. Diede un ultimo sguardo alla sua cabina, sentendo dentro di lei che stava per succedere qualcosa.
Mentre era sulla soglia tornò indietro, afferando una torcia elettrica.
"Non si può mai sapere."

 
§
 
"For the lives that I take, I'm going to hell"
Warren stava staccando la testa ad un manichino con tanta foga, quando sentì quella brutta fredda sensazione addosso che lo costrinse a guardarsi intorno.
Aveva iniziato ad allenarsi presto quel pomeriggio e non aveva intenzione di smettere fino a sera, quando si sarebbe sentito stanco morto, ma sapendo di aver dato il massimo. Ovviamente non si sentiva soddisfatto da quel tipo di allenamento, dato che per lui infilzare manichini non aveva senso, ma Chirone aveva proibito di uscire dal campo senza il suo permesso o quello dell'Oracolo, quindi Warren, per quando voglia di uccidere e buttarsi in battaglia avesse, doveva rimanere lì a trucidare manichini di paglia.
"Perfetto" sibilò, stizzito, nel suo tono tipico, "Questo è per Chirone, questo per quella mummia dell'Oracolo e questo ... questo è per ... "
Si voltò, di scatto, puntando la spada contro un ragazzo alto più o meno quanto lui, carnagione olivastra, capelli neri e occhi chiari come ghiaccio. Warren non era così ansioso di abbassare la coppia di katane in ferro dello Stige che aveva in mano dato che quel ragazzo si portò un dito sulla bocca a raccomandargli il silenzio.
Il figlio di Ares lo guardò furioso, dicendosi che nessuno poteva dirgli cosa fare. Aveva tutta l'intenzione di farlo solo un pò male, quando lui gli fece ancora una volta segno di stare zitto.
Warren stava per ribattere quando sentì un urlo in lontananza, roco e carico di dolore. Uno dei suoi neuroni si svegliò di botto, incitandolo ad andare a buttarsi nella mischia, supportato anche dall'altro.
Rivolse un ultimo sguardo a quel ragazzo che non aveva spiccicato nemmeno una parola, correndo fuori dall'arena, non voltandosi minimamente e non accorgendosi, ovviamente, di avere il ragazzo alle spalle, come una sorta di angelo della morte in versione belloccio super sexy.

 
§
 
"I got the eye of the tiger, a fighter, dancing through the fire"
Jake era il ragazzo più strano del campo: albino, occhi rossi, capelli così chiari da tendere al bianco. Insomma, non era il genere di mezzosangue che si vedeva sempre tra il poligono di tiro con l'arco o la parete dell'arrampicata.
Jake sembrava una bambola di porcellana, così fragile e sul punto di cadere, esplodendo in mille pezzi. Si passò una mano nei capelli, staccando, per un attimo, gli occhi dal libro di Divergent che stava, letteralmente, "divorando". Adorava quel libro, adorava il fantasy in genere e non si rendeva conto che la sua vita era come uno dei quei libri che tanto gli piacevano.
La foresta era un posto tranquillo per uno come lui dato che soffriva di agorafobia e il fatto che gli piacesse stare da solo, portandolo, spesso, ad isolarsi troppo dagli altri per una paura che da sempre gli  corredeva il cuore e lo spirito: sarebbe diventato come suo padre?
Era così immerso nella lettura che quasi non si accorse che qualcuno gli stava venendo addosso, coprendolo con tutto il suo peso.
"Ehi!" esclamò lui, alzandosi in piedi e trovandosi faccia a faccia con una ragazza dai capelli neri, lunghi fino alle spalle e la pelle molto, ma molto più scura della sua: a vederla sembrava la sua nemesi.
"Scusa." gli disse l'altra, mentre un rossore invadeva le sue guance e degli atrezzi meccanici caddero dalle tasche dei suoi jeans.
"Figlia di Efesto?" chiese Jake, chiandosi per raccoglierle delle viti e dei bulloni. Lei annuì distrattamente, guardandosi intorno come per riuscire a trovare la propria strada, "Serve aiuto?" domandò ancora, corrugando la fronte e cercando di capire cosa ci facesse una ragazza così nel folto della foresta.
"Stavo cercando ... " cominciò a dire, ma, all'ultimo secondo, sembrò ripensarci, "Niente." rispose, sorridendogli a quarantadue denti, perfetti e smaglianti.
Jake pensò che se avesse posato gli occhi lì sopra si sarebbe ritrovato cieco prima che avesse potuto spicciare un'altra parola, così abbassò lo sguardo sul terreno sotto i loro piedi, quando suonarono i corni del campo.
"Liz, comunque." si presentò velocemente la ragazza, mentre correvano verso la Casa Grande, "Deve essere successo qualcosa di grosso." continuò, non arretrando nemmeno quando una ninfa fece capolino da un albero e ne uscì tutta spiritata.
"Jake."  concordò lui, continuando a stringere il libro di Divergent tra le mani e si sentì alquanto stupido, dato che se il campo fosse stato in pericolo lui cosa avrebbe fatto?
Colpito un mostro con un libro di Veronica Roth?
"Patetico." si disse, continuando a correre verso il campo.

 
- - - 
 
*panda's corner*
Ok, picchiatemi, vi prego ç_____ç
Ci ho messo tantissimo, ma mi scuso dato che ... *cerca una scusa* Avevo l'interrogazione di arte, sai com è xD Bisogna studiare tanto per storia dell'arte c:
Ad ogni modo eccomi con il secondo capitolo di questa storia spericolata che spero possa continuare a piacervi, altrimenti mi vado a gettare con Egeo quando vide le vele nere del figlio .-.
Bene, passato questo momento di pazzia, vi scrivo le mie considerazioni (?) 

1. Archie: Beh, devo dire che non avevo mai pensato ad un figlio di Nike, ma devo dire che mi ricorda molto Leo e quindi mi sta molto, mooolto simpatico xD
2. Lia e Hope: Ok, visto che sono sorelle ho pensato di fare che si detestavano e, quindi, si vogliono strappare i capelli a vicenda (?) Ma, anche se si odiano, devono affrontare la cosa insieme e non sarà facile. Pollice in su anche per loro c:
3. Chi sono i terzi che ho presentato? Ah, Daphne e Luke
Beh, diciamo che non volevo presentare tutti separatamente e, visto ciò, li ho fatti scontrare per farli diventare amici xD D'altro canto mi avevate lasciato campo libero. Nota per Lucrezia_2: ci sarà una piccola sorpresa per il tuo personaggio, nel prossimo capitolo xD
4. Selene: la figlia di Morfeo mi entusiasma, quindi penso che farò grandi cose con lei xD Non vedo l'ora u.u
5. Warren e Bashir: Sono quelli che, secondo me, ho caratterizzato e presentato meno in questo capitolo e, quindi, vi chiedo venia ç_____ç Ma mi rifarò nel prossimo, promesso xD
6. Jake: Ahhhh, ci saranno grandi novità con questo personaggio e solo io e AxXx sappiamo il perchè. Non perdetevi la prossima puntata, dopo questa lista della spesa! 
Fatemi sapere che ne pensate, ok? èé Enjoy! :)

King

 
  
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